• Non ci sono risultati.

PARTE I: LE MANI DEL CIELO.Ricostruzione storica

Capitolo 4. Un nuovo ordine

4.3 Misteri della vita cittadina

Nell'Apprezzo dello Stendardo è apertamente riconosciuto il ruolo guida delle confraternite che mantengono il controllo della chiesa capitolare di San Leonardo240, con la presenza dell'altare di

235V.E. Gasdia, Storia di Campobasso, vol.II, cit., p.559. 236

ASCB, Protocolli notarili, Campobasso, notaio Luca Silvestro, scheda 15, prot.21. 15 luglio 1722.

237

ASDCB, Varia, Volume I, Notifica della visita pastorale, 30 marzo 1721.

238ASDCB, Varia, Volume II, Memoria, f. 452. 239

Ibidem.

240

"Vi sono in essa tre altari: uno del Santissimo, ch'è dell'Università tenendone la cura due Governadori e quattro Ma- stri, l'altro di S. Crispino, tenendone anche la cura li scarpari...e il terzo di S. Antonio di Padua....v'è il suo campanile con una sol Campana, ove vi stà l'Orologio dell'Università...". Ivi, p.7. Mi sembra importante la menzione del Campani- le di San Leonardo che crollerà col terremoto del 1805. Se fosse vera l'ipotesi del Gasdia e di un "volo dell'Angelo", il filo su cui era sospeso l'angelo poteva partire dal campanile di San Leonardo e terminare nella macchina definita, ap- punto il campanile.

56

S.Crispino, gestito dagli scarpari e con l'azione liturgica svolta dai confratidel Santissimo Sacra- mento, a cui l'Università paga messe, contribuendo al mantenimento della stessa241. L'ingegnere si attarda a descrivere l'organizzazione della festività: "la maggiore è quella che si celebra nel giorno del Corpus Domini nella chiesa di San Lonardo, situata avanti il palazzo ducale, nella quale proces- sionalmente vanno diversi misterii al naturale, cioè le due confraternità della SS.ma Trinità e S. Maria della Croce, vanno con li loro confrati e (sei) Misterii un anno per ciascheduno e da quella di S. Antonio abbate, va ogn'anno con la sua confraternità con suoi (sei) Misterii, il tutto con lumi di cera, coll'associamento di tutti li religiosi che stanno di stanza nelli descritti monisteri, ed unitamen- te vanno circuendo tutta la terra; nella quale festività vi concorrono la maggior parte de popoli con- vicini che meritarebbe al certo la medesima farsi in città"242. Essa si concentra in largo san Leo- nardo seguendo l'acclarato regolamento di alternanza che vede protagoniste le confraternite. I Mi- sterii si alternano con quelli di Sant'Antonio Abate e precedono il Santissimo con la partecipazione degli ordini monastici del territorio e con i tradizionali "lumi di cera", distribuiti dal sodalizio del Sacramento. La conclusione è che "tale festa meriterebbe farsi in città". Lo Stendardo allude allo spostamento in atto verso altre zone del centro cittadino. I quadri viventi continuano a toccare le parti impervie abitate dai campobassani, tra vicoli e case che arrivano fino alle pendici del monte, disdegnando nuovi rioni sorti in quegli anni, dei ferrari e degli orefici. Lo spostamento naturale ver- so il borgo murattiano coinvolgerà tutto il XIX secolo e dimostra la naturale evoluzione che segue e s'intreccia alla storia sociale ed economica di una Campobasso in continua crescita ed espansione. Per la prima volta nell'Apprezzo troviamo menzionato il numero dei soggetti, sei per ogni confrater- nita, dimostrando la teoria ottocentesca che vede le confraternite commissionare al Di Zinno un numero preciso di Macchine, complessivamente ventiquattro. Se leggiamo l'originale del mano- scritto non troviamo riportato il numero sei. E' invece presente, in un'aggiunta visibile, nella copia conservata presso la Biblioteca Albino di Campobasso e utilizzata nell'edizione a stampa di Manci- ni. Sarebbe stato aggiunto nell'Ottocento per giustificare la quantità commissionata al Di Zinno. Al contrario non sono mai assegnati alle confraternite sei Misteri bensì cinque, gli altri due, quelli di San Isidoro e San Crispino, sono gestiti autonomamente dalle corporazioni di riferimento e conflui- ranno nell'organizzazione complessiva verso fine '800, con la definitiva scomparsa delle associazio- ni laicali, assorbite nella Congregazione di Carità locale. Continuano i tentativi di inserirsi nella vita confraternale243 e si assiste al declino naturale della presenza feudale nel territorio. I Misteri, in- denni dai tentativi, rinforzati da Capitoli di concordia che hanno dimostrato di resistere agli urti e alle collusioni esterne, escono ogni anno tra il fervore popolare e la partecipazione di tanti forestieri che giungono in Campobasso per il Corpus Domini e per la fiera che si espande per importanza e fama. Nel 1737, seguendo il criterio di alternanza, un anno i Crociati (anno pari) e l'anno successi- vo i Trinitari244 (dispari), sono gli ultimi a "fare li soliti misteri". Il Rogito riporta che "era stata fit-

