I borghi di Voltaggio e Gavi sono situati lun- go l’asse di comunicazione, che segue l’an- damento dei Meridiani, che collega il litorale marino ligure all’entroterra padano attraverso il valico montano appenninico, la via Postu- mia dei Romani.( Fig.1)
Durante l’Età Moderna il percorso da Genova a Novi Ligure (posseduto dalla Repubblica di Genova) e da qui a Milano, Piacenza, Torino era il più frequentato fra quelli alle spalle del- la città e utilizzato anche dai corrieri postali nei viaggi di servizio fra il litorale e la Pada- nia. Si trattava infatti della strada principale fra Genova e Milano. Già dall’inizio del 1700
la strada al passo della Bocchetta era carrabi- le; fonti documentarie indicano che nel 1773 la strada ebbe notevoli migliorie per favorire il transito di carri e carrozze a spese del Doge della Repubblica di Genova G.B. Cambiaso. (Fig.2)
Questo collegamento viario rimase attivo sino all’unione della Liguria al Piemonte, quando cioè fu costruita dai Savoia la strada carroz- zabile che passava dal passo dei Giovi, lungo la valle Scrivia, sul tracciato di una vecchia mulattiera. Pertanto i paesi di Voltaggio e Gavi persero parte della loro importanza. La posizione del forte di Gavi era di impor- tanza strategica estremamente rilevante per bloccare truppe nemiche dirette verso Geno- va, quindi per motivi difensivi, sia per ragioni commerciali: per questo si alternano varie vi- cende per il suo possesso nel corso dei secoli. (Fig. 3)
Benché il forte di Gavi sia già stato accu- ratamente studiato, vale comunque la pena di riassumerne brevemente la storia , anche in quanto strettamente legato al vicino borgo di Voltaggio, del cui castello si hanno invece scarsissime notizie.
Dal ritrovamento di reperti neolitici, si può supporre l’esistenza di un agglomerato abita- to nell’area, come pure ,in seguito, l’esistenza di un sistema difensivo in epoca preromana e romana. Alcune fonti parlano di Gavi Ligure, quindi sotto la dominazione della primitiva popolazione dei Liguri, poi conquistato dai Romani nel II secolo a.C., i quali presumi- bilmente costruirono una fortezza a controllo della Via Postumia, che collegava Genova con la Lombardia.
Con le invasioni barbariche, Gavi diventò pa- trimonio della Chiesa, eccetto il castello, che rimase ai feudatari Obertenghi, della famiglia
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dei Malaspina. Testimonianza dell’invasione dei Saraceni, arrivati da Genova risalendo il fi ume Scrivia nel X sec. , è la denominazione “dei Mori” della parte orientale del monte. Il castello fu per lungo tempo sotto la giuri- sdizione di Genova che, diventata Comune , combattè e vinse Federico Barbarossa insie- me alla Lega Lombarda nella battaglia di Le- gnano. Sembra che l’imperatore svevo avesse posto in salvo nel castello di Gavi la moglie e il fi glio Enrico; quest’ultimo, salito al tro- no, in cambio di aiuto militare, donò il ca- stello ai genovesi, mal sopportati e più volte combattuti dai Marchesi di Gavi. Nel 1202 la
Repubblica di Genova ebbe con atto uffi ciale il Marchesato e Gavi diventò comune autono- mo: furono migliorate le infrastrutture viarie e accresciuto il borgo per opera dei genovesi, le cui fazioni erano però in costante lotta per il suo possesso. Parallelamente continuavano le lotte fra Genova e Tortona,(che da sempre mirava al forte) che non rispettavano i vari trattati di pace stipulati in varie occasioni. Genova si indebolì durante il 1300 per lotte interne fra le famiglie e fu conquistata dai Vi- sconti, che cercavano per il ducato di Milano uno sbocco al mare. Gavi, insieme ad altre cittadine limitrofe quali Ovada e Capriata fu
occupata dal duca Luchino Visconti nel 1348, che non giunse sino a Genova in seguito a morte repentina. Le lotte interne dei genove- si portarono alla vendita del forte di Gavi a un capitano di ventura, Facino Cane , dal cui successore poi lo ricomprarono.
