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Key words: fortifi cazioni, difesa, documentazione, rilievo

Abstract:

Il nucleo antico di Matera, rappresenta una straordinaria testimonianza del passato dove la continuità dell’abitare si è perpetuata, se- condo le medesime modalità, dal Neolitico al XVIII sec. . In questo particolare contesto, il lavoro coerente della natura e dell’uomo hanno “costruito” il paesaggio stratifi cando nei secoli quei segni dell’abitare che noi oggi possiamo riconoscere e documentare al fi ne di ricostruire e dare fondamento alla storia dei luoghi. Tra l’edilizia di carattere sponta- neo, attraversando le strade di questa parte antica della città o cogliendone l’insieme dal versante opposto della gravina lungo la qua- le si è formata, è possibile scorgere le tracce di strutture più complesse: il sistema delle strutture difensive, che nel tempo ha accom- pagnato le fasi di sviluppo urbano dell’abita- to e alcuni dei palazzi nobiliari, successiva- mente fondati sulle stesse strutture fortifi cate delle quali conservano spesso molti caratteri. L’abitato, già in parte naturalmente difeso da un profondo burrone, si caratterizza di una zona più alta, la Civita, la parte più antica, più difendibile, quella in cui le testimonianze archeologiche rimandano all’Età del Bronzo, sulla quale sono sorte le strutture del potere politico e religioso; e di una zona bassa, ai

lati della Civita, dove si aprono le due valli che nei secoli hanno ospitato lo sviluppo dei rioni Sassi. Numerose sono le fonti d’archi- vio, le descrizioni dei cronisti, le fonti ico- nografi che che testimoniano di Matera come città fortifi cata già prima della seconda metà del IX secolo, fi no all’incompiuta cinta mu- raria cinquecentesca. Intorno alla Civita sono ancora visibili alcune torri, porte e tratti di mura, dati certi sui quali molti storici hanno ricostruito l’ipotetico percorso delle strutture difensive individuando nel “Castelvecchio”, l’antico castrum databile al periodo longo- bardo, la parte maggiormente fortifi cata. Ad essa si accedeva superando un fossato (provvisto a sua volta di mura e di porte con ponte levatoio) e le due porte poste lungo l’unica strada carrabile; oppure, per mez- zo delle altre porte secondarie aperte lungo le mura. La Ricerca in itinere, attraverso gli strumenti del Rilievo e del Disegno, si pro- pone di defi nire una documentazione grafi ca, attualmente inesistente, capace di integrare, anche ai fi ni della conservazione, la cono- scenza storica di quei manufatti, analizzando- ne criticamente gli aspetti formali, materiali, costruttivi, nonché il loro ruolo nello svilup- po urbano della città.

Introduzione

La città di Matera e il contesto ambientale in cui è sorta, sono luoghi fortemente caratteriz- zati da una geomorfologia e una ricchezza di risorse naturali che in passato li ha resi facil- mente difendibili e ideali per la sopravviven- za dell’uomo e per un suo successivo, stabile insediamento. Reiterando nel rito della fon- dazione, l’atto del recingere per delimitare,

separare, difendere e controllare il territorio, l’uomo ha lasciato, stratifi cati dal corso del tempo, i segni della sua presenza continua: dai fossati dei villaggi trincerati sulla murgia materana, alle torri, le porte, i tratti delle mura che difendevano il primo nucleo abitato della attuale città di Matera. Il presente studio, an- cora nella fase iniziale, si propone di integra- re e dare ordine alla attuale conoscenza del sistema delle fortifi cazioni del nucleo antico di Matera, per tanti aspetti confusa e basata prevalentemente sulle descrizioni di cronisti

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più o meno attendibili. Queste ed altre fon- ti, pazientemente documentate, comparate e supportate da rilievi scientifi ci, possono per- mettere di ridare identità a quei segni, spes- so mimetizzati in un contesto paesaggistico complesso, conducendo al fi ne di ricostruire e dare fondamento alla storia dei luoghi.

Fasi di sviluppo della Civita di Matera

Il nucleo antico di Matera è situato su uno sperone roccioso di origine calcarenitica, de- limitato verso est dall’incisione naturale del torrente Gravina e a nord e sud da due suoi affl uenti detti Grabiglioni.

