• Non ci sono risultati.

Aspetti dell’incastellamento Europeo e Mediterraneo

Antonino Nastasi, Unime, Dip. di Rappresentazione e Progetto - [email protected]

179

cimitero

borgo

La Roccaforte di Milazzo.

Premessa

Ancora oggi, sull’altopiano del promontorio di Milazzo, subito dopo l’istmo che salda la penisola alla terra ferma, l’attenzione viene catturata dal castello e dal suo borgo. L’acro- coro sul quale sorge il castello costituiva un sito naturale per la fortifi cazione, offrendo pareti rocciose a strapiombo da ponente con diffi coltà d’ascesa dal declivio collinare e ampie visuali sui due mari di levante e po- nente, sulla Piana e sul Capo della penisola. L’eminenza della rocca e la vegetazione con- sentono di cogliere il rapporto con il paesag- gio circostante, con i limiti di un’edifi cazione odierna delle pendici, e con l’immagine del costone che presenta una sorprendente varia- zione cromatica.

L’acrocoro

Testimonianze scritte, relative alla fortifi ca- zione dell’altopiano, risalgano ai tempi del geografo arabo Edrisi (830 d.C.) che nel Li-

bro di Ruggero descrive Milazzo come una

“città roccaforte sul mare con dilettosi giardi- ni e saldi edifi ci.”.

Con gli Arabi si poneva il presupposto dell’attuale fortifi cazione che è nata sulle ro- vine e fondamenta delle civiltà locali greche, romane e bizantine del sito. Il Mastio, meglio noto come “Torre Saracena”, inserito circa a metà della cinta occidentale occupa una posi- zione talmente eminente da dominare tutto il paesaggio circostante e rappresenta il primo

elemento fortifi cato del castello che ci è per- venuto. La torre è caratterizzata da un corpo parallelepipedo di 10,30 x 10,30 m con robu- sti muri in opus incertum di spessore medio di 2.00 m e cantonali con conci squadrati di materiale scuro vulcanico. Inizialmente la

torre era priva della scarpata basamentale1

e attualmente appare sezionata ad una quota diversa da quella originaria, modifi che presu- mibilmente attuate nel XVI secolo e dettate dall’uso che si veniva affermando delle armi da fuoco. L’ambiente interno è suddiviso da grandi archi ogivali che fungono da sostegno intermedio per la tessitura dei solai e sottili fi nestre, incorniciate da conci di tufo lavico,

Fig. 1

Foto aerea del castello e del Borgo di Milazzo – rielaborazione. R. Sicilia- na A.T.A. 87

Fig. 2

Aerofotogrammetria della città alta di Milazzo – Rielaborazione. 1 Città murata o Cittadella 2 Castello

3 Cinta aragonese 4 Duomo Antico 5 Palazzo dei Giurati 6 Cinta spagnola

28D-NASTASI.indd 179

Aspetti dell’incastellamento Europeo e Mediterraneo

Antonino Nastasi, Unime, Dip. di Rappresentazione e Progetto - [email protected]

180

si aprono negli spessi muri, strategicamen- te posizionati in modo tale da consentire la visione contemporanea sui due mari, sulla città sottostante e sulla cortina con la quale il Mastio forse non aveva alcun collegamen- to. Oltre all’uffi cio di osservatorio, alla Torre Saracena, con sistemazione alla sua sommità di macchine nevrobalistiche di guerra, veniva affi data la funzione di estrema difesa di tutto lo schema poligonale del maniero federiciano costituito da una cortina muraria, alta in me- dia 10 m, e che sostanzialmente accosta l’an- damento della sommità della rocca piegando- si verso nord. Il circuito murario è chiuso e difeso agli angoli da quattro torri quadrango-

lari, in pietra lavica, i cui lati misurano circa 6 m. Lungo i lati corti della cinta sono dispo- ste al centro altre due torri ed altre due sono aggettanti sul lato lungo, completando una tipologia in cui torri e cortine sono studiate in relazione al sito. Nell’angolo sud ovest ad- dossata ai due lati della cortina e al Mastio si trova, la domus, un piccolo edifi cio a ca- rattere residenziale come punto d’appoggio e di riposo per l’imperatore e i suoi seguaci. In età federiciana, l’accesso al secondo livel- lo del punto di estrema difesa rappresentato dall’antico Mastio, doveva venire solo dalla

