La valle solcata dal torrente Tanaro, da cui prende il nome, è situata al confi ne tra Pie- monte e Liguria e, per la sua conformazione aperta, ha pendii poco scoscesi ed il clima non è molto rigido per la presenza di correnti d’aria marine. Queste caratteristiche naturali hanno favorito il sorgere di abitati lungo tutta la valle. Infatti percorrendo la strada si incon- trano le località di Ceva, Nucetto, Bagnasco, Priola, Garessio, Ormea, centri abitati che si susseguono ad intervalli quasi regolari, a con-
Fig. 1
La torre e le mura dominano l’abi- tato di Bagnasco.
Fig 2
I resti delle fortifi cazioni presso Bagnasco.
ferma della frequentazione assidua nel tempo di mercanti, pellegrini, soldati. Le vestigia di torri, castelli, muraglie che la punteggia- no sono i simboli della pluralità di contesti stratifi cati gli uni agli altri in vari modi che formano un ambiente naturale intensamente permeato dall’uomo.
Questo territorio è un territorio rigirato a chiu- dere le ultime valli cuneesi – Gesso, Pesio – e poi quelle monregalesi – Ellero, Maudagna, Corsaglia, Casotto – nel loro protendersi ver- so il mare. Ma proprio per questa sua posizio- ne è già territorio che sente la vicinanza del mare e delle coltivazioni della Liguria ed è stato, storicamente, terra di continui passaggi dal Piemonte ai porti e alle coste liguri per rifornimenti di olio, sale spezie e per scam-
bi di lavoro che era alternato dalle stagioni. Le temperature più miti dei due displuvi che limitano la valle e che corrono paralleli al bordo del mare hanno richiamato ai pascoli alti greggi per tempi più lunghi che nel vicino Piemonte e cacciatori-contadini quasi stabil- mente, ma hanno anche richiamato tipi edilizi dal mare alla montagna e dalla montagna fi no alla riva del mare. In questo senso la Valla Tanaro è si di collegamento per le valli cu- neesi ma è anche di passaggio alle valli del territorio ligure.
La lunga consuetudine di relazioni con la Li- guria, per lavoro e per commerci, a volte pa- cifi ca a volte con aspri contrasti istituzionali tra i soggetti preposti al governo del territo- rio, ha visto l’alta valle contesa per una chiara defi nizione dei confi ni e percorsa da truppe e contrabbandieri. Tutto ciò ha determinato un mescolamento di modi di vita, di linguaggi, di forme edilizie che, specie nel corso dei se- coli più recenti, ha rotto ogni confi ne ed ogni demarcazione. Alcune espressioni sia edilizie che lessicali, si sono però ripetute all’interno di territori con loro propri confi ni, se pure la- bili. L’alta valle Tanaro è divenuta, dall’alto Medioevo all’Ottocento, un grande conteni- tore dove sono state conservate stranezze edi- lizie tutte con caratteri ripetitivi e localizzati in territori distinti e poco sovrapposti. Queste trame a maglie irregolari si stendono su terri- tori più spesso contigui che sovrapposti a di- segnare una complessa geografi a edilizia. Ma i tipi edilizi che sono parte di un paesaggio popolare ed agreste che si trascina fi n dall’Ot- tocento, sono affi ancati, in valle Tanaro, a tipi molto più elaborati ed estranei alla vita dei locali, come le torri medievali. Questi edifi ci,
25D-Marabotto.indd 161
Aspetti dell’incastellamento Europeo e Mediterraneo
Marabotto Maria Paola-Politecnico To-Fac.Arch. DSTPI - [email protected]
162
collocabili intorno ai secoli che vanno dal XII al XV, sono interessanti non solo per la loro relazione con vicende di conquista e di uma- nizzazione della valle, cioè per una residenza stabile e per una messa a coltura dei due ver- santi, ma anche per la loro forma geometrica defi nita e per una raggiunta sapienza costrut- tiva. Tra queste emergenze architettoniche vanno citate le torri di Viola Castello, quella dei Barchi a Garessio e la torre di Bagnasco, dove conci ad arco monolitici in pietra lavo- rata, strombature ed archi in mattoni ed in pietra, volte, pilastri quadri e tondi, campioni di tessitura muraria a spina di pesce, rivelano maestranze non locali e non illetterate, non fuori dalle correnti del gusto.
Un’opera fortifi cata è sempre un fatto archi- tettonico che suscita sensazioni particolari in chi la percepisce, raramente lascia indif- ferenti, soprattutto quando forma emergenza rispetto al paesaggio circostante, quando è tipologicamente distinguibile dal punto di vi- sta spaziale, funzonale, della fi gurabilità e de- gli elementi costruttivi che la compongono. Nell’opera più semplice – la torre – come in quella più complessa è facile riscontrare or- ganismi che si riannodano, nella loro interez- za o nelle singole parti, alla cultura architet- tonica di un epoca precisa o delle epoche che ne hanno visto il sorgere o lo sviluppo. Talora appaiono evidenti le stratifi cazioni, le sosti- tuzioni, gli ampliamenti, le sovrapposizioni di porzioni eseguite in vari periodi, sotto la spinta di tensioni od esigenze maturate nel travaglio di usi, costumi, in lenta evoluzione. Bagnasco conserva i ruderi di un castello che i Marchesi di Ceva, divenuti padroni del luogo, fecero innalzare nel secolo XII con lo
scopo di controllare la strada per la Liguria. Costituiva il nucleo delle opere difensive del paese con cui comunicava per mezzo di due ponti levatoi e due porte chiamate rispettiva- mente Poggia e Bramosa. Nel 1270 lo trovia- mo citato nel passaggio di signoria al genero dei Ceva, Roberto di Laveno, signore di Ser- rez. Occupato in un primo tempo dalle truppe di Chieri, ad esse si sostituirono quelle dei Visconti di Milano e Gian Galeazzo lo done- rà, nel 1387, alla fi glia Valentina, sposa a Lu- igi, duca di Turonia. Nel 1515 lo acquistò il genovese Sebastiano Sauli e fu venduto poi, nel 1532, al marchese Giovanni Del Carretto. Ma la sua fi ne era ormai prossima, fu infatti distrutto per mano delle truppe francesi che operavano nella zona, su ordine del mare- sciallo Brissac, nel 1555, durante le vicende della guerra tra Francesco I e Carlo V.