Tra i numerosi insediamenti presenti lungo i versanti della Gravina e sull’altipiano della murgia circostante, quello sorto sulla predetta altura, segnata dai compluvi dei corsi d’acqua e in posizione privilegiata rispetto alle due vallette a nord e sud, si accrebbe caratteriz- zandosi come insediamento di promontorio. Sulla Civita, questo è il toponimo con cui da secoli si individua quel sito, si può facilmente individuare ad ovest il lato di più facile ac- cesso, quello che attraverso un percorso più agevole collega la parte alta a quella pianeg- giante della campagna circostante.

Da questo lato, meno protetto dalla morfolo- gia del territorio, l’insediamento si è munito di fortifi cazioni artifi ciali che, in fasi succes- sive, hanno poi avvolto l’intero promontorio lasciando alla presenza di pochi varchi, le porte della città, la possibilità di abbreviare le percorrenze verso i fondovalle circostanti. Ricostruire, con fondamento scientifi co, le fasi del processo di formazione del sistema difensivo della Matera antica, risulta diffi - coltoso soprattutto per il periodo medievale

dove aumenta la necessità di integrare le fonti dirette (atti pubblici e privati, relazioni, epi- grafi , ecc…), con la consistente produzione di descrizioni della città e ricostruzioni della sua storia che, soprattutto tra il ‘700 e l’800 vide attivi molti studiosi locali.

La presenza di testimonianze narrative e do- cumentarie però, per alcuni periodi ed episo- di, si fa carente lasciando profondi vuoti di notizie; o risulta molto confusa, a causa della dispersione delle fonti (come è accaduto per il Codex diplomaticus matheranensis e per altri documenti appartenenti agli archivi pri- vati di famiglie nobili materane), tanto che, come scrive il Conte Gattini

<(…) gli storici copiandosi l’un l’altro

son caduti in una serie d’errori (…)>

1

.

Lì dove possibile si può tentare di colmare quelle lacune attraverso fonti non scritte, come i risultati di scavi archeologici e di rilie- vi architettonici che, pur nei limiti della fre- quente modifi cazione delle testimonianze fi - siche dovuta alla continuità dell’abitare nello

stesso sito, possono, a partire dalla certezza della misura e con la razionale comunicazio- ne del disegno, integrare in una forma visibile tutte le testimonianze raccolte.

Tuttavia la dimensione dell’area da analizza- re e in particolare il carattere quasi totalmen- te privato della proprietà, non sono premesse ideali per approfondimenti oltretutto invasivi come nel caso ad esempio degli scavi arche- ologici. Si sta pertanto, in questa prima fase, procedendo nell’indagine cercando di ordina- re la conoscenza sin ora prodotta, attraverso:

a) la comparazione, in una tavola sinot- tica, dei dati certi e delle localizzazioni con altre testimonianze mediate;

b) una campagna fotografi ca e di rilievi

a vista, dei luoghi e delle tracce visibili individuati nel punto a), per una prima raccolta dei caratteri formali e costruttivi utile ad una iniziale ipotesi del processo formativo e per una classifi cazione tipo- logica.

Da questa prima fase di ricerca si sintetizzano di seguito le seguenti considerazioni.

Matera come terra di conquista, presa e di- strutta più volte ma anche capace di resistere ad estenuanti assedi, è descritta come città fortifi cata già ad opera dei conquistatori ro-

mani. Scrive il Volpe2 che la città, distrutta

dalle guerre annibaliche e quella sociale, fu riedifi cata ad opera del console Q. Metello che in particolare si interessò a farla <cingere di mura e di alte torri proporzionatamente di- sposte tra loro, lasciandovi in esse due porte che aprivano l’adito alle due boscose valli, ch’essa città si lasciava alle due piagge del nord-est (…) una situata lunghesso il vecchio convento di S. Lucia, ed Agata, (la Porta Po-

Fig.2

Matera elaborazione della ricostru- zione dell’andamento delle mura medievali fatta da A. Restucci (cfr. RESTUCCI A., 1991, “Matera: i Sassi”, Einaudi, Torino, p. 19). Sul promontorio della Civita sono indicati i principali percorsi di attra- versamento. Quello principale con direzione Est-Ovest lungo la linea di displuvio si collega a quelli seconda- ri, ortogonali alle curve di livello e diretti a valle.

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stergola n.d.a.) (…); e l’altra, in alto d’un lato del borgo, o Sasso Barisano presso la cappel- la di S. Nicola del Sole, che oggi si denomina la Porta della Civita, la dedicò a sé, una colla torre, che v’eresse d’appresso, che di Torre Metellana ancora conserva il nome>.

