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Capitolo 2. LO SPRAWL TRA UNA SPONDA E L’ALTRA DELL’OCEANO

2.2. ALL‘ORIGINE DELLO SPRAWL

2.2.4. INDIVIDUALISMO PROPRIETARIO

Fin dalla nascita delle nazioni vi è una costante tensione tra i diritti alla proprietà privata individuale e i bisogni della società. Se uno spazio pubblico viene associato a un‟idea di apertura verso gli altri, la proprietà privata viceversa rinvia all‟affermazione di un diritto esclusivo su di un bene.

La forma e l‟estensione dei diritti di proprietà hanno subito molte modificazioni nel corso della storia. Secondo B. Franklin83 la proprietà privata è una creazione della società e come tale è soggetta alle richieste di quella società ogni qual volta le sue necessità lo richiedano, fino al suo esaurimento. La tensione si crea cioè tra la visione della proprietà privata come un diritto inalienabile dell‟uomo o come un costrutto della

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Harvey M.J. (2004). Private Property in America: an Ever Evolving Idea. Articolo reperibile su www.eddyburg.it.

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società. Le radici di questo valore sono fortemente radicate nella storia e si riflettono nei principi costituzionali. Non ci sono dubbi sul fatto che la terra sia un elemento centrale all‟interno di una democrazia. Attorno al fatto che la proprietà privata sia una delle condizioni per far regnare una democrazia si crea generalmente un vasto consenso. La concezione del possesso privato della terra è un principio base all‟interno dell‟ethos americano e non solo, sebbene i diritti associati alla proprietà privata non siano universalmente riconosciuti. Nel passato essere possessore di un terreno rappresentava la chiave per essere un membro a tutti gli effetti della società, basti pensare che per secoli il diritto di voto era riservato solamente ai proprietari terrieri. Per molti secoli il possesso della terra non è stato solo la principale, ma spesso l‟unica base sicura del potere. Numerose teorie tendono infatti ad attribuire un carattere per certi aspetti quasi “sacro” alla proprietà privata. Non è sempre stato così però. Nelle società primitive la proprietà privata era un concetto che non esisteva, nei villaggi gli appezzamenti terrieri venivano concessi alle famiglie affinché li coltivassero, ma essi continuavano a restare di proprietà del villaggio84. In gran parte delle società la concezione della proprietà privata è apparsa in concomitanza della civilizzazione, e la diseguale distribuzione delle terre trovava un riflesso nella distinzione tra ricchi e poveri.

Nella fasi primitive della storia, non esiste proprietà privata; il concetto, totalmente nuovo, viene introdotto solo quando le società raggiungono un determinato grado di sviluppo, e per la prima volta possedere la terra acquisisce un senso, dapprincipio grazie alla sua coltivazione: l‟agricoltura e la pastorizia portarono all‟occupazione permanente dei territori. Direttamente da ciò, dallo stanziamento in località fisse, nasce anche l‟idea di poter accumulare beni materiali, e quindi le nozioni di ricchezza, eredità, commercio e denaro: la terra era infatti il mezzo di produzione principale da cui discendevano gli altri beni. Il diritto di possesso degli individui sugli appezzamenti di terra si consolida nel tempo.

In Europa, durante il Medioevo, la terra aveva più valore dello stesso denaro, che veniva utilizzato più che altro come mezzo per poter acquistare altra terra. Quando i titoli e i ranghi nobiliari vennero stabiliti in base alle dimensioni e alle collocazioni dei terreni, le proprietà immobiliari si fecero ancora più preziose. Certamente la ricchezza si poteva ottenere anche con altri mezzi, ad esempio col commercio o col valore militare, ma

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Jackson K.T. (1985). Crabgrass Frontier: The Suburbanization of the United States. New York: Oxford University Press.

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questa ricchezza doveva essere protetta da parte del potere, e il potere era stabilito dalla terra. La proprietà privata significa non solo la possibilità di possedere i terreni, ma anche quella di “alienarli”, facendo diventare così il terreno una merce di scambio al pari di tutte le altre, rendendo il patrimonio trasmissibile e riconvertibile e facendo emergere una forte dimensione patrimoniale della proprietà privata85.

