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PARTE II: IL CIELO TRA LE MANI: PROBLEMATICHE STORICO-CULTURALI

Capitolo 3. Origini Composite

3.4 Maestosi trionfi

"Non di meno non sono tanto universali; e non hanno né tanto spirito, né tanta vita per ciò che il calcio non può esser così veduto da ognuno; e similmente l'armigeria: né si possono fare se non di giorno, e muoiono subito: il che non avviene né dei trionfi, né dei canti carnascialeschi: per ciò che quando s'abbattano a esser begli, ben fatti, e bene ordinati; e con tutte quante l'appartinenze, cioè che la invenzione primieramente sia nobile e riconoscibile, le parole aperte, e trattose, la musica allegra, e larga, le voci, sonore e unite, i vestiti, ricchi e lieti; e secondo l'invenzione appropriati, e lavorati senza risparmio… La notte poi con accompagnatura e concorso grandissimo di torce, non si può né vedere, né udire cosa nè più gioconda né più dilettevole"1092. Questi sono i Trionfi, appa-

1082C. De Luca, Ricordanze patrie, cit., p.37. Su queste componenti effimere presenti anche nelle macchine campobas-

sane e, nello specifico nella Faglia rimandiamo ad uno studio sui "cartelami" che offre un'analisi approfondita dell'uti- lizzo di queste apposite scenografie in ambito religioso. F. Boggero-A. Sista (a cura di), con la collaborazione di C. Masi e con un contributo di M. Fagiolo, Il teatro dei Cartelami. Effimeri per la devozione in area mediterranea, Genova, Sa- gep Editori, 2012.

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C. De Luca, Ricordanze patrie, cit., p.35; A. Fazio, Uno scultore molisano del secolo XVIII, cit., p.13.

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Ibidem.

1085Sull'utilizzo degli alberi e sulla qualità del legno nella religiosità popolare rimandiamo agli approfondimenti etno-

botanici di A. Manzi, Piante sacre e magiche in Abruzzo, Lanciano, Casa editrice Rocco Carabba, 2003, pp.47-64. La scelta di determinate piante ricadrebbe su particolari tipologie che avrebbero in sè una maggiore energia vitale e propiziatoria, confermando il carattere magico-sacrale di queste macchine e il particolare legame con il mondo conta- dino.

1086

C. De Luca, Ricordanze patrie, cit., p.37.

1087P. Albino, La festa del Corpus Domini in Campobasso, cit., p.9. 1088

L.A.Trotta, Reliquie dei Misteri in Molise, cit., p.45.

1089

V.E. Gasdia, Storia di Campobasso, vol.II, cit., p.556.

1090

G. De Rubertis, Elogio di Alfonso Filipponi, cit., p.63.

1091A. Fazio, Uno scultore molisano del secolo XVIII, cit., p.18. 1092

Tutti i trionfi, carri, mascherate o canti carnascialeschi andati per Firenze, dal tempo del Magnifico Lorenzo vecchio de Medici, quando egli hebbero prima cominciamento, per infino a questo anno presente 1559, in Fiorenza, MDLVIII,

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rati scenografici fissi o mobili presenti nelle sontuose feste laiche e religiose del XVI e XVII secolo. Nelle osservazioni dell'autore anonimo l'esaltazione, non lungimirante, di tali forme di spettacolo che si contendevano la popolarità con il calcio, famoso il fiorentino, e l'armigeria. Oggi leggendo il giudizio viene spontaneo un sorriso bonario. Evidentemente l'autore non avrebbe mai potuto preve- dere l'enorme successo del gioco del calcio, fino a diventare lo sport nazionale italiano ma, ancor di più un business intorno al quale ruota una buona fetta dell'economia internazionale. I Trionfi elen- cati nel testo dimostrano l'attenzione e la cura per tali mezzi di celebrazione e di comunicazione, che diventano raffinati e ricercati per forma, contenuto e struttura d'ingegno, da cui il nome succes- sivo di "ingegno" menzionato a Campobasso nei primi patti di concordia del 1626. Derivanti da moduli festivi processionali dedicati a Dioniso, in cui al canto festoso e coinvolgente si univano li- tanie e processioni, furono incorporati nell'apparato celebrativo del mondo romano. Erano essen- zialmente incentrati sulla marcia celebrativa che glorificava l'imperatore di ritorno a Roma vittorio- so, assiso su un carro e circondato dalle simbologie di un'impresa vincente,lo scettro e la corona d'alloro. A rendere pomposa e solenne la sfilata contribuiva la presenza trionfante dei legionari che ostentavano i prigionieri e i frutti delle razzie delle battaglie, mostrando con disprezzo insegne e manufatti vari. Il Trionfo si evolve nel Medioevo per celebrare le feste dei folli1093 e le contraddi- zioni tra il potere ufficiale e la voglia di protagonismo e di presenza del mondo popolare. Allesti- menti laici su carri mobili prevalevano su moduli religiosi, i temi trattati spaziavano nelle varie e- sperienze della vita umana. Da una parte la magnificenza, dall'altra la voglia di attrarre, stupire, in alcuni casi atterrire e spaventare, nel caso del trionfo della Morte, descritto dal Vasari e allestito nel carnevale del 1511. Un'allegoria drammatica e spaventosa che mostra il prevalere della morte sulla vita e ne esalta l'azione livellatrice1094. I Trionfi ben presto assumono una funzione celebrativa dif- fusa in tutta l'Italia che, razionalmente e con gusto, inizia ad allestire apparati scenici in occasioni solenni. Nella Descrittione de gli apparati fatti in Bologna per la venuta di N.S. Papa Clemente

