Capitolo 5. MOVIMENTI ANTI-SPRAWL
5.5. SPRAWL E PIANIFICAZIONE
Si deve al già citato rapporto RERC del 1975 il merito di aver segnato un punto chiave nel rapporto tra sprawl e pianificazione. Lo studio ne costituisce infatti una pietra miliare. Esamina e compara quattro comunità con livelli decrescenti di densità abitativa e giunge alla conclusione che l‟alta densità conferisce significative economie di scala nel consumo energetico, che derivano sostanzialmente da due ordini di fattori: un inferiore utilizzo dell‟automobile e un maggior isolamento delle unità abitative.
Nel cercare di identificare le figure chiave e le organizzazioni direttamente responsabili nella diffusione della forma suburbana, vengono identificate solitamente tre categorie il cui ruolo è considerato fondamentale: i proprietari terrieri, i costruttori e gli architetti. Tutte figure e organizzazioni che traggono profitto dallo sviluppo.
Non bisogna dimenticare che alle spalle di ciò, per quanto riguarda gli Stati Uniti, il governo federale americano assicurò i mutui per l‟acquisto delle abitazioni suburbane di modo che le banche fossero più sicure nel concedere prestiti a soggetti che altrimenti sarebbero stati percepiti come economicamente poco stabili. All‟ interno degli Stati Uniti, dopo la Grande Depressione, nel tentativo di revitalizzare l‟economia nazionale, la legislazione federale creò dei sussidi che avrebbero avuto un significativo impatto sullo sviluppo suburbano. Agli inizi degli anni „30 infatti furono create apposite agenzie pubbliche come la “Federal Savings and Loan Insurance Corporation” e la “Federal Housing Administration”, che provvedevano, per la prima volta nella storia, ad emettere delle garanzie federali sui depositi bancari e sui mutui per l‟acquisto di nuove case, che incoraggiarono l‟esodo della popolazione verso le aree suburbane.
L‟ente da cui queste agenzie dipendevano era la “Federal Housing Agency”, creata appositamente per compensare la depressione americana degli anni „30, col lancio di nuove misure governative che concedevano importanti sussidi agli acquirenti di case suburbane, le cui conseguenze si ripercossero di rigetto anche sulle imprese edilizie e di rimbalzo sulle ditte automobilistiche. L‟agenzia sostanzialmente garantiva dei prestiti ipotecari abbordabili a chi voleva acquistare una nuova abitazione unifamiliare263.
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Schill M.H., Wachter S.M. (1995). The Spatial Biasof Federal Housing Law and Policy: Concentrated Poverty in Urban America. University of Pennsylvania Law Review, 143, 5.
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I processi decisionali individuali sono dunque stati influenzati da anni di aiuti governativi in favore della decentralizzazione agenti su due livelli paralleli ma distinti: da un lato quello dei sostegni alla proprietà suburbana, cominciati in corrispondenza del New Deal e che prevedevano nuove forme di prestiti promossi dal governo federale, concessi sotto la forma degli abbattimenti fiscali o alternativamente delle sovvenzioni dirette; dall‟altro quello a favore dell‟acquisto dei mezzi di trasporto individuali e della costruzione di una rete stradale in grado di collegare i suburbi fra loro e con la città centrale, e sulla contrazione dello sviluppo dei trasporti urbani collettivi.
Inoltre forti investimenti pubblici in infrastrutture facevano da stimolo a ulteriori sviluppi, in un‟ottica politica fortemente orientata alla crescita economica perseguita attraverso la crescita fisica. Gli effetti di queste misure non furono evidenti fino alla metà degli anni „40 e furono devastanti.
Il processo di suburbanizzazione non si sarebbe verificato, o almeno non con le attuali dimensioni se i proprietari terrieri non fossero stati disposti a vendere le proprie terre o a costruirvi sopra direttamente loro. Il loro ruolo nel processo è stato finora ancora poco esplorato, nessuno ha tentato di fare luce su questa figura. Ma le loro motivazioni sono chiare ed evidenti, dato che dalla vendita dei loro terreni possono ottenere sicuri e sostanziali rendimenti economici.
Per quanto riguarda i costruttori, il loro importante ruolo è testimoniato dal grande numero di imprese di costruzioni nate nel periodo tra le due guerre, e dalle loro dimensioni sempre più grandi, nel tentativo di far fruttare quelle economie di scala che rendevano i costi di costruzione più bassi e i tempi più veloci. Le loro responsabilità si manifestano in vari aspetti legati ai terreni, tra cui la competizione per il loro acquisto per costruirsi una sorta di “banca della terra”, tanto da farli divenire figure più simili a quelle di promotori immobiliari, più che semplici costruttori.
La figura dell‟architetto è una posizione che viene spesso lasciata al margine del discorso, oscurata dal preponderante ruolo delle imprese costruttrici. I suburbi erano un prodotto dell‟edilizia piuttosto che di design, queste due attività erano infatti ben distinte nel periodo tra le due guerre. L‟impressione è che i suburbi furono creati senza l‟aiuto degli architetti, forse anche perché erano visti come l‟antitesi dell‟applicazione dei principi dell‟architettura. Il ruolo degli architetti si fa più forte nel periodo successivo, quando le case iniziano a subire dei cambiamenti fisici nelle dimensioni: si fanno più grandi e dagli anni „50 in poi si iniziano a dotare di garage privato.
