3.2.3.6 Barriere all’implementazione di pratiche CC
3.2.3.8 Barriere alle pratiche di partecipazione
Le barriere all’attivazione dei processi partecipativi che vedono il coinvolgimento di persone con un background migratorio sono ricondotte alla questione della rappresentatività e alle barriere che ostacolano la capacità dei rappresentanti di influenzare il processo decisionale una volta che
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prendono parte ai processi partecipativi. Molti intervistati hanno infatti richiamato la frammentazione e alla molteplicità di gruppi sociali e di provenienza che rende complesso identificare soggetti e interlocutori.
Si richiama il rischio del “tokenismo” e la capacità dei processi partecipativi di costruirsi come spazi di partecipazione autentica e di empowerment, dove la presenza di persone straniera non sia un’azione “folkloristica”. A livello organizzativo gli intervistati fanno riferimento all’assenza di infrastrutture o supporto organizzativo, a culture organizzative ancorate a modelli tradizionali, o a modelli di partecipazione di tipo “utilitaristico”, che enfatizzano il tema della soddisfazione per i servizi slegato da quello dei diritti del cittadino.
Negli ultimi anni tutto il discorso del miglioramento continuo della qualità nel rapporto col cittadino è andato perso perché si è privilegiato un discorso di riduzione delle spese. Anche un'altra cosa che a me non piace molto è che tutto il rapporto col cittadino sia stato mutuato dal marketing delle aziende private cioè è stato un po' dimenticato il discorso dei diritti del cittadino.. la pubblicizzazione dei grandi risultati del servizio pubblico.. queste cose qua io le lascerei un pochino da parte. (I.13, Servizi sanitari, Toscana)
3.2.3.9 Aree di miglioramento per favorire pratiche partecipative nella produzione delle politiche e nello sviluppo dei servizi
Le aree di miglioramento per favorire l’implementazione di processi partecipativi sono riconducibili sia a strumenti per promuovere il coinvolgimento dei soggetti, degli stakeholder e delle persone di origine straniera, sia a strumenti per favorire l’impegno delle organizzazioni.
Sul primo versante, parte delle azioni di miglioramento identificate riguardano il problema della rappresentatività.
Alcuni intervistati ritengono fondamentale, per sviluppare servizi sensibili ai bisogni dei migranti e politiche che promuovano salute, costruire processi di partecipazione “dal basso” o a livello locale avviando interlocuzioni con le associazioni straniere del territorio. Alcuni suggeriscono di investire sulla collaborazione con associazioni di persone straniere con expertise sul tema della salute: favorire la rappresentanza non solo di gruppi sulla base dell’origine, ma anche sulla competenza specifica consentirebbe il confronto fra saperi, esigenze e problemi ed evitare effetti “decorativi”.
C’è infine chi riporta la necessità di costituire dei meccanismi di partecipazioni formali e stabili a livello regionale fra gli stakeholder del terzo settore, servizi sanitari, e assessorato.
3.2.4 Piemonte
3.2.4.2 Il sostegno delle politiche regionali all’implementazione di servizi culturalmente competenti e sensibili alle differenze
Quali politiche a sostegno dell’implementazione di servizi culturalmente competenti ed equi, in Piemonte sono valutate positivamente le politiche regionali a garanzia dell’accesso collegate recepimento dell’Accordo Stato-Regioni del 2012. C’è chi fa quindi, riferimento allo storico commitment della Regione o ad un “passato con assessori illuminati”, che hanno, per esempio, promosso i centri ISI, una politica sentita come importante per garantire l’accesso alla popolazione più vulnerabile.
Sicuramente la parte della politica è a sostegno della popolazione migrante. La regione Piemonte ha sempre recepito tutte le direttive anche ad esempio l'iscrizione dei minori senza
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permesso di soggiorno al Servizio Sanitario Nazionale. L'iscrizione obbligatoria indipendentemente dallo status dei genitori. Devo dire che sui bambini grandi difficoltà non ci sono.(I.20, Servizi Sanitari, Piemonte)
Alcuni hanno citato il ruolo e le ricerche del gruppo di lavoro sulle disuguaglianze del centro regionale di epidemiologia o l’ultimo piano regionale della prevenzione come azioni a livello regionale capaci di promuovere diffusione sul tema dell’accesso ai servizi e sostegno all’implementazione. Tuttavia, maggior priorità alla tutela della salute delle persone straniere viene attribuita, da parte di alcuni, agli assessorati dell’area sociale, piuttosto che sanitaria per un orientamento alla “medicina curativa” invece che “preventiva e di promozione della salute”.
Si coglie, infatti, un’ambivalenza per la priorità attribuita a livello regionale ai centri ISI o alla mediazione culturale. Inoltre, le politiche sanitarie sull’immigrazione sono considerate da alcuni come poco lungimiranti e sistematiche.