In seguito il castello ritornò ai Visconti che vi insediarono quali feudatari i Fregoso e poi Antonio Guasco sino al 1514, quando il ca- stello fu bombardato dagli Sforza e poi cedu- to ai genovesi. Carlo V visitò il castello nel 1529 e nel 1536 confermò ai genovesi il pos- sesso di Gavi e Voltaggio, oltre alle altre aree importanti dell’Oltregiogo quali Novi, Ovada e Parodi. Opere di rinforzo delle strutture del- la fortezza furono eseguite nel 1540 dall’ing. Domenico Olgiati. Genova ebbe vari scontri con le truppe francesi e sabaude; nel 1625 il forte fu assediato e preso con l’inganno dai francesi ma subito riconquistato. Durante questa guerra fu eseguito il primo rilievo da parte dell’ing. Carlo Morello. (Fig .4) A seguito di un periodo di pace, la Repubblica di Genova affi dò all’ing. Gaspare Maculano , conosciuto come fra Vincenzo da Fiorenzuo- la, esperto in opere militari, l’ampliamento del castello portandone la capienza da 60 a 900 uomini. (Fig. 5)
Nel 1626 iniziarono i lavori che dovevano consistere nella modifi ca della forma, con l’abbassamento della parte vecchia l’allar- gamento verso Monte Moro, praticamente distruggendo la collina per un migliore inse- rimento nel contesto orografi co e la costru- zione di nuove mura oltre la prima cerchia, accentuando le caratteristiche di fortezza. I lavori procedettero sino al 1631 con lentez-
za, contemporaneamente a migliorie nelle in- Fig.3Il forte di Gavi in una foto recente.
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frastrutture viarie, tra cui l’allargamento della strada Gavi-Voltaggio.Nel 1673 l’ing. Ansal- do de Mari riprese i lavori nell’area di Mon- te Moro, che furono terminati solo nel 1727 dall’arch. Pietro Morettini .
Ulteriori ampliamenti furono eseguiti sempre nella prima metà del ‘700. Nel 1746 il forte si arrese agli austriaci, seguendo la sorte di Ge- nova. In seguito invece fece salda resistenza agli austriaci, permettendo la vittoria di Na- poleone a Marengo. Nel 1814 fu consegnato agli inglesi, mentre nel 1815 passò, a causa della soppressione della Repubblica di Geno- va, sotto il regno di Sardegna.
Divenne così parte della provincia di Ales- sandria nel 1859, contestualmente alla citta- dina di Gavi. Fu disarmato e adibito a prigio- ne civile sino al 1906. A seguito di tale de- stinazione furono eseguiti lavori di notevole entità come l’occlusione delle cannoniere, l’ampliamento dei piazzali e la costruzione di posti di guardia.
Fig.4
Carlo Morello, Rilievo del Castello di Gavi, 1625
Fig.5
Fra Vincenzo da Fiorenzuola , Rilie- vo del Castello di Gavi con progetto di potenziamento delle opere di di- fesa , 1625
Il valore storico del forte fu riconosciuto dal Ministero dell’Educazione Nazionale che lo inserì nei beni di interesse storico-artistico nel 1908 e nel 1933 passò sotto la tutela della Soprintendenza dell’Arte Medioevale e Mo- derna del Piemonte.
Fu ancora utilizzato come carcere durante la prima guerra mondiale e furono apportate ulteriori modifi che a tale scopo, mentre nel 1923 fu affi dato al Consorzio Cooperativo Antifi losserico per effettuare sperimentazioni sulle vitigni. Nel 1942 fu nuovamente adibito a carcere militare e infi ne riconsegnato alla Soprintendenza ai Monumenti nel 1946, che da allora cercò di operare per mantenere la struttura, consegnata in stato di grave degra- do e spogliata di tutti i materiali.
Importanti lavori di salvaguardia e tutela di questo importante patrimonio storico e ar- chitettonico sono iniziati dalla fi ne degli anni ’70 del secolo scorso e continuano costante- mente, parallelamente alla decisioni sulla de-
stinazione d’uso per fi ni culturali delle parti ristrutturate. Sono state sinora realizzate sale espositive e per mostre, una sala convegni, una foresteria.
I lavori hanno permesso anche di ricostruir- ne la storia, attraverso i vari interventi che si sono susseguiti nel tempo a causa anche della variazione di destinazione d’uso della fortez- za. Il borgo di Voltaggio è situato lungo la val- le del Lemme sulla stessa direttrice di Gavi, a distanza di pochi chilometri da quest’ultimo, in direzione di Genova. La prima citazione storica di Voltaggio risale al 1006 quando il vescovo di Genova Giovanni
II trasferì la cattedrale da S. Siro a S. Lorenzo e attribuì ai monaci dell’antica basilica l’uti- lizzo di estese proprietà fondiarie nell’area genovese e nell’Oltregiogo, tra cui “Vulta-
blo”. La denominazione del villaggio varia
nel tempo, mantenendo però sempre la radice originaria: citata come Vultabium nel Char- tarium Dertonese, altrove fi gura come Vulta-
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cium e Ottaggio.
