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Uno stretto intreccio

Nel documento Gustavo Modena. Teatro, arte, politica (pagine 165-168)

Sì è detto del legame profondo, nella biografia modeniana, fra arte e politica.

Modena non è semplicemente un attore che si interessa anche di politica ma un intellettuale a tutto tondo che non conosce la separa- zione fra mondo artistico e mondo morale, fra pensiero e azione, fra teatro e contesto in cui questo si colloca.

Come abbiamo già sottolineato nei capitoli precedenti, la scena per Modena non è che una delle tessere di un mosaico più complesso che, solo, è in grado di giustificare e spiegare i singoli tasselli. È precisa- mente la sua concezione politica a rendere ragione fino in fondo di ciò che egli fa in teatro, così come sono proprio le ragioni intime del suo teatro a illuminare e significare meglio le sue convinzioni politi- che. L’una sfera accoglie e rende possibile l’altra.

Si tratta peraltro di una caratteristica tipicamente ottocentesca del- l’intellettuale – che si nutre spesso di una filosofia della praxis – e che in Modena risulta ben evidente.

D’altra parte così come il profilo intellettuale per esempio di Maz- zini – per restare agli anni e ai legami modeniani – si compone com- plessivamente anche della sua attività di critico letterario e musicale, e ciò nondimeno l’importanza di Mazzini per noi risiede oggi soprattut- to nel suo impegno politico, allo stesso modo la figura di Modena ma- tura nell’intreccio e nella combinazione di diversi interessi, artistici e politici, ancorché la sua importanza risieda ai nostri occhi essenzial- mente nell’attività teatrale.

Caratteristiche dunque entro certi limiti scorporabili, quella politi- ca di Mazzini e quella artistica di Modena, ma che in fondo si spiega- no entrambe davvero solo se collocate nella complessità dell’intreccio

1 Lapi, Città di Castello 1884.

2 Gustavo Modena. Politica e Arte. Epistolario con biografia (1833-1861), Barbera, Firenze 1888.

3 A. Centelli, Gustavo Modena, in “L’Illustrazione italiana”, 4 giugno 1893.

fra le pulsioni e gli interessi diversi, eppure complementari, che com- pongono i rispettivi profili.

È bene sottolineare questo aspetto della biografia modeniana, per- ché nel corso del tempo, et pour cause, la cosa non si è rivelata così pacifica. Modena ancora vivo, alcuni detrattori hanno appuntato le proprie critiche sulla radicalità delle sue idee politiche per scalfirne la figura, operazione altrimenti ben più difficile sul piano artistico: trop- po evidente – come abbiamo giù più volte osservato – lo straordinario talento scenico.

Ma è poi soprattutto la memoria di Modena dopo la morte a risen- tire dei tentativi di separare l’ambito artistico da quello politico. In particolare nello scorcio di fine Ottocento, quando la traccia lasciata dall’attore è ancora ben viva nell’humus teatrale e culturale italiano.

La biografia di Bonazzi esce nel 1865 e viene ripubblicata nel 18841. Un primo epistolario modeniano vede la luce nel 18882. Ci so-

no poi le memorie degli attori che si formano al suo fianco, in partico- lar modo quelle di Ernesto Rossi (edite fra il 1885 e il 1889) e di Tom- maso Salvini (nel 1894) a tenere viva l’attenzione su di lui; e poi altri scritti (per esempio il già più volte citato libro di Andrei sugli Attori

italiani, del 1899, “da Gustavo Modena a Ermete Novelli” appunto) e

i frequenti richiami al suo magistero nelle discussioni teatrali sui pe- riodici del tempo.

Se risulta insomma impossibile in questi anni rimuovere l’ingom- brante eredità dell’attore, ancora troppo presente fra le pieghe della vita teatrale, si fa strada però una lettura dell’attività modeniana tesa a separare sempre più nettamente l’artista dall’uomo politico, isolan- do e circoscrivendo il primo e sminuendo il secondo. Ne è una testi- monianza – una fra le molte possibili – uno scritto commemorativo di Centelli, del 1893, pubblicato sull’“Illustrazione italiana” nel novan- tesimo della nascita, che invita gli estimatori di Modena a concentra- re le proprie attenzioni esclusivamente sull’altezza artistica modenia- na, lasciando risolutamente da parte la questione politica3. Una via

pre-crociana, che espunge la complessità del fenomeno estetico in fa- vore di una astratta grandezza artistica. Come se questa, nel caso di

4 Grandi pubblica nel 1955 l’epistolario modeniano (E), nel ’57 una raccolta degli scritti (S) e infine nel 1968 una biografia completa (T. Grandi, Gustavo Modena, cit.).

