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La lettura sfaccettata della psicanalisi

Nel 1910, Freud avanzò l’ipotesi che il suicidio non sarebbe stato compreso fino a quando non si fosse saputo di più sull’afflizione e sulla malinconia48. Qualche anno dopo egli propose la propria

teoria dell’istinto di morte, descrivendolo come un’aggressività primaria presente fin dall’inizio della vita e continuamente operante per distruggere, ovvero come lo sfondo contro il quale prende forma ogni desiderio. Contrapposto49 all’istinto di morte è Eros, il principio del piacere che cerca invece di

unire, rinnovare, salvare50. È la stessa contrapposizione a cui fa cenno Adrian in The Sense of an

44 S. Albertazzi, ‘“Madame Bovary, c’est lui”’, cit., p. 137. 45 A. Camus, op. cit., p. 8.

46 Ibidem. 47 Ivi, p. 9.

48 Per un’analisi circostanziata, si veda A. Alvarez, op. cit., pp. 106-119.

49 A dire il vero, nella “battaglia di giganti” tra Eros e Morte, i due principi, più che contrapposti, appaiono più spesso intrecciati, rappresentando le spinte primordiali della lotta condotta dalla specie umana. Cfr. M. Danesi,

Freud e l’enigma del piacere, Bologna, Il Mulino, 1989, pp. 118-121.

185 Ending: “[…] ‘Eros and Thanatos, sir. […] Or love and death, if you prefer. The erotic principle, in

any case, coming into conflict with the death principle. And what ensues from that conflict. Sir.’” (6) E qualche pagina dopo, alla notizia del suicidio di Robson, Adrian commenta, anticipando quella che sarà la sua stessa fine nonché il tema che attraversa l’intero romanzo: “‘Eros and Thanatos, […]. Thanatos wins again.’” (13, enfasi di chi scrive) Quell’again la dice lunga sull’atteggiamento mentale di Adrian: nell’eterno duello tra la vita e la morte, la morte trionfa sempre.

Freud ipotizzò che per il suicida l’istinto di morte avesse il sopravvento nella malinconia, come una sorta di malattia del super-io: “[…] l’io si dà per vinto perché si sente odiato e perseguitato, invece che amato, dal super-io.”51 Considerato da questo punto di vista, il suicidio di Adrian può forse essere

letto come un tentativo di evitare il giudizio degli altri? Karl Menninger52, un analista freudiano, ha

suggerito che il suicidio consta di tre componenti: il desiderio di uccidere, il desiderio di essere ucciso e il desiderio di morire. Ciò vale forse anche per Adrian: il suo gesto potrebbe essere spiegato come desiderio di uccidere il figlio menomato, ovvero di cancellare l’errore commesso con la signora Ford (ammesso che Adrian consideri la relazione con Sarah Ford un errore53); come desiderio di essere

ucciso per sottrarsi alla sua nuova realtà familiare e come desiderio di morte dovuto alla paura del “pram in the hall”54. È questa la conclusione (erronea) cui giunge Tony, che tende a sminuire la

portata di quel gesto, “No, nothing to do with cleverness; and even less with moral courage. He didn’t grandly refuse an existential gift; he was afraid of the pram in the hall.” (142)

Si tratta, è evidente, di una spiegazione semplicistica. Non bisogna dimenticare che Tony è un “narratore inaffidabile”: come sostiene Veronica, non riesce (o non vuole) cogliere il significato profondo degli eventi e, dunque, il senso della morte di Adrian (“You still don’t get it. You never did, and you never will. So stop even trying.” 144).

