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Chiesa di San Vito e Ranieri, già chiesa di San Vito (C L n 2423 (Chiesa post-1786) e parzialmente a 2422 (Convento / Caserma).

EDILIZIA PUBBLICA E PRIVATA SUI LUNGARNI TARDOMEDIEVALI.

36) Chiesa di San Vito e Ranieri, già chiesa di San Vito (C L n 2423 (Chiesa post-1786) e parzialmente a 2422 (Convento / Caserma).

La chiesa era già esistente nel 1051, ma fu ampliata nei decenni successivi con l’aggiunta di un ospedale e nel 1070 fu concessa da papa Alessandro II ai monaci Benedettini dell’isola della Gorgona177. Fino alla costruzione delle mura del 1155 San Vito rimase un edificio di culto extraurbano e fu il polo aggregativo di un insediamento abitato soprattutto dai lavoratori dei cantieri navali (maestri d’ascia, calafati, artigiani specializzati), che all’epoca non operavano ancora in una struttura specifica, ma usavano gli ampi spazi disponibili su questo tratto della riva del fiume. Il rione prese il nome di “Borgo di San Vito” e fu costituito da una fila di modesti edifici a uno o due piani, disposti parallelamente al fiume e addossati alla chiesa. Nel XII secolo il complesso divenne un luogo di culto molto venerato e rispettato dai Pisani, perché

qui ebbe luogo la conversione di colui che successivamente sarebbe divenuto il nuovo patrono della città. La storia per molti aspetti è paragonabile a quella di San Francesco di Assisi178; intorno al 1140 il ventenne Ranieri Scaccieri, gaudente e spensierato erede di una ricca famiglia mercantile, incontrò in San Vito l’eremita Alberto, originario della Corsica, che lo convinse ad abbracciare la fede e a partire per Gerusalemme, donando tutti gli averi ai poveri179. Dopo un lungo soggiorno come pellegrino e penitente in Terra Santa, Ranieri rientrò a Pisa nel 1154 e scelse come luogo di ritiro il monastero dove aveva iniziato il proprio cammino religioso; morì nel 1161 in odore di santità e gli furono attribuiti diversi miracoli. Poco più di un secolo dopo i Pisani, sconfitti alla Meloria nel giorno dedicato a San Sisto180, il vecchio protettore della città, decisero di scegliere Ranieri come nuovo patrono.

Su come apparissero nel Medioevo il monastero e l’adiacente ospedale non abbiamo molte informazioni, ma alcune fonti iconografiche181 ci consentono di ricostruire l’aspetto della chiesa. Sappiamo che l’edificio di culto aveva tre navate, tre absidi, una facciata a capanna molto semplice e un campanile a vela con quattro piccole celle campanarie. Era orientato secondo la tradizionale disposizione Est-Ovest e circondato dalle abitazioni su almeno tre lati. Nonostante la grande devozione per san Ranieri182, nel 1374 il monastero benedettino si era quasi completamente spopolato e papa Gregorio XI decise di assegnare la struttura alle monache di S. Chiara, che rimasero qui fino al 1551. Non mancarono i danni derivanti da eventi bellici: nel 1406 questa parte della città, vicina alla Terzana (gli Arsenali Repubblicani) fu gravemente colpita dagli attacchi dei Fiorentini e nel 1420 si rese necessario un primo restauro del complesso di San Vito, ed in particolare del campanile, pericolante o semidistrutto.

Un nuovo intervento di recupero fu avviato subito dopo l’assedio del 1509, ma l’edificio mantenne il proprio aspetto medievale almeno fino alla metà del Cinquecento, quando Cosimo I scelse l’area immediatamente ad Ovest di San Vito per la costruzione dei nuovi Arsenali, più tardi detti Medicei. Neppure i lavori del 1550 stravolsero completamente l’assetto preesistente: la facciata subì modifiche di minore entità, alcune delle vecchie case del Borgo furono abbattute per fare posto ai capannoni degli Arsenali, ma l’impianto della Chiesa (tre navate, tre absidi e senza transetto) rimase sostanzialmente invariato. Soltanto nel 1786 fu cancellata ogni traccia della fase medievale: la vecchia Chiesa fu demolita e sostituita da una piccola cappella183 con orientamento Nord-Sud (quindi con la facciata rivolta al Lungarno) su progetto dell’architetto Nicolò Stassi. Nel 1793 fu edificato anche il nuovo campanile184, sormontato da una piccola cupola rossa, probabilmente ispirato a quello di San Giovanni degli Eremiti di Palermo.