Modena (come in qualsiasi altro caso), non affondasse saldamente le proprie radici nella complessa e ricca visione del mondo dell’artista. E, soprattutto, come se la prima e la seconda non fossero strettamente intrecciate, sino a rendere l’una inspiegabile senza l’altra.

Questo modo di guardare retrospettivamente a Modena ha natu- ralmente anche l’effetto di edulcorarne la vis polemica, ‘limitandola’, per così dire, al solo versante dell’arte (considerato separato) ed espungendo così la sua durezza critica, che può emergere solo se cali- brata all’interno di un più complessivo sguardo sul mondo.

Bisognerà aspettare il secondo Novecento per una nuova messa a fuoco della complessità della figura di Modena, a partire soprattutto dalle indagini di Terenzio Grandi4, che, per reazione agli studi tardo

ottocenteschi e poi primo novecenteschi (e riflettendo evidentemente una temperie culturale ben diversa), finiscono per sottolineare forse sin eccessivamente il tratto politico, declinato qui nella forma anch’es- sa un po’ edulcorata del “patriottismo”. È il Modena “attore patrio- ta”, come recita appunto il titolo dell’importante biografia di Grandi pubblicata nel 1968. Un libro con molti meriti, di cui gli studiosi con- tinuano a giovarsi soprattutto per la ricostruzione biografica, che nel clima di quegli anni finisce però per confermare una lettura nuova- mente non del tutto equilibrata del rapporto fra arte e politica in Mo- dena, tornando sì a dare un peso rilevante a entrambi i momenti ma finendo più in profondità per sottovalutare il loro stretto intreccio e l’influenza reciproca.

Modena infatti è contemporaneamente attore e politico. Non nel senso che sempre, per forza, i due frangenti coincidano nella concre- tezza della sua biografia. Anzi, nella maggior parte dei casi si tratta di momenti separati dal punto di vista dei tempi in cui si realizzano. Si è già detto per esempio delle lunghe interruzioni dalla scena a fronte del coinvolgimento diretto nelle battaglie risorgimentali.

Si tratta piuttosto della contemporaneità di due aspirazioni profonde, che agiscono sotterraneamente insieme. Per un verso, di un modo di essere attore in cui la pulsione politica è sempre presente sottotraccia, non solo nelle forme più esplicite (come è il caso per esempio della scelta del repertorio) ma anche, più sottilmente (e più

Arte e politica: le Dantate 167

5 G. Modena, I pratici e i vaporosi, ora in S, pp. 102-103.

6 Vedi F. Della Peruta (a cura di), Scrittori politici dell’Ottocento, tomo I, Giusep-

pe Mazzini e i democratici, Ricciardi, Milano 1969, p. 848.

7 Ivi, p. 845. Sull’attività politica di Modena, oltre ai già citati volumi di Grandi e

Scrittori politici dell’Ottocento, vedi: F. Della Peruta, Mazzini e i rivoluzionari italiani,

Feltrinelli, Milano 1974; C. Meldolesi, Profilo di Gustavo Modena, cit; A. Arisi Rota,

Gustavo Modena, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto della Enciclopedia Ita-

liana, Roma 2011, vol. LXXV, ad vocem; i saggi di Lorenzo Mango (I dialoghi politici di

Gustavo Modena) e Fernando Gioviale (‘Benedizione del cristianesimo’. Per una lettura futuribile del dialogo “Il negoziante, e il carrettiere”) in AA.VV., Ripensare Gustavo Modena, cit; A. Scannapieco, “Quella abborrita gogna che chiamano teatro”: la “scena” risorgimentale nella lente di Gustavo Modena, in “Il Castello di Elsinore”, n.65, 2012.

incisivamente), nel precipitato profondo della poetica artistica, come abbiamo già cercato di evidenziare e come vedremo anche in questo capitolo.

Per altro verso, si tratta di un modo di fare politica in cui vibra, più o meno esplicitamente, eppure sempre con una certa evidenza, la corda apparentemente più leggera (ma capace di una singolare durez- za) propria dell’approccio “vaporoso” – il termine è di Modena – tipi- ca dei “fantastici”, quelli che “hanno acquistato il nome di sognatori, poeti, utopisti, vaporosi, frenetici”, che “si ostinano a voler realizzare delle fantasie giuste, ma fuori di tempo, e che costano caro”5.

Nel documento Gustavo Modena. Teatro, arte, politica (pagine 165-168)