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Le fonti: problemi e metod

ORDINANANZA DEL COMUNE DI PISA (1313)

2) la pianta di Mattheus Merian, molto nitida e dettagliata nella rappresentazione degli edifici Le strade sono disegnate con una ampiezza maggiore di quella reale, secondo una convenzione

3.6 Fonti indirette

3.6.1 Studi di storia dell’urbanistica essenziali ai fini della presente ricerca

Un testo fondamentale è il dettagliatissimo saggio di Emilio Tolaini, Forma Pisarum114, nel quale si prendono in esame le più importanti fonti antiche e medievali e si ricostruiscono lo sviluppo e l’evoluzione dell’abitato attraverso i secoli, trattando in modo particolarmente

approfondito la toponomastica e le ripartizioni interne alla città (cappelle, terzieri, quartieri). A distanza di oltre quaranta anni dalla prima edizione rimane una pietra miliare della storia dell’urbanistica di Pisa.

Dello stesso autore, ma molto più recente, è il volume intitolato I ponti di Pisa115, la più completa e documentata monografia sull’argomento, che prende in esame tutti i ponti esistenti ed esistiti in città, dall’età romana al XX secolo.

Due opere altrettanto significative sono i volumi di Fabio Redi e Gabriella Garzella, pubblicati nel 1991 dopo più di due decenni di studi portati avanti dall’equipe di Gabriella Rossetti. Redi, archeologo medievale e grande esperto di edilizia, nel saggio Pisa com’era: archeologia, urbanistica e strutture materiali (secoli V – XIV), fornisce una descrizione molto completa delle strutture civili, pubbliche, private ed ecclesiastiche. La classificazione tipologica delle case torri è affiancata da oltre cinquanta carte tematiche e tavole, che hanno dato un enorme contributo al mio lavoro di ricostruzione. Gabriella Garzella, nel volume “gemello” Pisa com’era: topografia e insediamento dall’impianto tardoantico alla città murata del secolo XII, approfondisce lo studio delle fonti documentarie e materiali ed analizza le dinamiche sociali ed economiche che portarono la città a riorganizzarsi ed evolversi attraverso i secoli.

Ho trovato particolarmente utile e formativa anche la consultazione del volume della studiosa di storia dell’urbanistica Lucia Nuti, i Lungarni di Pisa, che descrive la geografia e la storia di questa parte della città, soffermandosi sui cambiamenti e le ristrutturazioni che nel corso del tempo hanno interessato edifici, argini, ponti e approdi. Il testo, molto ben documentato ma di lettura scorrevole è corredato da un ricco corpus di immagini, soprattutto vedute, stampe e carte storiche, che hanno notevolmente facilitato la mia ricerca ed analisi delle fonti iconografiche. Segnalo infine due testi che mi sono stati di grande aiuto per comprendere le trasformazioni subite dal patrimonio edilizio di Pisa nell’età moderna: Architettura a Pisa nel primo periodo mediceo116, a cura della storica dell’architettura Eva Karwacka Codini e I Palazzi di Pisa nel manoscritto di Girolamo Camici Roncioni117, frutto della collaborazione tra lo storico Alessandro Panaja e l’architetto Alessandro Melis.

3.6.2 Il rilievo della città a cura dell’equipe di Massimo Carmassi

Massimo Carmassi, architetto e studioso di urbanistica, è stato fondatore e primo direttore dell’Ufficio Progetti del Comune di Pisa. Tra il 1974, anno del suo insediamento, ed il 1990 ha portato avanti un programma sistematico di rilievo degli edifici pubblici e privati del centro storico di Pisa. Per sopperire alla carenza di personale, si è avvalso della collaborazione di numerosi studenti della facoltà di architettura di Firenze, per lo più residenti a Pisa e interessati alle tematiche del restauro e recupero. Nel 1982 ha organizzato un corso di formazione per rilevatori di monumenti e da questa esperienza è nata un cooperativa che ha operato per alcuni

115 E. Tolaini, I ponti di Pisa, cit. 116

Architettura a Pisa nel primo periodo Mediceo, a cura di E. Karwacka Codini, Pisa, 2010. 117 I Palazzi di Pisa nel manoscritto di Girolamo Camici Roncioni, A. Panajia – A. Melis, Pisa, 2004.