Per capire quale potesse essere la consisten- za del sistema difensivo di cui il castello era parte, è utile riportare ciò che il Casalis nel suo Dizionario geografi co degli Stati di S.
M.il Re di Sardegna scrive: “Su di un vago monticello, avente la forma di un pan di zuc- chero, sorgeva un antico castello, e ancora se ne veggono alcuni muri. Uno di essi co- stituiva un angolo della rocca, ed elevasi all’altezza di circa trenta metri; è costrutto di durissimi mattoni con cemento calcareo. La fortifi cazione, per mezzo di muri, forse sino allora coperti, dei quali esistono tuttavia non pochi avanzi, si univano ad un’alta torre, che ancora si vede in gran parte verso la metà della discesa del monticello: anteriormente a questa torre, e aderenti ad essa, a scirocco, stanno due grandi muraglie, che si prolunga- no, e gradatamente divergono sino al piè del
colle, di dove continuano tra borea, ed ostro formano una cinta alla parte principale del Borgo, che trovavasi fi n d’allora fabbricato alle falde del monte del Castello a levante di esso.” Attualmente la torre di Bagnasco si
presenta in uno stato di conservazione buono, essendo stata oggetto di un recente intervento di consolidamento e pulizia. Utilizzata come torre di avvistamento e di difesa, è a pianta circolare, in muratura di pietra a vista con giunti in malta di calce e terra, priva di oriz- zontamenti e di copertura. Il coronamento in alto forse un tempo era merlato, oggi è sem- plicemente sbrecciato.
Una cinta facente capo al castello sulla col- lina scendeva verso il fi ume abbracciando il concentrico con un largo giro.Oggi restano parte delle mura e questa torre, perfetto cilin- dro in pietra che si trova dove si diramano due tronconi delle mura di cinta, lungo il crinale che dal castello scende verso l’abitato. La torre presenta una muratura a vista costituita da pietre di dimensioni medio-grosse, sono presenti tre aperture, una ad est a qualche metro da terra, una ad ovest in alto contor- nata da una fi nitura in mattoni ed una verso nord-ovest a terra, probabilmente realizzata in tempi più recenti.
Nonostante le distruzioni e l’incuria degli uo- mini, il paesaggio piemontese è un territorio ad alta densità di opere fortifi cate che, in vasti comprensori montani, collinari e di pianura, disegnano plasticamente precisi riferimenti visivi. Lungo crinali di monti e colline spic- cano edifi ci castellati e borghi raggruppati in- torno ad essi cui fanno eco masse ugualmente emergenti di chiese, cappelle e campanili. Si ergono, in spazi conclusi, sui poggi più alti,
25D-Marabotto.indd 162
Arezzo – Civitella in Valdichiana giugno 2006 Castelli, fortifi cazioni e paesaggio in valle Tanaro. Bagnasco.
163
singole torri, perdute memorie occhieggian- ti tra boschi, parchi, rustiche case ammuc- chiate, robusti muri di sostegno ingigantiti dall’altezza incombente sulla modesta edili- zia circostante. L’opera fortifi cata, in quanto architettura, individua spazi da indagare, sui quali vale la pena di soffermarsi per tentare di cogliere, dall’insieme e dai dettagli, gli
Fig.3
La torre di avvistamento. Fig. 4
La torre di Bagnasco. Disegno di rilievo.
aspetti signifi canti del modo di vivere delle società che ci hanno preceduto. Se si conside- ra nell’ambiente che la circonda, è possibile trarne puntuali deduzioni sui rapporti che do- vettero intercorrere in determinati momenti storici tra i componenti che hanno dato ori- gine o sviluppo all’opera, che ci sono vissuti dentro, ed il mondo esterno. Nella storia di un’opera fortifi cata si può leggere l’evoluzio- ne nel tempo di questi rapporti.
Bibliografi a
CASALIS G., Dizionario Geografi co storico-statistico- commerciale degli stati di S. M. il Re di Sardegna, To- rino 1842.
VIGLIANO G., Opere fortifi cate in Piemonte, Atti e Ras- segna Tecnica della Società degli Ingegneri e degli Ar- chitetti in Torino, maggio – giugno 1973.
MAMINO L., (a cura di), Atlante dell’edilizia montana nelle alte valli del cuneese. La Valle Tanaro, Politec- nico di Torino, Sede di Mondovì, Seconda Facoltà di Architettura, Dipartimento di Progettazione, 2004.
25D-Marabotto.indd 163
Carmela Crescenzi
Fondamenti ed Applicazioni di Geometria Descrittiva a.a.2001/2006
Rocca di Civitella in Valdichiana Sezioni
25D-Marabotto.indd 164
Arezzo – Civitella in Valdichiana giugno 2006 La domus curiae del castello di Pescia: indagine archeologica, documentazione storica e rilievo Aspetti dell’incastellamento Europeo e Mediterraneo
A.Merlo, A.Spicciani- Uni.Fi.- Dip.Prog.- alessandro.merlo@unifi .it