domus raggiunta da un’ampia cordonata che

conduce, attraverso un arco ogivale, all’atrio della residenza, da qui si può salire alla torre o accedere alla sala principale di circa 106 mq per un’altezza di 8,50 m. La sala è divi- sa in tre campate da archi-diaframmi ogivali in pietra lavica, a sostegno dell’impalcato li- gneo ed adiacente ad essa è collocato un altro ambiente più piccolo di circa 50 mq diviso in due campate da un analogo arco-diafram- ma. L’uso raffi nato dei materiali, la presenza del camino e fi nestre che si affacciano sulla riviera di ponente denotano così il caratte- re residenziale del fabbricato. D’altra parte, va rilevato come ampliamenti, distruzioni e rifacimenti hanno caratterizzato più volte il

medesimo luogo secondo gli eventi, le varie- tà dei tempi e del perfezionamento delle ma- estranze nell’architettura militare. Normanni e Svevi edifi cheranno nuove strutture, gli Aragonesi ampliano e potenziano l’impianto difensivo ed infi ne gli Spagnoli lo circondano con la poderosa cinta bastionata conferendo- gli l’aspetto di una “cittadella” 2.

L’importanza che assumeva il castello di Mi- lazzo, per la difesa della città di Messina dagli assalti provenienti dalla costa settentrionale, nella scacchiera militare dei castelli a presi- dio delle vie di comunicazione, che vanno da Rometta a Castroreale, è testimoniata dalla grandiosa e ancora oggi esistente cinta ara- gonese quattrocentesca. Questa, in relazione alle nuove esigenze difensive, era costituita

Fig.3

Pianta del Castello 1 Mastio

2 Domus 3 Cortina Muraria Fig.4

Sezione attraverso la Domus e La Torre Saracena

Tratte da DI STEFANO C. A., CA- DEI A. (a cura di), Federico e la Si- cilia dalla terra alla corona. Archeo- logia e architettura, Palermo 1995. Fig.5

Porta aragonese

28D-NASTASI.indd 180

Arezzo – Civitella in Valdichiana giugno 2006 La Roccaforte di Milazzo

181

da cinque torrioni circolari adatti alle nuo- ve armi d’offesa, non offrendo spigoli vivi ai tiri dell’artiglieria; le torri rettangolari del baluardo islamico-normanno servivano inve- ce essenzialmente per la difesa verticale. La cinta quattrocentesca, in pietrame informe, si trova, pertanto, poco distante dalle mura duecentesche ed è collocata ad una quota più bassa, ove la parte basamentale è rafforzata da un scarpata senza soluzione di continui- tà. L’ingresso s’apre tra due bastioni circolari contrassegnato da un acro ogivale sopra del quale sono posizionate le aperture delle co- siddette “caditoie”.

L’ultima cortina dell’epoca spagnola, deline- ata molto più in basso della cinta aragonese, viene concepita come potenziamento del ca- stello ma anche a difesa dell’ampio pianoro a questa circostante, costruita secondo i canoni più avanzati dell’ingegneria militare del tem- po e coronata da merloni risultando, a quel tempo, uno dei più forti fronti bastionati. La cinta si compone di due robuste muraglie pa- rallele unite da una grande volta a botte nella quale si aprono due grandi aperture rotonde usate per vigilare ed offendere gli assaltato- ri. A sud si trova il Baluardo di S. Maria, a

difesa dell’ingresso principale, a nord vi è la mole del Baluardo delle Isole sotto il quale s’apre un secondo accesso detto delle sette

porte, mentre al centro il fronte è potenziato

da un rivellino e da un suo fossato.

Il tutto conferisce l’aspetto di un’impressio- nate barriera insormontabile ove l’imponente muraglia spagnola separa l’abitato del Bor- go arroccato intorno al castello e racchiude al suo interno numerose architetture rappre- sentative che insistevano in questa città della quale rimangono solo il Duomo su progetto di Camilio Camilliani e i resti del Palazzo dei Giurati.

Alle fortifi cazioni del Castello si riallacciano anche quelle del Borgo, il quale era nato come quartiere che si era sviluppato alle pendici del Cittadella. Già in epoca aragonese viene rac- chiuso in una propria cinta difensiva che par- tendo verosimilmente dal Castello scendeva lungo il crinale di occidente e piegandosi ver- so Est, all’altezza del convento dei Paolotti si apriva la porta di re Giacomo.

