• Non ci sono risultati.

Il valore normativo della filosofia e l’approccio sistemico

2. Neurofilosofie a confronto

2.3 Il modello esplicativo meccaniscista di Carl Craver

2.3.1 Il valore normativo della filosofia e l’approccio sistemico

Dopo aver affrontato il sistema neurocentrista di Thagard, si cambia direzione di prospettiva attraverso la riflessione filosofica sulle strutture delle neuroscienze di Carl Craver. Non si tratta di un modello neurofilosofico, ma dell’analisi dei fondamenti ontologici ed epistemologici presupposti alla ricerca neuroscientifica50. Ritengo sia importante per due motivi: in primo luogo perché si tratta di un eccellente esempio di filosofia delle neuroscienze, intesa come riflessione “al di sotto” di una applicazione pratica della neurofilosofia. In secondo luogo perché ritengo che l’idea di Craver possa introdurre alla prospettiva non riduzionista di Georg Northoff.

48 «Il cervello pensa, interpreta informazioni, i lobi frontali decidono, i neuroni sentono, ecc.». Cfr. Bennet, M. R., Hacker, P. M. S. (2003) Philosophical foundation of neuroscience, Blackwell Publishing, Oxford, pp. 68-74.

49 Thagard (2012) p. 75.

50 Craver distingue la neurofilosofia dalla filosofia delle neuroscienze: con la prima disciplina intende l’utilizzo di risultati neuroscientifici su argomenti filosofici riguardanti la mente; con la seconda, invece, intende l’applicazione di questioni filosofiche alla natura delle neuroscienze in quanto tali. In altre parole, la filosofia delle neuroscienze è una sorta di intersezione tra neuroscienze, filosofia della mente e filosofia della scienza. Cfr. Craver (2007) p. VII, XI.

67 Lo scopo di Craver è di fornire una descrizione adeguata delle modalità di spiegazione nelle neuroscienze e di progettare di conseguenza le norme e i limiti della spiegazione neuroscientifica (norm of explanation and its limits), in vista di un modello esplicativo di tipo meccanicista51. Questo particolare modello possiede essenzialmente tre caratteristiche: descrive meccanismi, espande la descrizione a più livelli, integra i dati raccolti da diversi campi di ricerca. Per comprenderlo bisogna innanzitutto definire il concetto di meccanismo: con questo termine Craver intende delle entità e delle attività organizzate in modo tale da esibire la spiegazione di un dato fenomeno52. Non si tratta di aprire la ‘scatola nera’ del cervello ed enumerarne i pezzi, ma di analizzare diverse componenti poste in relazione tra parti e tutto; le entità sono parti scientificamente misurabili (grandezza, struttura, localizzazione, ecc.) di un meccanismo, mentre le attività sono la componente causale, il mode of

acting. In particolare, riguardo al concetto di causalità, Craver intende porre il suo

modello causale-meccanicistico come alternativa al modello nomologico-deduttivo53. In questo senso, la spiegazione neuroscientifica non cercherebbe alcuna legge di natura determinante l’attività cerebrale, ma l’organizzazione costitutiva dei componenti dei fenomeni cerebrali. In secondo luogo la descrizione a più livelli del modello meccanicista si differenzia dall’interpretazione funzionalista e da quella che lui chiama ‘fondamentalista’: con la prima si intende la bipartizione di ispirazione tecnologica tra hardware (il cervello) e software (la mente), tipica di un certo tipo di psicologia cognitiva54; con la seconda intende l’impostazione riduzionista e fisicalista in cui le neuroscienze sono poste in un livello privilegiato nella descrizione della

51 Ivi, p. VIII. Durante l’intero sviluppo dell’opera, Craver utilizza a più riprese alcuni esempi esplicativi utile a dare concretezza alla sua struttura teorica di ricerca, in particolare il meccanismo di rilascio di neurotrasmettitori tra neuroni a partire dalla scarica dei potenziale d’azione. Cfr. ivi, pp. 4-5.

