Capitolo IV La vita di Sugawara no Michizane
6. Morte e rinascita: il culto di Tenjin
Dopo poche settimane dalla composizione dell’ultima poesia del Kanke kōshū, il venticinquesimo giorno del secondo mese del terzo anno dell’era Engi, Michizane muore in esilio a Dazaifu, all’età di 59 anni. Come anticipato nell’introduzione, non mi occuperò in questa sede di Sugawara no Michizane dal punto di vista del suo alter ego Tenjin, la divinità shintoista nella quale la tradizione lo vuole trasfigurato dopo la morte, in quanto questo aspetto interessa fenomeni più di carattere storico, religioso, o anche sociale piuttosto che relativi alla storia della letteratura.
D’altra parte sarà proprio grazie alla nascita di questo culto per Michizane, che ha uno dei suoi primissimi centri al santuario Tenmangū di Dazaifu e successivamente al santuario di Kitano (a nord di Kyōto), che l’opera di Michizane è giunta ai giorni nostri in una forma incredibilmente
completa per una raccolta privata. Mi limiterò quindi a dare dei brevi accenni sulla nascita e lo sviluppo del culto di Tenjin, per dare completezza a questa biografia, rimandando gli approfondimenti ai numerosi studi sull’argomento.272
6.2 Il sostrato precedente
La nascita di un culto così fortemente radicato sia a livello di aristocrazia che di popolo, non può essere spiegato se non si ricorda quale tipo di credenze fosse diffuso all’epoca, e quali precedenti interessarono la corte giapponese in situazioni analoghe.
Fujiwara273 fa risalire il tutto alle superstizioni e credenze che determinarono lo spostamento della effimera capitale Nagaoka-kyō alla successiva Heian-kyō. Nagaoka fu capitale del Giappone dal 784 al 794, fondata e poi abbandonata dall’imperatore Kanmu, lo stesso che poi avrebbe fondato Heian-kyō. Al suo istantaneo abbandono sono date varie spiegazioni: una sfavorevole posizione secondo i principi della geomanzia, e la facilità di alluvioni, ma secondo Fujiwara c’è un altro motivo, ed è quello relativo alle misteriose morti tra i membri della famiglia imperiale di quegli anni: nell’arco di tre anni muoiono infatti una delle mogli di Kanmu e la madre di quest’ultimo, l’imperatrice, madre di quest’ultimo. Dopo di loro muore l’imperatrice Otomuro (di famiglia Fujiwara), mentre l’erede al trono, il Principe Ate,274 cade gravemente ammalato.
Pian piano si diffuse la convinzione che a causare tutte queste disgrazie fosse niente meno che lo spirito vendicativo (enkon275) del Principe Sawara276 (750-785), precedente erede al trono, deposto e sostituito da Ate in seguito all’accusa di un complotto conseguente alla morte di un alto funzionario, Fujiwara no Kanetsugu. Un primo punto da evidenziare è che Sawara muore in esilio, e che quindi secondo le credenze dell’epoca il suo enkon (per l’esattezza, lo spirito di qualcuno che subisce una ingiusta morte in seguito a una falsa accusa) si sarebbe trasformato in un tatarigami277 (dio della maledizione) e stesse perseguitando i responsabili della sua morte.
Il secondo punto è che anche in quel caso, la disputa nasce dal tentativo (riuscito) della famiglia Fujiwara di stringere i propri legami di parentela con la casa imperiale, tramite matrimoni e soprattutto la nomina di un figlio di madre Fujiwara a Principe Ereditario. Fino alla generazione precedente a Kanmu infatti il Principe Ereditario veniva tassativamente scelto dalla linea genealogica dell’imperatore Tenmu278 (631-686): l’imperatore Kōnin279 (709-782), padre di Kanmu, fu il primo ad interrompere questa continuità, essendo lui discendente dell’imperatore Tenji; c’è da aggiungere poi che sua madre (così come quella di Kanmu) fosse di origine coreana (proveniente dal regno di Kudara).
Per rappacificare gli spiriti di Sawara e di altri morti nelle stesse circostanze, fu per la prima volta indetto un ciclo di riti chiamato goryōe280 durante i quali si leggevano sutra e si eseguivano danze e balli in onore degli spiriti.
6.3 La nascita di Tenjin
Nel 909 , colui che tradizionalmente viene dipinto come il responsabile dell’esilio di Michizane e suo acerrimo nemico, Fujiwara no Tokihira, muore improvvisamente a soli 39 anni, e dopo tredici
272 Un buon sunto della formazione del culto di Tenjin e le leggende a esso associate si trova in Borgen 1986.
Contributi più recenti si trovano nei vari lavori di Takei Akio Tenjin sinkō hennen shiryō shūsei (2003) e Kitano Tenjin (2008). 273 Fujiwara 2002, pp. 43-49. 274 安殿親王. 275 冤魂. 276 早良親王. 277 祟神. 278 天武天皇. 279 光仁天皇. 280 御霊会.