241"...Carlini 10 li medesimi per dieci messe fatte celebrare nel giorno del Corpus Domini nella Cappella del Santissimo

Sacramento, ne li farete dubbio veruno per essere stati disposti di nostro ordine". L'Università paga alla "venerabile real Cappella del Santissimo Sacramento le messe". ASN, Conti dell'Università di Campobasso, b.288, f.1636. 28 luglio 1732.

242

G. Stendardo, Apprezzo della città di Campobasso nel 1732, cit.f.9-6. edizione presente in BACB FM, Ms.148, Ap-

prezzo dei Feudi di Campobasso per l'ingegniere G.Stendardo fatto nel 23 settembre 1732 ( copia appartenente al Sig. Pasquale Albino da pubblicarsi in appendice nell'opera intitolata = Monografia della Città di Campobasso). Dobbiamo

presupporre che sia stato proprio l'Albino ad aggiungere il numero "sei", per argomentare la sua teoria.

243

Ad essere colpiti sono sempre i Trinitari. In un episodio descritto dal notaio Luca Silvestro si assiste ad un preciso tentativo di orientare l'elezione da parte di infiltrati del barone. La confraternita, in risposta all'atto intimidatorio ri- corre al Cappellano Maggiore di Napoli, Celestino Galiani, che dando ragione ai Trinitari si schiera al loro fianco. L' e- pisodio è descritto in ASCB, Protocolli notarili, Campobasso, notaio Luca Silvestro, scheda 15, prot.37. 27 agosto 1738.

244Un'ipotesi azzardata e fantasiosa, ma che farebbe capire il dato simbolico che le confraternite avevano fatto pro-

