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Pratiche di partecipazione e collaborazioni interorganizzative nella comunità

RISULTATI ANALISI INTRACASO DELL’ORGANIZZAZIONE 2 (TOSCANA)

6.2 Livello Manageriale

6.2.2.3 Pratiche di partecipazione e collaborazioni interorganizzative nella comunità

L’organizzazione sta investendo in pratiche volte alla partecipazione di alcuni gruppi di persone con background migrante. È in corso la progettazione e implementazione di interventi outreach di alfabetizzazione sanitaria, con il modello dell’ESC, ma già in passato sono state attivate iniziative con le comunità (considerate come precursori del modello attuale dell’“ESC”) E quindi questo era fondamentale come momento di conoscenza, ecco perché era nostro interesse come azienda anche fare dei momenti di formazione, laddove c'erano gruppi organizzati, anche per le etnie. Penso ad esempio ai bengalesi piuttosto che ad altre realtà in cui appunto ci si incontrava proprio per spiegare un po’come funzionava il sistema sanitario che non c'era solo il pronto soccorso. (I.3)

Si stanno, inoltre, costruendo interventi di educazione sanitaria per la prevenzione del diabete attraverso il coinvolgimento delle associazioni per il “design” dell’intervento. Un’altra iniziativa di co-progettazione, che ha coinvolto il servizio di salute mentale infanzia, è nata sulla spinta di un’associazione culturale (area Bangladesh), attraverso la partecipazione ad un progetto finanziato dalla Regione, per una formazione destinata agli educatori del doposcuola per i bambini stranieri bilingue, nell’idea di accrescere le risorse del territorio. Con la stessa logica si prevede l’intervento nelle scuole e la collaborazione tra ASL e Scuola.

Infine, dal 2010 è stipulata una convenzione con il sistema SPRAR, attivata per rendere visibile l’impegno dell’azienda nella presa in carico dei richiedenti asilo e per facilitare l’attivazione di formazioni e scambio fra la ASL e il sistema dell’accoglienza.

I partecipanti hanno fatto riferimento ad alcune difficoltà collegate alle pratiche partecipative. A livello organizzativo si sente la mancanza di un coordinamento e di una rete visibile che renda più semplice identificare le associazioni poco strutturate e numerose e, un’ulteriore difficoltà, deriva dalla perdita di un centro culturale di riferimento sul territorio, in seguito al cambiamento politico dell’amministrazione comunale. Si evidenzia come criticità la necessità di un’alta formalizzazione delle associazioni per poter partecipare al dispositivo di partecipazione aziendale che limita l’accesso alle associazioni meno organizzate presenti sul territorio. Per i richiedenti asilo sembrano meno visibili riferimenti per attivare processi partecipativi. Inoltre, si evidenzia la difficoltà di una partecipazione autentica in presenza di asimmetrie di potere e quando ci si interfaccia con rappresentanti unici per la categoria “stranieri”. La possibilità di implementare pratiche partecipative si scontra, per alcuni, con una cultura ancora poco diffusa sul tema fra i professionisti.

Insomma.. arrivare ad eleggere un presidente che è rappresentante degli immigrati è sempre stato un bluff che non ha fatto altro che produrre autoreferenzialità è maggiore difficoltà a capirsi…..I filippini ad esempio ce ne sono molti si sono divisi in tre associazioni anche loro, per cui avere uno che parla per tutti non mi è sembrato una grande idea. Però questo vuol dire che non c’è un metodo qualificabile, per cui bisogna ogni volta rimboccarsi le maniche e cercare le persone tramite conoscenze. Però è una visione che non c’è molto. Lo fa chi ha voglia. (I.1)

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6.2.3 Supporto organizzativo all’implementazione di pratiche di CC e di equità

Lo sviluppo delle strategie aziendali avviene attraverso la co-progettazione fra il Referente aziendale e i responsabili dei servizi sulle azioni identificate nel piano strategico, mentre è da potenziare il coordinamento con i referenti zonali nominati tramite delibera regionale. Nella gestione amministrativa della mediazione si fa riferimento allo sforzo dell’organizzazione nel fare “ampliamenti” al budget per coprire il fabbisogno espresso dai servizi e nell’attenzione a evitare gli sprechi, promuovendo il coordinamento delle iniziative nei servizi, per esempio sulla condivisione dei materiali tradotti.

Rappresenta una condizione di efficacia all’implementazione, la relazione positiva fra top management e middle management o “informal leader” che da una parte fornisce supporto al servizio, dall’altra favorisce la costruzione di alleanze dal basso. Tuttavia, c’è chi evidenzia come un coordinamento non formalizzato fra top management e servizi possa essere rischioso per la sostenibilità delle strategie nel tempo.

I pro, la presenza di una, diciamo, di una figura come quella di P1 in direzione che porti avanti un pochino quelli che sono i progetti che partono dal basso, sicuramente ha facilitato. E i pro sono grande spazio all'idea e alla progettualità, perché comunque di fatto questa è un'azienda che se hai delle idee prova anche a fartele portare avanti. Il contro è che chiaramente è tutto lasciato alla buona volontà…. mettiamo che io mi trasferisco, so già che tutto questo lavoro potrebbe finire nel niente di fatto. (I.4)

Emerge la difficoltà nel produrre e sostenere il cambiamento nei servizi da parte del top management e da chi ha un ruolo formale o informale di responsabilità sui progetti CC nei servizi.

