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Aree di miglioramento per favorire pratiche partecipative nella produzione delle politiche e nello sviluppo dei serviz

RISULTATI DALLE POLITICHE ALLE PRATICHE NEI CONTESTI SANITARI: ANALISI DOCUMENTALE ED ESPLORAZIONE DELLA

3.2 Le politiche regionali su competenza culturale, equità e sensibilità alle differenze: la percezione degli stakeholder

3.2.2 Emilia-Romagna

3.2.2.9 Aree di miglioramento per favorire pratiche partecipative nella produzione delle politiche e nello sviluppo dei serviz

Le aree di miglioramento per favorire l’implementazione di processi partecipativi sono riconducibili sia a strumenti per favorire il coinvolgimento dei soggetti, sia a strumenti per favorire l’impegno delle organizzazioni.

Sul primo versante, parte delle azioni di miglioramento identificate riguardano il problema della rappresentatività.

Si indicano quali strategie su cui investire la “mappatura” e, in particolare, il “riconoscimento” e il supporto alle associazioni locali e dei gruppi locali nell’idea di promuovere processi partecipativi dal basso su problemi rilevanti e concreti per i diversi attori. Per favorire la rappresentanza, la capacità di incidere sui processi partecipativi e mantenere relazioni collaborative, bisognerebbe per alcuni incrementare esperienze di formazione sul diritto alla salute e sulle normative di accesso.

La Casa della Salute dovrebbe essere lo spazio sia dell'integrazione sociale sanitaria e sia del rapporto con i cittadini, della partecipazione proprio quindi quello potrebbe essere l'ancoraggio… dove a partire dalle discussioni, appunto, non c'è il cartello…discussioni concrete che sono quelle dove le persone si agganciano perché se tu vuoi fare la partecipazione sulla macro-politica- regionale anche lì è difficile che chiami il muratore marocchino al tavolo se devi discutere di come può funzionare meglio un servizio e sono comunque difficile però magari la donna marocchina che accede al servizio per la gravidanza invece può essere un punto di contatto per un'interlocuzione un po' più alta per la costruzione….quindi partendo da lì bisognerebbe riaprire degli spazi di partecipazione (I.1; Accademia e Terzo settore, Emilia-Romagna)

Pareri contrastanti sono emersi sul dispositivo della consulta degli stranieri, quale dispositivo in grado di favorire partecipazione. Nella logica dello sviluppo di processi partecipativi dal basso, alcuni intervistati sostengono l’utilizzo dei servizi sanitari come luoghi stabili di scambio e confronto fra utenza e comunità.

Promozione della salute/segretariato sociale culture-oriented perché la cosa che io personalmente ho visto fare da incubatore ai processi di questo genere è stato quello di individuare dei luoghi istituzionali stabili. Cioè che le asl si facciano garante di luoghi istituzionalmente deputati alla programmazione degli interventi. Cioè aprire dei luoghi riconoscibili, partecipabili e aperti a quel che sono la parte sane e propositiva del territorio. ….. Quindi stabilire come si fa anche per altre parti del terzo settore, quali sono dei requisiti, dei principi di funzionamento minimo da associazioni nazionali, da associazioni etniche transnazionali (I.7; Terzo Settore, Emilia-Romagna).

Sul secondo versante, gli strumenti per favorire l’impegno delle organizzazioni verso pratiche partecipative riguardano l’investimento in risorse specifiche dedicate, quali la presenza di figure professionali e persone di collegamento con la comunità.

Alcuni partecipanti riconoscono l’importanza di un investimento sul livello manageriale, attraverso la formazione, anche per favorire la comprensione dei benefici per la qualità dei servizi. A livello regionale, infine si propone la costituzione di tavoli stabili con gli attori del terzo settore, una sinergia più forte tra assessorato alle politiche sociali e le politiche sanitarie e

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maggiore chiarezza nelle politiche dedicate alla partecipazione, intesa come presenza di indicatori chiari e valutabili collegati alla partecipazione di persone straniere ai servizi.

3.2.3 Toscana

3.2.3.1 Il sostegno delle politiche regionali all’implementazione di servizi culturalmente competenti e sensibili alle differenze

I partecipanti fanno riferimento a differenti politiche a sostegno dello sviluppo dei servizi in un’ottica di equità, in particolare per la popolazione straniera.

Alcuni fra gli intervistati valorizzano la qualità delle politiche socio-sanitarie regionali improntate alla promozione delle salute e alle cure primarie e un approccio sistemico all’implementazione della CC, che riduce la presenza di servizi dedicati esclusivamente all’utenza straniera.

In termini di politiche di accesso sono citati come segni del commitment della Regione, il recepimento dell’Accordo Stato-Regioni e la scrittura di linee-guida Regionali per la sua applicazione. Alcuni descrivono un avanzamento delle politiche regionali soprattutto attraverso la costituzione del Centro Regionale “Salute Globale” che si occupa del coordinamento regionale delle aziende sanitarie sul tema della salute dei migranti, e l’attenzione posta alla salute di richiedenti asilo e rifugiati (attraverso politiche specifiche o il sostegno ad esperienze locali). Pur riconoscendo una sensibilità generale al tema, non per tutti è chiaramente leggibile l’orientamento delle politiche Regionali attraverso documenti o normative, piuttosto si fa riferimento all’esperienza diretta o alla conoscenza di finanziamenti specifici.