51 Ivi, p. 116.

52 Citato in ivi, p. 110.

53 In realtà, si potrebbe essere portati a pensare proprio il contrario. Quando racconta a Tony dell’ultima volta in cui ha incontrato Adrian e delle sue impressioni sullo stato d’animo dell’amico, Alex usa queste parole: “‘Cheerful. Happy. Like himself, only more so. As we said goodbye, he told me he was in love.’” (51)

54 Da una citazione molto nota del critico letterario nonché scrittore Cyril Connolly, “There is no more sombre enemy of good art than the pram in the hall”, ricordata, tra gli altri, da S. Jones, ‘The Pram in the Hall’, The

Paris Review, 29 gennaio 2014, http://www.theparisreview.org/blog/2014/01/29/the-pram-in-the-hall/ (sito

186 Se Tony avesse ragione, ironicamente Adrian avrebbe seguito la stessa logica che i quattro

amici avevano applicato al suicidio di Robson, logica secondo la quale chi è destinato a incrementare di un’unità il genere umano avrebbe il dovere morale di mantenere costanti i numeri e pertanto togliersi la vita.

Un’altra possibile lettura rimanda ai legami famigliari originari. Partendo dall’associazione tra acqua e ventre materno, Paul Mathis ha rintracciato nel suicidio in acqua il desiderio di fare ritorno al corpo della madre:

La morte nell’acqua […] rappresenta il fondamentale tema narcisistico dell’alleanza tra l’acqua e la madre? […] Morte nell’acqua, ritorno nel corpo della madre. Profonda e indelebile nostalgia di appartenenza al corpo della madre, che condanna l’uomo a essere sempre e soltanto un bambino di fronte alla donna e rende impossibile all’uomo entrare nella dimensione di padre?55

Sappiamo che la madre di Adrian ha abbandonato la famiglia quando i figli erano ancora relativamente piccoli

His mother had walked out years before, leaving his dad to cope with Adrian and his sister. This was long before the term ‘single-parent family’ came into use; back then it was ‘a broken home’ […]. This ought to have given him a whole storetank of existential rage, but somehow it didn’t; he said he loved his mother and respected his father. (8-9) Apparentemente, Adrian ha accettato l’abbandono da parte della madre, superandone il trauma. È stato ipotizzato56 che il suo avvicinamento alla signora Ford sia dovuto al fatto che egli

veda in lei una madre più che una donna matura e attraente. Dobbiamo dunque leggere il suicidio come un ritorno simbolico al corpo della madre perduta? In questo caso sarebbe la nostalgia per la stessa madre, il cui allontanamento non è dunque stato superato, a impedire ad Adrian di accettare il figlio nato dall’unione con Sarah Ford.

E se il suicidio – invece che essere una forma estrema di libertà e di coraggio – fosse una forma estrema di autolesionismo? Gli psicanalisti hanno avanzato l’ipotesi che un individuo decida di togliersi la vita perché vi è un certo aspetto di sé che egli non può tollerare. In base a quel che sappiamo di Adrian, potremmo benissimo supporre che si tratti di un perfezionista, esasperato dall’errore che ha commesso e dalle sue tragiche conseguenze, urtato al di là di ogni capacità di sopportazione dalla presenza del figlio menomato.

55 P. Mathis, op. cit., pp. 114-15.

187 Come ha osservato Alvarez, a un suicida di questo tipo le motivazioni “vengono fornite – da

qualsiasi rapporto di senso di colpa, perdita o disperazione – quando è troppo giovane per affrontarle o comprenderle.”57 Forse l’età di Adrian è rilevante per spiegare il suo gesto, così come lo sono il

senso di colpa nei confronti di Veronica, del signor Ford e del figlio stesso.

Una riflessione sulla presunta correlazione tra l’età del suicida e le sue motivazioni si trova anche in Flaubert’s Parrot, quando il dottor Braitwhaite sostiene che se un ventenne si toglie la vita, si pensa che il suo sia un gesto quasi nobile di rifiuto delle meschinità del mondo, il segno di una ribellione etica e sociale, mentre se a uccidersi è una persona matura o anziana si chiamano in causa il deperimento cerebrale o la depressione

When someone of eighty, or seventy, or fifty-four commits suicide, it’s called softening of the brain, post-menopausal depression, or a final swipe of mean vanity designed to make others feel guilty. When someone of twenty commits suicide, it’s called a high- minded refusal to accept the paltry terms on which life is offered, an act not just of courage but of moral and social revolt. Living? The old can do that for us. Pure crankery, of course. I speak as a doctor. (180)