VIII del 1548, il Benacci non solo illustra ma disegna con accuratezza gli apparati messi in scena

per celebrarne la visita. Di ritorno da Ferrara, su richiesta del Reggimento di Bologna, per mezzo dell'ambasciatore, il pontefice si ferma a Bologna. In suo onore sono pensati una serie di accorgi- menti scenografici per "abbellire d'archi la strada della città, per cui doveva N.S. nel suo ingresso venire, ch'era quella di Galiera... ma essendo stretta si pensò di allestire anche altri archi"1095. Il te- sto mostra l'accuratezza delle progettazioni architettoniche che attesta la sontuosità degli apparati stanziali inseriti nel contesto architettonico della città. La presenza di un regnante è celebrata senza badare a spese a Mantova, in occasione delle nozze del re di Spagna e Francia. Il progettista ricor- da: "mi ordinò che dovessi con ogni sforzo, non perdonando a spese, né a fatiche di forze alcuna che si fosse, di fabbricare immantinente qualche machina di fuochi per onorare quelle felicissime nozze... fu preparata una machina ad imitatione della gran mole Adriana, ma questa però di forma quadrangolare..."1096. Le Allegrezze e i Trionfi, studiati e incastonati nelle architetture del tempo, sono complementi delle bellezze artistiche e sono stanziali, permettendo al visitatore di ammirarne la bellezza e l'ingegno durante la sfilata processionale. In Venezia, la tecnica, data la magnificenza

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Ci riferiamo ad un saggio storico di J. Heers, Le feste dei Folli, (tr.it.) Napoli, Guida editore, 1990. Pur occupandosi del periodo tardo Barocco, nell'introduzione l'autore traccia le origini e la storia di queste particolari feste allestite specialmente in Francia nel XVI secolo, famosa quella dell'epifania che ispirò Victor Hugo per Notre-Dame de Paris, del 1831. Nel suo lavoro Heers mette in risalto il particolare rapporto dialettico polemico tra il popolo, gestore della festa e la chiesa ufficiale.

1094

G. Vasari Le vite de' più eccellenti pittori, scultori e architetti, pubblicato per cura di una Società di amatori delle Arti

belle, vol.III, cit., pp.36-42. 1095

Breve descrittione delle allegrezze et sontuosissimi Trionfi fatti in Mantova per le felicissime nozze della maestà di Spagna et Francia alla serenissima signora la signora duchessa di Lorena, in Mantova, Stampatori ducali, 1615. 1096 Ibidem.

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delle architetture, è utilizzata in più occasioni, per cui i Trionfi sono migliorativi del panorama ur- bano esistente e la festa si arricchisce di apparati musicali ed effetti sonori: sono indorati i palazzi, addobbate le gondole "si spararono molti pezzi in piazza, sonavansi trombe, piffari e tamburi su le galee e bergantini, sonavansi le campane di San Marco e per tutti i campanili della città..."1097. Se il clima di rinascita laica favorisce allestimenti celebrativi e fastosi, la religione, rispondendo alle mi- nacce restauratrici della riforma protestante, si presenta al popolo con moduli devozionali e con ap- parati liturgici più complessi, a riproporre il primato di antichità e di ricchezza nei confronti delle forme eresiarche. La processione, in particolar modo, assume un carattere catechetico e parenetico più evidente, avendo cura di offrire ai fedeli un messaggio chiaramente decifrabile al fine di emo- zionare e lasciare spazio all'immaginazione, per identificarsi con i misteri rappresentati. Nella De-

