toriale, dinamismo economico ed inse-
diativi, tipologie di impianto urbanisti-
co ed edilizio.
Dal X a tutto il XIII secolo il territorio li- vornese conosce un dinamismo economico e sociale che lo caratterizza: l’areale appa- re proteso verso il mare mediante le attivi- tà commerciali e marittime di Porto Pisano presso Livorno e al contempo risulta sorretto da una solida tradizione agricola dell’entro- terra instaurata nel periodo romano e consoli- datasi in quello altomedievale.
Il potenziamento economico, sotteso dalla politica pisana interessata al dominio navale sulle altre repubbliche marinare, attraverso una sinergia tra il Porto Pisano a Livorno e
il sistema portuale urbano-fl uviale di Pisa,1
conduce alla copertura di tutto il bacino del Mediterraneo con le rotte marittime afferen-
ti il livornese:2 Porto Pisano, all’interno di
un’epoca come quella medievale di grandi pellegrinaggi religiosi, rappresenta anche la via di passaggio mediterranea per il traffi co di passeggeri, quale sbarco lungo i percorsi tra Roma, Santiago di Compostela e Geru- salemme e snodo sulla rete viaria terrestre strutturata sull’Aurelia-Carraja e l’Aemilia
Scauri-maremmana de collinis.3
In un quadro di vivace realtà economica, nel Mille si instaura il processo dell’incastella-
mento4 sebbene, oltre ad essere più tardivo
di circa un secolo rispetto alle circoscrizioni
dell’Italia settentrionale, risulti poco infl uente sull’organizzazione territoriale: i preesistenti impianti insediativi defi niti dalla razionaliz- zazione degli spazi rurali strutturati in base alla proprietà agraria permangono immutati nella loro caratterizzazione di abitati sparsi in forma di cascinali di campagna, ville, borghi, villaggi a maglie larghe e villaggi aperti non
fortifi cati5 che dipendono socialmente dalla
struttura della cura d’anime, in un controllo del territorio gestito dagli enti ecclesiastici e dalle pievanie.
La consolidata struttura organizzativa dei pievanati non viene infl uenzata dai castel- li signorili: le chiese battesimali rimangono
nella loro ubicazione originaria senza subi- re attrazione da parte dei centri incastellati, restandone esterne. La fondazione di nuovi monasteri, correlata non solo all’impulso re- ligioso quanto all’affermazione sociale e poli- tica delle casate detentrici, viene ad assumere un ruolo prioritario nel controllo politico dei beni fi scali: i cenobi agevolano la costituzio- ne di forme signorili di potere territoriale e, rappresentando un punto di riferimento per la popolazione locale, rafforzano l’affermazio- ne sociale della casata stessa.6
Solamente sul versante orientale dei mon- ti livornesi si assiste ad una riutiliz- zazione della strutturazione preromana in
Fig. 1
Porta di accesso al Castello di Rosi- gnano Marittimo, con a fi anco la cin- quecentesca chiesa di Sant’Ilario. Sul lato sinistro dell’arco, sor-mon- tato da cinque beccatelli in pietra, si legge la discontinuità dell’apparec- chiatura muraria con segni di tampo- namenti di aperture e tracce della pre- senza dei conci dell’arco d’ingresso originario, il cui livello di soglia era inferiore all’attuale.
L’odierna porta risale ai lavori di ri- pristino del 1704, come attesta la la- pide che la sormonta con lo stemma mediceo: “Cosmus II Maguns Dux Aetrur IIII Moenia instauravit Anno Dom. M.D.C.C.IIII”.
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un ciclo di “recupero dell’impianto della antropizzazione”:7 tra i centri fortifi cati al-
cuni palesano un assetto urbanistico defi nito dalla funzione di
rifugio temporaneo,8 altri di nuclei stamen-
te abitati,9 ma in ogni caso non costituiscono
elemento cardine né per il potere signorile10
né per il paesaggio, confi gurandosi quale una delle molteplici forme di insediamento sul territorio. L’assetto strutturale dei castelli che emerge dalla lettura dei siti si delinea in una tipologia di impianto elementare i cui appara-
ti difensivi (cerchia muraria e torre) vengono edifi cati dapprima prevalentemente in legno e successivamente, con la svolta edilizia del X-XI secolo, in pietra:11 una cerchia difensiva
in muratura sottende il raggiungimento di una maggiore coscienza progettuale dell’impian-
Fig. 2
Ordinamento del territorio livor-nese in epoca medievale, dal X al XIII se- colo.