anni con buoni risultati118. Nonostante varie difficoltà ed ostacoli di natura materiale e burocratica, il lungo lavoro di rilievo è proseguito per tutti gli anni Ottanta e si è esteso ulteriormente, fino ad includere le mura medievali, il Camposanto Monumentale e le fortificazioni della Cittadella e del Giardino Scotto (già Fortezza Nuova). La maggior parte delle tavole sono rappresentazioni in scala 1:50, ma altre sono in scala 1:100 o 1:200 e includono planimetrie, prospetti e sezioni. La tecnica di rappresentazione è tradizionale, china o lapis su lucido o, in alcuni casi, spolvero. Purtroppo all’epoca non fu usato nessuno strumento informatico (il CAD esisteva già ma non era ancora molto diffuso) e non mi risulta che in tempi più recenti sia stata avviata una digitalizzazione degli elaborati119. L’opera di Massimo Carmassi e della sua equipe è estremamente importante per almeno due motivi: innanzi tutto perché è stata la prima ed unica campagna organica di rilievo dei fabbricati storici di Pisa ed ha arricchito notevolmente le nostre conoscenze sul patrimonio artistico e edilizio della città. In secondo luogo perché ha “fotografato” e analizzato le caratteristiche di molti edifici prima che fossero apportate modifiche e ristrutturazioni che li hanno in qualche modo snaturati o alterati irrimediabilmente. Per usare le parole di Carmassi, nei decenni passati c’è stata una “intensa attività di trasformazione, spesso abusiva, condotta da un esercito di talpe”120, che ha provocato al tessuto urbano danni più nascosti ma forse altrettanto gravi di quelli causati dalle distruzioni belliche. Uno dei grandi pregi del rilievo è proprio quello di mostrare agli studiosi gli edifici virtualmente ripuliti da canalizzazioni delle acque piovane, cavi elettrici e del telefono, antenne televisive, impianti di aria condizionata, insegne luminose di negozi, segnali stradali e tutte le altre superfetazioni che la modernità ha imposto121.

Figura 3.17.

Massimo Carmassi, 1991, Palazzi comunali, tavola in scala 1:200. (Fonte: M. Carmassi, Pisa: il rilievo della città, Pisa, 1991, p. 77)

118 M. Carmassi, Pisa: il rilievo della città, Pisa, 1991, pp. 7-8. 119

Tutto ciò rende legittime le preoccupazioni sulla conservazione e la futura fruibilità di questo prezioso materiale. 120 M. Carmassi, Pisa: il rilievo della città, cit., p. 9.

121 Per onestà è opportuno dire che le esigenze delle persone che abitano oggi gli edifici non sono illegittime. Alcune modifiche, come le sostituzioni di solai e infissi o la manutenzione degli impianti elettrici e idraulici, sono necessarie per garantire sicurezza ed abitabilità. Quello che si contesta è il modo in cui tali interventi sono stati condotti. È necessario individuare un equilibrio fra la conservazione dell’edificio e il suo utilizzo.