52 Ivi, p. 6.

53 Il punto di riferimento per il suo modello è l’approccio meccanicistico di Wesley Salmon, mentre per quello nomologico-deduttivo la legge di copertura di Carl Hempel. Cfr. ivi, pp. 7-8, 25-37.

54 Cfr. Marraffa (2008) p. 38-39. «Nel nostro contesto, il termine [funzionalismo] designa una tesi ontologica: uno stato mentale è il tipo di ente che è in virtù del ruolo causale o funzionale che svolge nella vita mentale di un agente, indipendentemente dal modo in cui tale ruolo è realizzato fisicamente».

68

relazione causale55. Questo approccio, come credo sia ormai chiaro, è tipico di Patricia Churchland, che nonostante affermi l’importanza di mantenere una prospettiva a più livelli, evitando di cercare il collegamento diretto tra più basso e più alto, in verità nel concreto della ricerca si sofferma sui cambiamenti locali nel comportamento dei singoli neuroni56. Un altro esempio è il fondamentalismo molecolare di John Bickle, in cui i livelli alti (psicologico e sociale in primis) hanno un valore solamente euristico57. Al livello fondamentale infatti si dovrebbero trovare tutte ciò di cui una spiegazione scientifica necessita, seguendo i principi di completezza causale e di non-sovradeterminazione58.

Craver nota che uno dei motivi per cui il riduzionismo sembra un approccio affascinante è il fatto che propone una soluzione eliminativista di fronte alla paura del naturalismo verso elementi non materiali, come eventuali «ghostly entelechies, soul

or spooky emergent properties»59. L’obiettivo del modello meccanicista di Craver è proprio quello di evitare l’inserimento di elementi sostanziali immateriali e al contempo però preservare la descrizione a più livelli. L’unità esplicativa a cui Craver tende è decisamente diversa dal concetto di ‘unified science’ della Churchland: si tratta infatti di una collaborazione tra differenti approcci e tecniche di ricerca, verso una ‘spiegazione meccanicista a multilivello’60. Inoltre i differenti campi di studi e le varie tecniche di ricerca dovrebbero rimanere indipendenti; in questo senso, l’autonomia epistemologica non è considerato da Craver un fattore negativo, come può esserlo per Churchland o Thagard, ma si fa garante della scientificità di una teoria: una spiegazione è tanto più scientifica, quanto più riesce a resistere a tutte le differenti prospettive61. Il suo modello si oppone infine anche al sistema rappresentazionale

55 Craver (2007) p. 11-12.

56 Ibidem.

57 Cfr. Bickle, J. (2003) Philosophy of Neuroscience: A Ruthlessly Reductive Approach, Kluwer Academic Publisher, Dordrecht, Holland.

58 Il primo principio afferma che le cause fisiche sono sufficienti a descrivere un qualsiasi fenomeno fisico, il secondo, invece, che eventi non-fisici non posseggono alcun valore causale sul dominio fisico. Spesso questi due principi vanno considerati come complementari.

59 Craver (2007) p. 15.

60 Ivi, p. 17.

69 computazionale di Paul Churchland, al modello nomologico-deduttivo di Carl Hempel e a quello unificatore di Philip Kitcher62.