Dalla lettura territoriale palesa come il Castello di Livorno a-vesse il com- pleto controllo della piana ad ovest del crinale dei Monti Livornesi. 1. Livorno; 2. Santa Maria e San-ta Giulia; 3. Fortifi cazione e le tre torri del porto livornese;
4. Santo Stefano di Porto Pisano; 5. Uliveto; 6. Sant’Andrea a Li-mone; 7. Salviano; 8. San Marti-no; 9. San Paolo di Ardenza; 10. Eremo di Santa Maria di Capro-lecchio;
11. Monastero di Santa Maria della Sambuca; 12. Suese;
13. Montemassimo; 14. Podium Si- gerii; 15. Collesalvetti;
16. Badia; 17. Colle Romoli; 18. Decimo; 19. Nugola; 20. Badiola; 21. Cugnano;
22. Farneta; 23. San Lorenzo in Piaz- za; 24. Le Corti;
25. Castell’Anselmo; 26. Postignano; 27. Petreto; 28. Torciano; 29. Filicaia; 30. Parrana; 31. Pandoiano;
32. Colognole; 33. Popogna Vecchia; 34. Cafaggio;
35. Quarrata; 36. Loreta; 37. Contrino a Gabbro;
38. Camaiano; 39. Monte Calvo; 40. Cesari; 41. Cafaggia;
42. Castelnuovo della Misericor-dia; 43. Castelvecchio; 44. Casa-lasci; 45. Rosignano;
46. Monastero di San Gorgonio; 47. Castiglione Mondiglio; 48. Monaste- ro di San Jacopo
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Arezzo – Civitella in Valdichiana giugno 2006 Incastellamento nel Livornese tra Alto e Basso Medioevo: ordinamento territoriale, dinamismo economico ed insediativi, tipologie di impianto urbanistico ed edilizio.
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to urbano e del concetto di limite e confi ne dell’abitato, in una ragionata scelta della di-
sposizione al suo interno degli edifi ci rappre- sentativi del potere economico, politico, reli-
gioso e dello spazio ad essi riservato.
Nonostante la presenza di centri incastellati, lo sviluppo di giurisdizioni signorili è pres- soché assente: il fi nitimo comune pisano impedisce l’istituzione di diritti signorili di privati su terreni demaniali (della marca o della contea) e soprattutto agisce da inibito- re alla fondazione ex novo di castelli o alla fortifi cazione di insediamenti preesistenti, in una politica di controllo territoriale da parte dell’autorità pubblica per evitare l’indeboli- mento della potenza economica pisana. Solo Livorno (che assieme a Nugola continua a mantenere i propri diritti signorili, quali due unici castelli marchionali) rappresenta l’uni- co centro incastellato sulla piana afferente Porto Pisano.12.
Nel sec. XI il Castrum et Curtem de Livor-
na13 presenta a difesa sul mare l’imponente
torre cilindrica in muratura mista del Ma- stio di Matilde. Il sistema di fortifi cazione si struttura nel XIV sec. attorno all’edifi ca- zione di nuove torri: nel 1304 viene eretta a protezione della Cala Liburnica la Lanterna
su progetto della scuola di Nicola Pisano,14
vengono restaurate le due torri del Magnale15
e delle Fornìcis16 che proteggono l’accesso
al Porto Pisano e nel 1377 viene costruita la cittadella della Quadratura dei Pisani. Nel 1392 si realizzano le mura del Gambacorta, che conducono il circuito murario alla lun- ghezza totale di 2200 braccia: edifi cate con pietre squadrate in tufo senza apposizione di terrapieno e torri angolari a ulteriore difesa d’incrocio, principiano dal Mastio di Matilde e abbracciano la Quadratura, tracciando un perimetro che costeggia il mare verso la stra- da Carraja e che, proseguendo verso la Porta
Fig.3
Mastio di Matilde visto dall’esterno della Fortezza Vec-chia di Livorno. La torre cilindrica del Mastio, edifi - cata sul castrum romano dell’antica Liburnum del quale vi si riscontrano resti di strutture del I sec., risale al XI sec. Edifi cata in muratura mista è alta trenta metri ed era posta all’imboc- catura del porto quale architettura di avvistamento e rifugio.