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Paradossalmente a volte le dimensioni dei garage arrivano ad occupare gran parte della strada davanti all‟abitazione, e gli ingressi vengono posizionati lateralmente, tanto che è praticamente impossibile vedere le attività dei residenti dell‟abitazione. La struttura del garage diviene strettamente integrata con l‟abitazione, ne è una parte essenziale, e ciò è ancora più vero all‟interno della cultura americana.
A livello visivo il cambiamento che colpisce di più dei suburbi del dopoguerra è l‟aumento di dimensione delle abitazioni, che cambia fortemente l‟aspetto di un‟area. La casa più grande, con giardino e garage, sembra essere il mezzo con cui i suoi proprietari affermano la loro crescente ricchezza, in una sorta di mobilità sociale interna all‟area. L‟introduzione della casa nel suburbio è stato il più grande cambiamento nella forma delle città che si sia verificato a partire dal Medioevo. Non ha solo trasformato la forma fisica delle città, ma ha dato espressione e rinforzato la chiusura domestica della famiglia. La più evidente manifestazione di tale cambiamento è la casa distaccata o semi-distaccata collocata all‟interno di un appezzamento di terra privata, che diventa la forma più normale e comune di insediamento.
Lo sprawl è una forma urbana in cui dominano gli sviluppi non pianificati e non controllati264. Laddove viceversa domina una crescita attorno alle periferie della città, coordinata da politiche urbane forti, si sviluppano forme urbane più compatte.
Molti sostengono che i suburbi siano responsabilità delle politiche nazionali e che quindi nessun tipo di riforma regionale sia necessaria. La semplice descrizione dell‟area metropolitana come una lotta tra città e suburbi non rende conto pienamente della realtà. I suburbi non sono un monolite economicamente, politicamente e socialmente indipendente, ma sono bensì inseriti all‟interno dello stesso territorio regionale delle città attorno a cui gravitano. La crescita delle aree metropolitane richiede nuovi modelli decisionali in grado di comprendere le complesse relazioni tra le città e i loro suburbi, e la formulazione dei piani deve far rientrare oltre a temi politici ed economici anche questioni ambientali e di equità, nella convinzione che il declino delle città centrali sia un tema che riguarda tutti, anche gli abitanti dei suburbi, perché anche questi ultimi funzionano meglio quando le loro città di riferimento funzionano meglio.
Resta aperta la questione di cosa fare degli attuali suburbi. Mi pare esserci poca enfasi in letteratura sulla possibilità di ristrutturarli e modificarli, e che sia più facile
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Rudel T. (1989). Situations and Strategies in American Land-Use Planning. Cambridge: Cambridge University Press.
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assecondare una visione semplicistica secondo cui tutti i tipi di crescita diversa dai suburbi sono buoni perché questi sono ormai considerati obsoleti. Il mantenimento dei vecchi suburbi è sempre più necessario e urgente, migliorandone il sistema di trasporti (in quegli insediamenti che hanno una densità sufficiente si potrebbero predisporre delle linee di bus locali) e creando un migliore equilibrio tra lavori e residenze. Questo tema ha ricevuto poco supporto anche a livello politico e mediatico, soprattutto se comparato all‟attenzione che questi stessi settori riservano ai nuovi sviluppi di ampie aree suburbane. Dolores Hayden ci propone due esempi di riqualificazione di vecchi suburbi, che sono avvenute con successo, rivelando i benefici sociali di salvare questi luoghi, a prescindere dal grado di ricchezza della popolazione che vi abita. Allo stesso tempo suggeriscono l‟importanza della giustizia economica come un principio guida negli sforzi del rinnovamento; si tratta di progetti molto complessi, anche se di piccole dimensioni e che richiedono un forte ruolo da parte della leadership locale, come anche di professionisti e attivisti, ma la condizione base è che i cittadini formino un consenso politico verso il cambiamento265.
L‟urbanistica moderna, purtroppo, «conserva i caratteri di un rimedio applicato a posteriori»266, si forma cioè successivamente a ciò che dovrebbe controllare sia quantitativamente che qualitativamente, quando gli effetti delle trasformazioni sono ormai evidenti ed entrano in conflitto tra loro, costringendo interventi riparatori, che si propongono di risolvere i singoli problemi uno per uno, senza un collegamento, in modo frammentato e con una visione a breve termine, generando uno scollamento tra istanze politiche e urbanistiche.
Secondo L. Benevolo267 una delle cause maggiori di questo ritardo iniziale dell‟urbanistica rispetto ai problemi urbani è l‟isolamento che essa vive rispetto al dibattito politico.
Una delle soluzioni che l‟autore propone per cercare di ovviare questo scollamento è che si ritrovi un punto di incontro con quelle forze politiche che mirano a una trasformazione della società, partendo dalla consapevolezza dei problemi che essa porta
265 Hayden D. (2003). Building Suburbia: green fields and urban growth, 1820-2000. New York:
Pantheon Books, p. 239 e seguenti.
266
Benevolo L. (1964). Le origini dell‘urbanistica moderna. Roma-Bari: Laterza.