scrizione de trionfi mandati per i Giovani della compagnia di San Bastiano nella processione di San Giovambattista dell'inclita città di Fiorenza il dì XXIII di giugno 1576, il tema scelto è dedicato

alla Trinità. Lo schema processionale ha una chiara finalità catechetica: partendo dal Vecchio Te- stamento1098 si celebra la potenza della Trinità e delle virtù a essa connesse nelle sfere angeliche. Il risultato è un tripudio di purezza e di maestosità che conduce i fedeli a guardare al cielo e i carri processionali sfilano per la città di Firenze. "Poi ne seguiva il trionfo dello Spirito Santo il quale era un carro coperto da una nugola e sopra vi era una palla grande bianca con colomba, la qual nugola era coronata da questi angeli, cioè dall'Angelo Raffaello...e otto tra angeli arcangeli e principa- ti..."1099. Nella logica del Trionfo la macchina è allestita per stupire i fedeli e attrarne l'attenzione, con l'intenzione di comunicare un messaggio di fede che, avvolto nel mistero, diventa esplicativo e catartico della situazione escatologica inchoativa in cui il cristiano si trova a vivere. I Trionfi, su carri, o allestiti in punti fissi delle città, contribuiscono non solo a rendere solenne la festa, ma a da- re indicazioni di vita cristiana e di morale religiosa. Ne Il trionfo di san Domenico protettore della

città di Napoli sono minuziosamente descritte le feste celebrate nel mese di marzo del 1641 per l'e-

lezione a patrono del Regno. Giorni di celebrazione che coinvolgono tutte le province e che anima- no la città con allestimenti sacri stupendi e maestosi. Lo scritto nasce per trasmettere e celebrare ai posteri la sontuosità e la significatività degli eventi che si susseguirono1100. Abbiamo la fortuna di poter visualizzare lo svolgimento di una processione solenne del XVII secolo, in cui confluiscono tutti gli apparati festivi presenti, con minor sontuosità, nelle altre province del Regno e a Campo- basso. Sono descritti gli elementi scenici che troviamo nella processione del Corpus Domini cam- pobassano, simili a quelli presenti nelle celebrazioni domenicane. La processione ha inizio con i trombettieri reali, seguiti da 70 fratelli del Terz'Ordine con il gonfalone, tutti con "torchi" accesi. L'usanza è tipica delle processioni religiose che, generalmente, durano fino a notte fonda, rendendo ancor più solenne il clima di raccoglimento. "A questi seguì un carro trionfale disposto vaghissi- mamente a somiglianza de' superbi carri, sopra del quale avevano per costume di trionfare gli anti- chi romani. Nella sommità si scorgeva la statua di S. Domenico in atto di benedire la città: ne' gra- dini sotto i piedi di detta statua era un coro di strumenti musicali e nel corpo di tutt'il carro sedevano dodici vezzosetti fanciulli vestiti in forma di angeli che rappresentavano le dodici provincie di questo Regno...Questo carro sì vago ed artificioso era tirato da cinquanta belli giovinetti vestiti an-

1097Le feste et trionfi fatti dalla sereniss. signoria di Venetia nella felice venuta di Henrico III Christianiss. re di Francia et di Polonia descritti da M. Rocco Benedetti, Venetia, alla libreria della Stella, MDLXXIII.

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"Un Mosè con le tavole della legge ricevuta da Dio e uno Abramo con il coltello del sacrifizio...David con la cetra, Elia con il segno del suo martirio".

1099Descrizione de trionfi mandati per i Giovani della compagnia di San Bastiano nella processione di San Giovambatti- sta dell'inclita città di Fiorenza il dì XXIII di giugno 1576, in Fiorenza ad stampa di Giovanni Volfio Inglese, MDLXXVI. 1100Il trionfo di san Domenico protettore della città di Napoli composto dal P. Maestro F. Paolo Caracciolo Domenica-