Per definire le norme epistemologiche del suo modello, Craver distingue innanzitutto due significati per il concetto di ‘mechanistic explanation’: alcune spiegazioni meccaniciste infatti sono eziologiche, ossia cercano di spiegare gli antecedenti, mentre altre sono costitutive o componenziali, ossia cercano di descrivere i meccanismi sottostanti al fenomeno. La ricerca degli antecedenti però porta spesso ad un tipo di spiegazione problematica, perché fondata sul concetto stesso di causa-effetto, prima-dopo; infatti, utilizzando le argomentazioni di Salmon (contro Hempel), Craver mostra come la descrizione della sequenza temporale non sia esplicativa e che la rilevanza statistica al massimo può essere un’affidabile guida intuitiva alla formazione di una spiegazione consistente63. Dunque, il modello di Craver si sposta necessariamente sul genere di spiegazione costitutiva, che a sua volta si divide in due tipi, la tradizione riduzionista e quella sistemica. La spiegazione riduzionista è già stata sufficientemente esaminata, criticata e per questo motivo scartata64. La tradizione sistemica, invece, intende la spiegazione come la scomposizione del sistema nelle sue parti e l’analisi dell’organizzazione interna, riuscendo a mantenere un rapporto parte-tutto tra il comportamento del meccanismo intero e le relazioni delle singole componenti (attività ed entità)65. In questo modo, non vengono considerati solamente le condizioni di attivazione del fenomeno preso in esame, per esempio determinate stimolazioni neuronali durante un preciso compito cognitivo; la spiegazione meccanicista sistemica deve considerare anche le condizioni inibitorie, modulari, non-standard e gli effetti collaterali, senza contare il

62 Per motivi di spazio non mi è possibile affrontare qui tutta la disamina critica delle diverse posizioni. Cfr. ivi, pp. 21-106.

63 Ivi, p. 24-25. Infatti il canto del gallo precede l’alba, ma non ne è la causa.

64 Craver afferma che il modello riduzionista puro rimane ormai una prospettiva di nicchia all’interno del mondo neuroscientifico, utilizzato più che altro come ideale ‘regolativo’ e ‘periferico’ nella pratica di ricerca. Ivi, p. 109. Tuttavia, come ho già spiegato, a livello comunicativo il riduzionismo è forse la prospettiva epistemologica più utilizzata e diffusa.

70

contesto di lavoro (per es. il laboratorio). Come mostrerò, questi sono fattori essenziali anche per il modello di ricerca di Georg Northoff.

Oltre ad una varietà di entità e attività da considerare, il modello sistemico necessita di un’uguale attenzione verso l’organizzazione delle parti. In questo senso, l’analisi delle parti non può essere operata senza una visione d’insieme costantemente presente66. L’insieme delle parti che compongono il fenomeno non consiste in un mero aggregato, ma possiede dei principi da seguire per essere considerato un sistema organizzato. Il sistema non può:

1. essere riorganizzato in modo casuale;

2. subire aggiunte o perdite di componenti a piacere;

3. essere smontato e riassemblato nuovamente senza causare problemi;

4. essere privo di interazioni tra parti che vanno oltre la semplice giustapposizione di pezzi individuali67.

Questo genere di visione sistemica si oppone a diverse altre prospettive: la spiegazione morfologica (meramente spaziale), lo schema tassonomico e la sequenza temporale (non sono meccanicistiche). Il sistema meccanicista è inteso dunque come l’organizzazione di parti, secondo attività, spazialità, temporalità e per questo motivo produce spiegazioni incarnate (embodied explanation), nel senso che non sono descrizioni euristiche o funzionali, ma solo legate a vere e proprie parti situate spaziotemporalmente68. Anche questo aspetto sarà cruciale per comprendere il modello neurofilosofico di Georg Northoff.

66 Torna alla mente proprio la metafora del buon lavoro dialettico-filosofico in Platone, paragonato al taglio preciso della carne ad opera del macellaio, che conosce bene l’anatomia degli animali e la loro composizione in determinate parti. Cfr. Platone, Fedro, Bompiani, Milano 2000, 265 e.

67 Cfr. la differenza tra rapsodia e sistema in Kant: il sistema è un tutto «articolato (articulatio), e non ammucchiato (coacervatio); esso può bensì crescere internamente (per intussusceptionem), ma non esternamente (per appositionem) […] senza alterare le proporzioni». Kant (1787) p. 806.

71

2.3.2 Dal sistema meccanicistico di spiegazione alla