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Le pratiche nell’erogazione dei servizi e nella promozione della salute

RISULTATI ANALISI INTRACASO DELL’ORGANIZZAZIONE 1 (EMILIA ROMAGNA)

5.2.2 Le pratiche nell’erogazione dei servizi e nella promozione della salute

Gli sforzi organizzativi per rispondere ai bisogni dell’utenza straniera sono stati indirizzati ad un “lavoro interno” sull’organizzazione e di modifica di processi e strutture assistenziali per rispondere alle “differenze antropologiche e culturali” e un lavoro volto alla promozione della salute, attraverso pratiche di partecipazione e outreach, differenziato anche per “tipologia di utenza”. Fra questi due versanti si evidenziano pratiche volte alla collaborazione interdipartimentale (vedi Tab.11). C’è un attuale investimento per rispondere ai bisogni sanitari di rifugiati e richiedenti asilo, attraverso la partecipazione a fondi FAMI e un’attenzione ai servizi con una minore expertise sul tema della CC.

Tabella 11. Sintesi delle pratiche CC sviluppate

Le pratiche di sviluppo dei processi e strutture “interne”

1. Mediazione culturale

2. Servizio ad accesso diretto con mediazione fissa nei servizi Consultoriali e di Pediatria di Comunità 3. Materiale multilingua presente sul sitoweb aziendale

4. Formazione degli operatori

Le pratiche di sviluppo di collaborazioni interdipartimentali e integrazione fra i servizi

1. Èquipe Multidisciplinare RTP

Pratiche di partecipazione e collaborazioni interoganizzative nella comunità

1. Interventi di alfabetizzazione sanitaria

2. Moduli formativi sulle tematiche della prevenzione nei CPIA (centro provinciale istruzione adulti). 3. Coordinamento Enti Gestori- ASL

4. Partnership con un’associazione di volontariato per le cure ambulatoriali per utenza vulnerabile o STP - Finanziamento per l’acquisto di farmaci

5. Partnership con azienda privata per la fornitura di farmaci

5.2.2.1 Le pratiche di sviluppo dei processi e strutture “interne”

La mediazione culturale, materiale informativo e servizi ad accesso libero

La mediazione è presente in azienda, tramite appalto ad una cooperativa privata, dal 2003 in diverse modalità: fissa nei servizi ad alta affluenza della popolazione straniera dove è presente un accesso libero (servizi Consultoriali e di Pediatria di Comunità), a chiamata e telefonica per il resto dei dipartimenti. Il suo utilizzo è visto come consolidato e crescente nell’azienda, anche attraverso la presenza di mediatori “esperti”. Il mediatore è visto come una figura utilizzata per garantire un livello qualitativo alto in termini sia linguistici sia di comprensione culturale e per fornire supporto agli operatori, in quanto esperto della cultura dell’altro.

Inoltre, si presenta la traduzione di materiale multilingua e materiale informativo sul sito aziendale.

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La formazione

Gli interventi di formazioni sono un’area considerata centrale e interessano gli operatori

sanitari e i mediatori culturali attualmente nei servizi che sono riconosciuti come “meno sensibili culturalmente” o su nuove e specifiche tematiche (es. salute mentale, cure palliative, diabete). Per gli operatori sono organizzati corsi per favorire sensibilità alle differenze, riflessività e superare le barriere culturali, valorizzando il contributo dell’antropologia.

Abbiamo lavorato anche sull’altro versante che era quello di un processo di sensibilizzazione negli operatori, perché la capacità di accogliere voglio dire e la capacità di creare una buona compliance passa anche attraverso al fatto che l’operatore metta in discussione un po' le sue modalità routinarie e si interroghi su chi ha di fronte e su che cosa può mettere in campo di diverso….[..] [l’antropologia] è un’altra visione che aiuta a crescere gli operatori in termini in multiculturalità in senso lato, perché noi tutti abbiamo delle microculture alla fine in un mondo così globalizzato. (I.2)

5.2.2.2 Le pratiche di sviluppo di collaborazioni interdipartimentali e integrazione fra i servizi

Quali strategie di collaborazione intraorganizzativa, l’azienda ha sviluppato alcune pratiche per rispondere ai bisogni di salute dei richiedenti asilo e rifugiati. Sono state istituite negli ultimi anni due équipe multidisciplinari (una dedicata agli adulti e l’altra ai minori stranieri non accompagnati), per la valutazione della vulnerabilità e la presa in carico rispetto ai disturbi post- traumatici, tramite fondi FAMI. Le équipe sono formate da professionisti dei dipartimenti che per primi “intercettano” gli utenti (igiene pubblica, vaccinazioni, malattie infettive) e dai servizi territoriali quali il consultorio, la salute mentale e le cure primarie ed è inoltre predisposta la presenza dei mediatori culturali, in coordinamento con figure degli enti gestori.