L’abitato del Colle della Civita fu, probabil- mente, tra le fattorie e i piccoli villaggi sparsi nell’agro materano e lungo la Gravina, quello che per posizione poteva assicurare qualità strategiche e difensive migliori.

In esso non è da escludersi la presenza di elementi di specializzazione tipologica come può essere una cinta muraria.

I reperti archeologici rinvenuti sulla Civita3,

pur testimoniando la presenza romana, non sono però suffi cienti per l’attribuzione a que- sta, della cinta muraria descritta dal Volpe e

prima di lui dal Nelli4.Le attuali notizie non

offrono certezza nell’individuare l’epoca di primo impianto delle fortifi cazioni di cui oggi sono visibili le tracce, ma certamente, durante l’epoca feudale, se ne ampliarono e organizzarono meglio le parti.

Dopo la caduta dell’impero romano anche la Basilicata e Matera furono sottoposte a ri-

correnti invasioni e devastazioni da parte dei diversi popoli che se ne contesero il dominio. I longobardi che dal VI secolo si insediarono nel ducato di Benevento, considerando Mate- ra sito strategico per il controllo dei territori pugliesi in mano bizantina ne migliorarono la sicurezza ed è probabilmente a loro che va attribuito il consolidamento dell’impianto difensivo con la costruzione, alla base della Civita, dal lato Ovest, di un castello-rocca. Questa fortezza (conosiuta oggi come Castel- vecchio), controllava l’unica via di accesso carrabile alla Civita, attraverso un sistema di due porte disposte lungo il percorso in salita: la porta di Juso, ai piedi del castello e quella di Suso, nella parte alta. Il castello era prece- duto da un sistema di difesa antemurale che sfruttava il fossato naturale tra la collina della Civita e il pianoro della campagna, comple- tandosi di mura di cinta, porte, e un fortino5.

Diverse fonti iconografi che rappresentano il sistema sopra descritto. Un espressivo dise- gno del 1584 ad opera di Pietrangelo Agata mostra il tracciato delle mura con le torri merlate, e le porte della Civita.

L’autore rappresenta, come si legge al centro del foglio, la “Pianta di Matera” e specifi ca: “Le grotte stanno intorno a guisa di teatro”. Il disegno è una commistione di metodi di proiezione fra una sorta di assonometria militare della struttura difensiva, che l’os- servatore può seguire virtualmente da ovest a sud della città, e la prospettiva delle prin- cipali chiese, del castello aragonese e di siti evidentemente signifi cativi per la defi nizione dell’identità urbana e sociale di Matera (la fontana, il lago). In esso sono chiari il sistema di ingresso alla Civita e due porte, una a sud

(forse l’antica Porta Empia poi detta Porta li Santi) e l’altra ad est attigua al monastero di S. Lucia conosciuta come Porta Postergola. All’interno delle fortifi cazioni non è rappre- sentata alcuna costruzione, mentre all’ester- no a distanza da esse e verso ovest, sono accennate con veloci segni le ‘grotte’dei Sassi. Dopo un lungo periodo di instabilità con l’alternanza al potere di longobardi, sa- raceni e bizantini, l’arrivo dei normanni nella seconda metà dell’XI sec. rappresenta l’ini- zio di migliori condizioni: Matera perde la sua rilevanza strategico-militare ma acquista importanza come centro ecclesiastico di rito latino. L’incremento demografi co e un pro-

Fig. 3 La Torre Metellana Fig. 4 Il Castelvecchio 12D-Conte-Panza.indd 85 12D-Conte-Panza.indd 85 15/12/2009 16.56.5815/12/2009 16.56.58

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cesso di urbanesimo favoriscono l’aumen- to della dimensione urbana: l’insediamento supera la cinta muraria diffondendosi e in- tegrandosi ai piccoli aggregati già presenti tra quella e il limite naturale dei fossati (gra- biglioni) che a nord e sud della Civita con- vogliano le acque verso il torrente Gravina. Le antiche mura, ulteriormente rafforza- te, proteggono l’edilizia specialistica del potere politico e di quello religioso, con- solidato quest’ultimo nell’ulteriore simbo-

lo della Cattedrale (terminata nel 1270)6.

Il nucleo fortifi cato della Civita resta comun-

que la parte più protetta anche, evidentemen- te, per gli abitanti delle nuove espansioni ho-

mines Sassi Barisani e homines Sassi Cave- osi, che in base ad una disposizione del 1278

della Curia angioina rivolta alla manutenzio- ne dei castelli del regno, devono provvedere direttamente al castrum Matere insieme agli

homines civitatis Matere7

Un’altra fonte iconografi ca di grande signi- fi cato per la ricostruzione dell’immagine ur- bana della Matera medievale è quella dell’af- fresco del 1709, presente nel Salone degli stemmi del Palazzo Arcivescovile di Matera.

