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Negli anni del liceo, durante una discussione seguita al suicidio di un compagno, Adrian aveva ricordato agli amici che “‘Camus said that suicide was the only true philosophical question. […] The only true one. The fundamental one on which all others depend.’” (13-14)

14 Sebbene ancora oggi vengano proposte statistiche che legano la frequenza dei suicidi alle condizioni climatiche dei diversi paesi, la teoria climatica era in auge soprattutto nel Settecento. Nel 1749, a proposito del grande aumento delle morti volontarie in Inghilterra, Montesquieu scrisse: “Gli inglesi si uccidono senza che si possa immaginare nessuna ragione che ve li determini, si uccidono perfino in piena felicità […] È l’effetto di una malattia […] generata dal clima, che colpisce l’anima a un punto tale da portare al disgusto di tutte le cose fino a quello della vita.” Nel 1733 in The English Malady George Cheyne attribuiva l’aumento dei self-

murderers alla variabilità del clima, alla ricchezza degli abitanti, all’inattività delle occupazioni sedentarie e

alla vita in città insalubri. Si veda M. Barbagli, op. cit., pp. 34-35. 15 J. Baechler citato in J. Améry, Levar la mano su di sé, cit., p. 43. 16 M. Barbagli, op. cit., p. 168.

177 Poiché Robson, il compagno suicida, ha lasciato un biglietto con scritto ‘Sorry, Mum’18, i

quattro ragazzi commentano in modo piuttosto categorico: “As for his suicide note, […] we felt that it had missed a powerful educative opportunity.” (14) Opportunità educativa cui Adrian, qualche anno più tardi, invece non rinuncerà, decidendo appunto di scrivere una lettera in cui esporre le proprie ragioni19. Ciò corrobora, tra l’altro, la tesi di Jean Améry, secondo il quale “persino nel

momento del trapasso […] con una parte di noi stessi abbiamo ancora, sino all’ultima scintilla di consapevolezza, a che fare con l’altro”20 inteso come “società”.

Dal momento che Adrian/Barnes sceglie di citare proprio Camus, rileggere il saggio intitolato Un ragionamento assurdo dello scrittore e filosofo francese può forse gettare ulteriore luce sul gesto compiuto dal nostro personaggio, il quale dopo il liceo si iscrive proprio alla facoltà di filosofia

Vi è solamente un problema filosofico veramente serio: quello del suicidio. Giudicare se la vita valga o non valga la pena di essere vissuta, è rispondere al quesito fondamentale della filosofia. […] E se è vero, come vuole Nietzsche, che un filosofo, per essere degno di stima, debba predicare con l’esempio, si capisce l’importanza di tale risposta, che dovrà precedere il gesto definitivo.21

Da filosofo, dunque, Adrian compie un gesto, come il Kirillov di Dostojevski22, semplicemente

per essere coerente con “la propria idea”. Idea che si riassume così: posto che l’esistenza è per tutti un dono elargito sebbene non richiesto, qualora l’essere pensante, esaminando la sua natura e le condizioni in cui essa si manifesta, decida di rinunciarvi, allora è un suo diritto agire coerentemente. La morte di Adrian risulta quindi essere ‘in character’, ovvero ‘da lui’: è un concetto a cui Barnes fa più volte riferimento in Nothing to be Frightened of.

18 Questo brevissimo messaggio assume peraltro un significato più profondo alla luce delle considerazioni sulla situazione famigliare di Adrian.

19 A proposito del rapporto tra scrittura e morte, Paul Mathis ha definito il suicidio come l’atto di “iscrizione ultima sul corpo” (cfr. P. Mathis, op. cit., p. 94): nel caso di Adrian, atto di iscrizione compiuto dalla stessa mano che ha scritto la lettera al coroner. Mathis lo ha espresso bene parlando del suicidio di Mishima: “[…] passando dalla penna alla sciabola, dalla carta al corpo, segna il tragico scarto della sua impasse […].” (Ibidem) Nel romanzo di Barnes, non appena ricevuta la lettera in cui Adrian gli comunica della sua relazione con Veronica, Tony risponde con una cartolina, la prima che gli capita a tiro (‘I took the nearest postcard to hand – one of the Clifton Suspension Bridge – and wrote […]’ 42). In realtà, la scelta di Barnes non è affatto casuale, dato che si tratta di un ponte tristemente noto per l’alto numero di suicidi cui fa da teatro ogni anno. Il fatto che la cartolina ritragga proprio quel ponte di Bristol, dunque, è significativo nel gioco narrativo di anticipazioni e rimandi.

