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Capitolo IV La vita di Sugawara no Michizane

5. L’ascesa e la caduta

5.7 Brina e crisantemo

Osserviamo più nel dettaglio una poesia composta in occasione di un mitsuen.

Nel nono mese del secondo anno dell’era Kanpyō (890), Uda convoca dodici letterati tra cui Michizane, e gli dà l’ordine di comporre fu e shi sui temi di etica della politica e fedeltà dei ministri come visto sopra. In particolare per lo shi dà esplicitamente l’ordine di comporre usando l’immagine della “fredda brina” e del “tardo crisantemo”.247 Michizane, oltre a scrivere lo shijo cioè la prefazione a tutto il mitsuen, spiegando tramite il riferimento alla tradizione cinese l’ordine dell’imperatore di comporre su questi temi, scrive anche il seguente shi.

霜菊詩 肅氣凝菊堰 烈朶帶寒霜 結取三危色 韜將五美香 逼簾金碎鍊 依砌麝穿囊 時報豐山警 風傳麗水芳 似星籠薄霧 同粉映殘粧 戴白知貞節 深秋不畏涼248

Poesia di brina e crisantemo

L’aria stringente si concentra sul cumulo del crisantemo Lo stelo erto si cinge di brina gelata

Lega a sé i colori del monte Sanwei249

Avvince i cinque profumi della Virtù

D’appresso alla finestra [il crisantemo] è di oro levigato

Accanto alla sponda, come aroma di muschio trapassa il sacco250

Ed ecco risuonano le campane del monte Feng251

Il vento ci porta dal fiume Lishui252 l’aroma

Simile a stella nascosta nella sottile nebbia

Come traccia di trucco ancora impressa su di un viso incipriato Col biancore ricevuto [dalla rugiada] fa conoscere la sua devozione Dell’autunno inoltrato non teme il freddo.

Innanzitutto, l’elemento “politico” richiesto dall’introduzione dell’incontro, e cioè «esprimi il sentimento attraverso il quale si realizza la devozione del ministro» viene risolto soltanto negli ultimi due versi, con il termine zhenjie 253che significa devoto, ma anche casto e puro, riferito sia al

247 寒霜晩菊. 248 KBKK IV-332.

249 Sanwei 三危 è nome di una montagna in Cina dove si dice vivessero tre uccelli azzurri dai bellissimi colori. 250 Verso di difficile interpretazione. Siamo qui in una dimensione che mano a mano si distacca dalla realtà, dunque il

riferimento al profumo del muschio che perfora il sacco potrebbe essere qualcosa di mutuato dalla poesia cinese, ma Kawaguchi non ne fa menzione, e personalmente credo si possa soprassedere su quello che al massimo si rivelerà essere un ulteriore esempio della profonda conoscenza di Michizane per le lettere cinesi.

251 Feng shan豊山: toponimo riportato nel Shanhai jing 山海経 (antico testo di geografia) secondo il quale sul Monte

Feng vi sarebbero nove campane, che risuonano spontaneamente quando si posa la brina notturna. Kawaguchi 1966.

252 Lishui 麗水 è il nome di un fiume nella regione cinese dello Zhejian, dal quale si dice si ricavasse l’oro, e nella cui

valle pare crescessero dei crisantemi miracolosi. Kawaguchi 1966, ibid.

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puro biancore del crisantemo coperto di brina, sia alla castità della dama alla cui bellezza il fiore viene paragonato, sia alla devozione del funzionario – che è infine il tema reale della poesia. I primi dieci versi non sono in nessun modo correlati al tema della fedeltà del ministro al sovrano, ma riportano solamente una serie di riferimenti e citazioni a gushi e immagini cinesi relativi al crisantemo. È probabilmente questo scompenso tra il contenuto politico – o forse sarebbe più corretto dire morale, comunque sia di carattere confuciano – e la descrizione estetica fine a se stessa, che costò a questo genere di poesie la critica di “poesia inutile” da parte dei confuciani non-poeti criticati da Michizane. Ma come fa notare Fujiwara,254 l’aspetto più puramente estetico della poesia di Michizane è un qualcosa di assolutamente imprescindibile dall’impegno politico – che sappiamo essere stato, a differenza di quello del padre Koreyoshi, ben concreto – che pure viene rappresentato in percentuale così ridotta – solo due versi – in questa e altre poesie.

La lettura di Fujiwara è probabilmente corretta, ma io vorrei far notare come questo stile di Michizane di risolvere negli ultimi versi il senso portante della poesia, non sia una caratteristica esclusiva di questo poeta. Anzi proprio in poeti cinesi come Bai Juyi o Meng Haoran possiamo trovare esempi simili:

酬夢得暮秋晴夜對月相憶 霽月光如練 盈庭復滿池 秋深無熱後 夜淺未寒時 露葉團荒菊 風枝落病梨 相思懶相訪 應是各年衰255

Nostalgia di una sera d’autunno, guardando la luna in seguito a un sogno. Passata la pioggia, la luce lunare è simile a seta,

inonda il giardino, di nuovo riempie lo stagno. È autunno avanzato, passata è la calura; giovane la notte, non infreddolisce ancora.

La rugiada sulle foglie, imperla crisantemi appassiti, il vento tra i rami, stacca pere marcite.

