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Capitolo V La poesia di Sugawara no Michizane

2. La poesia in esilio: il Kanke kōshū

2.4 Dialogo con la luna

Il riarrangiamento di elementi buddisti all’interno delle poesie, e l’integrazione di essi con immagini di altra natura (come quelle dai classici cinesi) è un’altra delle caratteristiche di Michizane. Vediamone un tipico esempio.

問秋月 度春度夏只今秋 如鏡如環本是鉤

45 KBKK k-497. I versi 5 e 6 sono contenuti anche nella sezione Senzai (“piantare i fiori” 前栽) del Wakanrōeishū.

WRS I-298.

46 Yuanliang: nome di corte di Tao Qian o Tao Yuanming (365-427), famoso poeta pre-Tang, amante dei fiori. 47 Shizun, in giapponese seson, è uno degli appellativi di Shakamuni, 釈迦牟尼世尊 (sanscr. Sakyamuni Lokanatha)

ovvero il cosiddetto budda storico, Siddharta.

114 為問未曾告終始

被浮雲掩向西流49

Chiedo alla luna d’autunno

Passata la primavera, passata l’estate, solo ora è l’Autunno,

tonda come specchio, come ruota, ma in principio [sottile] come un amo eri. Perciò ti chiedo, se finora mai tu hai posto “fine” o “inizio” [al tuo moto], perché allora, coperta dalle nubi sospese, scorri via verso occidente?

L’espressione «nuvole fluttuanti che coprono» il sole o la luna è un’antica metafora cinese – i primi esempi sono nel Chuci50 – che simboleggia l’offuscamento della virtù del sovrano per colpa dell’ingiustizia. L’immagine era già entrata anche nel waka, ad esempio nella poesia della monaca Kyōshin

おほぞらをてりゆく月しきよければ雲かくせどもひかり消なくに51

Il chiaro di luna che solca splendente il cielo infinito è sì limpido, che, seppure le nubi l’adombrino, mai si spegne la fulgida luce

scritta, secondo il kotobagaki del Kokinshū, in occasione della revoca dell’ingiusto ordine di destituzione dell’allora sacerdotessa del santuario di Kamo, la principessa Akirakeiko. La personificazione del sovrano con il sole che sorge si ha invece in un'altra poesia di Fujiwara no Yoruka, figlia di Kyōshin

峯たかきかすがの山にいづる日はくもる時なくてらすべらなり52

Il sole che sorge sul monte Kasuga dalla vetta suprema, illuminerà il mondo senza mai rannuvolarsi. Michizane aveva già fatto uso di questa allegoria in precedenza53 e il riferimento a questa immagine di origine cinese è palese. Nella poesia Chiedo alla luna d’autunno però sovrappone a questa immagine allegorica di nubi/ingiustizia l’immagine dello “scorrere” della luna nel cielo con il proprio “scorrere” (sia in giapponese che in cinese la parola “esilio” è composta dal carattere liú/ryū,54 cioè scorrere) in esilio verso occidente (quindi verso Dazaifu). Sebbene sia difficile stabilire una dipendenza diretta tra le poesie di cui sopra – la poesia di Kyōshin, composta probabilmente sotto il regno dell’imperatore Montoku (850-858), è fra l’altro precedente a quella di Michizane – queste poesie sono la dimostrazione dell’interscambio di immagini ed espressioni tra

waka e kanshi già dall’inzio della seconda metà del IX secolo; a proposito di questi due waka, se

consideriamo il fatto che le autrici sono donne, e quindi in quanto tali teoricamente escluse dallo studio del cinese, ci rendiamo conto di quanto determinate espressioni poetiche fossero ormai di uso e conoscenza comune, e non solo accessibili ai letterati più eruditi.55

49 KBKK k-510.

50 Per quanto riguarda il sole, il Gu yangliu xing古楊柳行 con il verso 讒邪害公正浮雲翳白日 (“Le calunnie

offendono la verità, le nubi fluttuanti offuscano il bianco sole”) Kawaguchi 1966, p. 739; per la luna vedere il commento di Wang Wan al Chuci caoju 楚辞草句: 妨遮忠良,害仁賢也。夫浮雲行則蔽月之光,讒佞進則忠良壅 也. Cfr. Gotō 1983.

51 KKS XVII-885. Sulla personificazione del sovrano con la luna vi è invece la precedente KKS XVII-885 di Ariwara

no Narihira. Nella poesia Tang un esempio di personificazione nella luna lo si trova in Li Bai, nell’elegia dedicata a Abe no Nakamaro Pianto per Chao Heng 哭晁卿衡.

