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State-oriented e act-oriented embedment: emozioni e intenzionalità

body problem

4 La neurofilosofia dell’embedment

4.3 La neurofilosofia dell’embedment e il rapporto cervello- cervello-corpo-ambiente

4.3.3 Embedment mentale

4.3.1.2 State-oriented e act-oriented embedment: emozioni e intenzionalità

L’autoepistemic limitation si esprime anche nei confronti di altre caratteristiche dell’integrazione mentale, come lo state-oriented embedment, che riguarda gli eventi prodotti dal rapporto tra cervello e corpo e lo act-oriented embedment, che comporta l’intenzionalità e la causazione mentale.

2) State-oriented embedment: da tale prospettiva, gli oggetti su cui è necessario focalizzare l’attenzione sono le sensazioni (feelings) e le esperienze qualitative in generale (qualia). A livello funzionale ed empirico è ormai un fatto assodato che in particolare l’amigdala, la corteccia orbitofrontale, l’ipotalamo e il tronco encefalico rivestano un ruolo essenziale nella generazione di quelle che identifichiamo comunemente come “emozioni”. Lo studio delle diverse attività neurali è indispensabile per comprendere la generazione delle emozioni e la relativa gestione dell’omeostasi corporea; infatti, le aree cerebrali sopracitate, come il tronco encefalico e l’ipotalamo, ricoprono un ruolo essenziale nel controllo dell’attività endocrina, autonomica e motoria100. L’amigdala è coinvolta in particolare nel condizionamento alla paura e al riconoscimento di determinate espressioni facciali, ma funge anche da ponte tra l’ipotalamo e le aree corticali filogeneticamente più recenti, come la corteccia orbitofrontale; invece, quest’ultima si occupa della regolazione delle risposte emotive, correggendole in base al valore del rinforzo offerto dagli stimoli esterni101. Nonostante ciò, bisogna dire che non è possibile individuare un’area cerebrale precisa dedicata alla “gestione delle emozioni”102, inoltre, per un’analisi delle sensazioni personali, non ci si può limitare allo studio isolato delle reazioni neurochimiche del cervello, in

100 Cfr. ivi, p. 122. Cfr. Martin, Balconi (2006), p. 212.

101 Cfr. Martin, Balconi (2006) p. 212, 216, 218.

185 quanto si tratta di una questione intrinsecamente legata al corpo. In tal caso, infatti, il corpo non ricopre il mero ruolo di guscio ricettore degli avvenimenti circostanti, ma è il vero protagonista delle emozioni e delle nostre esperienze qualitative. Tale fattore è molto più evidente se si passa ad un’analisi delle sensazioni e delle emozioni da un punto di vista in prima persona. La sensazione può essere descritta come «la percezione dei nostri eventi corporei in relazione al contesto ambientale»103, dove “evento” corrisponde a stato mentale nel modo in cui è stato definito precedentemente. Le caratteristiche di una sensazione sono quelle riferite solitamente all’esperienza qualitativa in generale: intra-soggettività, individualità, privatezza. Dato che si tratta di un particolare tipo di stato mentale, significa che l’autoepistemic limitation è presente anche in questo frangente dell’esperienza soggettiva, impedendo di riconoscere gli eventi corporei come tali (non “sentiamo” la secrezione ormonale), traducendoli appunto in sensazioni104. Mentre la sensazione è un ‘percetto pre-cognitivo’ riferito ad eventi corporei in relazione agli eventi ambientali, l’emozione, invece, può essere intesa come il prodotto tra un evento esterno e il suo effetto sul corpo, un ‘contenuto cognitivo proposizionale’, che in quanto tale può essere comunicato (tramite

Second-Person Perspective e attraverso la descrizione degli effetti corporei in TPP)105. Nonostante la differenza di genere di eventi, la sensazione sussiste come presupposto dell’emozione, la quale non sarebbe possibile senza la prima, che costituisce una sorta di «nucleo intrinseco, basilare, fondamentale e pre-cognitivo»106.

Tale discorso sul rapporto tra corpo e percezione personale rimanda infine necessariamente al concetto dei ‘qualia’, che viene inteso da Northoff come l’esperienza delle percezioni in prima persona; ritengo che il concetto di ‘quale’ possa

103 Northoff (2003) p. 123 (trad. mia).

104 Cfr. ivi, p. 125.

105 Cfr. supra, pp. 114-115.

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corrispondere ad un macroinsieme di esperienze che hanno, almeno in parte, una componente di ricezione in prima persona (sensazione, percezione, emozione, ecc.). La questione principale riguarda lo statuto ontologico del quale: se esiste, esiste come sostanza irriducibile ad altro, come pura illusione o come una parte di una dimensione epistemica particolare? Per Northoff, il quale è considerato una realtà ineliminabile a livello fenomenologico e al contempo sembra dipendere in parte dal livello fisico, come le qualità secondarie dalle primarie (condizione necessaria, ma non sufficiente)107. In tal senso, i qualia esprimono delle ‘proprietà fenomenico-qualitative’ che implicano la presenza di sensazioni, collegate a loro volta con le modificazioni reciproche tra ambiente e corpo; perciò, si può dire che l’esperienza ‘qualitativa’ in senso lato sia sempre un elemento “embedded”, situato e generato proprio dall’integrazione tra cervello-corpo-ambiente108. Dunque, anche in questo caso, si può parlare a tutti gli effetti di stati mentali, poiché i qualia possono essere identificati a tutti gli effetti come un prodotto dell’autoepistemic limitation (parte negativa) e della First-Person Perspective (parte positiva).

