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La causazione mentale: dynamic brain vs mechanical

body problem

4 La neurofilosofia dell’embedment

4.3 La neurofilosofia dell’embedment e il rapporto cervello- cervello-corpo-ambiente

4.3.4 La causazione mentale: dynamic brain vs mechanical

brain

Se l’intenzionalità è identificabile come un’abilità prima di tutto mentale, intesa come l’abilità di operare attivamente nel mondo orientando le azioni, allora è necessario riflettere sulla questione della causazione mentale: può la mente possedere un valore causale all’interno della sequenza di fenomeni nel mondo? Se sì, allora sembrerebbe possibile iniziare una nuova catena di causa-effetto ex nihilo, indipendentemente dalle condizioni fisiche del mondo; se no, si ripropone il problema dell’identità di cervello e mente, in quanto tutto sarebbe comprensibile all’interno della chiusura causale del mondo. Northoff cerca di superare l’antinomia delle due proposte, cercando una via non riduzionista per sviluppare ed analizzare il problema.

Innanzitutto sottolinea il fatto che, dopo la rivoluzione scientifica operata in particolare da Galilei e Newton, la causa efficiente assunse il ruolo principale nel compito di esplicazione dei fenomeni nel mondo, in quanto il rapporto causa-effetto sembrava essere l’elemento necessario e sufficiente a spiegare qualsiasi genere di evento. Secondo Northoff, se si desidera trovare un’alternativa all’antinomia presentata poco sopra, bisogna rivalutare altre proposte interpretative del concetto di causa, superando i limiti posti dal meccanicismo classico. Ricorrendo ad

189 Aristotele, è possibile rintracciare ben quattro tipi di cause114: la causa materiale, che descrive di cosa è fatto un determinato ente; la causa efficiente, che indica quale principio muove o pone in essere l’ente in questione; la causa formale, che determina l’essenza di un ente specifico per essere definito tale; infine, la causa finale, che descrive il fine a cui è indirizzato l’ente. Il meccanicismo classico si avvale i modo quasi esclusivo della causa efficiente, accettando anche la causa materiale e, per quanto riguarda lo studio del cervello, è incompatibile con il concetto di

embedment115: infatti, la causa meramente fisica è un elemento fondamentale per un approccio riduttivo e per un modello isolante (isolation model), che interpreta il cervello come una macchina composta di una grande varietà di ingranaggi (mechanical brain), inserita a sua volta in una macchina più grande, ovvero il corpo; studiando i movimenti e i collegamenti di ogni singolo ingranaggio è possibile risalire ai principi e alle cause che muovono la macchina. Secondo questa prospettiva, la causazione mentale è impossibile o eventualmente può essere considerata una proiezione della causazione fisica. Eppure si tratta di un fenomeno che inevitabilmente ci sembra reale, quantomeno sul piano fenomenologico, poiché nessuno può negare di sentirsi il punto di origine di una serie di proprie azioni, un principio che scaturisce dai nostri stati mentali consapevoli. Chi segue la prospettiva riduzionista nega la validità di un simile genere di causazione, relegandola allo stato di illusione; Northoff, invece, cerca quindi di analizzare delle possibilità alternative, a partire dal ripensamento del concetto di causazione stesso.

Se con il meccanicismo classico le uniche due cause concesse sono quella materiale e quella efficiente, per l’embedded coding, il modello integrato che finora è stato esposto, esiste la compatibilità con la causa formale e finale: a livello funzionalistico, la causa finale si esprime nei processi di goal-orientation che già sono stati analizzati, mentre la causa formale è rintracciabile nell’autorganizzazione dinamica delle strutture del cervello; a livello fenomenologico invece, la causa finale esprime l’intenzionalità e la condizione di possibilità dei qualia, mentre la causa

114 Cfr. Aristotele, Metafisica, a cura di G. Reale, Bompiani, Milano 2000, Libro A, 982a-985a.

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formale determina i limiti e le abilità intrinseche alla nostra cognizione (autoepistemic

limitation e mental states)116.

Pertanto, alle cause efficienti e materiali, che corrispondono alla causazione fisica, al ‘cervello meccanico’ e all’elaborazione di stimoli fisici secondo un modello di isolamento dei rapporti causali, Northoff contrappone le cause finali e formali, che riguardano la ‘causazione biologica’, il ‘cervello dinamico’ (dynamic brain) e l’elaborazione di eventi secondo un modello di integrazione dei rapporti tra cervello, corpo e ambiente. Ciò non significa che la tipica relazione causa-effetto smetta di possedere un senso nello studio dell’attività cognitiva umana, tuttavia circoscrive il suo valore epistemologico all’interno dell’analisi dei fenomeni fisici. Accettando la descrizione di Northoff degli stati mentali come l’insieme dei processi dinamici che sussistono tra cervello, corpo e ambiente, la causa efficiente - scusandomi per il gioco di parole - non è poi così “efficiente”; inoltre, il modello integrativo dell’embedment non concede alla causazione mentale una totale indipendenza dalle cause fisiche: in particolare, i processi cerebrali alla base delle azioni intenzionali e consapevoli rimangono pur sempre un elemento necessario alla produzione di eventi mentali, eppure non sufficienti a descriverli e a costituirli.

Anche in questo caso si può notare come Northoff rinunci ad ogni genere di rigido fisicalismo che produrrebbe di conseguenza un riduzionismo epistemologico e un eliminativismo ontologico. La sua proposta non riduzionista coincide con un ‘naturalismo dinamico’ (dynamic naturalism), che produce un’ontologia integrata (embedded ontology), intesa come una forma non fisicalista di naturalismo che si opponga sia al materialismo riduzionista sia alle posizioni estreme opposte anti-riduzioniste117. All’interno di questa prospettiva epistemica pluralista, gli stati fisici ricoprono il ruolo di condizione necessaria ma non sufficiente alla formazione di ‘configurazioni dinamiche’, definibili come «forme autorganizzate, flessibili di processi di selezione-adattamento reciproco tra cervello, corpo e ambiente»118.

116 Cfr. ivi, p. 138.

117 Cfr. ivi, pp. 307-308.

118 Ivi, p. 299 (trad. mia). Per evitare di confondere gli stati dinamici con il concetto di “proprietà mentale” e di conseguenza di pensare che l’embedded ontology di Northoff sia una sorta di dualismo

191 Dunque, la causazione fisica e quella mentale non conducono ad alcun tipo di dualismo ontologico e non sono dimensioni separabili, in quanto ogni azione intenzionale e consapevole è il prodotto di un ‘cross level causality’, tra causazioni biologiche (caratterizzate dalle cause finale e formale e dalla First-Person Perspective) e causazioni fisiche (determinate dalle cause efficiente e materiale e dalla

Third-Person Perspective). A tal proposito, Northoff parla di interdipendenza tra dimensioni

e complementarità tra livelli descrittivi, concetti che rimandano all’idea di equilibrio epistemologico che ho analizzato nel primo capitolo119.