L‟idea secondo cui la proprietà corrisponde a un marchio di status e una sorta di assicurazione permanente contro la sfortuna fu esportata anche all‟interno dell‟America, come parte del bagaglio culturale dei coloni europei, che fondarono una società basata sul possesso privato della terra, e ogni altro tentativo di organizzare gli insediamenti seguendo altri principi fallì86. Gli abitanti originari viceversa credevano che la terra, come tutte le altre risorse naturali, come l‟acqua, potesse essere usata, ma non posseduta, perché è una sorta di risorsa sociale.

Ciò incoraggiò anche le famiglie d‟oltreoceano ad acquistare, vendere, affittare e trasmettere i terreni con grande facilità e con scarsa interferenza da parte dei governi. Tutti, indipendentemente dalla nascita, contribuirono a organizzare il paesaggio in appezzamenti privati. L‟ampia disponibilità di terra diventò un prerequisito per l‟approvazione sociale. Inizialmente l‟orientamento era primariamente produttivo ed economico: il valore dei terreni rurali era stabilito in funzione della quantità di prodotti agricoli che vi si sarebbe potuto coltivare; il valore dei terreni urbani era invece stabilito dalla quantità e qualità di commerci che potevano ospitare. Non vi era cioè alcun intento ricreazionale o ornamentale. Durante le fasi iniziali dell‟industrializzazione il valore della terra per usi non produttivi era scarso, è solo in seguito che essa ha acquisito un valore superiore al suo relativamente basso valore agricolo, quando cioè l‟accesso quasi esclusivo a una zona di campagna è iniziato a essere concepito come un bene di lusso. Prima dell‟industrializzazione non esiste alcuna specializzazione nell‟utilizzo dei suoli, i carichi demografici dei centri cittadini sono tali da non consentire utilizzi differenti. È solo successivamente, durante l‟800, che i terreni assumono una concezione meno utilitaristica e la proprietà diviene un aspetto essenziale dell‟American Dream, che trova

85 Engels F. (1963). L‘origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato. Roma: Editori Riuniti. 86

Gillham O. (2002). The Limitless City: A Primer on the Urban Sprawl Debate. Washington, DC: Island Press.

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espressione ad esempio nel prato di fronte a casa, in un‟ottica fortemente idealizzata degli spazi esterni.

All‟interno della società urbanizzata contemporanea la proprietà privata non è più riconosciuta come un diritto naturale, ma piuttosto come un elemento che contribuisce all‟efficienza e all‟armonia sociale. Il possesso della terra ancora oggi è un segnale di status e una sorta di assicurazione contro quello che potrebbe succedere nella vita. Attualmente la proprietà non è più però la “ricompensa” dell‟integrazione, com‟era nel recente passato, ma diviene il mezzo per ottenere l‟integrazione, è l‟integrazione stessa, per usare le parole di Donzelot87, la sola sicurezza di appartenenza che si può avere all‟interno di una società che è divenuta “società di proprietari”. Il sempre più numeroso accesso alla proprietà privata da parte dei cittadini delinea infatti una situazione storica senza precedenti, in cui si diffonde a macchia d‟olio una vera e propria cultura della proprietà. La condizione di proprietario è per molti preferibile a quella di locatario, costituisce un investimento più valorizzante rispetto al pagamento dell‟affitto e più rassicurante in vista del futuro. L‟accesso alla proprietà privata è concepito dall‟opinione generale come un mezzo per non “buttare” i soldi nel pagamento di affitti e garantirsi così un patrimonio che sia trasmissibile.

Il diritto alla proprietà privata per certi versi è visto come una tutela del diritto allo sprawl. Ogni tentativo di regolazione dell‟uso dei suoli viene visto come una limitazione alla libertà di poter usufruire liberamente della propria proprietà.