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Capitolo V La poesia di Sugawara no Michizane

5. Michizane, modello per l’ideale poetico di Ki no Tsurayuki?

5.7 Chisato sì, Kudai waka no Fino allo Shin Kokinshū

Ma non è solo nelle introduzioni che il Kokinshū tradisce la sua natura di costrutto “anti-kanshi”: anche nella selezione delle poesie si tende a escludere quelle che troppo manifestamente tradiscono il loro debito verso la poesia cinese. Esemplare è la quasi totale assenza nel Kokinshū dei kudai

waka (poesie giapponesi composte a partire da un verso cinese) di Ōe no Chisato, contemporaneo di

Michizane e rappresentante dell’altra famiglia – oltre ai Sugawara – tradizionalmente associata agli studi cinesi e al kanshi. In effetti Chisato compare nel Kokinshū con dieci poesie, ma solo una di queste è contenuta nella sua raccolta, il Chisatoshū, compilata su richiesta di Uda, e composta esclusivamente da kudai waka. La poesia è la seguente:

蘆鶴のひとりをくれてなく声は雲のうへまで聞え継がなむ

La fievole voce della gru che canta nel canneto, lasciata indietro dalle sue compagne, spero che giunga fin sopra le nuvole.357

350 比. 351 興. 352 雅. 353 頌.

354 Facciata, posizione esteriore. 355 Vera voce, realtà non detta.

356 Manajo, trad. Sagiyama 2000, p. 665. 357 KDW 120, KKS XVIII-998

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Rimandando una più approfondita analisi della poesia di Ōe no Chisato alla parte III di questa tesi, vorrei qui riflettere sul perché nessuno dei kudai waka inclusi nel Chisatoshū sia stato inserita nel

Kokinshū. L’unica eccezione è la seguente poesia, che però come vedremo, non è un kudai waka

nonostante fosse inclusa nel Chisatoshū. Anche in questo caso comunque, ci troviamo di fronte a una citazione dello Shi jing nella sezione “Grido della gru” con il verso

鶴鳴九皐声聞天358

Grida la gru nell’acquitrinio, la sua voce si ode in cielo.

Considerata anche la fama di Chisato e della sua raccolta, compilata sotto ordine imperiale di Uda, quasi come anticipo del Kokinshū,359 credo si possa escludere che questa esclusione sia casuale. È logico invece pensare che i compilatori del Kokinshū avessero programmaticamente deciso di non includere nella raccolta i kudai waka, ed una spiegazione è perché il kudai waka palesa nel suo essere il legame/debito con la poesia cinese, apparendo talvolta poco più che traduzioni in giapponese dei versi cinesi, come la seguente, famosissima poesia di Chisato

照りもせず曇りもはてぬ春の夜の朧月夜にしくものぞなき360

Splendente non è, ma coperta di nubi nemmeno, la luna velata della notte di primavera, ecco, nulla vi è che la eguagli

esplicito riferimento alla poesia di Bai Juyi Pensieri notturni a Jialing in cui compare il verso 不明不暗朧朧月361

Non splende né è scura la luna diafana

Da notare che questa stessa poesia viene per la prima volta inserita in un’antologia imperiale con lo Shin Kokinshū di circa tre secoli dopo. Questo può essere un ulteriore indizio sui parametri seguiti dai compilatori nel Kokinshū riguardo la trattazione della componente cinese del waka. Lo

Shin Kokinshū è infatti anche la raccolta imperiale che contiene in assoluto più componimenti di

Michizane (ben 12). Questi due fatti possono avere una correlazione? Il motivo di un così alto numero di poesie di Michizane nello Shin Kokinshū in proporzione alle altre Hachidaishū (le prime otto raccolte imperiali) è senza dubbio da ricercare nella consolidazione del culto di Tenjin – per il quale già si erano visti aumentare gli waka di Michizane dallo Shūishū (1006) in poi – e in particolare nel favore dimostrato dall’imperatore Gotoba362 (1180-1239), patron dello Shin

Kokinshū, per il personaggio di Michizane. Ma questa coincidenza tra la rivalutazione di Chisato e

Michizane nello Shin Kokinshū, può essere la dimostrazione di quanto detto prima, ovvero l’identificazione del personaggio di Michizane come simbolo del kanshi?

