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Il castello di Montecchio sorge in un’area abitata fi n dalla preistoria come documentano i reperti che dal neolitico e dall’eneolitico co- prono le varie epoche con particolare riguar- do a quelle etrusca e romana.

Nell’alto medioevo il decadimento dell’asset- to bonifi cato di fondovalle e le lotte prima tra Bizantini e Longobardi, poi tra Longobardi e Franchi determinarono lo spostamento o il rafforzamento degli insediamenti in posizio- ni collinari e montane dominanti e facilmente difendibili con conseguente abbandono degli insediamenti di fondovalle

Tipico insediamento acrocorico il “castello”, come recinto attrezzato all’interno del qua- le si disponevano le case della popolazione e dei “marchiones”, controllava la viabilità che correva sottostante, (cioè la strada Regia Arezzo-Cortona e quella che risalendo la val- le di Chio raggiungeva verso sud Cortona e verso est la val Tiberina attraverso il passo della Foce). Dalla sua torre era possibile co- municare con la numerosa rete di fortilizi e di torri d’avvistamento esistenti nel territorio. Per queste ragioni la nascita di Montecchio si potrebbe far risalire molto probabilmente ad un periodo anteriore al secolo X per conto della comunità e con l’avvallo dei Marchio- nes. Da questi stessi, agli inizi del XI secolo nel quadro delle numerose donazioni ad enti religiosi già esistenti o di loro fondazione, il Castello venne ceduto all’Abbazia di Farneta.

Proprio in un documento (1024), da taluno ri- tenuto apocrifo, di questa Abbazia si trovano citati per la prima volta sia il castello che la chiesa di Montecchio: In seguito Montecchio a capitanei, proceres e domini e cioè a fami- glie discendenti dagli antichi feudatari e nel biennio 1234-36 fu acquistato dal Comune di Arezzo. Negli atti compare sia il castello

nuovo che il vecchio e questa dicitura si può

spiegare o con la presenza di due circuiti o con due diverse epoche di edifi cazione, riedi- fi cazione o ampliamento della stessa cerchia muraria. Sempre a quell’epoca risalgono atti in cui il Comune di Arezzo cede iure libella-

rio alcune aree interne al castello per favorire

la costruzione di case. Fra le proprietà con- fi nanti con le aree assegnate compare anche

la domus ecclesiae, il palazzo del Tribunale e la Torre: in totale nel 1234 vi erano 31 case, un Palazzo e la canonica, per cui si può ipo- tizzare una popolazione residente tra le 150 e le 200 unità. Le case erano addossate al muro castellano o aggruppate in tre nuclei interni: uno intorno al palazzo del Tribunale, uno in- torno alla Torre ed uno tra il Palazzo e il muro a nord, in seguito ne comparirà un quarto nu- cleo tra la Torre ed il muro ad est.

Nel 1281 vi erano 38 abitazioni addossate alla cinta muraria e 19 abitazioni nei nuclei cen- trali, il palazzo del Comune (del Tribunale), il palazzo della Chiesa, la Porta del Castello, la Torre e la Porta superiore: gli abitanti do- vevano assommare tra le 230 e le 280 unità. Dopo un periodo in cui il dominio dei Fio-

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rentini si alterna a quello degli Aretini e dei Perugini nel 1384 il capitano di ventura John Hawkwood, Giovanni Acuto, al servizio dei Fiorentini, occupa Arezzo e diventa signore del castello di Montecchio dove abitò per- manentemente fi no alla morte, nel marzo del 1394. Con l’accrescersi del controllo fi oren- tino sull’area e con l’aggiornamento dell’arte militare basata sulle armi da fuoco inizia la crisi di Montecchio: nel 1503 viene affi dato al Podestà di Castiglioni sottraendolo al Ca- pitano di Arezzo; nel 1522 vengono ceduti ai privati sia la Torre che il Cassero e molti abitanti si costruiscono un’abitazione vicino alle proprietà rurali, abbandonando le case interne alla cinta muraria.

Nel XVI secolo infatti diverse Comunità della Valdichiana cedettero ai Medici tutti i terreni impaludati nell’ottica che i Granduchi ne iniziassero le opere di bonifi ca diventan- do i proprietari dei terreni risanati. I Medici riuscirono a bonifi care gran parte di questi terreni che vennero organizzati in fattorie che comprendevano numerosi poderi, con al centro le case dei contadini, lungo le nuo- ve strade della bonifi ca. Fra le fattorie della Valdichiana era importante quella di Montec- chio, che aveva la sua Casa di Fattoria lungo la pedemontana strada Regia, e che arrivò ad amministrare 40 poderi.