Fig. 4
Veduta della Quadratura dei Pi-sani e del bastione a mare della Canaviglia, nella Fortezza Vec-chia. La Quadra- tura, fortifi ca-zione a pianta quadrata di lato cento metri circa edifi cata nel 1377 da Puccio di Landuccio, Fran- cesco di Giovanni e Tom-maso Pisa- no, venne eretta dai pisani attorno al preesistente Ma-stio di Matilde. Nel 1392 venne collegata con mura al vil- laggio di Livorno.
Fig. 5
Genio Militare Toscano, rilievo del- la fi ne del XVIII sec. della Fortezza Vecchia, Roma, ISCAG.
Nella planimetria si scorge sulla de- stra l’area della Quadratura dei Pisani in connessione tra il Ma-stio di Ma- tilde e il Bastione della Canaviglia sul quale venne edifi -cato nel 1580 il palazzotto di Francesco I de’ Medici. La Fortezza Vecchia è stata co-struita nel 1534 su progetto di Antonio da Sangallo il Vecchio.
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a Terra in una torre triangolare,17 richiudono
la cinta fortifi cata verso la Rocca Vecchia: vengono lasciati aperti solo gli accessi alla
Bocca della Cala e al Varatoio,18 presso il
quale si trova la Porta a Mare. Al loro interno rimane contenuto il Castello di Livorno nel
suo vecchio fabbricato.19
La Cala Liburnica modifi ca per la prima vol- ta la sua originaria morfologia rocciosa per convenire alle nuove esigenze portuali e di difesa militare: le discontinuità naturali delle scogliere vengono regolarizzate con l’edifi -
cazione di banchine quadrangolari.2
1 Nel 1160 viene scavato un carisium navigabile che, sfociando presso S. Piero a Grado, mette in comunica- zione Stagno con l’Arno per il trasporto diretto a Pisa delle merci scaricate a Porto Pisano. Annales Pisani; CECCARELLI LEMUT M. L., “Note sulla storia di Li- vorno nel Medioevo”, Atti del I Seminario “Storia del Territorio Livornese” del 1988, Livorno, 1992. 2 Nel 1169 vengono stipulati contratti marittimo-poli- tici con Ragusa, Spalato e Zara sulla costa dalmata. I contratti prevedevano una reciproca difesa navale nelle rispettive acque: in questo modo i pisani risultavano co- perti nella navigazione nell’Adriatico, mare delle rot- te verso l’Oriente da parte della Serenissima Venezia. “Historijski Archiv Dubrovnik”.