Il paese, dopo essere passato sotto il domi- nio di varie famiglie, fu acquistato dalla Re- pubblica di Genova nel 1121 e fu luogo di transito obbligato , attraverso il passo della Bocchetta, per il collegamento dal mare alla pianura padana sino all’annessione al regno dei Savoia.
Sino al XIV fu governato dai “Castellani” che detenevano il potere civile, militare e giudiziario. Da questa dizione si deduce la presenza del castello, attualmente ridotto a pochi ruderi. Il villaggio fu soggetto a varie Signorie fra la metà del 1300 e del 1400. Nel XVI sec. Voltaggio è indicato come Pode- steria della Repubblica di Genova con a capo un “cittadino dell’Ordine Nobile”, affi ancato da consoli e sindaci del Comune; nel 1528, con la riforma di Andrea Doria , le famiglie consolari furono aggregate agli “Alberghi” genovesi, confermando lo stretto legame fra Genova e il borgo.
Il paese fu saccheggiato nel 1625 dalle trup- pe sabaude di Carlo Emanuele I, che qui fece trattenere proditoriamente il governa- tore genovese del forte di Gavi, Alessandro Giustiniani, che aveva chiesto una tregua per riferire la situazione alla Repubblica di Ge- nova. Voltaggio subì altre devastazioni negli scontri fra Austriaci e Franco Spagnoli per il controllo del passo della Bocchetta nel 1747. Alla fi ne del XVIII secolo fu aggregato alla Repubblica Ligure, fi no al passaggio al Pie- monte Sabaudo nel 1815.
Fece parte della provincia di Novi , che ebbe vita dal dal 1831 al’59 anno in cui passò , come Gavi, sotto la provincia di Alessandria. Non esistono fonti documentarie sull ‘origi-
ne.del castello di Voltaggio. Facendo parte, come Gavi, di un possedimento feudale, era strumento di controllo sia militare che econo- mico sul territorio. Negli Annali di Caffaro , la struttura difensiva è raffi gurata al 1121 in- clusa nel feudo degli Obertenghi , quindi nel periodo tra XI-XII sec., con quattro torri e un ingresso principale affi ancato da due laterali, di minore dimensione. (Fig. 6)
Il castello presenta una mole molto più pos- sente rispetto ai coevi castelli di Fiacone, Aimero, Montalto e Parodi, tutti nello stesso territorio dell’Oltregioco e documentati sem- pre negli Annali di Caffaro.( Fig. 7)
Il complesso fortifi cato comprendeva, oltre la rocca situata sulla vetta della collina, la chiesa e il cimitero, inclusi in una cinta mu-
Fig.6
Il Castello di Voltaggio negli Annali di Caffaro, 1121
Fig.7
I castelli dell’Oltregiogo nel XII sec .( Annali di Caffaro)
raria modesta, di cui si possono riconoscere tracce lungo il viottolo adiacente all’attuale chiesa parrocchiale. Dopo l’acquisto di Vol- taggio nel 1121 da parte della Repubblica di Genova, il primo castellano, da quest’ultima investito, risulta essere per Voltaggio e Fiaco- ne, Guglielmus Porcus de Vultabio nel1127, a cui seguono vassalli di famiglie genovesi o delle Riviere, con compiti di vigilanza del castello, tramite un certo numero di armigeri, e con funzioni civili e giudiziarie.
Il castellano era affi ancato da consoli del pa- ese, rappresentanti di varie categorie socia- li agiate, che consentivano un potere locale autonomo, seppur minore. Notizie specifi che sul castello si hanno nel 1625 da una richie- sta di fondi alla Repubblica di Genova per ricostruire una parte del tetto e e un tratto del cammino di ronda in previsione dell’immi- nente attacco delle truppe di Carlo Emanuele I di Savoia, nella sua politica di espansione verso il mare. Richiesta fi nanziaria disattesa da Genova, che inviò truppe, che però non fu- rono suffi cienti a impedire l’incendio e il sac- cheggio del paese . Come per la fortezza di Gavi, l’ing. Carlo Morello documenta con un disegno di rilievo la connotazione del borgo: si possono notare il castello sulla vetta della
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collina, i principali edifi ci del paese e soprat- tutto le fortifi cazioni sul lato nord ,in seguito distrutte e la cinta muraria.
