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EDILIZIA PUBBLICA E PRIVATA SUI LUNGARNI TARDOMEDIEVALI.

2) Palazzo Appiano-Medici (C L n 1258).

In origine in questo luogo si trovava una casa-torre dell’XI secolo, dove abitavano Albizone e Teuda, i già citati fondatori del vicino monastero di San Matteo; in seguito l’edificio fu ampliato

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L’origine del Museo risale alle collezioni di pittura e scultura medievale raccolte nel Settecento dal canonico ed erudito Sebastiano Zucchetti e da lui donate all’Opera del Duomo di Pisa nel 1796. Nell’Ottocento altre donazioni e acquisti arricchirono il nucleo originario e nel 1893 fu creato il primo Museo Civico nell’ex-convento di San Francesco.

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A partire dagli anni Novanta si è più volte ipotizzato il trasferimento del Dipartimento in locali più ampi e più adatti ad ospitare i numerosi studenti, ma al momento l’Università di Pisa non ha ancora trovato una nuova sede.

e cambiò più volte proprietario. Dopo essere appartenuto alla famiglia Casapieri68, nella seconda metà del Trecento fu acquistato da Iacopo d’Appiano69, che fu signore di Pisa tra il 1392 e il 1399. Infine, sebbene fosse ormai molto degradato e bisognoso di manutenzione70, fu comprato da Cosimo il Vecchio dei Medici, che nel 1441 stabilì qui la propria residenza pisana, ritenendo la posizione dell’edificio prestigiosa ma anche sicura, in quanto vicina alla Cittadella Nuova Fiorentina, appena costruita sull’opposta riva dell’Arno. Sicuramente nei decenni successivi furono eseguiti alcuni restauri, ma non trasformazioni radicali, perché nel 1492, quando il proprietario era Lorenzo il Magnifico, il complesso non era ancora un vero e proprio palazzo, ma un insieme di almeno tre fabbricati: la casa di abitazione principale, di tre piani e affacciata sul Lungarno, un’altra casa sul retro e un piccolo edificio di servizio annesso.

Nel 1539 Cosimo I dotò gli appartamenti di nuovi arredi e fece decorare le stanze, in particolare la camera della sua consorte, la Duchessa Eleonora di Toledo; nel 1545 le finestre della facciata furono dotate di nuove modanature e tra il 1549 e il 1554 gli architetti Giovanni Battista di Marco del Tasso71 e Luca Martini curarono i lavori di ristrutturazione che dettero nuova dignità all’edificio; Cosimo I non badò a spese e chiese l’impiego di materiali preziosi come il marmo di Carrara per le finestre inginocchiate, le colonne del portone, il terrazzo e altri ornamenti. Negli stessi anni Luca Ghini72, medico personale del Granduca e botanico, realizzò sul retro un giardino per la Duchessa, ricco di piante esotiche ed erbe officinali. Nel 1558 Baccio Bandinelli propose un ulteriore ampliamento sul lato Ovest, affacciato sulla Piazza della Fontina (attuale Piazza Mazzini), ma la prematura scomparsa dell’artista73, avvenuta nel 1560, impedì l’attuazione del progetto.

A partire dal 1584 la famiglia Medici trasferì la propria residenza pisana nell’area di Piazza San Nicola, commissionando la costruzione del nuovo Palazzo Ducale all’architetto Buontalenti e questo edificio, ormai definito “Palazzo Vecchio dei Medici”, perse gran parte della propria importanza. Tra Seicento e Settecento ci furono vari passaggi di proprietà ed alcuni lavori di

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Discendenti di un ramo degli Albizoni, probabilmente da Pietro. Il loro nome sarebbe la traduzione in volgare di

Domus Petri, letteralmente “La casa di Pietro”. Cfr. E. Cristiani, Nobiltà e Popolo nel comune di Pisa, dalle origini del podestariato alla signoria dei Donoratico, Napoli, 1962, pp. 326, 376-77, 383-85.

69 V. Di Feliciantonio, Palazzo Vecchio de’Medici, in Architettura a Pisa nel primo periodo mediceo, a cura di E. Karwacka Codini, cit., pp. 162-165.

