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Capitolo 5. MOVIMENTI ANTI-SPRAWL

5.1. EVOLUZIONE DEI MOVIMENTI ANTI-SPRAWL

5.1.2. CENNI STORIC

Se è vero che da quando esistono le città, dapprima re e regine e poi i comuni hanno tentato, spesso invano, di fermare la dispersione degli abitanti e delle attività al di fuori della città, è solo nella seconda metà del 1900 che questi tentativi si sono tradotti in realtà. All‟inizio del „900 il problema che si poneva era l‟opposto, e cioè ridurre la densità dei centri cittadini era la priorità di urbanisti, pianificatori e architetti. Veniva usato il termine inglese blight per identificare il problema, che è un temine tipico dell‟orticultura usato per denominare un piccolo insetto che attacca le piante. Gli insediamenti ad alta densità erano visti appunto come blight, cioè come portatori di patologie fisiche e sociali, di malattie, agitazioni sociali e criminalità, e che andavano dunque rimossi per preservare gli altri sviluppi.

Il più grande esponente della necessità di dispersione fu senz‟altro Ebenezer Howard. Fu lui a proporre il concetto della Garden City206: insediamenti con densità relativamente basse, costruiti oltre l‟area edificata delle città esistenti, isolati, connessi alla città centrale tramite strade e ferrovie e gestiti da un autogoverno locale.

Le città giardino erano concepite come un insieme di unità abitative a cui venivano associate strutture scolastiche e servizi sia commerciali che di altro tipo. Esse avevano il triplice intento di alleviare i problemi di congestione della città, migliorare le condizioni economiche e culturali delle campagne, e allo stesso tempo dominare spazialmente gli sviluppi urbani. Si trattava di un‟utopia, ma nonostante ciò ebbe una prodigiosa storia

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nella successiva pianificazione territoriale, il cui caso più estremo è rappresentato dalla

Broadacre City di Frank Lloyd Wright; le più moderate varianti della Garden City

hanno tuttavia ispirato varie riforme urbane fino alla seconda guerra mondiale. Wright aveva previsto e visto con favore il declino della città e l‟avvento delle subirbi collocati al di fuori delle città compatte e delle autostrade, vedendo tutto ciò come qualcosa di bello, salubre, esteticamente piacevole e moralmente e culturalmente edificante. Sfortunatamente la sua visione fu anche troppo chiara e seguita troppo attentamente. Nonostante questo, quando la dispersione cominciò a farsi vedere realmente, negli anni fra le due guerre, i pianificatori ne furono impressionati, non rappresentava esattamente ciò che essi avevano in mente.

Per reazione, l‟enfasi sul controllo da parte dello stato sugli sviluppi urbani fu un tratto comune a tutto il continente europeo durante gli anni del dopoguerra, in parte per coprire le pressanti domande di ricostruzione nazionale, in parte per quell‟antica tradizione europea di pianificazione gestita dall‟alto.

Il risultato fu più o meno simile in tutte le nazioni europee: alla costruzione di case unifamiliari fu sostituita la costruzione di grandi condomini, spesso costruiti direttamente dallo stato. Entro la fine degli anni „60 questo sistema finì sotto accusa da parte della popolazione che via via si riprendeva economicamente e voleva potersi permettere il lusso di case singole e indipendenti. Per quanto riguarda gli Stati Uniti, molti pianificatori americani guardarono con invidia quanto succedeva nelle città europee, soprattutto quelle del nord Europa, e ne ammiravano la crescita che sembrava più ordinata e lenta, inoltre i pianificatori europei sembravano avere molta più influenza sulle decisioni che riguardavano l‟uso del suolo e ciò inaugurò un‟epoca di ottimismo sulla possibilità per la pianificazione pubblica americana di gestire in modo più razionale la crescita207.

Il modello principale da seguire era quello di Stoccolma, dove per buona parte del 1900 il governo municipale aveva acquistato i terreni periferici, indirizzandone la crescita attraverso l‟estensione di una rete di trasporti suburbana e pianificando degli insediamenti lungo le fermate. Ovviamente ci furono delle resistenze. La costituzione americana lascia molto poco potere al governo federale sull‟utilizzo di suoli, gran parte di questi diritti sono riservati ai singoli stati. Nella pratica attuale gli stati hanno tradizionalmente delegato giorno per giorno questo controllo alle contee e alle

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municipalità nella convinzione che il livello più vicino ai cittadini fosse quello in grado di conoscerne meglio le esigenze. La politica di pianificazione dall‟alto era considerata da molti non solo come inefficace, ma anche come poco democratica.

Nonostante ciò intorno agli anni „60 molti pianificatori erano certi che questo sistema pianificatorio calato dall‟alto potesse essere vantaggioso da tre punti di vista: da un lato la frammentazione locale era vista come un ostacolo che moltiplicava gli sforzi richiesti e produceva politiche spesso contraddittorie o in competizione tra loro; inoltre si pensava che a un più alto livello di governo sarebbe stato più facile legiferare su cosa fosse da ritenere prioritario nelle scelte sull‟utilizzo dei suoli; e infine si sarebbero potute unire insieme più abilità professionali. Questo periodo viene tradizionalmente indicato come Quite Revolution, fu portato avanti singolarmente da vari individui, gruppi e stati che pur non agendo in modo centralizzato almeno inizialmente riscontrò un certo successo. Le resistenze, anche questa volta non tardarono ad arrivare, fino al collasso del tentativo di regolare a livello federale l‟utilizzo dei suoli americani durante il crollo economico della metà degli anni „70. Tuttavia alcuni risultati all‟interno di alcune aree urbane furono visibili e vennero perseguiti attraverso lo strumento delle regolazioni e della zonizzazione208. Nonostante lo scetticismo iniziale verso i rimedi allo sprawl implementati nei primi anni „70 i risultati furono tuttavia discreti. I progetti furono abbandonati durante la crisi petrolifera perché accusati di nuocere all‟economia, ma ci furono accuse anche dal versante politico, da entrambe le parti, di elitismo e di presunti danni alla parte meno ricca della popolazione, con l‟intento di procurare solamente interessi di tipo personale.