L'assessorato alla sanità abbiamo cercato di contattarlo e di coinvolgerlo in questi tavoli sempre con molta difficoltà... È più facile coinvolgere alcune ASL a cui appunto facciamo della formazione. Hanno delle priorità gestionali su ospedali, cioè fanno molta poca medicina preventiva e fanno più medicina curativa. E quindi più ospedali, più ambulatori, più medicina diversa da quella che secondo noi sarebbe meno costosa e più efficace che è quella preventiva. (I.19, Terzo settore, Piemonte)
3.2.4.3 I dispositivi di coordinamento regionale
In Piemonte, è attivo un coordinamento regionale per i centri ISI che vede riunirsi mensilmente sia i referenti dei centri ISI, sia i referenti delle aziende sanitarie locali e ospedaliere, e referenti del servizio regionale di epidemiologia.
Uno degli obiettivi primari del dispositivo riguarda il monitoraggio delle pratiche rivolte all’accesso con l’obiettivo di verificare la presenza di barriere burocratiche che possono incidere sull’effettiva applicazione delle norme relative all’accesso. Attraverso il confronto fra i diversi partecipanti al tavolo di coordinamento si promuove la soluzione ai problemi di volta in volta posti, sia attraverso lo sviluppo di documenti condivisi e disposizioni, sia attraverso azioni di advocacy soprattutto a livello regionale. Un’intervistata, infatti, parla del funzionamento del coordinamento dei centri ISI, come di una cassa di risonanza per le politiche regionali. Si cita inoltre lo sviluppo di attività di monitoraggio più formalizzate sviluppate ad hoc sullo stato dei centri ISI nella regione.
Il coordinamento dei centri ISI oltre a fare azione di advocacy ha in realtà anche come dire, una partecipazione più attiva, no? Cioè può di fatto, produrre dei documenti, in qualche modo è in collaborazione. Quindi in qualche modo cerchiamo di facilitare l'accesso delle persone al servizio sanitario nazionale, cerchiamo di rimuovere quelli che potrebbero essere degli ostacoli interpretativi della normativa, cerchiamo di capire perché queste persone pur avendo magari un codice STP o un codice ENI o un'iscrizione obbligatoria, non riescono poi ad avere le prestazioni (I.15, Servizi Sanitari, Piemonte)
3.3.4.4 La partecipazione alla produzione delle politiche regionali
I partecipanti, generalmente, non riconoscono meccanismi formali o stabili di partecipazione alla produzione di politiche regionali che coinvolgano migranti o loro stakeholder. Le esperienze di produzione di politiche partecipate, con l’associazionismo migrante o sui temi dell’integrazione sociale, citati da qualche partecipante, riguardano progetti comunali o attivati dagli assessorati delle Pari Opportunità o delle Politiche giovanili e all’Integrazione.
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Quando si fa un piano operativo regionale...per esempio quando si decide di aprire una casa, ad esempio adesso c'è la questione delle Case Della Salute. Sicuramente si aprono, e si aprono pensate solo per cittadini italiani senza essere implementate con mediatori e con servizi adatti almeno in parte anche ai cittadini migranti; per cui è una cosa importante che sta succedendo e non ci vede coinvolti né come mediatori né come migranti né come... per cui poi sarà una questione probabilmente da approfondire… manca proprio l’idea. (I.16, Terzo Settore, Piemonte)
Appare presente la percezione di un terzo settore molto attivo e sembra più influente, per la produzione delle politiche in modo inclusivo, il ruolo delle associazioni di “advocacy” che hanno una rappresentanza di persone di origine straniera più o meno limitata o connessa con le comunità locali e i territori, o con il servizio di epidemiologia regionale.
Gli sforzi di advocacy raccontati da alcuni partecipanti sono rivolti maggiormente alla rimozione delle barriere burocratiche d’accesso o per favorire l’accessibilità economica all’assistenza. Si sono sviluppate azioni di advocacy, ad esempio, per ottenere l’esenzioni per il pagamento della protesica, anche per le persone “irregolari”. Altre azioni sono indirizzate allo sviluppo di pratiche CC come la richiesta di segnalazione delle lingue straniere conosciute dal medico di medicina generale per favorire l’accesso della popolazione straniera alla “medicina di base”.
Sviluppare azioni di advocacy è descritto come un processo difficile e influenzato da diversi fattori a livello locale e nazionale a partire dall’“apertura” dell’agenda politica e della priorità attribuita dagli assessorati al tema della salute degli stranieri. La rilevanza politica pare agire come ostacolo per le accuse di favoritismo che suscitano gli interventi per il target migrante, che dà la sensazione di dover “difendere” le politiche costruite negli anni.
Le cose andavano già bene. Abbiamo avuto degli assessori illuminati e quindi le politiche si cucivano sull’esistente. Dicevamo, guarda che abbiamo i mediatori che funzionano benissimo: a bene allora deliberiamo, facciamo una circolare. Venivano da tentativi di soluzione messi in piedi da operatori virtuosi. Non è stato quindi della gente che si è seduta attorno ad un tavolo dicendo stanno arrivando un sacco di migranti proviamo a fare gli ambulatori. È stato il contrario. Sono state le persone degli ambulatori che dicevano abbiamo fatto questo modello, ce lo appoggiate? (I.14, Servizi Sanitari, Piemonte)
3.2.4.5 Implementazione di pratiche culturalmente competenti, eque e sensibili alle differenze