178 Anzi, la anticipa, dal momento che San Francesco nacque nel 1182.

179 Per un approfondimento sulla figura di San Ranieri si veda M. Da Caprile, D. Sassetti, A. Zampieri, Ranieri, un

Santo laico, Pisa, 2011.

180 6 Agosto 1284.

181 Figure 3.3 e 3.6, già citate nel paragrafo precedente.

182 A partire dalla fine del Duecento la chiesa divenne uno dei luoghi più importanti per la memoria civica. 183

La superficie è di circa un terzo rispetto alla chiesa preesistente. 184 Il progettista fu l’ingegnere Roberto Bombicci.

Lo spazio così “liberato” fu utilizzato per l’ampliamento di una vicina caserma185; l’area rimase di impiego militare anche dopo il passaggio della Toscana al Regno d’Italia e nel 1943-1944 fu bombardata. La chiesa attuale è un modesto ma fedele rifacimento dell’edificio settecentesco186 e il complesso adiacente è stato fino alla primavera del 2010 la sede del Comando Provinciale della Guardia di Finanza.

La scomparsa dell’edificio medievale è compensata dalla presenza di un buon numero di fonti iconografiche, sufficientemente dettagliate per consentire una ricostruzione, pertanto la chiesa è classificabile al livello 3.

Figura 4.42

La sagoma più grande e tratteggiata in blu indica la pianta della chiesa medievale di San Vito, l’area più piccola è la pianta della chiesa settecentesca. In colore arancione l’area probabilmente occupata dal monastero e dall’ospedale; in rosso tratteggiato l’approssimativa estensione del Borgo di San Vito, o almeno della parte che gravitava direttamente intorno al monastero. Anche gli isolati più ad Est, almeno fino all’attuale Ponte Solferino, erano comunque legati all’attività cantieristica e marittima e caratterizzati da un’edilizia relativamente modesta.

(Rielaborazione di Michele Berretta. Fonte: <http://it.bing.com/maps/>).

185 Nella seconda metà del Settecento gli Arsenali Medicei, ormai inattivi da alcuni decenni, cambiarono destinazione d’uso: da cantieri navali divennero una caserma della cavalleria.

4.4 La riva meridionale (Kinzica)

Abbiamo precedentemente visto che nel Medioevo questa parte della città, in graduale via di urbanizzazione e popolamento, era nota come Kinzica o più semplicemente come Oltrarno187. Oggi però gli abitanti di Pisa per definire l’area utilizzano il toponimo “Mezzogiorno”, che al pari del termine “Tramontana” fu introdotto durante la dominazione fiorentina e si affermò non prima della fine del XVI secolo. Talora nelle fonti sei-settecentesche figura anche il vocabolo Austro, che nella rosa dei venti indica un vento proveniente dal Nord Africa ed è un aulico ed erudito sinonimo di Sud, o meridione.

4.4.1 Attuale quartiere di San Martino

Il quartiere di San Martino si è sviluppato dopo il Mille intorno all’antica strada188 di origine romana che coincideva con un tratto della Via Aemilia Scauri. Le Chiese più importanti erano e sono tuttora quella di San Martino in Kinzica (o San Martino in Guatolongo), fondata nell’XI secolo189, che successivamente ha dato il nome all’intero rione, e quella di San Sepolcro, che sorge in una piazza affacciata sul fiume e che fu costruita all’inizio del XII secolo. Come è già stato accennato in precedenza, la parte più orientale del quartiere nei primi decenni del XV secolo subì una radicale trasformazione, perché i Fiorentini decisero di costruire in questo sito una imponente struttura militare, nota come Fortezza Nuova. La scelta dell’area non fu casuale; in caso di rivolta o insurrezione la fortezza, edificata sul lato Est delle mura, poteva essere agevolmente raggiunta da truppe provenienti da Firenze, senza che fosse necessario attraversare la città. Per realizzare il fortilizio l’intero agglomerato della cappella di Sant’Andrea in Chinzica190, che comprendeva vari isolati su cui sorgevano case, botteghe ed attività commerciali, fu espropriato e demolito. Della stessa Chiesa rimase in piedi solo il campanile, riconvertito in una delle torri perimetrali della piazzaforte. Il Lungarno di San Martino è intitolato a Galileo Galilei e si estende per circa quattrocento metri (la stessa lunghezza dell’antistante Lungarno Mediceo), dal Ponte alla Fortezza al Ponte di Mezzo.