Nel 1640 i Medici, avendo deciso di dare in feudo ai privati alcuni territori della Toscana, inviarono a Montecchio l’Auditore Fantoni perchè stendesse una relazione di valutazione dello stato dei luoghi: il Castello era ancora circondato dal fosso, al suo interno risiede- vano 53 abitanti in 19 famiglie ed erano tutti agricoltori, c’erano la chiesa di San Biagio,

la chiesa della Compagnia del SS. Sacramen- to e diverse case diroccate. Questa relazione descrive una situazione rilevabile e confron- tabile con il disegno di un cabreo del 1608 redatto da Andrea Sartini: a cinta castellana presenta otto torricelle e un rivellino davanti alla porta e un altro davanti al Cassero, sono raffi gurate due chiese, il palazzo di Giustizia con cortile e accanto tre abitazioni apparte- nenti al Granduca, la Torre, il Cassero, una cisterna vicino alla porta del castello con so- pra una scala che portava agli spalti, diverse

case addossate alle mura compresa la casa del

Prete, in tutto 26 abitazioni in buono stato.

Nel 1774 il Granduca Pietro Leopoldo sop- presse il Comune di Montecchio e il suo ter- ritorio fu aggregato al Comune di Castiglion Fiorentino.

Nel 1797 venne consacrata dal Vescovo di Arezzo la nuova chiesa di San Biagio posta a mezza costa sulla sella, tra il poggio di Mon- tecchio e la collina del Melone, attorno alla quale venne formandosi un nuovo nucleo. Nel 1823 furono completate le misurazioni

Fig.2

Montecchio - Cabreo di Andrea Sar- tini, 1608

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del Catasto particellare del territorio mon- tecchiese: all’interno del castello c’erano 21 abitazioni (cioè meno della metà di quelle registrate nel cabreo del 1608) poste preva- lentemente sul lato nord della cinta e solo 3 sul lato meridionale, 4 resedi, 7 orti, la Torre, la cappella del SS. Sacramento, un cimite- ro, un camposanto esterno ad occidente e la chiesa di San Biagio, peraltro non più attiva. Questa situazione di abbandono e di degra- do, con conseguenti crolli e asportazioni di materiale da costruzione, ha in larga misura alterato l’andamento e le quote della viabili- tà esistente. Con l’unità d’Italia la fattoria di

Montecchio passò alla Società Anonima che nel 1873 la rivendette al banchiere Giacomo Servadio. Questi nel frattempo andava acqui- stando dai numerosi privati ed enti intestatari, le proprietà del Castello fi no a diventarne il proprietario unico: dette il via al restauro del- la Torre, del cassero e ad un esteso restauro delle mura castellane, inteso essenzialmente come ripristino, in accezione romantica, della loro immagine merlata.

Nel 1890 gli eredi del Servadio vendettero tutta la proprietà a Leopoldo Gattai e France- sco Budini: alcuni lavori di consolidamento della Torre vennero eseguiti per conto della

famiglia Budini Gattai nel 1913 (messa in opera delle catene) e nel 1914, oltre al ripri- stino di alcune tratti di muratura della cin- ta. Nel 1980 e nel 1984 vengono restaurati il Palazzo, una delle case a nord del recinto e parte del lato nord delle mura dall’attuale proprietaria contessa Orietta Floridi Viterbi- ni. Ad essa si devono inoltre nuovi restauri del cassero e della torre terminati nel 2005. Gli spazi non edifi cati, tra i quali affi orano numerose testimonianze dell’antico insedia- mento, sono tenuti a giardino rustico, la cui presenza contribuisce non poco al fascino del luogo.Parallelamente la proprietaria ha svol- to un’intensa attività di rilancio del ruolo e dell’immagine del castello in una logica di apertura al pubblico, nonostante la non age- vole accessibilità e la cronica mancanza di spazi coperti adeguati alle nuove funzioni, quali mostre d’arte, concerti, manifestazioni folcloristiche e, in convenzione con il Comu- ne di Castiglion F.no, attività didattiche. A partire dal 2005 un’équipe coordinata dal Prof. Vaccaro e composta dal Prof. Maffei, dall’Arch. Mazzeschi e dalla Prof. Molinari, docente di Archeologia Medioevale nell’Uni- versità di Roma 2, in stretta collaborazione con la Soprintendenza ai BB.AA., rappresen- tata dallo stesso Soprintendente Arch. Mar- tines e dall’Arch. Abatucci, e con la Soprin- tendenza alle Antichità, sta lavorando ad un progetto globale basato sul rilievo strumenta- le dettagliato dell’intero complesso.