Da lì ad aver voglia di essere creativi fare cose fuori dall’ordinario non è solo un tema che riguarda gli immigrati ma è una resistenza al cambiamento che è un po’ universale. Questa più di quanto pensavo a dire la verità. È una resistenza al cambiamento veramente notevole. [….] Li non c’erano persone con questa competenza specifica, e non sono nemmeno riuscita a farli collaborare tra di loro. Sono riuscita comunque nella maggior parte dei casi a mettere le persone davanti ad un tavolo di lavoro e farli ragionare sui dati e sulle prospettive. Non ci sono riuscita con quella parte li. (I.1)

Quale resistenza al cambiamento emerge il rischio della delega sia nell’implementazione che nell’erogazione dei servizi come evitamento del cambiamento percepito come “una patata bollente” o “un piatto goloso su cui nessuno ci si accalca ”. Nei servizi un tema è coinvolgere tutta l’équipe su pratiche di CC. La possibilità di produrre cambiamento nei servizi sembra richiedere tempo e il passaggio ad una consapevolezza del problema delle disuguaglianze. Si riconosce per esempio l’iniziale diffidenza degli operatori nei confronti dell’utilizzo della mediazione. Le difficoltà nell’implementazione sono ricondotte, quindi, a generali “resistenze al cambiamento” dall’altra ad una mancanza di cultura di promozione della salute e una poca attitudine a lavorare in rete con l’esterno. In particolare, pare più difficile produrre cambiamento nei servizi in condizioni di “scarsità di risorse”, per cui si fa riferimento all’importanza di riconoscere le condizioni dei servizi e integrare supporto “operativo” e “interculturale”.

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Per diffondere il tema e favorire l’impegno fra gli operatori si descrive, pertanto il tentativo di dare rilevanza ai temi dei costi sanitari e sociali delle disuguaglianze, anche attraverso la diffusione dei dati e favorire lo scambio sulle buone pratiche fra i professionisti. Il top management, inoltre, sostiene il commitment all’innovazione nei servizi attraverso il riferimento alla direzione generale, ritenuto importante facilitatore, tanto che il prossimo cambio nella direzione organizzativa è avvertito come un problema per la sostenibilità delle strategie progettate.

A livello delle condizioni organizzative dei servizi e dell’azienda un facilitatore allo sviluppo di pratiche CC è visto nella presenza di una cultura “centrata sui pazienti” e orientata all’innovazione.

6.2.4 Il sistema regionale e il contesto sociale e politico

Rappresenta un sostegno all’implementazione della CC in azienda la sensibilità della Regione sulla tematica della salute degli stranieri espressa nella programmazione regionale attraverso i piani sociosanitari e la struttura di Coordinamento Regionale sulla salute migranti che gestisce la rete di referenti aziendali per la salute dei migranti. Per l’accesso ai servizi, è considerata una buona politica la delibera per l’esenzione per reddito prevista per i richiedenti asilo. Per portare innovazione in Azienda si valorizza il ruolo di un “Terzo settore competente” che tramite progetti ha contribuito allo sviluppo delle pratiche CC, e si esprime inoltre interesse per la collaborazione con organizzazioni impegnate sul tema CC nel territorio nazionale.

Pur in presenza di un orientamento politico favorevole, una criticità all’implementazione rappresenta la qualità del coordinamento dei diversi stakeholder regionali. Si cita la dimensione politica per spiegare la sostenibilità di alcune iniziative, modificate, interrotte o passibili di interruzione a causa di cambiamenti politici a livello nazionale o di governo di istituzioni regionali e comunali e si evidenzia la difficoltà di promuovere salute per un target di popolazione facilmente vittima di strumentalizzazioni politiche. Per esempio, un’intervistata cita l’eco mediatica degli episodi di conflitto fra utenza e personale.

Ne risentiamo molto. Un'aggressione di un certo tipo di colore della pelle viene messo più in evidenza di 10 aggressioni con un altro colore… Ma questo, la caccia allo straniero c'è sempre stata, cioè … L'importante è fare semplicemente le cose concrete prima, intervenire e curare le persone. (I.2)

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6.3 Livello del Servizio: il contesto

Sono qui presentati i dati raccolti attraverso le interviste a partecipanti parte del servizio consultoriale, indicato come contesto di buone pratiche CC all’interno dell’azienda.

Il consultorio viene presentato come un servizio socio-sanitario integrato e multidisciplinare, istituito per tutelare e promuovere la salute psico-fisica e sociale delle donne, della coppia, della famiglia, dei bambini e degli adolescenti, sia italiani che stranieri. I servizi erogati sono collegati alla salute riproduttiva (assistenza alla procreazione, percorso nascita e assistenza dopo il parto, a percorsi di Interruzione Volontaria Gravidanza, screening oncologici, menopausa), al benessere degli adolescenti (educazione affettiva e sessuale) e al benessere famigliare (mediazione familiare, affido e adozioni genitorialità consapevole e sostegno alla responsabilità familiare, prevenzione e trattamento abusi sulle donne e sui minori). L’équipe è costituita da ostetriche, medici ostetrico/ginecologi, infermiera, assistente sociale, psicologhe, mediatore culturale. L’accesso avviene con prenotazione e la maggior parte delle prestazioni sono gratuite, senza ticket.

La sede del consultorio è collocata in un comune con una popolazione di ca 99 000 persone. La popolazione straniera residente era di 12 536 persone. Le prime 5 nazionalità maggiormente rappresentate sul totale della popolazione residente risultano: Romania, Bangladesh, Pakistan, Albania, Filippine, Cina.

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