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EDILIZIA PUBBLICA E PRIVATA SUI LUNGARNI TARDOMEDIEVALI.

4.1 L’area d’indagine: i Lungarni di Pisa

4.1.2 Cenni di toponomastica

Prima di inoltrarsi nella descrizione dettagliata degli edifici e delle singole strutture, può essere utile qualche accenno sull’origine dei toponimi che si incontrano con maggiore frequenza affrontando una ricerca relativa all’area dei Lungarni. Nella Pisa medievale esistevano vari siti con nomi legati a rovine di strutture romane, come Parlascio, Alle grotte, Civitate vetera, sub muro vetere e supracastello, ma si concentravano nella parte nord-orientale dell’abitato, e quindi piuttosto lontano dal fiume.

Escludendo questo primo gruppo, il toponimo più significativo in ordine di importanza e di antichità19 è Kinzica, dal momento che per secoli ha indicato una estensione di territorio pari a quasi la metà dell’abitato di Pisa. In età romana l’area non aveva un nome, perché la civitas gravitava sulla riva settentrionale del fiume Arno, dove si trovavano il foro, l’anfiteatro, le terme e tutti i grandi edifici pubblici. A Sud del fiume esistevano alcune costruzioni distribuite lungo la Via Aemilia Scauri, importante strada che collegava Roma alla Liguria ed alla Gallia, ma l’espansione dell’insediamento era limitata dalla presenza di paludi. Abbiamo poche informazioni sui primi secoli dell’Alto Medioevo, periodo nel quale la zona era chiamata soltanto “di là d’Arno”, ma sappiamo che il termine Kinzica20 comparve a partire dalla fine dell’VIII secolo. Molte ipotesi sono state formulate circa l’etimologia del vocabolo, ma la più attendibile21 lo fa derivare dal longobardo Kinzig, che indicherebbe un dislivello o un avvallamento di questa riva del fiume rispetto all’altra22. A titolo di curiosità si può ricordare la leggendaria figura di eroina Kinzica de’Sismondi, ragazza di nobile famiglia che nell’anno 1004 o 100523 avrebbe salvato la città da una incursione dei Saraceni correndo a dare l’allarme e provocando la pronta reazione dei cittadini24 e la rovinosa fuga dei musulmani. Anche se ben radicata nell’immaginario collettivo dei Pisani, la storia ha poco di vero; sembra che l’attacco a Pisa guidato da Mujahid al-Amiri (Musetto) sia avvenuto nel 1015 ed abbia provocato molte vittime25. Invece è del tutto plausibile che i Saraceni abbiano attaccato proprio la zona a Sud dell’Arno, dal momento che all’epoca era abitata da mercanti e relativamente ricca ma non ancora protetta da mura26.

Esistevano poi alcuni toponimi riferibili a caratteristiche ambientali o topografiche di specifiche aree e correlati alla presenza del fiume; per esempio a valle della città, circa un chilometro ad Est delle cinta muraria di età comunale, si trovavano le rive sabbiose delle Piagge27, dove

19

Parte di queste informazioni è tratta da un interessante articolo dell’archeologa S. Betti pubblicato online a questo link: <simonabetti.blogspot.com/2007/01/il-quartiere-chinzica.html>

20 Con numerose varianti: Chintiga, Chintica, Chinzica, Kinseca.

21 Cfr. M.G. Arcamone, Chinzica: toponimo pisano di origine longobarda, in «Bollettino Storico Pisano», XLVII, Pisa, 1978, pp. 205-246.

22 Altre ipotesi vorrebbero far derivare il vocabolo dall’arabo. In effetti in questa area della città vissero gruppi di mercanti musulmani, ma in un’epoca successiva, intorno al Mille.

23 Secondo la datazione pisana. 24

La tradizione vuole che in città fossero presenti solo donne, vecchi e bambini, dal momento che la flotta pisana e gli uomini più giovani e robusti erano impegnati in una spedizione in Calabria.