52 KKS VII-364.

53 KBKK II-119, 雲生不放寒蟾素 «se escon le nubi, più non irradia, la fredda luna d’inverno, il suo candore». Cfr.

Hatooka 2005, p.198.

54 流.

55 Sull’eccezione alla regola delle “donne ignoranti sulle cose cinesi” ci sono vari studi, che affronto brevemente in

Anche il concetto di “scorrere” associato all’esilio è di origine cinese, per esempio in uno yuefu di Cao Zhi56 (192-232), celebre poeta esiliato, si legge

光景馳西流

nel paesaggio, scorro veloce verso occidente

ma Michizane non si limita ad immedesimarsi nella luna, bensì la personifica e la rende senziente, instaurando con essa un dialogo, che continua nella poesia successiva che scrive in vece della luna.

代月答

蓂発桂香半且円 三千世界一周天 天廻玄鑑雲将霽 唯是西行不左遷57

Risposta in vece della luna

L’erba almanacca58 fiorisce, e il lauro59 profuma, da mezza ch’io ero eccomi tonda. Per i Tremila Mondi60 attraverso il cielo,

E il cielo mi ruota, specchio misterioso,61 e le nuvole presto svaniranno.

Semplicemente è un andare, il mio, verso occidente: esilio non è.

Secondo Kawaguchi, Michizane delega alla luna la propria dichiarazione di innocenza62 riaffermando quindi ancora una volta la centralità del tema dell’ingiustizia in queste poesie, ma personalmente mi trovo più d’accordo con Hatooka nel riconoscere nelle ultime cinque poesie di Michizane un netto cambio di atteggiamento anche rispetto alle altre composizioni del Kanke kōshū. In queste due poesie Michizane «smette di piangere alla luna, e desiste anche dal denunciare alla luna [l’ingiustizia], e ad assimilarsi ad essa».63 Dunque, sebbene il riferimento alla propria condizione permane, non c’è più il rimarcare di quell’ingiustizia, tanto che, quelle nubi che coprono la luna non sono, a detta della luna stessa, in grado di bloccarne per molto tempo la luce.

È possibile che Michizane, ormai da più di un anno a Dazaifu, malato, avesse iniziato a sentire avvicinarsi la sua fine, e dunque possiamo rintracciare in queste poesie un ulteriore passo verso la rassegnazione all’accettare un destino ineluttabile. Il ruolo dell’elemento naturale come la luna o i fiori (nella poesia Piantando i crisantemi) passa quindi secondo Hatooka dall’oggetto che desta la tristezza – tramite i ricordi del tempo in cui contemplava quegli stessi luna e fiori alla capitale – in una pessimistica depressione, all’oggetto di una specie di sublimazione artistica delle sofferenze. In

56 曹植.

57 KBKK k-511.

58 L’erba ming, in giapponese koyomigusa, era una pianta che si dice crescesse nel giardino del leggendario

imperatore Yao (2358-2258 a.C.). In concomitanza con le fasi lunari, da questa pianta sbocciava un petalo (o foglia) al giorno per i primi quindici giorni, e poi ne cadeva una al giorno per i restanti quindici. Al momento del plenilunio quindi era in piena fioritura. Kawaguchi 1966, p. 522.

59 Altra immagine tradizionalmente associata alla luna per via di diversi gushi cinesi. Per esempio, quello che dentro

la luna crescesse un albero di lauro alto cinquecento zhang (1 zhang = 3 metri). Secondo altre leggende pare che fiorisse nel plenilunio d’autunno. Compare in alcune poesie del Kokinshū, IV-194, X-463, nonchè nel Baishi wenji (61), nella Poesia del lauro sul Monte Lu 廬山桂詩.

Secondo Hatooka queste ultime poesie di Michizane riprendono nella forma il modello di Bai Juyi in Tre versi tronchi per privato diletto 自戯三絶句. Hatooka 2005, pp. 186.

60 Abbreviazione del termine 三千大千世界, ovvero i Tremila Mondi della cosmologia buddista, vedi nota alla

poesia Sognando Amaro KBKK II-117.

61 Il termine xuan jian 玄鑑 (lett. “specchio nero”) racchiude secondo Kawaguchi tre significati: specchio misterioso,

spirito divino, volere celeste. Kawaguchi 1966, p. 522.

62 Kawaguchi 1966, p. 523. 63 Hatooka 2005, pp.218-219.

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questo, l’influenza della fede buddista è a mio parere determinante, e anche intrusiva nell’impianto lessicale delle poesie stesse: la luna che attraversa i «tremila mondi» ne è un esempio.