Nell’affresco, la vista da occidente della città, mostra con chiara evidenza la parte alta del- la Civita, quella bassa e ancora ben separata delle vallette dei Sassi e le espansioni eccle- siastiche sul cosiddetto Piano.

Rispetto alla rappresentazione cinquecente- sca di Pietrangelo Agata, nell’affresco sono più riconoscibili gli elementi e i caratteri ur- banistici e architettonici rappresentati.

Sono distinguibili ad esempio una forma circolare e poligonale delle torri, quella del- le porte di ingresso alla Civita, i ponti di at- traversamento del fossato, elementi che alla data di esecuzione dell’affresco sono ancora evidentemente presenti; così come non anco- ra abbattute sono le torri del Castelvecchio. Dopo la lunga parentesi normanna, alla as- senza di testimonianze sulla presenza Sveva a Matera, si contrappone la certezza del do- minio angioino che segnò la vera e propria stagione feudale della città caratterizzandosi come un periodo di inerzia nell’evoluzione del tessuto urbano che vide come nuove ri- levanti costruzioni solo quelle della chiesa e dell’ospedale di S. Rocco nella periferia del Sasso Barisano.

L’introduzione delle nuove armi da fuoco sancisce la defi nitiva trasformazione dell’an- tica fortezza posta a guardia della Civita. Con il programma di costruire una nuova struttura capace di sostenere e reagire alle progredite armi di offesa, Giovanni Antonio Orsini del Balzo, Principe di Taranto e Con- te di Matera, nel 1448 concesse in vendita ai cittadini che ne fecero richiesta per uso edifi catorio, gran parte delle pertinenze del Castelvecchio, già intasato da piccole abita- zioni. Dalle antiche costruzioni, ristrutturate

Fig. 5

Pietrangelo Agata, 1584,”Pianta di Matera”,inchiostro su carta, cm 31,8 x 42,. Archivio Generale Agostinia- no, Roma

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o demolite sono sorti i palazzi dei ceti più agiati della città, mentre le abitazioni del ceto debole hanno continuato ad occupare le val- lette dei Sassi.

Conclusioni

La Civita di Matera come altri centri storici, continua la sua trasformazione, lentamente, a volte bruscamente. Nel recupero dei Sas- si che da qualche anno è in corso, la ricerca delle fonti, un rilievo, la ricostruzione vir-

tuale della passata organizzazione urbana e architettonica e della sua evoluzione posso- no aiutare a comprendere la razionalità delle soluzioni insediative di luogo così complesso e dare consapevolezza e certezza nelle scelte presenti e future.

1 GATTINI G., 1882, “Note storiche sulla città di Matera”, A. Perrotti e C., Napoli, p. 1

2 VOLPE F. P., 1818, “Memorie storiche profane e religiose della città di Matera”, Stamperia Simoniana,

Napoli, p. 15

3 A.A. V.V., 1986, “Matera-Piazza S. Francesco d’Assisi: origine ed evoluzione di uno spazio urbano”, BMG, Matera

4 cfr. NELLI N.D., 1751, “cronaca di Matera” mano- scritto (traduzione a cura di Gianfranca Guida) 5 cfr. DI LENA C., “Le fortifi cazioni materane” in «Bollettino della Biblioteca Provinciale di Matera e della sezione lucana della Deputazione di Storia Patria per la Lucania», (1994), n.23-24, pp.135-157

6 Termine citato in una iscrizione posta all’ingresso del campanile e attualmente murata. Cfr. RESTUCCI A., VIGGIANO A., Immagini di tufo, la facciata della Cattedrale di Matera, Congedo Editore, Galatina (Le), 1991.

7 STHAMER E., Die Verwaltug der Kastelle in Koni- greich Sizilien und Kaiser Friedrich II un Karl on Fig. 6

“La città di Matera”, affresco, 1709, Palazzo vescovile, Salone degli stemmi, Matera

Fig. 7

Uno dei palazzi sorti sull’area del Castelvecchio

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Anjou,

Leipzing 1914, p. 108, n.121; ID., Dokumente: Apulien und Bailicata, Leipzing 1926; citati in RESTUCCI A., 1991 “Matera: i Sassi”, Einaudi, Torino, p. 60

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Fig. 8

Torre capone, Civita

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