3.6.3 Gli scritti e i disegni di Georges Rohault de Fleury

Georges Rohault de Fleury (1835-1905), figlio del celebre architetto parigino Charles, seguì le orme paterne e si specializzò nello studio dell’architettura medievale. Trascorse diversi anni in Toscana ed in particolare a Pisa, disegnando dal vivo molti edifici. Dopo un primo saggio sul campanile pendente, realizzato nel 1859, pubblicò Les Monuments De Pise Au Moyen Age (1866). Il volume contiene una breve sezione introduttiva relativa alla storia di Pisa in età antica, ma è in gran parte dedicato ai monumenti medievali delle città, tra cui spiccano il Duomo, la Cittadella e le più importanti chiese romaniche. Non mancano paragrafi sull’edilizia abitativa e privata, in particolare le case torri ed alcuni celebri palazzi del Lungarno. Gli ultimi capitoli invece descrivono la pittura e la scultura del Duecento e Trecento a Pisa. Alcuni anni più tardi Rohault de Fleury pubblicò La Toscane au Moyen Age. Lettres sur l’architecture civile et militare en 1400. (1874). Anche se non interamente dedicata a Pisa122, l’opera è per molti aspetti un approfondimento ed un ampliamento delle sue ricerche precedenti. Il volume è suddiviso in capitoli di lunghezza variabile, chiamati dall’autore “Lettere” e incentrati su argomenti specifici. La “Lettera IV” è interamente dedicata alle case torri pisane, di cui si mette in luce l’unicità e l’originalità, soffermandosi sulle tecniche costruttive ed i materiali utilizzati. La “Lettera V” descrive le mura urbane (secolo XII), le fasi della loro edificazione, i danni subiti in occasione di eventi bellici e le numerose porte e postierle. La “Lettera VI” si occupa delle fortificazioni esterne, ovvero i castelli ed i presidi suburbani che proteggevano l’accesso a Pisa, come la Rocca di Ripafratta, che doveva difendere la Valle del Serchio dalle mire espansionistiche dei Lucchesi, o il borgo murato di Cascina, che nelle intenzioni della Repubblica Pisana avrebbe dovuto arrestare le scorrerie provenienti da Firenze123. La “Lettera VII” ha come argomento l’Arsenale di Pisa e la “Lettera VIII” è dedicata al Porto Pisano, con i vari approdi minori (come San Piero a Grado) ed il porto vero e proprio, non lontano dall’attuale abitato di Livorno. La “Lettera IX” parla delle terme di Pisa, i cosiddetti “Bagni” presso San Giuliano, conosciuti fin dal Medioevo ma divenuti molto noti e frequentati da ospiti altolocati a partire dal Settecento. La “Lettera X” si occupa dei palazzi pubblici di Pisa, in particolare il complesso di Palazzo Vecchio – Palazzo degli Anziani nell’area dell’attuale Piazza dei Cavalieri ed il Palazzo Pretorio, che sorge sul Lungarno, vicino al Ponte di Mezzo (già Ponte Vecchio). La “Lettera XI” parla di palazzi privati e maisons (case illustri, domus, generalmente appartenute a famiglie nobili) e dal punto di vista urbanistico è uno dei capitoli più interessanti, in quanto corredato da numerose illustrazioni e schizzi. La “Lettera XII” si sofferma su altri aspetti dell’edilizia medievale di Pisa, in particolare i ponti, descrivendo le vicende della loro costruzione e ristrutturazione attraverso i secoli. La seconda parte del capitolo parla degli scali e delle spallette del Lungarno e dei provvedimenti del Comune per la pulizia e manutenzione delle strade. Gli ultimi paragrafi sono dedicati alle strutture ospedaliere e di ricovero, in

122 Prende in considerazione molte delle principali città toscane, ma a Pisa è dedicato uno spazio particolarmente ampio.

123

Il 28 Luglio del 1364 qui fu combattuta la celebre Battaglia di Cascina, in cui Firenze sconfisse le truppe di Pisa guidate dal capitano di ventura inglese John Hakwood, noto in Italia come Giovanni Acuto.

particolare il grande ospedale costruito nei pressi del Duomo a partire dal 1257124, la Casa della Misericordia vicina alla Piazza del Castelletto e gli ospizi per i trovatelli, come quello di San Domenico in Chinzica.

Oltre alle puntuali descrizioni degli edifici e monumenti contenute nei singoli capitoli, ho trovato particolarmente utili ed interessanti le tavole in cui il de Fleury, interpretando alcune delle fonti iconografiche, avanza delle ipotesi sull’aspetto di alcuni angoli della Pisa medievale. Con tratto chiaro ed elegante, derivante dalla sua formazione di architetto, rappresenta efficacemente case torri e palazzi, dedicando particolare attenzione all’area del Ponte Vecchio e di Palazzo Pretorio. Indubbiamente la mia ricostruzione in computer grafica 3D ha dovuto tenere conto anche di queste tavole, nate dalla ricerca di uno studioso rigoroso e attento alle fonti storiche come il de Fleury.

Figura 3.18.

Tavola in cui Georges Rohault de Fleury (1874) ricostruì l’aspetto dell’area adiacente al Ponte Vecchio medievale.

124 Nell’area che ancora oggi ospita l’Ospedale di Santa Chiara, che entro il 2015 sarà interamente trasferito nel più moderno complesso di Cisanello, alla periferia Est di Pisa. Cfr. A. Patetta – A. Martinelli, L’ospedale di S. Chiara, Pisa, 2004.