• Non ci sono risultati.

Razionalità della scelta, decenza dell’atto ente

In The Sense of an Ending, Adrian illustra la ratio dietro il gesto che si accinge a compiere in una lettera al coroner scritta presumibilmente poco prima di togliersi la vita. Per Adrian, il suicidio è un atto razionale, spiegabile attraverso un ragionamento di esemplare lucidità

In the letter he left for the coroner he had explained his reasoning: that life is a gift bestowed without anyone asking for it; that the thinking person has a philosophical duty to examine both the nature of life and the conditions it comes with; and that if this person decides to renounce the gift no one asks for, it is a moral and human duty to act on the consequences of that decision. There was practically a QED at the end. (48)

Com’è ovvio, il gesto comporta sempre una qualche forma di violenza fisica. Nel Settecento i nobili si toglievano la vita con un colpo di pistola, mentre chi apparteneva alle classi inferiori si impiccava. In seguito venne di moda annegarsi o sopportare gli atroci dolori di veleni come l’arsenico

1 “I would take off my watch, roll up my left sleeve, put my hand into her knickers and gradually shuffle them down her thighs a little; then I would place my hand flat on the floor, and she would rub herself against my trapped wrist until she came.” (33)

172 e la stricnina. Per citare Alvarez, “[f]orse, l’antico superstizioso orrore del suicidio persistette tanto

a lungo a causa della violenza che rendeva impossibile mascherare la natura del gesto.”3 I Romani si

tagliavano le vene in una vasca di acqua ben calda (l’idea accarezzata dallo stesso Barnes e messa in pratica da Adrian). Fa appunto riferimento a loro Tony, quando insieme all’amico Alex commenta la scelta di Adrian4

Eventually, I asked, ‘How did he do it?’ ‘He cut his wrists in the bath.’

‘Christ. That’s sort of … Greek, isn’t it? Or was that hemlock?’

‘More the exemplary Roman, I’d say. Opening the vein. And he knew how to do it. You have to cut diagonally. If you cut straight across, you can lose consciousness and the wound closes up and you’ve bogged it.’

‘Perhaps you just drown instead.’

‘Even so – second prize,’ said Alex. ‘Adrian would have wanted first.’ He was right: first- class degree, first-class suicide. (48-49)

I Romani reintrodussero un contenuto emotivo nella questione, considerando il suicidio come una convalida, attentamente scelta e considerata, del modo in cui l’individuo era vissuto e dei principi a cui si era attenuto durante la vita. Se la morte in sé non aveva alcuna importanza, il modo di morire (con decenza, razionalità, dignità e al momento giusto) aveva un’importanza enorme, in quanto rappresentava la misura del valore finale da essi attribuito alla vita.

Anche questa posizione sembra rilevante nel caso di Adrian, il quale non rinuncia, soprattutto in punto di morte, ai principi filosofici cui si è ispirato nel corso della sua esistenza, e decide di darsi la morte con decenza (la nota attaccata sulla porta), razionalità (la lettera al coroner) e dignità, nonché al momento che lui reputa più opportuno.

3 A. Alvarez, Il dio selvaggio, Milano, Rizzoli, 1975, p. 136.

4 Ancora a proposito della modalità scelta da Adrian (senza dimenticare che siamo negli anni Sessanta) e della sua determinazione, tornano utili alcuni dati riportati da Barbagli: “[a]lla fine degli anni cinquanta, il gas derivato dal carbone, che aveva un’alta concentrazione di monossido di carbonio, fu a poco a poco sostituito dal gas naturale, molto meno tossico. Questa innovazione fu introdotta per motivi esclusivamente economici, ma ebbe anche altre conseguenze. Fino ad allora, nella metà dei casi, gli inglesi si uccidevano lasciando aperti i rubinetti del gas della propria abitazione. Non è difficile capire perché questo metodo fosse tanto popolare. Era disponibile in quasi tutte le case, tutti sapevano come servirsene, richiedeva meno coraggio di altri mezzi, era indolore, incruento e non sfigurava il volto. Il passaggio al gas naturale rese sempre più difficile servirsi di questo mezzo per togliersi la vita, cosicché il numero dei suicidi commessi ricorrendo al monossido di carbonio diminuì rapidamente, passando da 2.368 nel 1963 a 23 nel 1975. Ci si poteva aspettare che gli inglesi che volevano uccidersi avrebbero seguito altre strade […]. E invece, non potendo servirsi del gas, molti di loro rinunciarono a togliersi la vita e il numero totale delle morti volontarie subì una forte flessione. A comportarsi in questo modo furono probabilmente soprattutto i più impulsivi, coloro che tendono a dare risposte rapide agli eventi esterni e alle emozioni che provano e che più facilmente possono ritornare sui propri passi se incontrano degli ostacoli nella loro strada e se passa un po’ di tempo.” Si veda M. Barbagli, Congedarsi dal

173 In questo senso, per comprendere l’atto di Adrian risultano illuminanti le riflessioni di Hans

Chaim Mayer, al secolo Jean Améry, lo scrittore austriaco internato ad Auschwitz e a Buchenwald che, dopo un primo tentativo andato fallito nel 1974, si tolse la vita quattro anni più tardi. In particolare, pare calzante la scelta terminologica di Améry, il quale, “pur sapendo che il gesto talvolta, anzi spesso, si concretizza a partire da una condizione di tormentosa coercizione”5, preferisce parlare

di “morte libera”, precisando che “[c]ome causa di morte […] la morte libera resta libera persino nella morsa delle coercizioni […]. Sono io a levare la mano su me stesso […].”6 Adrian ha contemplato la

possibilità di poter non vivere: questa diviene anzi un imperativo nel momento in cui, parafrasando Améry, la dignità e la libertà impediscono al mero “vivere per la morte” di imperversare.7