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Capitolo V La poesia di Sugawara no Michizane

3. Michizane e Bai Juyi

3.5 Scambi poetici e citazioni nell’«area della poesia di Bai Juyi»

Shimada no Tadaomi sarà, insieme a Ki no Haseo, un importante interlocutore poetico di Michizane, del quale il poeta lamenterà con sincero rammarico la morte. Anche in quel caso Michizane si immedesimerà in Bai Juyi che aveva perso l’amico Yuan Zhen.

Dal confronto delle poesie di Michizane con quelle di Tadaomi risulta evidente ciò che si è detto nel capitolo II, e cioè che i poeti giapponesi della seconda metà del IX secolo condividevano un linguaggio comune ripreso dal Baishi wenji, e paragonavano il loro rapporto di amicizia poetica a quello di Bai Juyi, Yuan Zhen e Liu Yuxi.

Un esempio è l’utilizzo del termine shixian,114 generalmente tradotto con “immortale della poesia”. Questo appellativo tradizionalmente associato a Li Bai, era già utilizzato da Bai Juyi e Yuan Zhen per indicare gli amici poeti,115 ad esempio in una poesia di Bai Juyi inviata a Yuan Zhen116 si legge

詩仙帰洞裏 酒病滞人間

l’immortale della poesia ritorna dentro alla grotta il malato di vino rimane tra gli uomini

La poesia fu scritta nell’822 quando Yuan Zhen venne ammesso come hanlin xueshi (il corrispettivo del monjō hakase giapponese) prima di Bai Juyi. Il termine shixian indica qui Yuan Zhen che entra nel sancta sanctorum di letterati, mentre il malato di vino (jiubing) indica Juyi che rimane fuori, nel mondo della gente comune.

Il termine shixian viene ripreso da Michizane nell’ultimo verso di una poesia composta durante un banchetto dopo il suo ritorno alla capitale da Sanuki nell’891,

將含鶏舌伴詩仙117

Con incenso118 accompagno gli immortali della poesia

A questo banchetto partecipò anche Shimada no Tadaomi, e il termine “immortali della poesia” è qui da intendersi come riferito a tutti i partecipanti alla festa.119

Shimma Kazuyoshi fa notare come in questa poesia, nel passaggio da Bai Juyi a Michizane, le circostanze dell’utilizzo del termine passino dallo scambio privato di poesia (Bai Juyi) alla risposta formale a un ordine imperiale, in questo caso di Uda, di comporre una poesia sul “ramo fiorito” (Michizane). Shimma spiega così: «trattandosi di un banchetto indetto dall’imperatore, il luogo [del banchetto] viene preso come luogo ove vivono gli immortali»120 imputando cioè la “licenza poetica” dell’utilizzo di un termine non tradizionale, come shixian, che proviene dal lessico della

112 Due poesie sulla quindicesima notte dell’ottavo mese 八月十五夜 二首. Cit. in Hatooka 2005, p. 186. 113 八月十五夜宴月, 八月十五夜惜月, 八月十五夜宴各言志探一字得停. Cfr. ibid.

114 詩仙.

115 Uno studio più completo si ha in Shimma 1996. 116 BSWJ 1225. Cit. in Shimma 1996, p. 45. 117 KBKK item 341.

118 Lett. “lingua di gallo”, indica un profumo da bruciare la cui forma ricorda quella della lingua di un gallo. Ho

tradotto con incenso per evitare ambiguità.

119 Shimma 1996, p. 46. 120 Ibid. p. 47.

124

poesia privata, al desiderio di Michizane di elevare quell’ambiente a uno status degno della presenza dell’imperatore, secondo il suo ideale di poeta-ministro.

