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Le caratteristiche dell’attività medico-chirurgica plurisoggettiva e le diverse forme di collaborazione

CIRCOLAZIONE STRADALE

1. Le caratteristiche dell’attività medico-chirurgica plurisoggettiva e le diverse forme di collaborazione

L’attività medica, da ormai molti anni, ha subito una serie di innovazioni che la hanno resa terreno fertile per l’elaborazione e lo sviluppo, da parte sia della dottrina sia della giurisprudenza, del principio di affidamento.

Si è passati, infatti, da una configurazione mono-soggettiva di tale attività, che vedeva un unico e diretto rapporto tra medico e paziente (della cui salute il primo era il solo garante), ad una caratterizzata dalla pluralità di soggetti partecipanti, ciascuno dei quali investito di competenze differenti, a seconda del proprio ramo di specializzazione, e intersecantesi al fine di garantire la massima tutela per la vita e l’integrità fisica del malato. L’intervento medico diviene così il frutto di una molteplicità di prestazioni, ciascuna concorrente all’atto diagnostico o terapeutico,

in cui l’opera del singolo medico costituisce solo un momento di una più complessa attività1.

Tale evoluzione è stata favorita da due fattori: da un lato, l’aumentata settorializzazione delle competenze scientifiche e la proliferazione di specializzazioni mediche, dall’altro, le accresciute dimensioni delle strutture ospedaliere, a cui si lega la necessità di organizzazione di tutto personale (che non si limita ai soli medici ma ricomprende il personale paramedico e gli organi amministrativi e direttivi del nosocomio, le cui scelte si riflettono sulle prestazioni degli operatori). In particolare, l’elemento dell’organizzazione assume un ruolo chiave nel percorso di evoluzione dell’attività medica permettendo il coordinamento tra i vari interventi medici, ciascuno dei quali diviene momento di un’attività complessa e coordinata finalizzata al comune scopo della tutela della salute del paziente. Alla luce di tale ottica organizzativa, alcuni autori hanno sottolineato la necessità di parlare di “responsabilità sanitaria” piuttosto che di “responsabilità medica”2. Questa nuova configurazione dell’attività medico- chirurgica, basata sulla collaborazione tra più specialisti, ha determinato il configurarsi di situazioni tra loro differenti la cui diversa fisionomia incide necessariamente sull’applicabilità del principio di affidamento.

Sebbene nel linguaggio comune si tenda a unificare tutte le ipotesi di collaborazione in ambito sanitario sotto l’unica locuzione “attività medica in

équipe”, in realtà tale formula identifica solo una delle forme di cooperazione,

ossia quella sincronica, in cui un gruppo di sanitari, con compiti differenziati, esegue un trattamento diagnostico o terapeutico in un unico contesto spazio- temporale, potendosi in tal senso parlare di “équipe chirurgica” o di “équipe di reparto”3

. Ne consegue che, per riferirsi alle varie forme di cooperazione in

1

A. PALMA, Paradigmi ascrittivi della responsabilità penale nell’attività medica

plurisoggettiva: tra principio di affidamento e dovere di controllo, Napoli, Jovene, 2016.

2 A.R. DI LANDRO, Vecchie e nuove linee ricostruttive in tema di responsabilità penale nel lavoro medico d’équipe, in Riv. trim. dir. pen. econ., 2005, p. 226. L’autore sottolinea tale

necessità alla luce della partecipazione di vari soggetti e dell’ attribuzione di compiti sempre più delicati al personale ausiliario e agli organi amministrativi, così che non ci si possa riferire alla sola responsabilità del medico ma si debba tener presente l’operato di tutti coloro che partecipano all’intervento terapeutico e diagnostico.

3

A.R. DI LANDRO, Vecchie e nuove linee, cit. p. 228., precisa che << la nozione di équipe chirurgica non può essere estesa a tutte le plurime prestazioni cui è sottoposto un paziente nel contesto ospedaliero o extraospedaliero, ma va riferita correttamente solo alle attività che comportano una contestuale prestazione diagnostica e terapeutica svolta da un gruppo di sanitari

ambito medico, sia più corretto utilizzare l’espressione “attività medica plurisoggettiva” piuttosto che la nozione di “équipe medica”, essendo quest’ultima riferibile ad un solo tipo di collaborazione.

Per quanto concerne le modalità di esecuzione dell’attività medica in cooperazione, di cui l’équipe costituisce un esempio, si possono altresì avere forme di collaborazione diacronica, in cui le attività dei medici non sono contestuali ma si succedono in tempi e luoghi differenti, facendo sorgere la rilevante questione della successione nelle posizioni di garanzia.

Inoltre, riguardo ai rapporti esistenti tra medici che partecipano alla cura del paziente, si può ulteriormente distinguere a seconda che la divisione del lavoro avvenga in senso orizzontale o verticale. Nella prima ipotesi, si tratta di medici, posti in eguale posizione gerarchica, chiamati a collaborare tra loro; è il caso di specialisti in differenti discipline che adempiono le loro funzioni in autonomia e in attuazione delle leges artis dei rispettivi settori. Nella seconda ipotesi, invece, ci si riferisce a medici legati da un vincolo gerarchico che dà origine ad un rapporto di sovraordinazione-subordinazione tra gli operatori: si pensi, ad esempio, alla figura del capo-équipe e a quella del primario (ora denominato “dirigente di struttura complessa”) chiamati a controllare l’operato dei soggetti a loro sottoposti.

Dalla pluralità di forme di divisione del lavoro esistenti in ambito ospedaliero discende un quadro piuttosto articolato, in ragione del quale non è possibile individuare in via generale le caratteristiche, e i limiti, del principio di affidamento. Sarà, pertanto, necessario differenziare le varie situazioni, dal momento che il predetto principio si estrinseca in concreto con confini diversi a seconda dei casi di operatività.

aventi compiti differenziati>> concludendo, quindi, che <<medici, paramedici e tecnici i quali, con ruoli e tempi diversi, partecipano a queste varie fasi, fanno sì parte dell’organizzazione dell’ente, ma non dell’équipe in senso stretto>>. L’autore, inoltre, distingue tra i due tipi di équipe, riferendo la formula “équipe chirurgica” ad un’attività in cui <<converge l’opera sia di medici ordinati gerarchicamente sia di specialisti di differenti discipline>> mentre configura la “équipe di reparto” come <<un gruppo omogeneo per specializzazione che si può avvalere di diverse competenze specialistiche o del consulto di altri medici più esperti>>.

2. Le fonti normative relative agli operatori sanitari e i soggetti

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