57

tata una casa che stasse disoccupata per potersi congregare unitamente detti Maestri per attendere alle loro funzioni"245. Nel documento si citano richiamando un problema evidenziato: perché chiamarli "soliti"? Per via dei soggetti che erano gli stessi? Perché erano penetrati nell'immaginario religioso cittadino? Poiché iniziavano ad essere desueti per un popolo proiettato verso altre forme sceniche e non più ancorato alle espressioni religioso-popolari? La verità resta celata negli incarta- menti andati perduti: i "soliti misteri" sono ritualizzati in scene ed azioni sacre, stilizzati in raffigu- razioni rese immortali dal Di Zinno. Si tratta di ipotizzare che, prima dell'artista, esistevano i sog- getti messi in scena, che uscivano alternativamente in numero variabile, mantenendo solo l'ordine di precedenza. Potrebbe essere la risposta a tanti altri tasselli di un puzzle che stiamo componendo nel tentativo di ricostruzione. Intanto nel 1740, mentre i campobassani sono concentrati sull'affranca- mento al Demanio e si cercano soluzioni per risolvere una faccenda delicatissima, da Napoli arriva in Campobasso, secondo il D'Andrea246, un editto per disciplinare rappresentazioni messe in scena nel Corpus Domini. "Si proibisce che in dette processioni non si facciano balli, né meno rappresen- tazioni di sorte alcuna, anche pie, e specialmente di persone vive che rappresentino li dodici aposto- li o altri santi, essendo queste cose improprie di tali funzioni ed aliene dai riti di S. Chiesa, causando più tosto derisione che divozione; e perciò comandiamo che si abolisca afffatto tale abuso; e ciò sotto pena di scomunica a laici che ardissero di farle e a clerici e preti di sospensione da loro ordi- ni...e sotto l'istesse pene non facciano intervenire a dette processioni schiavi di galera a sonare trombette, chiaramelle o altri istromendi, ordinando alli parochi delle chiese dove si faranno dette processioni, che dove vedranno intervenire dette persone o rappresentazioni non escano con le pro- cessioni"247. Non sappiamo effettivamente se l'editto andasse a colpire Campobasso, a causa della pressione della Chiesa vescovile di Bojano. Risaltano elementi di affinità con le altre zone del napo- letano:"li dodici apostoli" richiamano immediatamente una devozione popolare campobassana, "so- nare trombette e chiaramelle" ci riporta alla Face dei coloni, seguita da popolani che suonavano tali strumenti; nella conclusione dell'editto sono proibite le "rappresentazioni...anche pie" che causano derisione più che devozione, organizzate in vari periodi dell'anno. La condanna dell'apparato sceni- co sacrale è chiara: proibire per l'ennesima volta il sistema comunicativo religioso-popolare equiva- le ad indebolire il prestigio di una festa che, insieme alla fiera, perderà consistenza nella dimen- sione economica e commerciale. Dello stesso tenore è il trattato di accomodamento tra la Santa Se- de e la Corte di Napoli che stabilisce la revisione dei conti di ogni Luogo Pio: il capo V afferma che ciò deve avvenire tramite un inviato del vescovo; il capo IX istituisce un tribunale misto per con- trollare costantemente la retta amministrazione dei Luoghi Pii248. Ci si rende conto del potere acqui- sito dalle confraternite che, in nome e per conto della Chiesa, hanno accumulato tesori e ricchezze, sfuggendo, per il principio di laicità, al controllo ecclesiastico e per il principio inverso, di protezio- ne papale, all'ingerenza del feudatario e del Regno di Napoli. Possiamo leggere in quest'ottica il ri- tardo con cui, dopo il trattato, le confraternite presentano la propria contabilità249. Il clima si infer- vora: nel 1742, dopo anni di manovre politiche e di contrasti, Salvatore Romano, nominato dai de- manisti, prende possesso del feudo con il malcontento dei due poteri che se ne contendevano il con-

stero del numero tre, adottato nei sistemi cabalistici e foriero di prosperità e di benessere. Allestendo i congegni negli anni dispari i congregati garantivano per sé e le proprie famiglie una protezione rituale. I Misteri, come vedremo an- che nel corso del 1900, sono sempre accompagnati da racconti devozionali a volte sfociati nella superstizione.

245ASCB, Protocolli notarili, Campobasso, notaio Domenico Antonio d'Avvocati, scheda 19, prot.4. 6 aprile 1739. 246

U. D'Andrea, Appunti e documenti sulla Sagra dei Misteri in Campobasso, cit., p. 37.

247

Editto et instruttione di quello si ha da osservare per la processione del SS. Sacramento, da farsi nel giorno et in tut- ta l'ottava di detta sollenità nella Città e diocesi di Napoli, conservato presso la Biblioteca dei Gerolamini in Napoli,

coll. D.19530(34).

248

Trattato di accomodamento tra la Santa Sede e la Corte di Napoli, 8 giugno 1741, citato in E. Rubino, Il potere con- troverso. Dall'affermazione alla scomparsa delle confraternite a Campobasso, Campobasso, GEDIT, 1995, p.103. 249ASCB, Protocolli notarili, Campobasso, notaio Gianberardino Diodato, scheda 16, prot.31. 25 luglio 1741.

58

trollo. Nello stesso anno la congregazione del Santissimo Sacramento, unica rimasta senza Regio Assenso, sentendosi minacciata, inoltra la richiesta al Re di Napoli250. Ogni organizzazione, avver-

