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body problem

4 La neurofilosofia dell’embedment

4.3 La neurofilosofia dell’embedment e il rapporto cervello- cervello-corpo-ambiente

4.3.2 Embedment temporale

L’embedment temporale descrive «l’integrazione del corpo entro le coordinate temporali dell’ambiente»65, costituendo il punto di connessione tra tempo esterno ed interno, che Northoff definisce ‘tempo fisico’ e ‘tempo fenomenico’. Per certi versi la struttura è simile all’embedment spaziale. Northoff fa innanzitutto riferimento alle ricerche di Rizzolati sul sistema motorio corticale: la corteccia motoria è un sistema estremamente complesso e variegato, formato da un «mosaico di distinte aree anatomiche e funzionali»66; allo stesso modo, la corteccia somatosensoriale è formata da diverse aree specializzate a seconda dei diversi aspetti della ricettività delle informazioni esterne. Queste aree non lavorano in parallelo e distaccate, anzi ci sono sempre più prove empiriche che dimostrano come in realtà il sistema motorio e quello sensoriale siano costantemente in connessione, tanto da poter parlare di una ‘integrazione sensori-motoria’67. Un processo di reciproco rimando e collegamento per la gestione dei movimenti e della ricettività sensoriale avviene tramite modelli di comparazione tra stati attuali (eventi accaduti e ricevuti sensorialmente) e stati predetti (forward dynamic model): il reciproco confronto tra preparazione all’evento predetto e constatazione dell’evento accaduto permette un movimento di continuo aggiustamento tra sistema motorio e sensoriale, che ricorda molto il sistema neurodinamico teorizzato da Freeman.

Il sistema sensori-motorio è collegato all’embedment temporale, perché il processo di unificazione funzionale, che avviene lungo i network neuronali fronto-parietali, potrebbe essere responsabile dell’integrazione spaziotemporale68. Basti pensare al fatto che, durante l’integrazione sensori-motoria, il sistema funzionale deve coordinare il rapporto tra percezione e movimento, in cui inevitabilmente si formano dei gap temporali fisiologici, causati dai piccolissimi ma importanti ritardi dei tempi di reazione. Ognuno di noi può intuire quella specifica sensazione di sentirsi

65 Northoff (2003) p. 82 (trad. mia).

66 Cfr. ivi, p. 83 (trad mia).

67 Ibidem.

173 collocato entro delle coordinate temporali in modo lineare e chiaro, in cui le nostre azioni si sviluppano secondo un ordine preciso: sono progettate verso il futuro, si attuato nel presente e immediatamente dopo fanno parte del passato, sempre secondo uno schema fisso, senza salti, ritardi o dilazioni. Ebbene, questa “certezza fenomenica”, che Northoff chiama ‘tempo fenomenico’ (phenomenal time), non ha nulla a che vedere con la determinazione di un punto di vista temporale assoluto, piuttosto con un lavoro di ‘omogeneizzazione temporale’ che cerca di costruire un ordine a partire da un insieme di registrazioni temporali eterogenee, sovrapposte e spesso ritardate rispetto all’evento fisico69. Riguardo a ciò, i mutui rapporti di aggiustamento tra sistema motorio e sensoriale, tramite processi continui di ‘afferenza, reafferenza e copia efferente’70, dovrebbero fornire dei cicli di feedforward e di feedback; in tal modo, è possibile «relazionare, comparare, integrare e riconciliare risposte simultanee (e sequenziali) in differenti modalità»71, così da creare un’unità

