• Non ci sono risultati.

body problem

3.4 La filosofia del cervello di Northoff

L’investigazione neurofilosofica di Northoff si fonda sulla necessità di uscire dall’idea dell’antitesi tra mente e cervello, rigettando quindi ogni dualismo ontologico forte che non permetta una connessione o un rapporto produttivo e complementare tra i due concetti; al contempo, l’autore vuole evitare la semplice eliminazione della dialettica con la riduzione di un elemento entro l’altro. A prima vista, non sembra essere il più equilibrato degli indizi il fatto che Northoff sviluppi questo suo tentativo di conciliazione non riduzionista, attraverso quella che lui stesso nomina ‘filosofia del cervello’. Potrebbe trattarsi semplicemente della controparte cerebrale della filosofia della mente: se il mind-based approach non sembra risolvere la questione del mind-brain problem, forse un brain-based approach, indirizzato verso i paradossi interni al cervello, riuscirà a sciogliere le aporie. Se così fosse, sarebbe possibile evidenziare una serie di critiche che io stesso ho mosso precedentemente contro i Churchland e Thagard, come, ad esempio, la fallacia mereologica: è già stato

147 dimostrato infatti che concentrarsi esclusivamente sul cervello, come se si trattasse di un intero autonomo, non è produttivo a livello neurofilosofico, anzi pone le premesse di un isolamento degli studi neuroscientifici nei confronti degli altri domini esplicativi. Sarà dunque importante spiegare come nella neurofilosofia di Northoff il cervello sia un concetto molto ampio e particolare, che non si esaurisce con la descrizione empirica della sua struttura anatomica, funzionale, biologica e che non si limita all’analisi del sistema nervoso centrale e periferico. In secondo luogo, sarà necessario dimostrare che, quando si parla di neurofilosofia o di filosofia del cervello, non si intende opporsi con le neuroscienze alla filosofia della mente; piuttosto, attraverso una determinazione del concetto di cervello variegata e complementare, sarà possibile riconoscere come la prima sia una parte fondante e complementare della seconda.

3.4.1 La definizione del concetto di cervello e dei suoi

dilemmi

Per dipanare qualsiasi dubbio sui presupposti alla base della neurofilosofia di Northoff, è necessario definire il concetto di cervello. Innanzitutto è importante mostrare come l’analisi empirica del cervello sia solo uno dei fronti attraverso i quali il cervello viene analizzato. In generale, tutta la ricerca sul concetto di cervello che verrà affrontata nelle prossime pagine, seguirà il pluralismo di domini e la flessibilità dei livelli esplicativi tipici di Northoff: il cervello, il suo rapporto con quelli che vagamente chiamiamo ‘stati mentali’, le relazioni con il corpo e l’ambiente, tutto il contesto neurofilosofico in quanto tale verrà analizzato principalmente dai punti di vista empirico, epistemico e ontologico, inserendo dove opportuno anche l’analisi fenomenologica e funzionale. A tal proposito, nelle prime pagine del suo libro

Philosophy of the Brain, Northoff pone delle domande sul concetto di cervello in

rapporto a quello di mente, cercando di enucleare una serie di questioni centrali per la discussione intorno al mind-brain-body problem, che verranno successivamente

148

affrontate69. Le domande sono “che cosa è il cervello?”, “come possiamo caratterizzarlo?” “quando possiamo parlare di cervello?” “dove possiamo analizzare il cervello?” e “perché abbiamo un cervello?”. Il libro nella sua interezza cerca essenzialmente di rispondere a queste domande, attraverso un approccio neurofilosofico che evidenzi i piani esplicativi empirico, epistemico e ontologico.

A livello empirico, ci si riferisce generalmente al ‘cervello fisico70’, inteso come l’organo materiale dalle particolari caratteristiche anatomiche, funzionali e biologiche. Come già detto, questa definizione non basta, in quanto non si riesce a definire il concetto di ‘stati mentali’, se non eliminandoli (empirical mind problem). Le caratteristiche empiriche del cervello sono individuabili solitamente negli stati neuronali analizzati attraverso i più moderni strumenti di scansione cerebrale (EEG, PET, MRI, fMRI, DTI, ecc.), ma in questo dominio non rientra alcuna caratteristica mentale individuabile attraverso tali metodi. Generalmente il cervello, secondo questo punto di vista empirico, è considerato come il più raffinato centro di integrazione delle funzioni corporee, anche se non abbiamo ancora sviluppato una teoria unificatrice di tutti i principi cerebrali, sempre che ciò sia possibile. Infine, è importante analizzare empiricamente il cervello e le sue funzionalità integrative, allo scopo di comprendere il suo ruolo nel processo di adattamento dell’uomo all’interno dell’ambiente nel quale è inserito.