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anni muore anche suo nipote, figlio di Daigo e della sorella, che era stato nominato Principe Ereditario dopo l’esilio di Michizane. Immediatamente si pensa che sia opera dello spirito vendicativo di Michizane, e così l’anno dopo gli fu accordato il perdono postumo. Questo non pose però fine alle sventure che continuaro a colpire i discendenti di Tokihira: un altro dei suoi nipoti fu nominato Erede al Trono, ma morì nel 925 a soli cinque anni. Nel 930 vi fu una grossa siccità, e subito dopo un’enorme temporale si abbattè sulla capitale, fulmini caddero sul palazzo imperiale uccidendo quattro cortigiani. Dopodichè anche l’imperatore Daigo si ammalò e dopo tre mesi morì. Di nuovo, fu ritenuto responsabile Michizane che tramutatosi in dio del fulmine si sarebbe scatenato sulla corte.
In seguito molti altri discendenti di Tokihira morirono in giovane età, ma solo il secondo figlio di Tokihira ebbe una vita tranquilla e ottenne un certo successo a corte perché, si dice, venerò lo spirito di Michizane con offerte giornaliere.
Ben presto, nel 947, un tempio situato a Kitano, a nord della capitale, fu dedicato a Michizane, ora venerato come “Tenman Tenjin”.281
In realtà, sebbene come abbiamo visto fin dalla morte di Tokihira si era prefigurata l’ipotesi che dietro queste disgrazie si celasse lo spirito di Michizane, fu probabilmente in seguito alla riammissione dei figli di Michizane a corte che il culto di Tenjin trovò attivi promotori, senza considerare che ancora molti piccoli funzionari dell’epoca erano stati allievi, o persone vicine a Michizane.
Col passare degli anni aumentarono le ricostruzioni agiografiche sulla vita e la morte di Michizane, ma non mi dilungherò qui ad elencarle.282 È però interessante ricordare che il culto di Tenjin mescola elementi shintoisti e buddisti, e si diffonde non solo nella società aristocratica ma anche presso i ceti bassi della popolazione dell’epoca. In questo è forse possibile vedere nella figura del giusto funzionario cacciato dalla corte, il simbolo dell’anti-assolutismo, dell’anti-aristocrazia, cioè dell’opposizione a quel sistema (corrotto) che come abbiamo visto283 vessava soprattutto gli strati bassi della popolazione. In un certo senso Michizane, durante il suo periodo alla corte di Uda, fu davvero un funzionario esemplare impegnato al miglioramento dello stato e opposto allo strapotere dell’oligarchia aristocratica: su questa base di realtà la coscienza popolare e di massa costruì evidentemente il suo eroe.
Quello di Michizane non sarà del resto l’unico esempio di poeta o intellettuale che assurge allo status di divinità: a metà del periodo Heian, nel 1118, si teneva già il primo Hitomaro eigū, ovvero una festa nella quale si celebra (o sarebbe più corretto dire “evoca”) lo spirito del grande poeta Kakinomoto no Hitomaro (?-708), e si beve e si compongono waka in suo onore,284 mentre le credenze intorno allo status divino del principe Shōtoku Taishi erano già affermate.285
Sebbene le successive ricostruzioni della vita di Michizane più che chiarire la realtà storica del personaggio finiscano per confonderne ancor di più le vicende, mescolandovi elementi fantastici – come le leggende sulla sua nascita286 – che tradiscono la contaminazione con altre tradizioni, il culto di Michizane ha sicuramente contribuito alla conservazione dei suoi scritti, come il Kanke
bunsō, così come di opere a lui attribuite, come lo Shinsen Man’yōshū. Sul fenomeno di
281 Per una esaustiva guida ai maggiori templi giapponesi dedicati a Tenjin si veda l’appendice a Fujiwara 2002, pp.
283-306.
282 Un buon sunto in lingua inglese è dato da Borgen 1986, pp. 307-336. 283 Cfr. IV-4.
284 Sulla nascita e modalità dell’Hitomaro eigū vedere Watanabe Y. 2009, pp. 192-201.
285 Vedi Takada Ryōshin, Shōtoku Taishi no shōgai to shinkō (1995) Gamaike Seishi, Taishi shinkō (1999),
Ultimamente è aperto il dibattito sulla reale esistenza storica di Shōtoku Taishi. Vedi “Shōtoku taishi wa jitsuzai shita ka” (Ōyama 1999).
286 Una particolarmente antica è quella che vuole un Michizane bambino comparire da chissà dove al cospetto di
Koreyoshi, e chiedergli di fargli da padre. Tenjin kegenki, p. 81, cit. in Borgen 1986, p. 64. Per uno studio più approfondito si veda Makabe Toshinobu, “Tenjin engi ni okeru Michizane kegen dan no seiritsu”, Kokugakuin zasshi, 1968, oppure Mashimo Goichi, Sugawara no Michizane seitanchi no kenkyū, Fūma shoin, 1972.
mantenimento e trasmissione e rielaborazione dei versi di Michizane nella letteratura successiva, rimando al capitolo VI.
L’interesse del personaggio di Michizane/Tenjin è come noto dimostrato dalle numerose opere a lui dedicate, come il Kitano Tenjin engi emaki,287 un lungo emaki (rotolo di pitture) il cui più antico esemplare esistente risale al XIII sec., o l’opera di teatro kabuki Sugawara denju tenarai kagami288 della metà del XVIII sec., che contribuirono a mantenere vivo l’interesse e il culto per per questa figura nell’arco di parecchi secoli.
287 北野天神縁起絵巻. 288 菅原伝授手習鑑.