La cinta difensiva, dopo, svoltava verso la costa di levante dove racchiudeva forse il ri- one di Vaccarella che insieme al Borgo costi-

tuivano allora l’antico abitato di Milazzo. La costruzione della potente muraglia spagnola, ancor oggi tangibile, divide il Borgo dal Ca- stello che insieme a Vaccarella vengono equi- paggiati di un proprio sistema difensivo che trova il proprio punto forte nel Quartiere de- gli Spagnoli sbarrando la salita alla città alta, assumendo così il carattere di una città nella città.

Conclusioni

Scomparse le vestigia medievali e le vecchie mura d’epoca spagnola, il borgo presenta una ricca campionatura di minuscole case otto- centesche e un assetto urbano quasi regolare cinque-seicentesco di stradine sinuose e ripi- de che assecondano il declivio naturale con gradinate, esigui spazi verdi e talvolta stretti vicoli confi gurano, sotto le possenti mura del castello, un ambiente dove sono leggibili in- teressanti spazi rapportati alla misura umana; mentre chiese e monasteri dislocati ai piedi della rocca, con sporadici e basse cupole e campanili per la vicinanza del castello, arric- chiscono il borgo. Un’immagine questa che si accosta a quella della roccaforte.

1 L’aggiunta della scarpata è documentata dai saggi operati dalla Soprintendenza di Catania nei primi anni ’80 del secolo passato.

2 I lavori della Soprintendenza di Catania hanno mes- so in luce il ritrovamento di un arco ogivale lungo il perimetro interno della cortina muraria Est facendo pensare ad un accesso di un ambiente retrostante, oggi non più visibile. Altri ritrovamenti effettuati dalla So- printendenza di Messina hanno evidenziato la presenza di una cisterna interrata per più di cinque metri ove la lettura di una fi nestra ad acro fa supporre la funzione di “troppo pieno” e di un ambiente contiguo adibito allo stesso uso.

Fig. 6

G. Merelli, Melazzo 1677.

Da DUFOUR L. Atlante Storico del- la Sicilia, Palermo-Siracusa- Venezia 1992

Fig. 7

F. Negro, Milazzo 1640

Da ARICÒ N. (a cura di),. Atlante di città e fortezze del Regno di Sicilia 1649, Sicania, Messina 1992

28D-NASTASI.indd 181

Aspetti dell’incastellamento Europeo e Mediterraneo

Antonino Nastasi, Unime, Dip. di Rappresentazione e Progetto - [email protected]

182

Bibliografi a

MICALE A., PETRUNGARO G., Milazzo. Ritratto di una città. I luoghi, le memorie, l’arte, La Nuova Provincia, Milazzo 1996; PIAGGIA G., Memorie della città di Mi- lazzo, Atesa, Palermo 1866;

RYOLO D., Guida storico-artistica di Milazzo, Palermo 1974;

SACARLATA M., L’opera di Camillo Camilian, Ist. Poli- grafi co e Zecca dello Stato, Roma 1993;

TOURING CLUB ITALIANO, Citta’ da scoprire, vol. III. Guida ai centri minori, Italia meridionale e insulare, Milano 1985;

TROVATO R. (a cura di), T. Spannocchi Marine del Regno di Sicilia, Milano 1993.

ARICÒ N. (a cura di),. Atlante di città e fortezze del Re- gno di Sicilia 1649, Sicania, Messina 1992;

ATTI DELLA SOCIETÀ MILAZZESE DI STORIA PATRIA, Mo- menti e fi gure della storia di Milazzo, EDAS, Messina 1996;

Fig. 8

Il Castello visto dalla riviera di levante

CHILLEMI F., Milazzo città d’arte. Disegno urbano e pa- trimonio architettonico, Mesogea, Messina 1999; DI STEFANO C. A., CADEI A. (a cura di), Federico e la Sicilia dalla terra alla corona. Archeologia e architet- tura, EDIPRINT, Palermo 1995;

DUFOUR L., Atlante Storico della Sicilia, Arnaldo Lom- bardi Editore, Palermo-Siracusa- Venezia 1992;

28D-NASTASI.indd 182

Arezzo – Civitella in Valdichiana giugno 2006 Krak des Chevaliers, suggestioni dei paesaggi d’Oriente Aspetti dell’incastellamento Europeo e Mediterraneo

Sandro Parrinello - Uni. Fi. - Dip.Prog. - sandro.parrinello@unifi .it

183

Fig.1 -2

Il castello in relazione al sistema insediativo urbano e particolare di una veduta dall’alto del castello

Krak des Chevaliers, suggestioni dei

Outline

Documenti correlati