3 La via Aurelia era nel Medioevo chiamata Carraja poiché adatta al transito dei carri: trasferì tale appel- lativo anche alla stessa chiesa di S. Stefano ai Lupi, ubicata lungo il suo tracciato livornese. La via Aemilia Scauri rappresentava invece l’asse fondamentale per la comunicazione tra la costa e la Maremma: appellata anche via di Maremma o de Collinis, poiché conducen- te alla zone chiamata delle Colline, e silice de poianis in riferimento al suo percorso rialzato. CECCARELLI LEMUT M. L. – PASQUINUCCI M., “Fonti antiche e medievali per la viabilità del territorio pisano”, Bolletti- no storico pisano, LX, Pisa, 1991, pp. 111-138. 4 Le documentazioni di castelli nel territorio livornese risalgono ai primi anni dell’XI secolo e consistono, più
che in loro atti di fondazione, in fonti scritte di roga- zioni o riferimenti topografi ci per l’ubicazione di pos- sedimenti. Da documenti archivistici quali pergamene, campioni delle proprietà, estimi, registri contabili, atti di rogazioni, fascicoli giudiziari e penali, si traggono le attestazioni dell’esistenza di ventidue castelli: il 4 maggio 1005 viene nominato il castello di Casalasci, in località di Casa Riascio presso Castelvecchio e ne- gli anni 1007 e 1008 quello di Colognole (FALASCHI, “Carte dell’Archivio Capitolare di Pisa”, 1, 930-1050, Thesaurus Ecclesiarum Italie, Roma, 1971, n° 26); il 9 aprile 1012 si menziona il castello di Torciano (CA- TUREGLI N., “Regesto delle chiese di Pisa”, Regesta Chartarum Italie, 24, Roma, 1938, n° 29); il 13 novem- bre 1017, all’interno dell’elencazione delle località ap- partenenti al piviere di S. Giulia, è compreso il Castello di Livorno (MURATORI L. A., “Antiquitates Italicae Medii Aevi”, III, 1740, n° 91); il 24 gennaio 1019 si attesta l’esistenza di Montemassimo (SCALFATI S. P. P., “Carte dell’Archivio della Certosa di Calci”, 2, 1100-1150, Thesaurus Ecclesiarum Italiane, VII, 18, Roma, 1977, n° 3); nell’agosto del 1020 si registra una rogazione presso il castello di Colle Romuli (SCAL- FATI S. P. P., 1977, n° 48); il 19 dicembre 1033 risulta nominato il castello di Postignano (CATUREGLI N., 1938, n° 105); il castello di Nugola appare il 4 marzo 1039 in una redazione di atti tra privati (CATUREGLI N., 1938, n° 112); il 23 settembre 1040 il castello di Cugnano è citato in un atto tra privati (FALASCHI E., 1971, n° 77); il 30 maggio 1041 presso il castello di Camaiano, detto Nuovo, viene stipulato un contratto tra privati (CATUREGLI N., 1938, n° 202); il castello de Vico Bruci è notifi cato il 23 gennaio 1067 in una vendita, di porzione dello stesso castello, avvenuta tra privati e ne viene descritta la struttura della fortifi cazio- ne comprendente le mura, una torre e una chiesa inter- na (CATUREGLI N., 1938, n° 158); il 3 agosto 1098 sono citate le proprietà del castello di Col da Vicciule “il loco et fi nibus Platia” (CATUREGLI N., 1938, n° 217); l’11 ottobre 1099 il castello di Cafaia è sede della redazione di un atto (SCALFATI S. P. P., 1977, n° 145); in un documento dell’11 dicembre 1109 sono citati i castelli di Ortale (Montemassimo di Sotto), Marrana e Pandoiano, per un contratto intercorrente tra i loro proprietari, l’arcivescovo di Pisa ed i consoli pisani
Fig. 6
Castelnuovo della Misericordia, l’antico Castrum Camajani, costitu- ito dai due contigui centri strategici militari medievali dei castelletti di Castelnuovo e Castelvecchio. Sul poggio si erge ciò che è permaso del nucleo originario del castello del XIII secolo, dominante la Val di Fine. Ai piedi del colle passava (e passa ancor oggi con lo stesso tracciato) la via Aemilia Scauri: asse viario precipuo dell’entroterra livornese.
Fig. 7
Vista da nord-ovest del Castello di Rosignano Marittimo, con la Fattoria Arcivescovile a merli ghibellini e il torrione circolare di ponente: dal torrione di levante, adibito a carcere, principiava un percorso ipogeo che conduceva alla base del castello. Fig. 8
Lastra basamentale con scudi aral- dici dell’antica cisterna del castello: vi si riconoscono gli stemmi della Mensa di Pisa, della curia arcive- scovile, del Comune di Rosignano Marittimo.
La cisterna, collocata nel cortile entro il castello tra la canonica e il Palazzo dei Bombardieri (già Palaz- zo Pretorio), risale al XIII secolo.