Va a te il pensiero, ma manco della forza per seguirlo, forse è perché entrambi, ci segnano gli anni.

夏日南亭懷辛大 山光忽西落 池月漸東上 散髮乘夜涼 開軒臥閑敞 荷風送香氣 竹露滴清響 欲取鳴琴彈 恨無知音賞 感此懷故人 中宵勞夢想256 254 Fujiwara 2002, p. 196. 255 QTS 457.

Un giorno d’estate al padiglione del sud, pensando a Xin Il giorno è scomparso ad un tratto a l’ovest, sul monte. Lentamente la luna si leva a l’est, dallo stagno.

I capelli sciolti offro alla brezza della sera, nella veranda aperta riposo libero nella vastità. Dai fiori di loto il vento viene, alito profumato, fra i bambù la rugiada odo stillare distinta. Del liuto vorrei suscitare le corde,

ma, ahi, mi manca chi intende il senso dei suoni. E si desta ora la nostalgia dell’amico di un tempo, nella notte pensiero angoscioso del sogno.257

Nella poesia di Bai Juyi la descrizione dell’autunno che avanza fa da introduzione – verrebbe quasi da dire jo, proprio nel senso della retorica waka – al pensiero dell’amico lontano e della vecchiaia. Nella poesia di Meng Haoran invece, l’iniziale descrizione della quiete serale e il conseguente rilassamento dalle fatiche della giornata, viene contraddetta, smentita quasi dall’effetto che porta, e cioè il pensiero dell’amico e della solitudine negli ultimi quattro versi.

È noto come Michizane e i suoi contemporanei avessero una buona conoscenza dei poeti del medio-Tang – come Meng Haoran258 – e in particolare una perfetta conoscenza e profondo amore per Bai Juyi, e non penso sia sbagliato supporre che questo stile di Michizane rifletta l’esempio cinese. Comunque sia, questa attenzione per l’estetica della parola è una costante di Michizane anche nelle sue poesie allegoriche più esplicitamente connesse all’argomento politico e sociale, composte al di fuori degli incontri di poesia a corte. È un comportamento che, come dice Fujiwara,259 rappresenta una “abitudine” del poeta Michizane senza la quale non avrebbe modo di esprimersi. Una specie di lucida e profonda sensibilità espressa dall’uso della similitudine che, presenta molti punti in comune con le poesie del Kokinshū.

Questa doppia natura quasi contrapposta del carattere di Michizane, cioè la morale del confuciano e l’estetica del poeta, hanno, sempre secondo Fujiwara, la loro corrispondenza anche in Uda, il quale sebbene da un lato sarà come abbiamo visto animato da un sincero desiderio di realizzare il buon governo dettato dall’etica confuciana, dall’altro sarà molto attratto da una vita libera dalle noie burocratiche e dedicata alla contemplazione della natura e la fruizione delle arti come la poesia; tendenza questa che prenderà poi corpo – con disastrose conseguenze per Michizane – da lì a pochi anni con la sua abdicazione.

È però questa profonda somiglianza tra il sovrano e il suo ministro e la condivisione degli stessi valori – o dolori – che, più di ogni altro motivo più pratico e contingente, cementò questo legame di amicizia e fiducia che stava mettendo a rischio il predominio Fujiwara durato quasi mezzo secolo.

Questa armonia di gusto è riscontrabile non solo nella presenza di Michizane ai banchetti di poesia di Uda, ma anche nel suo presunto coinvolgimento nella redazione in quegli anni dello

Shinsen Man’yōshū,260

una raccolta in cui a ogni waka viene associato un kanshi di contenuto simile (cfr. III-2.3). Sebbene la vera paternità di Michizane a quest’opera sia del tutto discutibile, il fatto che in fonti autorevoli (e nella stessa introduzione del libro) venga indicato come il compilatore, ci fa capire che nel periodo Heian la figura di Michizane non era così univocamente associata al

kanshi come per certi versi avviene oggi, e risulta coerente con quella nuova corrente culturale che

prende corpo sotto il regno di Uda.

256 QTS 159. Meng Haoran.

257 Traduzione di Martin Benedicter. TSSBS 19.

258 Riguardo la conoscenza di questo poeta in Giappone abbiamo comunque scarsi studi, visto che la maggior parte

degli studiosi si è finora concentrata sul solo Bai Juyi.

259 Ibid.

260 Secondo una annotazione del Nihon kiryaku, nel venticinquesimo giorno del nono mese del quinto anno dell’era

Kanpyō: «Il nobile Sugawara presenta [all’imperatore] i due volumi dello Shinsen Man’yōshū». Cit. in Fujiwara 2002, p. 212.

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A giudicare dal tipo di manifestazioni e celebrazioni – pubbliche e private – tenute nella corte giapponese del IX secolo, notiamo infatti una profonda differenza tra l’inizio del secolo e la fine dello stesso. Se infatti al tempo di Saga il modello unico da imitare – per quanto riguardava costumi, feste, stile e poesia – era quello cinese, nel regno di Uda lo si riprende e continua sì, ma aggiungendovi elementi squisitamente giapponesi. Come si osserva dal fiorire di utaawase durante gli ultimi due decenni del IX secolo, il waka stava riprendendo pian piano il suo ruolo pubblico, condividendo lo spazio a corte con il kanshi.