A livello epistemico invece, il cervello è inteso come un organo soggetto a ‘giudizi fisici’ sui suoi stati neuronali, a partire da una TPP. Pertanto, si presenta anche in questa prospettiva una discrepanza tra cerebrale e mentale, in quanto solitamente la FPP non è presa in considerazione all’interno del discorso sul cervello (epistemic mind problem), anche se la TPP dipende, almeno in parte, da quest’ultima71. Inoltre, il cervello è spesso caratterizzato solo secondo la Third-Person Epistemology, come fosse semplicemente una macchina che analizza dati e produce risposte agli stimoli, mentre le capacità di accesso epistemico in prima persona non sono mai

69 Cfr. ivi, pp. 9-13.

70 In generale, con ‘physical’ Northoff intende qualsiasi livello descrittivo legato alle scienze naturali, non semplicemente alla scienza fisica.

149 riconosciute come direttamente connesse al cervello stesso, ma a qualcosa d’altro (epistemic overdetermination)72. A tal proposito, sussiste una discrepanza tra lo studio empirico delle funzioni cognitive del cervello (per esempio, il sistema sensomotorio) e la ricerca delle abilità e dei limiti epistemici, dei quali il cervello costituisce almeno in parte la base; in altre parole, pur studiando empiricamente le capacità del cervello, spesso l’esplicazione a livello epistemico rimane poco chiara. Proprio per questo motivo ci si ritrova a parlare di cervello solo quando si descrivono stati generalmente fisici, come gli stati neuronali, mentre le abilità epistemiche vengono collegate al concetto di mente. Infine, si ritiene importante analizzare il cervello dal punto di vista epistemico, per comprendere tutti i meccanismi ancora poco chiari che permettono di accedere al mondo in cui siamo inseriti, attraverso le nostre varie abilità e i nostri limiti (cognizione, emotività, orientamento sensomotorio, ecc.).

Spostandoci sul livello ontologico, si sviluppano ovviamente le basi del

mind-brain problem: alla domanda ‘che cos’è il cervello a livello ontologico?’ si risponde

generalmente attraverso una cosiddetta ‘ontologia fisica’, in contrapposizione ad una ‘ontologia mentale’. Il cervello, in questo senso, è caratterizzato solitamente secondo proprietà esclusivamente fisiche, che tuttavia non sembrano in grado di rendere ragione delle cosiddette proprietà mentali (intenzionalità, soggettività, ecc.), che si “sovradeterminano” rispetto al cervello stesso (ontological overdetermination)73. A tal proposito, una delle questioni più rilevanti che spesso vengono poste in questo dominio, è quella della relazione tra proprietà mentali e cerebrali, che spesso vengono definite come ontologicamente differenti; e proprio in questo senso, è importante analizzare il cervello dal punto di vista ontologico, allo scopo di comprendere se e come sia possibile che determinate proprietà fisiche costitutive dell’organo cerebrale rendano ragione dello sviluppo di altri tipi ontologici, come quello delle proprietà mentali.

Queste sono le definizioni generali, approssimative e di partenza riguardanti il cervello, le sue caratteristiche e le relative modalità di analisi. Come è stato mostrato,

72 Cfr. Northoff (2003) p. 10.

150

fin da tali determinazioni preliminari sono riscontrabili diverse aporie74: empiriche (riconosciamo la presenza di elementi “mentali”, ma non possiamo descriverli empiricamente), epistemiche (non basta l’accesso il terza persona per descrivere in modo completo il cervello, poiché può essere inteso anche come ‘soggettività’), ontologiche (se dunque riconosciamo la presenza di elementi mentali, che statuto ontologico possiedono?). Da qui, Northoff sviluppa a sua volta la discussione, in forma di dilemmi da risolvere: sulla possibilità o meno di un collegamento tra stati mentali e cerebrali, in quanto da una parte la mente non è riscontrabile direttamente entro il cervello, dall’altra sembra necessario relazionare reciprocamente gli stati mentali agli stati cerebrali, per poterne dare un senso (empirical dilemma); sulla possibilità o meno di collegare FPP e stati cerebrali, in quanto è vero che la prospettiva in prima persona è direttamente collegata al concetto di mente, tuttavia gli stati mentali stessi sembrano dipendere in qualche modo dagli stati neuronali75; infine, sulla possibilità o meno di collegare la mente al cervello, in quanto da una parte le ‘proprietà mentali’ non sono compatibili con quelle fisiche, dall’altra però la possibilità di un’ontologia del mentale è legata (almeno in parte76) all’esistenza del cervello fisico (ontological dilemma). Northoff intende risolvere questi dilemmi attraverso l’ipotesi neurofilosofica dell’embedment.

74 Cfr. Northoff (2003) pp. 13-15.

75 Sempre che non si sostenga un dualismo delle sostanze forte, ma non è il caso di questo approccio neurofilosofico.

76 Come è stato rifiutato il dualismo forte delle sostanze, così non può essere accettata l’identità riduzionista tra mente e cervello in questa analisi neurofilosofica.

151