25 Ed un forte desiderio di rivalsa. Nel 1016 Pisa e Genova inflissero una dura sconfitta ai Saraceni. 26 Come è noto Kinzica venne inclusa all’interno delle mura soltanto dopo la metà del XII secolo. 27

Spiagge, ovvero aree in cui il fiume depositava sabbia. Il luogo ha conservato il suo nome anche nella nostra epoca ed è sede di un viale alberato e di un parco cittadino.

dall’XI-XII secolo esisteva un piccolo insediamento umano sorto intorno alla Chiesa di San Michele degli Scalzi. Entrando nelle mura si incontravano a poca distanza l’uno dall’altro tre nomi strettamente legati all’Arno e alle sue rive: Podio, Soarta e Spina. Il primo, forse il più semplice da spiegare, denotava un’area dove il terreno era più elevato, probabilmente un argine artificiale. Soarta o Suartha, la cui origine rimane dubbia, indicava una fascia piuttosto ampia sulla riva settentrionale del fiume che si estendeva dalla Chiesa di San Silvestro a quella di Sant’Andrea Forisportam. È stato ipotizzato28che il termine fosse riferito all’ansa che l’Arno disegnava prima di dirigersi verso l’abitato; una parziale conferma di questa interpretazione proviene dal confronto con altre località d’Italia in cui il toponimo Soarta è associato alla presenza di corsi d’acqua. Spina invece ha una etimologia meno sfuggente, e come spiega il Tolaini29, nel XIII e XIV secolo indicava uno sbarramento, una cateratta che proteggeva le strade che si affacciavano sul fiume da eventuali piene. In effetti Spina e Podio possono essere considerati quasi sinonimi, se riferiti ad opere atte a contenere le acque dell’Arno.

Spostandosi sulla riva opposta, quella meridionale30, c’era il cosiddetto Guatolongo, un luogo dove era possibile attraversare il fiume servendosi di zattere a corda31; nelle immediate vicinanze si trovava il Piaggione, un’altra area evidentemente caratterizzata dalla presenza di un terreno sabbioso. Superato il Guatolongo si entrava nel cuore della città, nella zona più centrale e più densamente popolata, che nel Duecento e nel Trecento era detta Intra duos pontes, essendo compresa tra il Ponte Vecchio e il Ponte Nuovo. Ancora più a Ovest (nell’attuale quartiere di S.Antonio) c’era la Ripa d’Arno. dove il fiume depositava molti sedimenti e creava una sorta di terrapieno dolcemente declinante, prima di uscire dalla città e dirigersi verso il mare.

Nell’ultimo ma non meno significativo gruppo rientrano i toponimi associati con attività produttive, manifatturiere o commerciali.

Per esempio una parte dell’area oggi occupata dalla Fortezza Nuova (Giardino Scotto) era chiamata Barattularia perché qui sorgevano le fornaci dei barattulari, cioè i ceramisti che fabbricavano vasellame e suppellettili. Invece la zona circostante l’attuale Piazza della Berlina (precedentemente nota come Piazza dei Cavoli o Piazza dell’Abbondanza) era descritta come Mercato; in effetti questo luogo fu deputato per molti secoli alla vendita al dettaglio di prodotti ortofrutticoli. Un altro termine legato allo smercio di generi alimentari è il toponimo Alla pietra, detto frequentemente Alla pietra del pesce, che coincideva con il tratto settentrionale del Lungarno cha andava dal Ponte Vecchio all’attuale Via Curtatone e Montanara. Qui sorgeva la prima e più antica rivendita di prodotti ittici della città di Pisa. Altre attività che si svolgevano nelle vicinanze del fiume erano la lavorazione della canapa per la fabbricazione di tessuti resistenti e cordame, che avveniva nell’area di Kinzica chiamata Canapaio e la concia delle pellicce, che probabilmente si concentrava in alcune strade dell’attuale quartiere di Santa Maria, laddove le fonti medievali indicano il toponimo Pellicceria.

28 G. Garzella, Pisa com’era, cit., p. 157 e O. Niglio – M. Alessio, Il convento di San Matteo in Pisa. Storia e

restauri, Pisa, 2008, pp. 31-32.

29 Cfr. E. Tolaini, Forma Pisarum, cit., p. 145-155. Il termine spinus è usato con questo significato nel Breve Pisani

Communis del 1313-1337. Cfr. F. Bonaini, Statuti, cit., II, p. 326 e nella fattispecie L. III, par. XLIII.

30 Il guado non era lontano dalla Chiesa di San Martino e fu usato almeno fino alla costruzione del Ponte della Fortezza; nel 1243 nel tratto meridionale delle mura fu aperta una porta, chiamata San Martino in Guatolongo. 31 Il fiume è sempre stato piuttosto profondo, quindi non era possibile un guado a piedi.

Figura 4.3

Mappa della Pisa comunale con l’indicazione dei più importanti toponimi utilizzati nel Medioevo: (Fonte: E. Tolaini, Forma Pisarum, cit., p. 17).