Intanto si stano predisponendo alcuni inter- venti urgenti di consolidamento di tratti criti- ci delle mura castellane e dei muri a retta in- terni, fondati su di una puntuale analisi delle fasi costruttive, delle tessiture e dei livelli di

Fig.3

Montecchio - Catasto granducale, 1823

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degrado: il primo, in corso, riguarda il restau- ro delle mura del lato sud-ovest.

Nell’obbiettivo di ampliare il ventaglio delle possibili utilizzazioni delle strutture interne del castello si progetta di realizzare due in- terventi principali che riguardano, l’uno la ricostruzione di una serie di casette, lungo il muro vicino all’ingresso, per crearvi una serie di ambienti che garantiscano un mini- mo di ricettività per i visitatori, in particolare in occasione di eventi culturali, ed ospitino il primo nucleo di un museo del castello con la relativa biblioteca specializzata, l’altro la costruzione di un volume pluriuso probabil- mente nell’area occupata un tempo dalla cap- pella della Compagnia o Società laica del SS. Sacramento. Le prime sono documentate da reperti evidenti in loco e da documentazione cartografi ca che consentono di ricostruirne con accettabile approssimazione la consisten- za planimetrica (monocellulare) ed il numero di piani che sono confrontabili con quelli di analoghi tipi di abitazioni presenti nella stes- sa area (ad es. nel nucleo di Pierle o in tessuti congelati di Castiglion F.no e di Cortona). La seconda, di cui ancor oggi si legge la sagoma dell’aula sulla parte interna del muro di cinta, compare citata per la prima volta nel Catasto del 1427 e successivamente (1624) si ha no- tizia di lavori urgenti da eseguire per conso- lidare la parte di muro di cinta cui era appog- giata. E’ evidente che entrambe gli interventi, che si pensa di realizzare nell’ambito di un cantiere-scuola, dovranno essere progressi- vamente precisati sulla base del confronto critico con analoghi tessuti edilizi e di un approfondimento della consistenza specifi ca tramite saggi di scavo.

Fig.4

Montecchio - Restauro delle mura - lato sud-ovest - pianta, 2004 Fig.5

Montecchio - Restauro delle mura - lato sud-ovest - prospetti, 2004

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I due interventi si inseriscono in un “contesto

ambientale” che deve tendere a qualifi carsi

come parco archeologico con particolare ri- guardo all’area della chiesa di San Biagio, per una cui prima valutazione si svolgerà a partire da luglio 2006 una campagna di scavi, che è stata preceduta da una ricognizione a mezzo georadar. La chiesa era già citata nel documento del 1014 in cui si parlava di “…

Castrum Montis Guisponi cum ecclesia San- cti Blaxii, cum omnibus juris et pertinentiis suis…”. Nel documento del 1234 la canonica

della chiesa fi gura come confi nante di alcune aree cedute a livello dal Comune di Arezzo;

nel 1238 la chiesa di San Biagio è presente nel “Libro dei censi” dell’Abbazia di Farneta. Dalle visite pastorali del 1468, del 1583, del 1629 si possono ricavare notevoli notizie sul- lo stato di fatto della chiesa, della canonica e degli arredi presenti al momento, oltre che il numero delle “anime a comunione”, che ten- denzialmente tende a diminuire via via che passano gli anni. Dagli Inventari conservati presso la Curia si hanno altre notizie inte- ressanti sulla differenziata consistenza dei beni della chiesa in tempi diversi: nel 1648 la canonica aveva 5 stanze ed una casa eredi- tata, nel 1772 la canonica aveva 11 stanze e

un ricco apparato liturgico, ancora nel 1828 si descrive la chiesa a navata unica con cap- pella laterale e la sacrestia adibita a cimitero. La demolizione dell’edifi cio già iniziata nel 1856 si deve protrarre nel tempo in quanto negli Atti Servadio si cita fra l’altro l’acqui- sto “…di due fabbriche, cioè del campanile e

della chiesa…”.

Altro problema progettualmente importante è quello di risolvere in maniera adeguata la lo- gistica dell’accesso al luogo e della sosta dei mezzi: bisogna rivedere in maniera defi nitiva la viabilità che collega il castello con la strada pedecollinare ed è indispensabile creare una zona di parcheggio agevole, anche se di ri- dotte dimensioni, situata in posizione defi lata così che non incida sull’immagine del luogo.

Fig.6

Montecchio - Veduta aerea del com- plesso

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Rocca di Civitella in Valdichiana Sezioni Carmela Crescenzi

Fondamenti ed Applicazioni di Geometria Descrittiva a.a.2001/2006

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