Lo sfondo di un quadro di B. Agosti mostra Voltaggio alla fi ne del seicento, , con in alto sulla collina il castello, di cui si individua chiaramente una torre; in secondo piano sul crinale del monte si possono intuire delle mura di fortifi cazione. (Fig. 8)
l castello, ormai ridotto a rudere, è docu- mentato da una fotografi a di fi ne ottocento; rimangono ancora delle porzioni di muri pe- rimetrali di altezza cospicua ed è leggibile il percorso di accesso. (Fig. 9)
Nel 1903 viene notifi cato al Sindaco di Vol- taggio da parte dell’Uffi cio Regionale per la conservazione dei Monumenti del Piemonte e della Liguria che: 1° Il Castello (ruderi) 2° Il Convento dei Cappuccini sono considerati edifi ci monumentali ai sensi della Legge n° 185/1902 sulla tutela del patrimonio di Anti- chità e d’Arte del regno.
Dalla consultazione dell’Archivio di deposito del Comune (Cat IX – classe 6 –fasc.8 1942 - 61) non sono emerse notizie signifi cative a riguardo del castello.
Fig.8
Voltaggio in un particolare del qua- dro “Traslazione delle reliquie di S. Clemente martire” di B. Agosti, se- conda metà XVII sec.
Fig.9
Fotografi a di fi ne ‘800 del castello di Voltaggio
Nel dicembre del 1941 L’Istituto per la Storia di Genova richiede al Podestà di Voltaggio fotografi e dei resti del castello e di fortifi ca- zioni genovesi per includerle nel III volume della “Storia di Genova dalle origini ai tempi nostri” edito dall’Istituto. In risposta, viene scritto che non esistono le fotografi e richieste e non se ne conosce l’esistenza presso altri Enti; si allegano due cartoline panoramiche in cui sono visibili i ruderi.
Una lettera del gennaio 1942 del Soprinten- dente ai Monumenti del Piemonte V. Me- sturino al Podestà di Voltaggio notifi ca che nell’elenco dei Monumenti della Provincia di Alessandria, edito nel 1912 a cura del Mi- nistero dell’Educazione Nazionale, fi gurano iscritti il Castello- Ruderi e il Convento dei Cappuccini. Che il castello sia proprietà pri- vata dello Stabilimento Idroterapico – Gran- de Albergo si deduce da una corrispondenza che intercorre nel 1942 fra il Podestà, l’am- ministratore dello Stabilimento Idroterapi- co- Grande Albergo, quale proprietario dei ruderi del castello e la Soprintendenza dei Monumenti del Piemonte in relazione a muri pericolanti del castello, che rischiano di cade-
re sulla piazza del paese, puntellati provviso- riamente dall’autorità comunale.
Il Podestà richiede un sopralluogo del So- printendente, il cui costo però l’amministra- tore del lo Stabilimento Idroterapico non vuole pagare.
Nel 1946 la Soprintendenza ai Monumenti del Piemonte sollecita i Sindaci a rispondere a una richiesta della Prefettura di Alessan- dria del 1943 relativa a un elenco delle opere d’arte immobili di proprietà dei Comuni, in ottemperanza alla Legge n°1089/1939 . Il Sindaco di Voltaggio risponde indicando quali proprietà private “ I Ruderi del Castel- lo” di proprietà dell’Amministrazione del Grand Hotel Stabilimento Idroterapico e il Convento dei Cappuccini, oltre alla proprietà comunale del Ponte romano detto dei “Paga- nini”. Infi ne nel 1961, la risposta del Sindaco alla richiesta di notizie da parte della Soprin- tendenza sui beni tutelati, cita “Ci sia con- cesso però di far rilevare che non esiste nel Comune scrivente un Castello vero e proprio secondo il comune signifi cato che si suole at- tribuire a tale termine ma bensì il rudere di un muro perimetrale di un castello distrutto
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nell’anno 1625”, confermandone la proprietà alla S.p.a Stabilimento Idroterapico Grande Albergo Voltaggio.
Dallo stato di abbandono in cui è stato lascia- to per secoli il castello di Voltaggio si dedu-
ce il progressivo declino del sito per scopi militari e commerciali, in contrapposizione alla fortezza di Gavi, rimasta di importanza fondamentale sino all’epoca napoleonica. L’incuria per ciò che resta denota una de-
plorevole mancanza di interesse per una me- moria importante nella storia del paese e del territorio.
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Antonio Conte, Maria Onorina Panza - [email protected]; [email protected]
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Fasi di formazione delle fortifi cazio- ni dei promontori, in: Caniggia G., 1981. “Strutture dello spazio antro- pico-studi e note”, Alinea, Firenze