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Le dimensioni della scelta e della responsabilità

Sebbene, come ha sostenuto Alvarez, “[n]essuna teoria potrà mai chiarire da sola un atto ambiguo e dalle motivazioni così complesse come il suicidio”29, e sebbene i motivi che spingono un

individuo a togliersi la vita appartengano al suo mondo interiore e siano fuori dalla portata degli altri30, non bisogna dimenticare che il suicidio è sempre il risultato di una scelta. Per quanto

impulsiva possa essere l’azione e confuse le motivazioni, quando qualcuno decide di togliersi la vita volontariamente, in un momento preciso, egli attinge a una certa lucidità (temporanea) e a una grande fermezza31. A questo aspetto sembra alludere la madre di Tony nel corso dello scambio di

battute che segue la scoperta, da parte di Tony stesso, della morte di Adrian […] my mother asked, ‘Do you think it was because he was too clever?’ ‘I haven’t got the statistics linking intelligence to suicide,’ I replied. ‘Yes, Tony, but you know what I mean.’

‘No, actually, I don’t at all.’

‘Well, put it like this: you’re a clever boy, but not so clever as you’d do anything like that. […] But if you’re very clever, I think there’s something that can unhinge you if you’re not careful.’ (47, enfasi di chi scrive)

28 F. Nietzsche, Così parlò Zarathustra, Rizzoli, 1985, p.25. 29 A. Alvarez, op. cit., p. 10.

30 Parlando del suicidio di Robson, Adrian si chiede appunto se il ragazzo avesse altri motivi per togliersi la vita oltre a quello ovvio (la gravidanza della ragazza con cui non è sposato, siamo negli anni Sessanta): “‘[…] Did Robson have any other motives or reasons beyond the obvious ones?’” (17). In modo analogo, Améry ha scritto che per il suicida come per l’aspirante suicida, quel che conta è “la totale e inconfondibile unicità della loro situazione, della «situation vécue», che non è mai comunicabile totalmente, cosicché ogniqualvolta qualcuno muore, o anche solo tenta di morire, levando la mano su se stesso, cade un velo, che nessuno più solleverà […]”. J. Améry, Levar la mano su di sé, cit., p. 10.

31 In caso contrario è raptus. Ha colto bene questa contrapposizione Mathis: “Dare termine alla vita […] in un atto che sia un atto e non un raptus o un atto mancato, è un gesto folle e insensato o un gesto di suprema ragione? Un atto vero, pieno, portatore di tutto il suo senso?” in op. cit., p. 88. Nel caso di Adrian, il gesto porta non solo un senso suo proprio, ma anche il senso dell’intero romanzo, oltre a dare avvio, per Tony, a un processo di riflessione sul senso della propria esistenza che lo condurrà a capire il significato profondo degli eventi e delle scelte che l’hanno caratterizzata.

180 In altre parole, per uno spirito alla ricerca della verità il rischio è di perdere la testa, di farsi

intrappolare dai propri ragionamenti. Adrian, filosofo che cerca di comprendere la realtà delle cose e che ha colto la densità e la stranezza del mondo (che per Camus, lo ricordiamo, costituiscono l’assurdo), ha forse finito per perdersi in un vertiginoso turbinio di pensieri32. Tony, ripensando a lui

molti anni dopo, ne considera l’intelligenza agile, la lucidità di introspezione e di analisi, la coerenza I found myself comparing my life against Adrian’s. The ability to see and examine himself; the ability to make moral decisions and act on them; the mental and physical courage of his suicide. ‘He took his own life’ is the phrase; but Adrian also took charge of his own life, he took command of it, he took it in his hands – and then out of them. (88)

Tony si interroga sul significato del gesto di Adrian anche in rapporto al contesto: “‘What I can’t work out,’ I said, ‘is if it’s something complete in itself – I don’t mean self-regarding but, you know, just involving Adrian – or something that contains an implicit criticism of everyone else. Of us.’” (50) Il suicidio è qualcosa che riguarda soltanto chi lo commette oppure contiene una tacita accusa per gli altri? Adrian stesso si pone questo problema, come emerge dalla pagina di diario che Tony riesce a ottenere da Veronica: “[…] if a link breaks, wherein lies the responsibility for such breaking? On the links immediately on either side, or on the whole chain? But what do we mean by ‘the whole chain’? How far do the limits of responsibility extend?” (86)

Entra qui in gioco il concetto di responsabilità, che, secondo il ragionamento sviluppato da Adrian nel diario, è indissolubilmente legato a quello di accumulazione. Già al liceo, durante una lezione di storia, Adrian aveva illustrato in modo molto chiaro il suo punto di vista, sebbene in quell’occasione riferito all’analisi delle cause della Prima Guerra Mondiale (è significativo che Adrian usi di primo acchito il presente is per poi correggersi usando il passato was)

‘Indeed, isn’t the whole business of ascribing responsibility a kind of cop-out? We want to blame an individual so that everyone else is exculpated. […] It seems to me that there is – was – a chain of individual responsibilities, all of which were necessary, but not so long a chain that everybody can simply blame everyone else. (12)

Verso la fine del romanzo, dopo cioè aver compiuto un lungo percorso di riflessione sul senso della propria vita, Tony si sente responsabile del suicidio dell’amico al punto da considerare se stesso

32 “Raramente – ma tuttavia l’ipotesi non è esclusa – ci si uccide per riflessione.” Si veda A. Camus, op. cit., p. 9.

181 il primo anello della ‘catena di responsabilità’ alla cui estremità è collocata la morte di Adrian33: “I

looked at the chain of responsibility. I saw my initial34 in there. I remembered that in my ugly letter

I had urged Adrian to consult Veronica’s mother. I replayed the words that would forever haunt me.” (149)

Non solo. Il concetto di accumulazione sembrerebbe essere legato anche alla questione del libero arbitrio, che consente a una persona di decidere di togliersi la vita e di portare a termine il suo piano. Come ha postulato Améry, il nostro io, il cogito, che non solo pensa ma anche agisce e che nel pensare-agire è inteso come libero, è dato dalle “successioni pressoché infinite di nessi causali” nella loro totalità e nel loro inestricabile sviluppo (altrimenti detto, dal momento che l’io assorbe i condizionamenti nella sua ipseità, le successioni di nessi causali vengono vissute dal soggetto come suo io)35. È l’accumulazione di determinati nessi causali (espressa nella pagina di diario con la già

ricordata equazione a2 + v + a1 x s = b) a portare Adrian alla decisione di darsi la morte.