Un parroco che ha aperto la parrocchia a tutti quelli che hanno bisogno di un tetto, quindi lui ha un centinaio di ragazzi e ragazze migranti che sono stati revocati, che non sono in accoglienza che alcuni sono fuoriusciti dalla tratta, che non hanno dove andare e lui li sta ospitando, noi stiamo un po' supportando dal punto di vista sanitario e naturalmente lui ha avuto un sacco di attacchi politici... e la regione Toscana ha stretto due settimane fa un accordo con lui per supportare la sua esperienza. (I.12,Terzo settore, Toscana.)

Sono presenti tuttavia voci critiche per la priorità data al tema della salute degli stranieri e della CC e alla sua traduzione in pratiche nei servizi sanitari; in particolare, viene posto come critico un focus eccessivo sulle “procedure” dell’accesso a discapito di una visione sistemica dei servizi sanitari che favorisca l’accessibilità a tutti i pazienti attraverso un modello e una cultura organizzativa di “centratura sulla persona”.

Non tutto questo si può ridurre a una questione di procedure, credo che sia un problema diverso.. ci sono state delle cose interessanti e anche delle cose meno interessanti. A volte si pensa forse che la nostra regione sia un modello assoluto virtuoso, ma, secondo me, le cose vanno viste con un po' più di.. non c'è bianco e nero…C'è una scarsa disponibilità ad essere accessibili di fronte al cliente esterno. Questo è un limite della pubblica amministrazione in generale e non credo si risolva facendo le linee guida tematiche (I.13, Servizi Sanitari, Toscana.)

3.2.3.3 I dispositivi di coordinamento regionale

In Toscana con la legge regionale del 2015 di riorganizzazione del servizio sanitario regionale è stato istituito il centro di coordinamento regionale “Centro Salute Globale” che si occupa di cooperazione internazionale e salute dei migranti, in collegamento con una rete di referenti

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aziendali definiti da delibera regionale. Ogni azienda della Regione Toscana ha nominato, quindi, referenti aziendali sulla salute dei migranti. È una struttura di supporto all'assessorato, che si basa per il suo funzionamento, in termini di risorse umane, sulla convenzione con due attori del privato sociale che coordinano le attività del centro per la salute dei migranti. Attraverso il collegamento con le aziende sanitarie, svolge una funzione di monitoraggio dell’applicazione delle politiche definite a livello Regionale.

Grazie al coordinamento regionale, per l’implementazione di pratiche “migrant-sensitive” nei servizi, si stanno formando alcuni gruppi interaziendali, con esperti delle aziende sanitarie, per la scrittura di raccomandazioni sui temi dell’accertamento della minore età dei richiedenti asilo, sulle vaccinazioni, sulla mediazione culturale e la salute materno-infantile. In aggiunta sono organizzate esperienze formative nelle aziende e con i referenti aziendali e si sta implementando un progetto, in diversi comuni, di alfabetizzazione sanitaria. L’impegno verso l’implementazione di pratiche CC, si sviluppa, quindi, anche attraverso un’azione di fundraising per l’attivazione di progetti specifici. Il Centro di Salute Globale presenta fra le sue attività il coordinamento di una rete per definire i bisogni di salute che coinvolge sia gli enti gestori sia associazioni di advocacy sul tema della salute dei migranti (in particolare il GRIS Toscana). Inoltre, in modo più formalizzato è stato istituito un tavolo di concertazione “osservatorio sulla salute dei migranti” che si riunisce due/tre volte all’anno con diversi stakeholder tra cui ASGI12, GRIS, e due

associazioni dell’associazionismo straniero.

L'assessorato decide di contattare quel servizio che sta in difficoltà poi attraverso il Gris noi siamo il punto raccogliamo le segnalazioni che ci segnalano delle disfunzioni che poi noi portiamo all'attenzione dell'assessorato. Per esempio, un caso specifico sull'esenzione. Criticità sulle esenzioni sono state poste all'attenzione ed è stata scritta una circolare a tal proposito. Noi facciamo da ponte da questo diciamo livello locale rispetto ad alcune criticità e le portiamo a livello di chi può decidere e dare poi delle indicazioni più stringenti. (I1, Terzo Settore, Toscana.) La capacità del dispositivo di coordinamento regionale di favorire l’implementazione nei contesti organizzativi locali appare, però, per alcuni, ambiguamente sospesa fra il livello regionale e quello locale:

Ha avuto delle deleghe però le delibere, tutte le parti diciamo esecutive sono ancora in mano alla, alla regione e... Però non c’è in regione in realtà un fisso che si occupa di queste cose. Quindi la situazione è un po’ ambigua, nel senso che il livello di responsabilità rimane ben saldo in regione e... Queste deleghe che la regione ha dato al centro di salute globale riguardano la formazione, riguardano, diciamo, la produzione di linee guida eccetera, però dal punto di vista ehm operativo, mmh, eh... Il centro di salute globale non può dare degli indirizzi alle direzioni generali ecco... (I.11, Accademia e Terzo Settore, Toscana.)

Alcuni hanno messo in evidenza un’attribuzione limitata di risorse che agisce attualmente sulla capacità di coordinamento all’implementazione nei servizi sanitari locali. Inoltre, la funzione organizzativa dei referenti aziendali è apparsa come una variabile importante per il coordinamento dal livello regionale a quello locale. In particolare, la possibilità di un’efficacie integrazione fra il livello regionale e locale è collegata alla specificità del ruolo aziendale rispetto ai temi dell’equità e della promozione della salute dei migranti, alla posizione più o meno periferica nell’organizzazione, all’assegnazione di quote tempo e al sostegno organizzativo ricevuto.

12 Associazione Studi Giuridici sull’immigrazione. Associazione nazionale impegnata in attività di ricerca

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