Sebbene la spiegazione sia sostanzialmente condivisibile – Michizane è senza dubbio intenzionato a rispettare la solennità dell’occasione – questa poesia va secondo me letta sullo sfondo dei rapporti tra Uda e Michizane nell’era Kanpyō,121 ovvero di quel sentimento di stima, fiducia e amicizia che porterà negli anni successivi questo funzionario di rango medio-basso al vertice della gerarchia di corte. Come leggiamo dalla nota autografa alla poesia, proprio in quel momento Michizane aveva iniziato ad accumulare cariche, ovvero quella di Capo Ciambellano (kurōdo no tō), di Assistente del Ministro dei Cerimoniali (shikibu no shō) e di Controllore Mediano di Sinistra (sachūben), e come abbiamo visto nella biografia di Michizane relativa a quegli anni,122 è proprio tramite questi incontri di poesia che Michizane si fece notare agli occhi di Uda.

Con queste premesse e con la conoscenza a posteriori di quello che sarà il legame tra Uda e Michizane, è logico ipotizzare che l’utilizzo del termine “immortali della poesia” non sia solo un tentativo di elevare poeticamente la circostanza dell’incontro, bensì, quasi al contrario, sia un accenno all’amicizia sincera tra poeti – e potenzialmente con l’imperatore – sulla falsariga di quella di Bai Juyi e Yuan Zhen, cioè un deliberato inserimento di un termine “privato” in un contesto “ufficiale”. Michizane non era del resto nuovo a queste “deviazioni di stile”, basti pensare allo sfogo nell’ultimo verso della poesia composta durante il banchetto di capodanno dell’886, dopo che gli era stato notificato l’incarico a Sanuki: dopo aver elogiato come richiesto la bellezza delle danzatrici di palazzo, alla fine si lamenta così

餘音縱在微臣聽 最歎孤行海上沙123

sebbene il dolce suono risuoni a lungo nell’orecchio di quest’umile servo massima pena è dover andare solo per mare, su di una riva sabbiosa

rammaricandosi pubblicamente del suo sgradito compito. Allo stesso modo quindi, di ritorno da Sanuki, esprime la sua privata gioia nel trovarsi di nuovo in mezzo a gente che comprende il valore della poesia, dei veri “immortali”.

Shimma tralascia anche di dire che lo shijo di questo banchetto dell’era Kanpyō fu scritto da Shimada no Tadaomi, e il dai, cioè il tema dato, derivava da una poesia del Baishi wenji ovvero

Presso il ramo fiorito, all’interno della quale compare il verso

就花枝、移酒梅124

Presso il ramo fiorito, porto vino e fior di susino

dunque la poesia di Michizane può essere vista come una risposta a un verso di Bai Juyi con la citazione di un altro verso dello stesso poeta. Data la profonda conoscenza del Baishi wenji dimostrata da Michizane, l’utilizzo del termine “immortali della poesia” sottintende, a mio parere, a quella dimensione ideale di scambio poetico condivisa in quel periodo da personaggi quali Michizane, Tadaomi e lo stesso Uda. L’identificazione dei poeti giapponesi con Bai Juyi e Yuan Zhen non è una deduzione critica a posteriori, ma era una condizione consapevole nei poeti stessi, e gli shōwashi125 (poesie armonizzate) tra Michizane e Tadaomi ne sono una prova.126

Da parte di Michizane poi, dobbiamo ricordare la già citata poesia lunga127 composta al suo arrivo a Dazaifu, nel cui lessico ed espressioni riprende le due poesie lunghe di Bai Juyi e Yuan Zhen in 121 Cfr. IV-5. 122 Cfr. IV-4.1. 123 KBKK III-183 124 Kawaguchi 1966, p. 703. 125 唱和詩.

126 Shimma 1996, pp. 48-49. Per approfondimenti, dello stesso autore Heianchō bungaku to kanshibun (2003). 127 KBKK k-484.

esilio, e ancora dello stesso ultimo periodo l’esplicito riferimento a Juyi con il kanshi Leggo la

poesia “I tre amici della finestra del nord” di Letian128 nella quale si rammarica di non saper suonare la cetra e di non poter bere il vino, tutti esempi di un dichiarato rifarsi al poeta cinese.