5.2.2.3 Le pratiche di partecipazione e collaborazioni interoganizzative nella comunità

Le pratiche di partecipazione

Dagli intervistati sono descritte e valorizzate le azioni di partecipazione con gruppi di utenza straniera e collaborazioni interorganizzative: alcune hanno carattere strutturale, altre sono collegate a progetti. Le strategie implementate per il coinvolgimento di persone e gruppi di popolazione di origine straniera si sono sviluppate a partire dalla realizzazione, in collaborazione con i mediatori, di una mappatura delle associazioni e dei luoghi di incontro, ritenuta fondamentale per mettere in contatto il servizio con le realtà locali, nell’ottica di dare vita ad attività di “co-progettazione”. Fra le strategie strutturali ci sono le azioni di alfabetizzazione sanitaria realizzate nei centri di formazione permanente (CPIA), attraverso la collaborazione con il Centro Stranieri del Comune e l’ex Provincia. I concetti della prevenzione sono stati tradotti in moduli didattici nell’idea di rendere “naturale” l’apprendimento delle informazioni sull’accesso e alla prevenzione e raggiungere un ampio numero di persone.

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Più recentemente, a sostegno degli interventi attivati per i richiedenti asilo è stato istituito un coordinamento fra la Asl e gli Enti Gestori, per favorire una ricognizione e una mappatura dei bisogni sanitari.

Inoltre, sono stati realizzati due progetti di alfabetizzazione sanitaria nei luoghi di incontro informali, di cui uno su domanda della Consulta degli Stranieri. A seguito di una co-progettazione fra Consulta degli stranieri a ASL sono stati realizzati incontri con le comunità, ovvero per gruppi “omoculturali”. Nonostante un focus specifico per i gruppi di origine straniera, il progetto, tuttavia, è pensato come rivolto a tutta la comunità. L’obiettivo degli interventi è stato quello di promuovere l’accesso e l’uso appropriato dei servizi di base. Per favorire la partecipazione, un ruolo importante hanno avuto i mediatori della consulta per individuare i luoghi di incontro (es. super market) e coinvolgere le famiglie. Nell’idea di costruire interventi che rispondessero alle esigenze sentite dalle comunità, gli incontri si sono svolti con la presenza di un mediatore e in una modalità partecipativa, sviluppando i temi sulla base delle domande dei partecipanti (ad esempio il rinnovo del STP o l’accesso ai servizi), ed è stato proposto un questionario ai partecipanti per scegliere i temi da affrontare nei successivi incontri. Per favorire il coinvolgimento dei diversi gruppi sono state trovate modalità di azione diverse, come nel caso della comunità cinese:

Si la comunità cinese ci hanno proprio detto chiaramente i nostri portavoce, noi non siamo abituati a partecipare a degli incontri in cui ci vediamo, stiamo lì delle ore a discutere. Noi cerchiamo una comunità molto più smart, molto più veloce, tutte le informazioni girano tramite WeChat. E quindi loro preferivano dei documenti sintetici semplici, facili da tradurre, che potessero arrivare a più persone possibili. (I.4)

Le difficoltà di realizzazione degli interventi di outreach si riconoscono nella difficoltà di coniugare l’interesse ad avvicinarsi alle comunità con i vincoli organizzativi, quali per esempio gli orari degli incontri, e nel coordinamento fra organizzazioni differenti. Inoltre, la promozione del coinvolgimento delle comunità risulta più complessa per la presenza di differenze interne fra i gruppi (es. religiose), a volte in conflitto; per i diversi modi di concepire la partecipazione fra i gruppi, trovando comunità meno favorevoli al coinvolgimento; per la difficile raggiungibilità di alcuni gruppi per le condizioni di vita (es. badanti) o per la dispersione sul territorio.

Ambulatorio medico per Stranieri STP, partnership con il privato sociale e il terzo settore

Sono valorizzate dai partecipanti le azioni di collaborazione interoganizzativa per l’accesso e la co-produzione. Per rispondere ai bisogni di salute degli stranieri “irregolari” è stata stipulata una convenzione con un’associazione di volontariato, per la gestione degli ambulatori che si occupano dell’assistenza di base, presente in tutti i distretti dell’azienda. La scelta dell’associazione è legata al fatto di favorire l’accessibilità geografica, essendo ambulatori dove le persone più vulnerabili si rivolgono anche per altri tipi di assistenza. Inoltre, nell’idea di ridurre le barriere di accesso alle cure e favorire la continuità “evitare il doppio giro” sono stati istituzionalizzati dei percorsi per le visite specialistiche attraverso la disposizione di un ricettario che permette la prescrizione delle visite ai medici dell’ambulatorio e sono state predisposte delle misure per garantire l’accesso ai farmaci. La prima misura è un finanziamento dell’azienda per l’acquisto dei farmaci, mentre la seconda consiste in una collaborazione intersettoriale (c’è una

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convenzione con un’azienda della nettezza urbana per “il riciclo” e quindi la fornitura di farmaci raccolti dalle farmacie ospedaliere o pubbliche).

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