Il Kokinshū nasceva al termine di un’epoca in cui la poesia cinese occupava la quasi totalità degli spazi pubblici, ed era riconosciuta come forma suprema di poesia, più “nobile” e superiore rispetto alla poesia in giapponese; la prima preoccupazione di Tsurayuki e dei compilatori era quindi quella di dimostrare l’autorevolezza e la non subordinazione del waka alla letteratura cinese.363 Tre secoli e sette antologie di waka dopo, all’inizio del periodo Kamakura lo Shin Kokinshū non avrà più quest’esigenza di allontanarsi dalla poesia cinese, e anzi potrà permettersi di elogiare poesie come

358 Hirano 2007, p. 263.

359 Sempre Nihei evidenzia delle similitudini tra le introduzioni di Kokinshū e Chisatoshū riguardo la descrizione

della situazione del waka nel IX secolo. Nihei 2008, pp. 373-374.

360 KDW 71, SKKS I-55. 361 QTS 437.

362 後鳥羽天皇.

363 Nihei focalizza l’attenzione sull’utilizzo del termine ga o gaku 楽, (tradotto da Sagiyama con “gioia”) come

quella di Chisato, palesemente ispirata a uno shi cinese, e dedicare più spazio alla figura di Michizane che da sempre era il simbolo degli studi cinesi e del kanshi in Giappone.

Il waka di Michizane è insomma stato vittima a mio parere di una correlazione di eventi che ne hanno determinato la perdita, non ultimo il fatto che, alla stregua dei kudai waka di Chisato, dimostravano o rappresentavano la connessione – o il debito – del waka verso il kanshi, che i compilatori del Kokinshū volevano, se non negare, almeno ridimensionare e nascondere.364

Considerato tutto questo, il fatto che nonostante tutto due poesie di Michizane siano state inserite nel Kokinshū non è una smentita bensì una conferma di questa tesi: se infatti Michizane, oltre ad essere stato un reietto della politica fosse stato anche un mediocre poeta, non si sarebbe posto probabilmente il problema di inserirlo per puro decoro nella raccolta.

Dal breve excursus del capitolo V abbiamo visto come il waka di Michizane fosse tutt’altro che maldestro o banale, e la comparsa dei suoi waka nella prima raccolta imperiale nel libro dedicato ai viaggi – se non proprio tra i libri fondamentali della raccolta, quelli su stagioni e amore, comunque neanche in uno dei libri “accessori” come zattai (poesia di varia forma)365 – dimostra che godesse dell’apprezzamento dei poeti contemporanei, e in particolare dei compilatori come Tsurayuki.

Certo, affermare che i compilatori del Kokinshū avessero come modello Michizane, è effettivamente azzardato, non tanto perché Michizane non fosse un influente poeta, quanto perché a contribuire alla formazione dello stile poetico del Kokinshū concorsero vari fattori oltre all’influenza, certo fondamentale, del kanshi. Per di più, sebbene Michizane fosse senza dubbio un poeta di spicco nel periodo, non era certo l’unico all’interno di quella diffusa condivisione della cultura cinese definita da Kojima “l’area della poesia di Bai Juyi” (hakushiken366) che influenzò direttamente i poeti del Kokinshū. Ciononostante, come dimostrano le ricerche di Watanabe Hideo sul Kokinshū367 e di Fujiwara Katsumi sul Genji Monogatari (cfr. VI-2), la figura di Michizane come leale funzionario esiliato ingiustamente, e sensibile poeta, era senza dubbio vivida e presente nelle menti sia dei contemporanei che dei posteri, almeno fino a un secolo dopo la sua morte: lo stesso protagonista del Genji Monogatari erediterà infatti alcuni tratti caratteristici di questo poeta.