20 Si veda J. Améry, Levar la mano su di sé, cit., pp. 88-89. 21 A. Camus, Il mito di Sisifo, Milano, Bompiani, 2015, p. 7. 22 Uno dei protagonisti del romanzo di Dostojevski I demoni.

178 Se nelle parole di Adrian riecheggiano con fin troppa chiarezza quelle di Camus23, quest’ultimo

tuttavia non vede nel suicidio la soluzione all’assurdità dell’esistenza; al contrario egli sostiene che, se la vita è insensata,

essa sarà tanto meglio vissuta in quanto non avrà alcun senso. Vivere un’esperienza, un destino, è accettarlo pienamente. Ora, non si vivrà tale destino, sapendolo assurdo, se non si farà di tutto per mantenere davanti a sé quell’assurdo posto in luce dalla coscienza. […] per mantenersi, l’assurdo non può risolversi. Esso sfugge al suicidio nella misura in cui è al tempo stesso coscienza e rifiuto della morte […]24.

Améry, dal canto suo, afferma invece che scegliendo la morte libera, l’individuo cerca scampo dall’assurdità dell’esistenza nell’assurdità del nulla. La morte libera deve dunque essere definita “doppiamente assurda”: in primo luogo, poiché colui che la mette in atto con una parte di sé rimane fino all’ultimo inesorabilmente prigioniero della logica della vita che egli nega25; in secondo luogo,

perché la libertà derivante dalla liberazione del peso dell’esistere non viene sperimentata.26

Quando ancora non ha compreso nulla del gesto di Adrian, Tony pensa che l’amico abbia deciso di suicidarsi per non affrontare le conseguenze della relazione con la signora Ford, scegliendo ‘la via più facile’, sebbene, ammette Tony, non ci sia in realtà niente di facile in una decisione del genere

What sort of Adrian did I have instead? One who had got his girlfriend pregnant, been unable to face the consequences, and had ‘taken the easy way out’, as they used to put it. Not that there can be anything easy about it, this final assertion of individuality against the great generality that oppresses it. (140)

Il suicidio è la ribellione dell’individualità nei confronti del resto del mondo. Ancora una volta, le parole del narratore rimandano a Camus e al contrasto tra il mondo irrazionale e “il desiderio violento di chiarezza, il cui richiamo risuona nel più profondo dell’uomo”27.

Ma c’è di più. Tony/Barnes ci informa che, oltre a Camus, “Adrian had read […] Nietzsche” (9- 10). In Così parlo Zarathustra il filosofo tedesco sostiene che morire al momento giusto, ovvero nel

23 “Ci si uccide perché la vita non vale la pena d’essere vissuta: ecco indubbiamente una verità; infeconda, tuttavia, perché troppo evidente. Ma questo insulto all’esistenza, la smentita che le viene vergognosamente data derivano forse dal fatto che essa non abbia alcun senso? La sua assurdità esige dunque che la si sfugga con la speranza o con il suicidio?” A. Camus, op. cit., p. 12.

24 Ivi, pp. 50-51.

25 Cfr. J. Améry, Levar la mano su di sé, cit., pp. 41-45. 26 Ivi, p. 107.

179 fiore degli anni (come fa Adrian), è possibile soltanto se l’individuo lo vuole, in altre parole se sceglie

di morire:

Molti muoiono troppo tardi, e alcuni troppo presto. Ancora suona insolita questa dottrina: Muori al momento giusto! Muori al momento giusto: Così insegna Zarathustra. […] Vi faccio l'elogio della mia morte, la libera morte, che viene a me, perché io voglio. […] E chiunque vuole avere la gloria, deve prender per tempo congedo dagli onori e applicare l'arte difficile di andar via al momento giusto. Proprio quando si è più saporosi, bisogna smettere di lasciarsi mangiare: ciò sanno coloro che vogliono essere amati a lungo.28

Solo in questo modo si può morire ‘in character’, come Adrian, il quale è appartenuto a se stesso e ha ubbidito a se stesso, contrapponendo alla vita una decisione conforme a lui solo.