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Una biografia singolare

Nel documento Gustavo Modena. Teatro, arte, politica (pagine 35-37)

A ben vedere sono poco più di una decina gli anni durante i quali Modena realizza in teatro le sue cose più significative: fra il 1825 e il 1830, e poi fra il 1840 e il 1848. È sorprendente considerare la brevità di questo arco di tempo a fronte dell’importanza e della profondità del segno lasciato dall’attore nel teatro italiano.

Va certo tenuto conto che Modena prosegue a recitare anche dopo l’interruzione del 1848, una volta conclusa l’intensa attività politica e combattente del ’48-’49. Pur se meno continuativamente, calca le sce- ne fino alla fine della sua vita (morirà nel febbraio del 1861). Eppure, sempre più solitario e incupito, negli ultimi dieci anni si dedicherà so- prattutto a tornare su ciò che aveva realizzato in precedenza. Un pe- riodo comunque importante, fatto di alcuni memorabili guizzi solita- ri, che se per un verso contribuiscono a consacrarne ulteriormente la fama di grande maestro e riformatore, per un altro rischiano di lascia- re in ombra la fase precedente, per molti versi più importante e senza la quale difficilmente potremmo oggi cercare di comprendere davvero la sua arte.

Pochi anni dunque. Concentrati fra l’esordio con la compagnia Fabbrichesi, nell’autunno del 1824, e l’ondata rivoluzionaria del 1848; e intervallati dal lungo esilio, fra l’inizio del 1831 e la fine del 1839.

È vero che Modena muore relativamente giovane, cinquantotten- ne, e che la sua attività teatrale non riesce a svilupparsi perciò quanto avrebbe potuto. Ed è vero che esordisce tardi, per i tempi, a 21 anni, essendo per di più figlio d’arte (Tommaso Salvini, anch’esso figlio d’arte, esordisce a 13 anni e a 14 è già in compagnia proprio con Mo- dena; Adelaide Ristori, in scena fin dalla tenerissima età, a 15 anni è scritturata nella Reale Sarda).

1 C. Meldolesi, Profilo di Gustavo Modena, cit., p. 14. Vedi anche, sempre di Mel- dolesi, Modena rivisto, cit., pp. 16-27.

2 M. Pieri, Tommaseo e il fantasma dell’opera, in “Atti dell’Accademia Roveretana degli Agiati”, 2004, ser.VIII, vol.IV, A, fasc.II, p. 272.

Ma è soprattutto da ricordare che la vita di Modena non è fatta unicamente di teatro, e che non può in ogni caso essere limitata alla sola attività sulla scena. Quella di Modena è piuttosto una biografia da circoscrivere entro il perimetro largo e sfaccettato di una militanza onnicomprensiva: artistica, culturale, politica. Egli fu in questo senso un intellettuale vero, a tutto tondo, una figura unica e speciale nella scena (e nella cultura) italiana, il protagonista riconosciuto di “una grande avventura culturale”1.

Non a caso Marzia Pieri, scrivendo di Niccolò Tommaseo, ha acco- stato il nome di Modena a quelli di Manzoni e Mazzini: Tommaseo, osserva la Pieri, “è lontanissimo dal razionalismo estetico o dall’ampio respiro progettuale di altri intellettuali della sua epoca, da Manzoni a Mazzini a Gustavo Modena”2.

Già abbiamo visto come il paragone con Manzoni fosse ben pre- sente ai contemporanei, e in quale considerazione lo stesso Manzoni tenesse Modena. Di non minore importanza la sottolineatura che va fatta – richiamata implicitamente da Marzia Pieri – della fitta rete di rapporti che Modena tessè nel corso della sua vita con i principali in- tellettuali italiani, di cui è ampia traccia nel ricchissimo epistolario, e fra di essi proprio Tommaseo e Mazzini, complice il comune esilio de- gli anni Trenta e la intensa militanza politica nelle fila repubblicane.

Torneremo più avanti sui rapporti di vicinanza, ma anche di di- stanza, fra il romanticismo di Manzoni o Mazzini (e di Tommaseo), e l’intreccio più complesso e problematico di elementi romantici e illu- ministici presente nell’arte e nel pensiero di Modena. Per ora fermia- moci a sottolineare come per quest’ultimo il teatro sia solo uno dei tasselli di un mosaico ricco e multiforme: ora parte davvero integrante di un percorso rivoluzionario (così è almeno fino alla delusione della metà degli anni Quaranta per il fallimento della cosiddetta compagnia “dei giovani”), ora invece mezzo di sostentamento in grado di consen- tirgli di occuparsi anche di altro.

Sempre, comunque, elemento parziale di una scelta più ampia e complessiva.

La vita di Modena coincide in questo senso con una continua op- zione di campo, con la risposta a una urgenza imprescindibile. In lui

3 T. Grandi, Gustavo Modena attore patriota (1803-1861), Nistri-Lischi, Pisa 1968, pp. 24-31.

4 La presenza di Modena con la compagnia Fabbrichesi è documentata sin dalle recite veneziane al San Benedetto inaugurate il 18 settembre 1824. Nell’agosto il suo nome non compariva ancora nell’elenco degli attori della compagnia (vedi “Teatri Arti e Letteratura” del 12 agosto 1824); peraltro, nell’annuncio dell’organico del 1824, pre- parato alla fine del 1823, la presenza di Modena non era prevista (vedi Elenco della Co-

mica compagnia Fabbrichesi per l’anno 1824, in Archivio di Stato di Padova, Fondo T. Verdi, busta 85). Sulla rivista “Varietà teatrali” si può leggere, da settembre in avanti, il

repertorio della compagnia man mano che viene annunciato. Sulla figura di Fabbriche- si vedi A. Bentoglio, L’arte del capocomico. Biografia critica di Salvatore Fabbrichesi

(1772-1827), Bulzoni, Roma 1994. Dello stesso Bentoglio vedi anche, sui primi anni di

attività di Modena, Documenti e note per una biografia del giovane Modena (1824-

1831), in AA.VV., Ripensare Gustavo Modena, cit.

5 Vedi la lettera del 13 novembre 1824 da Milano, in: Archivio Storico della città di Torino, Carte sciolte, f. 6260

il bisogno dell’intervento politico è tutt’uno con la necessità dell’in- tervento artistico, o dell’intervento culturale, o dell’invettiva morale. Di qui l’asprezza, la rabbia, il sentimento, la lucidità di Modena, ecce- zionalmente riflessi dal suo epistolario: un artista che non conosce mai il confine fra l’attore, il polemista, il politico, il moralista. Circo- stanza questa che se finisce per limitarne dal punto di vista quantitati- vo la presenza sulle scene, contribuisce a fare di lui uno degli artisti forse più interessanti e completi che il teatro italiano abbia avuto.

Nel documento Gustavo Modena. Teatro, arte, politica (pagine 35-37)