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Filosofia delle neuroscienze e neuroscienze della filosofia

1.3 Un modello teorico di neurofilosofia

1.3.1 Filosofia delle neuroscienze e neuroscienze della filosofia

Finora ho mostrato la compatibilità tra filosofia e neuroscienze a partire dal rapporto tra i loro metodi e strutture di ricerca. Tuttavia, prima di esporre le varie teorie neurofilosofiche, ritengo sia necessario soffermarsi ancora sulle loro condizioni di possibilità. Esporrò dunque un progetto di neurofilosofia prettamente teorico, basato sulle premesse finora analizzate e ricavato da più fonti. Il seguente modello servirà a porre su un piano unico di confronto le varie teorie che successivamente andrò ad osservare. Questa sorta di sistema di misura non ha alcuna pretesa di verità, esattezza o universalità: è uno schema teorico e come tale ha valore logico ed euristico. Oltre a far confrontare i vari pensieri neurofilosofici, servirà inoltre a distinguere i rispettivi ruoli che neuroscienze e filosofia rivestono nella ricerca interdisciplinare.

Innanzitutto, procedendo dalla famosa suddivisione della neuroetica in etica delle neuroscienze e neuroscienze dell’etica49, ritengo sia possibile una simile distinzione tra “filosofia delle neuroscienze” e “neuroscienze della filosofia”. Solitamente si intende la neurofilosofia solo come neuroscienze della filosofia in senso stretto, sistemando invece esternamente la filosofia delle neuroscienze, in funzione di disciplina utile a livello epistemologico “di contorno”50. Cercherò di mostrare come non si possano applicare rigorosamente le neuroscienze sulle

49«[…] [Adina Roskies] propose a bipartite division of neuroethics into the “ethics of neuroscience”, which encompasses the kinds of ethical issues raised by Safire, and “the neuroscience of ethics”, thus suggesting an extension of the scope of neuroethics to encompass understanding the biological basis of ethical thought and behavior and the ways in which this could itself influence and inform our ethical thinking». Roskies (2016) Neuroethics, in The Stanford Encyclopedia of Philosophy. Cfr. anche Roskies, A.L. (2002) Neuroethics for the New Millenium, in Neuron, 35, pp. 21-23.

50 «The literature distinguishes “philosophy of neuroscience” and “neurophilosophy.” The former concerns foundational issues within the neurosciences. The latter concerns application of neuroscientific concepts to traditional philosophical questions». Bickle, J., Mandik, P. and Landreth, A. (Summer 2012 Edition) The Philosophy of Neuroscience, in The Stanford Encyclopedia of Philosophy.

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tematiche filosofiche senza un costante riferimento alle questioni epistemologiche della filosofia delle neuroscienze51.

Per neuroscienze della filosofia intendo l’accoglimento dei risultati neuroscientifici per lo sviluppo e il confronto con teorie filosofiche: i dati raccolti dalle neuroscienze possono essere utili naturalmente agli studi di filosofia sperimentale, allo scopo di rafforzare e corroborare le proprie ricerche empiriche; secondo quanto detto finora anche nell’analisi concettuale il dato neuroscientifico può rivestire un ruolo importante, sebbene non a livello di giustificazione filosofica, né come dimostrazione della validità di una teoria. Questi risultati empirici riguardanti i meccanismi neuronali del cervello possono però aprire a numerose nuove questioni su concetti che dall’inizio della cultura occidentale occupano posizioni di rilievo nella riflessione filosofica: concetti quali personalità, identità, attività di pensiero, coscienza, moralità, anche quando messi in discussione dai dati delle neuroscienze, ricevono un nuovo slancio speculativo e la filosofia analitica è chiamata a prendere in considerazione queste ricerche, per un confronto che non produca né l’accettazione acritica dei risultati, né il loro completo rigetto. Per esempio gli studi sui processi neuronali legati alle decisioni (morali e non) costringono la filosofia a riporre in questione l’idea dell’esistenza di una totale libertà umana di creare una propria catena causale di eventi, al di fuori del nostro essere, almeno in parte, biologicamente determinati. Questo non significa rigettare il concetto di libertà come falso o illusorio52 di fronte a certe evidenze scientifiche; piuttosto riconsiderare le possibili accezioni di questo concetto e riconoscere che

51 Questa mia ricerca potrebbe invece essere intesa come “filosofia della neurofilosofia”, non di certo per un gusto teoretico di regressione epistemologica, ma perché si tratta a tutti gli effetti della ricerca delle condizioni di possibilità e struttura, non delle neuroscienze o della filosofia, ma della neurofilosofia come tale. Con le parole di Northoff: «Philosophy of neurophilosophy is about methodological, theoretical and foundational issues in neurophilosophy. These issues concern, for istance, different kinds of possible methodological approaches in neurophilosophy, types of neurophilosophical explanations, and the relation between neurophilosophy and philosophy». Northoff (2014c) p. 316.

52 Come invece vorrebbero alcuni ricercatori in campo neuroscientifico, come J. D. Haynes e D. M. Wegner. Cfr. De Caro, M., Lavazza, A., Sartori G. (a cura di) (2010) Siamo davvero liberi? Le neuroscienze e il mistero del libero arbitrio, Codice, Milano, pp. 5-50.

45 libertà si dice in molti modi e che il modo espresso dalle neuroscienze non è necessariamente quello più esaustivo o corretto53.

Questo rapporto tra filosofia e risultati scientifici, come già mostrato, non è esclusivo della neurofilosofia: anche rispetto ad altre scienze dure la riflessione filosofica ha sempre potuto sfruttare la fertilità delle loro ricerche empiriche, allo scopo di ampliare l’orizzonte dei propri studi; si pensi anche solo alle varie teorie che fanno riferimento alla fisica contemporanea oppure al proliferare delle numerose branche specialistiche della filosofia legate a determinati ambiti scientifici (filosofia della matematica, della fisica, della biologia, ecc.). Tuttavia, il contenuto comune tra le neuroscienze e la filosofia è il segno che distingue questo rapporto dagli altri studi di settore: nella filosofia della fisica ad esempio si confrontano teorie su concetti importanti sia per l’una che per l’altra disciplina, come i concetti di tempo, spazio, legge di natura, materia e così via. Ma nei confronti delle neuroscienze la filosofia ha a che fare non con concetti semplicemente utili ad una discussione produttiva, ma con i capisaldi della sua riflessione stessa: identità personale, coscienza, pensiero, moralità, responsabilità.

A questo punto è necessario che si inserisca anche il secondo polo d’attività della neurofilosofia così concepita, come fosse una sorta di contraltare: la filosofia delle neuroscienze. Non basta infatti accogliere, seppur con cautela, i dati neuroscientifici e discuterne sul loro significato filosofico, anzi c’è bisogno di un lavoro critico che si situi a monte della riflessione sull’empirico; la filosofia delle neuroscienze innanzitutto è intesa come vaglio critico delle strutture epistemologiche delle neuroscienze, ovvero come una specifica branca della filosofia della scienza applicata ai modelli esplicativi e ai specifici metodi d’indagine delle scienze del cervello. Prima di accogliere qualsiasi dato empirico, ritengo sia necessario studiare le condizioni stesse che gli permettono di essere considerato valido per una parallela, ma collegata riflessione filosofica: questo è l’arduo compito della filosofia, in particolare della filosofia che si fa in poltrona e che proprio perché non è immersa completamente

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nell’empirico, può analizzare la questione da un altro punto di vista; questo compito, in altre parole, è quello di liberare il dato empirico dai suoi presupposti empirici stessi. Cercherò ora di esplicare questa problematica definizione del compito della filosofia concettuale.