3) Act-oriented embedment: Nortoff qui si riferisce alla nostra struttura cognitiva fondamentalmente intenzionale. Siamo costantemente direzionati verso l’ambiente, ma anche verso noi stessi e il nostro corpo, tanto che ogni nostro stato mentale è sempre riferito a qualcosa, è sempre un “pensiero di”109. L’intenzionalità corrisponde al processo organizzativo di orientamento delle

107 Cfr. ivi, p. 126.

108 La valutazione emotiva è possibile nel caso in cui si applichi un modello di analisi embedded, connesso con un concetto di “corpo vissuto”, quindi emotivo: «The body as Koerper is considered as the objective and physiological manifestation of the cognitive activities that allow for appraisal; it can consequently be only instrumentally related to appraisal whereas it is not involved in constituting it—body as Koerper and appraisal show mere instrumental relationship rather than constitutional interdependence [...]. This however changes once the body is not only considered merely objective as Koerper but also as ‘lived body’ and thus as Leib. Once the body is considered as ‘lived body’ or Leib, the crucial role of the body in constituting personal significance and meaning (by means of its intrinsic relation to the respective environmental context) becomes apparent. The mere instrumental relationship between body and appraisal is replaced by constitutional interdependence with appraisal being necessarily dependent upon the body, as ‘lived body’, and its intrinsic relation to the respective environmental context». Northoff, G. (2008) Is Appraisal 'Embodied' and 'Embedded'? A neurophilosophical Investigation of Emotions, in Journal of Consciousness Studies, 15, N° 5, pp. 95-96 (corsivo mio).

187 impressioni sensibili e dei movimenti verso eventi presenti nell’ambiente, trasformandoli rispettivamente in percezioni e azioni: in altre parole, si può dire che tramite l’intenzione un semplice movimento privo di significato si traduce in un’azione con peculiari caratteristiche contestuali, così come un’isolata impressione sensibile, diviene una percezione consapevole. Per descrivere le basi neurali di tale meccanismo essenziale delle nostre abilità epistemiche, Northoff fa in parte riferimento agli studi di Freeman che ho precedentemente esposto110. Tuttavia, ciò che è più interessante analizzare è che per l’autore, che si rifà a Merleau-Ponty e Husserl, l’intenzionalità non è semplicemente un meccanismo cerebrale che serve a connettersi con il mondo esterno, ma si estende oltre le operazioni neurali in quanto tali, assumendo le peculiarità di un elemento prettamente embedded111. La sua idea di intenzionalità si oppone dunque alle proposte brain-reductive (l’intenzionalità è un semplice meccanismo cerebrale che elabora i dati provenienti dall’esterno) e mind-based, come quella di Searle: secondo Northoff, il filosofo ha ragione nel dire che i contenuti sono elaborati all’interno della mente, piuttosto che esternamente, eppure secondo tale approccio vi è il rischio di ridurre tutto ad una produzione di significati intenzionali tramite processi biologici interni al cervello. Se, invece, intendiamo il concetto di mentale come il riflesso dell’unità cervello-corpo-ambiente, allora l’intenzionalità assume caratteristiche di pura relazionalità (truly relational) e di conseguenza non diventa un elemento localizzabile in maniera puntuale112. Questa relazione funziona secondo un rapporto di adattamento bidirezionale,

‘mind-to-world’ nel caso in cui l’elemento esterno sia predominante e ‘world-to-mind’

110 Cfr. Northoff, G. (2015) Unlocking the Brain – Volume 2: Consciousness, Oxford University Press, New York, p. 329.

111 «Ontologically, intentionality can be characterized by ‘embedment’. The direction of sensory impressions and movements towards events within the environment i.e. the ‘going beyond’ would be impossible if there was no integration between brain, body and environment. Intentionality in this sense come close to what Merleau-Ponty (1958: xx), who relies on Husserl, calls ‘operative intentionality’ (‘fungierende Intentionalitaet’) which, in the present context, may be described as ‘embedded intentionality’». Northoff (2003), p. 135.

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nel caso inverso. Northoff fa corrispondere la bilateralità dell’intenzionalità al bilanciamento tra i processi neurali di resting state (spontaneous and intrinsic

activity), in cui il cervello è in fase prevalentemente ricettiva (world-to-mind),

e di stimulus-induced activity (extrinsic activity), che corrisponde ai vari meccanismi di elaborazione attivati dagli stimoli esterni113. Diviene ora maggiormente chiara la differenza tra l’unidirezionalità dell’intenzione secondo Freeman e la bidirezionalità proposta da Northoff.