Per quanto riguarda i rimedi adottati a partire dagli anni „70 in poi, l‟esperienza europea può apparire ad un primo sguardo come quella maggiormente in grado di combattere efficacemente lo sprawl, soprattutto se si guarda a molte città dell‟Europa del nord e dell‟ovest. Ma oltre ad altri fattori che abbiamo già citato, bisogna considerare che la popolazione europea non ha subito gli stessi livelli di crescita di quella americana. Negli Stati Uniti durante gli anni „80 e „90 le attività antisprawl furono spesso capaci di ottenere la preservazione di alcuni spazi aperti, o alcune restrizioni ambientali, ma i progetti furono piuttosto sconnessi tra di loro e anzi a volte contrastanti.

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Brueckner J.K. (2000). Urban Sprawl: Diagnosis and Remedies. International Regional Science

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L‟esempio più brillante e positivo (non solo a livello statunitense, ma anche europeo) nel combattere lo sprawl attraverso misure intraprese a livello regionale, è rappresentato dal caso di Portland, nell‟Oregon209. Qui a partire dai primi anni „70 i rappresentanti di autorità sia locali che statali, hanno implementato una varietà di tecniche di Growth Managment. Nel 1973 lo stato mise in piedi, tramite il suo governatore repubblicano McCall, un piano formato da una serie di obiettivi che ogni città e contea avrebbe dovuto adottare. Una commissione appositamente formata ne avrebbe controllato il raggiungimento. Il più importante di questi obiettivi era quello di proteggere le aree rurali e l‟agricoltura. Il programma iniziale prevedeva circa 25 mila acri di terra da preservare, che equivale a una zona pari a un‟intera area metropolitana e che comprendeva 24 città e circa 1,3 milioni di abitanti. Lo strumento per perseguirlo fu un limite alla crescita urbana (che può essere vista come una possibile declinazione della

green belt) posta intorno ad ogni città dello stato. Il limite alla crescita tentava di

prevenire lo sprawl attraverso una ordinata e efficiente transizione tra ciò che è urbano e ciò che è rurale.

L‟Oregon non è stato il primo stato all‟interno degli Stati Uniti ad aver applicato dei limiti alla crescita, Lexington, nel Kentucky, le aveva applicate già nel 1958, ma è l‟ampiezza di quella dell‟Oregon a essere straordinaria. La legge incoraggiava lo sviluppo urbano all‟interno di tali limiti e scoraggiava quelli al di fuori di essi, per preservare i terreni agricoli e andare incontro anche agli obiettivi su scala locale. Gli sforzi intrapresi nella direzione del growth managment non si limitarono solo al limite alla crescita; durante la metà degli anni „70 si proibirono una serie di progetti di costruzione di autostrade e si utilizzarono quei fondi per investimenti nel centro città e nei trasporti. La crescita venne regolata anche attraverso regolazioni che restringevano l‟acquisto della proprietà privata. Negli anni „90 si attuò il Transportation Planning Rule (TPR), che promuove un approccio integrato tra utilizzo dei suoli e pianificazione dei trasporti, tramite ordinanze locali che incoraggiavano i nuovi sviluppi attorno alle linee di trasporto pubblico. Fu sicuramente una impressionante innovazione per il sistema pianificatorio americano, certamente favorito da alcune caratteristiche territoriali dell‟Oregon, come l‟estensione limitata, una popolazione pressoché omogenea, il clima mite, la presenza di molte risorse naturali, il limitato inquinamento. Il successo fu tale,

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Phillips J., Goodstein E. (2000). Growth Management and Housing Prices: the case of Portland, Oregon. Contemporary Economic Policy, 18, 3.

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comunque, che la città è diventata una sorta di laboratorio vivente della pianificazione urbana210. Il programma sembra aver avuto successo nel rispondere ai suoi obiettivi originari, dato che da quando esiste tale limite, il 95% della crescita della popolazione è avvenuta all‟interno di questo. Per quanto riguarda i possibili effetti indesiderati della misura, quello che destava più preoccupazione era l‟aumento dei costi delle abitazioni interne al limite definito. Ciò può essere vero se le case continuano a essere costruite nel modo tipico dei suburbi, ma i prezzi possono essere fatti calare semplicemente aumentando il numero di unità abitative per km². Parte degli intenti di un limite alla crescita è proprio quello di promuovere più alte densità abitative per consumare meno suoli. A livello politico si supportò il governo delle contee e le municipalità tramite un governo regionale, chiamato Metro, responsabile, tra le altre funzioni, della pianificazione territoriale ad ampio raggio e della progettazione del sistema di trasporti, nella convinzione che le decisioni concernenti i trasporti risultino più efficaci se intraprese in relazione a decisioni che riguardano l‟utilizzo dei suoli. Il Metro ha la responsabilità nel disegnare il limite e nell‟ intervenire per modificarlo. Nonostante i vari successi riscossi da Portland, non si può dire che racchiuda la formula magica per abbattere lo sprawl, l‟automobile resta ancora il principale mezzo di spostamento all‟interno della regione e lo sprawl ha continuato ad espandersi anche all‟interno del limite. Un programma come questo richiede molto tempo per essere realizzato e i suoi effetti non possono essere stabiliti a priori, per questo il progetto è tuttora in evoluzione nel cercare di apportare dei cambiamenti in corso d‟opera per renderlo il più possibile rispondente agli obiettivi originari.