70 A. Panajia – A. Melis, I Palazzi di Pisa, cit., p. 140.

71 Il del Tasso in effetti era un intagliatore di legno e si improvvisò architetto pur non avendone le competenze; per questo motivo fu criticato dal Vasari e da Niccolò Tribolo (1500 circa – 1550), progettista dei Giardini di Boboli, della Biblioteca Laurenziana e di varie ville medicee.

72 Luca Ghini (Casalfiumanese 1490 - Bologna 1556) si laureò in medicina presso l’Università di Boologna nel 1527 e presto divenne docente nello stesso Ateneo. Nel 1543 si trasferì a Pisa su invito del Granduca Cosimo I dei Medici e divenne suo medico personale e titolare della cattedra di Botanica presso l’Università di Pisa. Fondò il Giardino dei Semplici di Pisa e l’Orto Botanico di Firenze.

73 Baccio Bandinelli, pseudonimo di Bartolomeo Brandini (Firenze 1488 – Firenze 1560). Figlio di un orefice, in gioventù studiò soprattutto pittura, ma successivamente scelse di dedicarsi esclusivamente alla scultura. Fu ammiratore ma anche rivale di Michelangelo (al punto che il Vasari lo accusò di avere rubato e poi distrutto i cartoni preparatori della Battaglia di Cascina, affresco progettato e mai realizzato dal Buonarroti). Lavorò a Genova, dove realizzò il celebre Monumento a Andrea Doria, ma fu attivo soprattutto a Firenze, alla corte di Cosimo I, dove entrò in competizione con Benvenuto Cellini. Le sue opere più significative sono il San Pietro per la serie degli Apostoli del duomo di Firenze (1515), il grande gruppo scultoreo di Ercole e Caco (1534), esposto in Piazza della Signoria, il Monumento a Giovanni della Bande Nere (1540), e la Pietà (dopo il 1550), esposta nella Basilica della Santissima Annunziata.

modesta entità74 e nel 1784 si arrivò all’acquisto da parte della famiglia Finocchietti, che fece spostare il portone d’ingresso più ad Ovest, in direzione di Piazza della Fontina. Fino alla fine dell’Ottocento l’edificio mantenne in gran parte l’aspetto rinascimentale, ma nel 1879 i marchesi Spinola75 decisero di fare ristrutturare il palazzo in forme che imitassero lo stile tardo- medievale, uniformandosi alla tendenza revivalistica che fiorì in epoca risorgimentale. Dei lavori fu incaricato l’architetto Ranieri Simonelli, che trovò sotto l’intonaco le tracce delle trifore trecentesche e cercò di impiegare la maggior quantità possibile di materiali originali, come le colonne e le pietre da lui rinvenute nell’edificio. Per il piano terreno si imitarono le finestre di Palazzo Gambacorti e sull’angolo di Nord-Est fu aggiunta una torretta merlata, certamente l’elemento più arbitrario e fantasioso dell’insieme. Ai nostri occhi questa radicale modifica dell’aspetto del fabbricato potrebbe apparire un’operazione discutibile, distruttiva e poco rispettosa della stratificazione storica (“rozzo rifacimento neomedievale”, per usare la polemica espressione del Tolaini), ma all’epoca l’intervento riscosse grande consenso ed il risultato finale apparve bello e elegante. Indipendentemente da valutazioni di carattere estetico o soggettivo, ai fini della mia ricostruzione è comunque vero che il palazzo odierno è abbastanza simile a come doveva apparire alla fine del Medioevo, dal momento che le finestre “ricreate” dal Simonelli riproducono piuttosto fedelmente le aperture del XIV secolo e la posizione dei pilastri e degli archi ogivali riflette la suddivisione dei volumi interni.

Per questo motivo l’edificio è ascrivibile al livello 2.

Figura 4.7

Il Palazzo Appiano – Medici con la facciata neogotica e la caratteristica torretta aggiunta nel 1879. (Fonte: http://it.bing.com/maps/).