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Risultati dell’analisi del piano socio-sanitario della Toscana

RISULTATI DALLE POLITICHE ALLE PRATICHE NEI CONTESTI SANITARI: ANALISI DOCUMENTALE ED ESPLORAZIONE DELLA

3.1. L’analisi documentale delle politiche regional

3.1.2 Risultati dell’analisi del piano socio-sanitario della Toscana

Approccio

I dati mostrano un’attenzione specifica delle politiche sociosanitarie alla riduzione delle disuguaglianze sanitarie ed è presente un focus per la riduzione delle disuguaglianze “definite di accesso” della popolazione straniera, con alcune sezioni dedicate nel documento. Le politiche per l’integrazione della popolazione straniera si inseriscono inoltre nel quadro legislativo della legge regionale del 2009.

La definizione di disuguaglianze presentata nel documento è collegata all’azione dei determinanti sociali e ai possibili meccanismi discriminativi dovuti all’organizzazione e all’assetto dei servizi: “non sono soltanto le condizioni di carattere strutturale o macrosocioeconomico a determinare le disuguaglianze nell’esigibilità dei diritti, ma anche l’organizzazione del sistema dei servizi. Talvolta, l’organizzazione – nella sua complessità – non riesce a modificarsi rapidamente a fronte dei cambiamenti sociali e epidemiologici”.

Ai migranti è riconosciuta una particolare vulnerabilità nell’accesso e nella qualità dei servizi definita come una “tipica questione di equità verticale”. I determinanti di salute delle persone immigrate sono correlati con le condizioni di lavoro e di vita, generalmente più disagiate rispetto a quelle del resto della popolazione; inoltre la vulnerabilità è collegata al rischio di condizioni di estrema marginalità sociale.

Il documento promuove uno sviluppo dei servizi come rispetto della diversità culturale come strategia per garantire equità, senza far riferimento a modelli specifici di competenza culturale o rispetto delle differenze. Si propone, infatti, un riorientamento dei servizi affinchè essi siano in grado di “prendere in carico una pluralità di cittadini con differenti background etnici e culturali, che parlano lingue diverse, garantendo equità di accesso”. Sembra esserci una visione sistemica, in quanto la riorganizzazione dei servizi richiede lo sviluppo multilivello di aspetti strutturali, organizzativi e professionali (“di strumenti amministrativi, assetti organizzativi, risorse e competenze professionali”). In altre parti del documento si fa riferimento allo sviluppo dei servizi per contrastare le disuguaglianze come una riorganizzazione basata su: flessibilità, conoscenza del territorio e dei bisogni di salute, dati.

Le politiche sembrano tener conto delle principali caratteristiche della popolazione composta da donne, prime e seconde generazioni, irregolari. In particolare, sono oggetto d’attenzione donne irregolari, richiedenti protezione internazionale, vittime di tratta, minori non accompagnati (MSNA). Soprattutto, viene sottolineato che per garantire equità di accesso, i servizi debbano porre particolare attenzione alle persone senza permesso di soggiorno, e richiedenti asilo per le vulnerabilità specifiche nell’accesso e nelle condizioni di salute, e allo stesso tempo avere la capacità di tener conto dei bisogni delle persone di “prima generazione”.

Negli indirizzi politici si evidenziano alcune condizioni di salute e condizioni dell’accesso su cui intervenire come l’accesso all’assistenza di base (MMG e pediatria) e alla prevenzione oncologica (prevenzione e alla cura delle patologie oncologiche delle malattie infettive, in particolare TBC e HIV/AIDS). L’accesso ai percorsi dell’area materno-infantile è inoltre segnalato quale settore ad alta prevalenza che richiede formazione specifica del personale sanitario alla diversità culturale. Sono temi trattati dalle politiche la tutela della salute mentale di rifugiati e richiedenti asilo, per i rischi collegati al percorso migratorio, e la tutela della salute mentale infantile e delle seconde generazioni per fattori culturali e sociali collegati “alla doppia

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appartenenza culturale, alla distanza sociale, alla discriminazione e al basso livello socio- economico.”

Strategie

Sono definite strategie specifiche di sviluppo dei servizi sanitari che riguardano l’accesso e le strategie interculturali, le strategie di partecipazione e quelle di commitment organizzativo.

Nel piano sono individuate azioni per migliorare sia l’accesso legale che l’accessibilità. Si propone a proposito lo sviluppo di linee-guida per l’applicazione della normativa e la formazione degli operatori. La formazione degli operatori è indicata quale strategia di promozione dell’accessibilità ed intervento per favorire conoscenze sul tema dell’“interculturalità”. Un’altra misura individuata a livello clinico riguarda lo sviluppo di équipe multidisciplinari. Più volte nel documento è espresso il bisogno di un potenziamento dei servizi di mediazione culturale e interpretariato, nello specifico nei servizi consultoriali. Per favorire l’accesso si propongono strategie di informazione sanitaria e orientamento dei servizi per l’utenza. Le politiche individuano, inoltre, come strategie di integrazione la promozione della lingua italiana quale strumento per favorire l’accesso ai servizi.

Il tema della partecipazione è affrontato in una sezione specifica per le politiche di promozione della partecipazione alla vita pubblica come sostegno allo sviluppo di una “comunità plurale”. Per quanto riguarda le pratiche partecipative dei servizi sanitari in riferimento all’accesso della popolazione di origine migrante, il piano propone l’implementazione della figura dell’educatore sanitario di comunità (ESC) come strategia di empowerment delle comunità e di sviluppo delle competenze degli operatori sugli aspetti culturali legati alla salute. Per favorire la partecipazione dell’utenza, inoltre, si suggerisce lo sviluppo di materiale informativo e di strumenti di comunicazione interculturale anche attraverso la struttura di riferimento regionale (l’Albero della salute). La partecipazione si promuove attraverso il coinvolgimento dell’associazionismo, il sostegno dei dispositivi organizzati quali le “consulte degli stranieri” e il coinvolgimento delle seconde generazioni. Nel documento si promuove il “sociale di iniziativa” come strategie di ascolto dei bisogni dei gruppi più vulnerabili attraverso la creazione di reti e relazioni nel territorio. In particolare, un aspetto più volte citato riguarda lo sviluppo di forme di collaborazione fra pubblico e privato e la formalizzazione della collaborazione tra diversi stakeholder coinvolti nell’accoglienza dei richiedenti asilo.

Quali pratiche a sostegno del commitment organizzativo, sulla base di criticità evidenziate nel contesto locale, come la disomogeneità di implementazione nella regione e lo scarso coordinamento aziendale, le politiche indicano lo sviluppo di dispositivi di leadership a livello aziendale e regionale. Si indica l’individuazione di responsabili aziendali a diversi livelli aziendali le cui responsabilità, vagamente definite, riguardano l’efficienza dei servizi e l’integrazione di informazioni demografiche-epidemiologiche, organizzative e amministrative.

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