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co in sembianza d'angeli.."1101. Spicca la presenza di creature angeliche, scelte tra i fanciulli più bel- li della cittadina, tutti di sesso maschile. Il carro, commenta il Caracciolo, ricalcando il modello pro- fano romano:"non fu senza grandissimo fondamento impercioche i Romani concedevano il carro trionfale a coloro ch'avevano ingranditi dell'Imperio i confini, e già è ben noto quanto per tutt'il mondo il P.S. Domenico habbia dilatati i confini dell'Imperio di Cristo..."1102. "Seguivano questo carro tre compagnie del Santissimo Rosario... appresso il cui stendardo veniva una gran machina portata da molti huomini su le spalle, e nel tavolato si vedeva la città di Napoli di rilievo, sopra di cui in una nuvola compariva la beatissima vergine alla quale facevano riverente corteggio i santi prencipi degli apostoli Pietro e paolo dalla destra e dalla sinistra s. Tomaso d'Aquino in atto di por- ger le chiavi della città a P.S. Domenico il quale stava dalla parte destra in atto di riceverle e questo bel mistero era accompagnato da molto numero di lumi e due cori di musica pieno di strumenti e soavissime voci..."1103. Inframmezzati dalla presenza delle "compagnie, confraternite del Santissi- mo Rosario", la cui pratica è tipicamente domenicana, altri carri, chiamati "machina o Mistero" , portati a spalla da "molti huomini" confermando, nel 1600, l'attribuzione del termine ai carri proces- sionali, Trionfi, Machine, Ingegni, Misteri, Dimostrazioni; parole usate per descrivere apparati sce- nici e catechetici. Importante l'arricchimento della processione con musicisti e cantori. Procedeva- no altri stendardi accompagnati da lumi e musici. Seguivano una "gran turba di sonatori di pifari, tromboni e cornamuse dietro a quali venivano gli dodici gonfaloni della provincia. seguivano i no- bili e i padri domenicani e il "palio" di lama d'argento co merletti e le frangie d'oro che copriva una reliquia del santo"1104. La processione si snoda per tutta la città e in varie zone sono allestiti "altari avanti la chiesa de padri gesuiti, era formato un altare assai grande e magnifico sopra un ampio teatro e vi erano due candelieri e vasi grossi d'argento , e fiori e diverse galanterie di abbon- danza, sopra di cui era la statua del P.S. Domenico con un coro d'eccellente musica..."1105. La pro- cessione procede per le vie principali della cittadina, dove sono allestiti gli "altari" presenti in varie forme processionali del Centro Sud Italia. Gli altari sono veri e propri Trionfi che contribuiscono a rendere maestosa la processione e permettono di compiere soste di preghiera e di riposo per i porta- tori e figuranti. "Quindi si pervenne alla spatiosa piazza dell'Incoronata che tutta era superbamente apparata di tapezzarie e cortinaggi e dalle finestre pendevano ricchi panni di seta, dalle quali, sico- me occorreva ancora in altre stradi , si spargevano nembi di minute verdure e fiori primaticci, che le nude selci vestivano di primavera". Nella piazza si evidenziano altri elementi scenici che ritrove- remo nelle processioni attuali, l'ostentazione della ricchezza domestica con "tapezzarie e cortinag- gi". In Campobasso erano presenti sia nella ritualità del Corpus Domini che nella Madonna dei Monti. E' da rilevare il lancio di "verdure e fiori primaticci", tipico dei riti del Maggio agreste in tutta Europa e in Molise. "Proseguendosi il camino si passò per la strada detta delle fosse del gran Santo,...quivi era fatta una gran porta a guisa d'arco trionfale, adornata di mortelle, festoni e ori so- nanti, con molt'altre arcate dell'istesso modo guarnite e sparse per tutto di bellissime compositio- ni"1106. La tipologia architettonica dell'arco è frequente nell'allestimento trionfale e permette alla processione di entrare in ambienti e goderne la bellezza artistica e il messaggio religioso. Il corteo, seguito da musiche adeguate alle scene, con strumenti a fiato e ad arco, procede per ore. Torna il termine "Face", fiaccole rituali con lo scopo di illuminare la strada. "Si pervenne poi alle regie scuo- le dove era fatto un nobilissimo altare da padri carmelitani scalzi, i quali in molto numero stavano

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Il trionfo di san Domenico protettore della città di Napoli, cit., p.245. 1102 Ivi, p.246. 1103Ivi, p.247. 1104 Ivi,p.256. 1105Ivi, p.261. 1106Ivi, p.286.

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con faci accese per illuminare la strada, essendo già le due hore di notte"1107. La processione, dopo ore di cammino, termina con il lancio di mortaretti: "e mentre passò la statua del santissimo patriar- ca da sopra un muro della città dov'è situato il monistero di S. Anello de' canonici regolari di S. Sal- vatore, furono sparati cento mortaretti che fecero un bel sentire come qualsivoglia salve di castel- lo"1108. Il commento finale dell'autore è un breve panegirico alle celebrazioni festive, intese quali trionfo del Santo e del suo messaggio, indispensabile per farne conoscere le virtù ed esaltarle agli occhi del popolo1109. La festa interruzione del quotidiano, tempo sacro in cui tutto sembra rallentare per dedicarsi alla celebrazione della bellezza e magnificenza divina.

Capitolo 4. La razionalizzazione settecentesca.