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(MURATORI L. A., 1740, n° 1109-1114); il castello di Popogna, unitamente al suo borgo, è citato il 5 otto- bre 1126 nella donazione di una porzione del castello alla cattedrale di Pisa da parte del futuro arcivescovo Umberto (UGHELLI F., “Italia sacra sive de episco- pis Italie”, III, Venezia, 1717, n° 395-396); nel 1135 è nominato Castell’Anselmo, in quanto possedimento de- gli Anselminghi detentori di possedimenti ecclesiastici (CATUREGLI N., 1938, n°
5 654); nel 1137 si ritrova la citazione di castello al Monte Calvo, come parte dei privilegi pontifi ci, e il 24 ottobre 1243 appare il castello di Loreta nel Pian di Por- to in una cessione di beni (CATUREGLI N. – BANTI O., “Le carte arcivescovili pisane del secolo XIII”, voll. 3, Regesta Chartorum Italiane, Roma, 1974-1989, n° 244); il 15 maggio 1257 il castello di Podium Sigeri è indicato come confi nante con quello di Montemassimo (Archivio di Stato di Pisa, Dipl. S. Bernardo); il 14 no- vembre 1285 il castello di Quarrata risulta menzionato come donazione testamentaria a favore dell’Ospedale Nuovo di Pisa e se ne descrive il terreno attorno al ca- stello, una torre distrutta ed il circuito del castello lungo sei miglia (Archivio di Stato di Pisa, Spedali Riuniti, n° 100). Per approfondimenti si rimanda a CECCARELLI LEMUT M. L., “Il territorio livornese nel Medioevo. Villaggi, castelli, pievi, chiese”, Atti del II Seminario “Storia del Territorio Livornese” del 1992, Livorno, 2003.
6 Dal punto di vista strutturale i materiali usati per le diverse tipologie erano corrispondenti: ambienti a pian- ta rettangolare, utilizzo di materiale deperibile, pietra per gli elevati e coperture in laterizio; VALENTI M., “Forme abitative e strutture materiali dell’insediamento in ambito rurale toscano tra Tardoantico ed Altomedio- evo”, Mantova, Ed. SAP, 1994. La muratura (con posa di pietre non lavorate, collocate per piani orizzontali su letti di malta e calce), commista all’uso di pali lignei e materiale deperibile è caratteristica fi no al sec. XII; PA- RENTI R., “Tecniche costruttive delle abitazioni me- dievali, in margine a esperienze toscane”, in FRANCO- VICH, R. CUCINI, C. - PARENTI, R., “Dalla villa al castello: dinamiche insediative e tecniche costruttive in Toscana fra tardoantico e bassomedioevo”, in FRAN- COVICH R. – MILANESE M. (a cura di), 1988, pp. 57-78.Di fi anco all’organizzazione della cura d’anime
sorgevano gli enti religiosi che dirigevano monasteri, canoniche regolari, eremi, ospedali, con funzione di ge- stione e di controllo del territorio nei suoi aspetti inse- diativi ed economici. Dal sec. XI presso Nugola eserci- tava il monastero benedettino maschile dei SS. Apostoli di Decimo; alla fi ne del sec. XIII risulta ubicato a Col di Vicciule il monastero femminile di S. Michele; a caval- lo dei secc. XII-XIII sono attestati gli eremi di S. Jacopo in Acquaviva a Livorno, S. Maria della Sambuca presso Parrana e S. Salvatore di Montenero. L’ospedale di S. Leonardo di Stagno, l’ente ecclesiastico più infl uente nel livornese in epoca medievale, viene fondato nel 1154 dall’arcivescovo Villano, per l’accoglienza dei marinai ed i viaggiatori che fruivano del contiguo Porto Pisano. Nel secondo decennio del XI secolo si registra anche la fondazione dei monasteri pisani di S. Michele in Borgo e S. Paolo in Ripa d’Arno (che detenevano vasti possedimenti nell’entroterra collinare livornese) e dei monasteri di S. Quirico e S. Salvatore a Moxi, con i quali si assicurava il controllo della via Aemilia Scauri fi no al monastero di S. Giusitniano di Falesia a Vada. GARZELLA G., “Tra città e territorio: monasteri pisa- ni medievali” e CECCARELLI LEMUT M. L., “Mona- steri e signoria nella Toscana occidentale”, entrambe in FRANCOVICH R. – GELICHI S., “Monasteri e castel- li tra X e XII sec. Il caso di S. Michele alla Verruca e altre ricerche archeologiche nella Tuscia occidentale”, Edizioni All’Insegna del Giglio, 2003.