tendo il soffio impetuoso della novità politica e culturale, cerca di rendersi stabile bilanciando la propria presenza in città attribuendo per sé e i propri confrati competenze specifiche. Nella temperie è collocata la reformatio degli apparati scenici dei Misteri di Campobasso, quasi a testimonianza del rapporto osmotico con i campobassani. Sono i fabbri locali a dare anima ai sogni visionari del Di Zinno251, erede della tradizione campobassana e abile imprenditore che si afferma nel panorama confraternale locale. Lo scultore, formatosi alla scuola napoletana, in un clima in cui gli apparati scenici della capitale entusiasmavano e attraevano in ogni festa, ha avuto un ruolo importante nella fase di sistemazione e messa a punto della manifestazione settecentesca. Gli storici locali cercano di datare con esattezza l'uscita della nuova sfilata processionale. Le fonti più antiche sono quelle ri- portate da Albino che attesta la data di costruzione verso il 1740 e ne descrive l'organizzazione "...ognuna delle quali ne fece costruire sei, assegnando alle dette macchine una rendita per le spese annuali di conservazione, vestizione e trasportamento di esse per la città nel giorno della festa. Tali macchine quindi in origine erano diciotto e ciascuna confraternita conservava quelle a sé pertinenti nella propria Chiesa..."252. Senza voler appesantire la narrazione con una disquisizione su una pos- sibile datazione253, è certo che si collocano in un periodo felice della città che, con giochi di strate- gie e alleanze ha confermato la propria autonomia, attestando il suo primato nell'hinterland dal pun- to di vista civile e religioso, dimostrato dalla grande attenzione dei presuli verso le attività cittadi- ne. Emblematica la risposta del vescovo di Bojano nel 1757 ad un ricorso della duchessa della Torre che lo accusava di aver introdotto la novità di voler trasferire a Campobasso la curia e l'archivio. Il prelato ribadisce che "poiché con ciò si è voluto far comparire l'oratore autore di novità...essa (curia) non solo dal principio del suo governo è sempre stata in Campobasso, ma vi è stata anche in tempo dai suoi predecessori che quivi hanno ripetuto, con indeterminato catalogo...fin dal XV seco- lo come fece il vescovo Carafa ed altri"254. Volendo ribadire il criterio di continuità il Cangiano tende a dimostrare la centralità assunta da Campobasso e la necessità di essere presenti sul territo- rio: l'assenza plurisecolare ha ingenerato una situazione che ha progressivamente allontanato il po- polo dalle chiese parrocchiali, decentrate rispetto a quelle confraternali255. Queste, nello sviluppo urbano, si rivolgono al nuovo assetto territoriale e alimentano fede e devozione con messe continue

250

ASN, Fondo del Cappellano Maggiore, Statuti e congregazioni, Richiesta della Congrega del Santissimo Sacramento

del Regio Assenso,b.1194, f.57. Anno 1742. 251

Una leggenda campobassana racconta che apparve in sogno al Di Zinno San Michele Arcangelo che gli diede l'ispi- razione per l'ideazione delle raffigurazioni viventi.

252

P. Albino, La festa del Corpus Domini in Campobasso,cit., p.6.

253

Peraltro non verificabile per la mancanza di documenti, visti nell'archivio comunale da Albino e dagli altri storici lo- cali ottocenteschi.

254

Archivio storico Cattedrale di Campobasso (d'ora in poi ACACB), Ricorso della Duchessa della Torre contro Mons.

Cangiano che intendeva trasferire la Curia ed archivio vescovile da Bojano a Campobasso. Anno 1757. La risposta di

Cangiano è conservata in ACACB: "sicché designando l'anni dell'ingresso di ciascun Vescovo che hanno dimorato in Campobasso, quanto il breve tempo ha permesso di raccogliere le notizie, si fa da principio che Mons. Pietro Paolo Eu- stachio, creato Vescovo nel 1613, risiedé nel palazzo oggi posseduto da Giuseppe Salomone. Mons. Filippo di Sio dal suo ingresso del 1642 dimorò in quello al prima abitato dall'eredi di Cristofaro Patillo. Mons. Celestino Bruno dal 1653 abitava nella casa che ora abita don Cesare di Capua. Antonio Graziano quando fu succeduto nel 1666 dimorò l'i- stesso palazzo…". Per la Novi Chavarria a contribuire allo spostamento della residenza dei vescovi è anche l'aria poco salubre di Bojano. E.N.Chavarria, Comunità e istituzioni ecclesiastiche in Molise tra XVII e XVIII secolo, in "Archivio Sto- rico per le Province Napoletane", 74 (2006), pp. 411-429, p.413.

255

Tutto questo è causato da un'azione episcopale debole per la profonda carenza dell'istituzione ecclesiale nella provincia come si evince dallo studio di E. N. Chavarria, Il Governo delle anime. Azione pastorale, predicazione e mis-

59

e con solennità. Sottoposte a divieti e provvedimenti le confraternite continuano ad attrarre le popo- lazioni vicine con un flusso commerciale e religioso in costante crescita.