69 È molto particolare il fenomeno dell’antedating introdotto da Benjamin Libet: nella nostra esperienza soggettiva un pizzicotto sul braccio e la relativa percezione cosciente del dolore sono eventi simultanei; eppure sussiste un fisiologico ritardo di 500 msec tra il pizzicotto e il momento in cui ne siamo consapevoli. Come fa notare Franco Chiereghin, esiste pertanto una discrepanza tra quello che viene definito “tempo oggettivo” e il “tempo soggettivo” che percepiamo. Sembra che la presa di coscienza venga “anticipata” retrospettivamente all’evento fisico del pizzicotto e che quindi si assista ad un “aggiustamento soggettivo dell’attività neurale”, senza controparte neurale di tale attività; tuttavia, introdurre semplicemente il concetto di ‘antedating’ per descrivere l’avvenimento di questo evento come una sorta di illusione non serve a risolvere il problema. Inoltre, da questa situazione emergono anche problemi legati alla metodologia scientifica di rilevamento di informazioni negli esperimenti: «How can we make experimental measurements coherent with subjective experience? Can we employ experimental measurements to explain subjective experience? […] We are left with an alternative: either science is able to formulate an explanation capable of removing the paradoxes of antedating we have shown, ore the critique of that notion will lead us into the dead end of a new form of dualism. In this dualism, the phenomenological level of lived experience and scientific analysis proceed independently from one another, indifferent to the fact that they disprove each other». Chiereghin, F. (2011) Paradoxes of the Notion of Antedating: A Philosophical Critique to Libets Theory of the Relationships Between Neural Activity and Awareness of Sensory Stimuli, in Journal of Consciousness Studies 18:3-4, pp. 28, 41.

70 La copia efferente, anche detta “di scarica corollaria”, è un segnale motorio che informa il sistema sensoriale dell’azione che è in fase di programmazione o di attuazione; oltre a svolgere un ruolo fondamentale per la stabilità percettiva esso potrebbe anche convogliare segnali attentivi utili per la selezione delle informazioni da analizzare. Per reafferenza si intende l’insieme di stimoli provenienti dai propriocettori muscolari, tendinei e articolari che vengono prodotti durante l’esecuzione del movimento; ha il compito di informare continuamente il centro nervoso sensoriale sul movimento in atto. Cfr. Burr, D., Morrone, M.C., Sensazione e percezione, in Dizionario di Medicina (2010), Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.

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temporale omogenea, che è riscontrabile nel concetto di tempo fenomenico. L’unità temporale fenomenica si esplica tramite una relazione continua tra passato presente e futuro, ossia un’integrazione tra eventi del passato con quelli presente e tra eventi del presente con quelli del futuro72.

Dunque, il tempo fenomenico non è semplicemente un prodotto di riaggiustamenti neurali in direzione di un ordine sequenziale meno problematico dei

gap temporali, che sono legati inevitabilmente alla fisiologia del nostro sistema

nervoso; si tratta prima di tutto di un’intrinseca caratteristica dell’organizzazione del cervello e dell’esperienza temporale di ogni essere umano e non può articolarsi se non attraverso l’intrinseca relazione con il corpo e l’ambiente. Infatti, come è stato spiegato, i processi di sviluppo della sensibilità temporale non sono prodotti da un qualche “organo o area speciale” che si occuperebbe esclusivamente di “contare il tempo” per noi; piuttosto, Northoff è interessato a mostrare come anche la discriminazione temporale, allo stesso modo di quella spaziale, passi attraverso la continua relazione con le percezioni/azioni del nostro corpo, in rapporto all’ambiente circostante73. È per questo motivo che si può parlare di embedment temporale: per Northoff, la forma del tempo e il suo contenuto non sono separabili, in quanto avviene un’integrazione tra la sequenzialità varia e pluristratificata degli eventi ambientali o corporei e l’unità virtuale e lineare della nostra consapevolezza temporale soggettiva.

72 Per spiegare l’unità del tempo nella nostra coscienza, Northoff fa riferimento ai termini utilizzati dallo stesso Husserl per la sua fenomenologia: a partire dall’esperienza del presente, si articolano «la ‘ritenzione’ del passato e la ‘protensione’ verso il futuro, in modo da creare una situazione dialettica, mai semplice e definita, tra un discretum fra i diversi punti-ora e un continuum fra di essi». Cfr. Husserl, E. (1966) Per la fenomenologia della coscienza interna del tempo (1893-1917), Franco Angeli Editore, Milano 1992, p. 84.

73Ci sono delle aree cerebrali che sembrano occuparsi in particolare della misurazione interna del tempo, come l’insula anteriore e il corpo striato; tuttavia, tale percezione del tempo non è raffigurabile tanto come un conteggio astratto, quanto come un insieme di processi di quantificazione legato alla percezione corporea e alle sensazioni emotive sviluppate all’interno del contesto ambientale. Cfr. Wittmann, M. (2013) The inner sense of time: how the brain creates a representation of duration, in Nature Reviews Neuroscience, 14, pp. 217-223.

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