7 Se in epoca preistorica si era visto un uso del suo- lo procedente da monte a valle (con un ciclo defi nito di “impianto dell’antropizzazione”, in un progressivo adattamento dell’uomo agli elementi naturali e all’or- ganizzazione delle attività elementari), e se l’epoca romana era stata caratterizzata dalla fase di “consoli- damento dell’antropizzazione” (con completo controllo del territorio ed un suo uso prettamente agricolo e con- solidato da valle a monte, mediante un mantenimento stabile degli insediamenti), nel Medioevo si ritorna all’originario sfruttamento territoriale da monte a val- le, in una fruizione delle colline attraverso l’incastella- mento in difesa delle vallate. MAZZANTI R., “La pia- nura di Pisa e i rilievi contermini”, Società Geografi ca Italiana, Edizioni Del Cerro, Pisa, 1994.
8 E’ il caso di Castell’Anselmo in Val di Tora (ma an- che di siti quali Valtriano e Perignano di Triana) che
nel 1370 verrà ampliato a spese degli stessi abitanti: il “fuit iam parvum castrum” venne riparato “pro eorum tutela et securitate ac etiam contratae circumiacentis”, Comune, A, 147, c. 73.
9 Rosignano (come Cascina, Casanuova, Ponsacco nel piviere di Appiano) nel 1370 fortifi ca il suo castrum quale dimora stabile per la popolazione: il comune di Pisa, favorevole a farvi “construere fortillitium”, con- cesse sgravi fi scali obbligando però a edifi carvi una torre di avvistamento sorvegliata da un funzionario pi- sano; Comune, A, 147, c. 71. Egual cosa accade per Parrana che riedifi ca il castello vecchio di S. Maria con torre, fossato, bertesche e steccato, da sostituire succes- sivamente con un muro; Comune, A, 147, c. 79 e 148, c. 81; LEVEROTTI F., “Trasformazioni insediative nel Pisano a fi ne Trecento”, Archeologia Medievale, 16, 1989. La ridefi nizione dell’impianto urbanistico è veri- fi cabile nella lettura di un mutamento nell’orientamen- to dei lotti abitativi, registrato nella fase di passaggio dall’uso di materiali edili deperibili a materiali lapidei. 10 I principali promotori dell’incastellamento risultano essere i proprietari terrieri locali (i Lambardi, gli Ansel- minghi, i Verchionesi) per i centri incastellati quali Co- lognole, Colle, Casalasci, Castelnuovo e Castelvecchio, Cugnano, Colleromboli, Castell’Anselmo, Popogna; funzionari pubblici e titolari della contea di Pisa per i siti di Montemassimo, Torciano, Parrana, Pandoiano. 11 L’utilizzo della pietra implica un sistema produttivo completo: estrazione dalla cava, trasporto, produzio- ne del legante, posa in opera secondo apparecchiature regolari. Le maestranze presenti sul territorio pisano- livornese erano detentrici di innovazioni tecniche edilizie per l’architettura romanica. BIANCHI G., “Co- struire un castello, costruire un monastero”, in FRAN- COVICH R. – GELICHI S., “Monasteri e castelli tra X e XII sec. Il caso di S. Michele alla Verruca e altre ricerche archeologiche nella Tuscia occidentale”, Edi- zioni All’Insegna del Giglio, 2003.
12 L’incastellamento di Livorno, attestato nel 1007, è stato istituito ad opera del marchese Ugo della marca della Tuscia. Nel 1103 viene donato dalla marchesa Matilde all’Opera della cattedrale di Pisa di S. Maria e il 9 giugno 1120 perviene all’arcivescovo Attone che lo concede in feudo ai marchesi Obertenghi Guglielmo Francigena ed ai suoi fratelli (fi gli di Alberto IV Rufo),
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che risultano essere possidenti in Corsica e interessati