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CC II Area portuale 2004-2005, Sopr BB CC NP

L A CIRCOLAZIONE MONETALE I MPERIALE La circolazione monetale dal I al III secolo.

La presenza monetale relativa ai primi tre secoli dell’Impero Romano non è particolarmente elevata nei due siti, come evidente dai grafici già illustrati precedentemente (cap. 2.2). Il nucleo monetale è costituito da un totale di 50 esemplari (Cat. 4-52) e un gettone monetiforme in piombo (Cat. 53) attribuito, principalmente per caratteristiche morfologiche, a questo periodo.

Come già evidenziato in precedenza, gli imperatori documentati dai due nuclei monetali sono numerosi, ma questa suddivisione, nonostante possa sembrare lineare e chiaramente comprensibile, non lascia trasparire con chiarezza il fatto che esistono alcuni lassi temporali durante i quali sono assenti attestazioni monetali, intervalli riscontrabili in ambedue i nuclei presi in esame.

Questo diventa più chiaro quando le emissioni sono raggruppate secondo il sistema ideato da Reece853,

spesso utilizzato in Gran Bretagna per lo studio sistematico di tesoretti monetali854. Brevemente, il metodo

del numismatico inglese classifica i materiali suddividendoli in gruppi, spesso relativi alle dinastie imperiali le quali producono emissioni che mantengono caratteristiche simili.

La distribuzione dei reperti di Classe di ambedue i siti secondo questa classificazione (Figura 97), lascia intravedere, immediatamente, il primo periodo di assenza del dato numismatico, nel ventennio tra il 41 e il 69, relativo agli imperatori Claudio e Nerone, oltre al ventennio tra il 161 e il 180, periodo legato al potere di Marco Aurelio855.

846 GIORGETTI 2004, pp. 136-142 nn. 8-38. 847 ARSLAN 1999. 848 A RSLAN 1991. 849 CALLEGHER 1988. 850 F ACELLA 2005. 851 FACELLA 2005, p. 29; CALLEGHER 1998, p. 13. 852 CIRELLI 2013, p. 113. 853 REECE 2002 854

WALTON 2012 e bibliografia; Portable Antiquities Scheme: http://finds.org.uk/. Anche le pubblicazioni prese in considerazione per i confronti in questo studio, da Arlsan, a Callegher o Facella, hanno suddiviso il proprio materiale in maniera più o meno dettagliata, a seconda dei nuclei monetali da loro studiati, senza però dichiarare il sistema utilizzato, conunque spesso simile a quello di Reece.

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Figura 97. Distribuzione cronologica dei materiali di I-III secolo (area portuale in blu, Basilica di San Severo in rosso) secondo la periodizzazione di Reece (1983).

L’analisi dei due singoli nuclei evidenzia alcune differenze; si nota nell’area portuale (Figura 98) che i momenti di assenza del dato numismatico sono solo quelli già citati in precedenza (41-69 e 161-180). Si nota inoltre anche un numero abbondante di reperti monetali coniati nella prima metà del II secolo, tra Traiano e la famiglia degli Antonini856. Tra la fine del II e la prima metà del III secolo, con la dinastia dei

Severi, si registra un aumento di spese sociali e militari che danno avvio ad una serie di problemi economici che colpiranno l’impero, in particolar modo durante la seconda metà del III secolo857. Questo è

testimoniato da una diminuzione nella presenza monetale con questa dinastia, seguita da un incremento numerico creato dalla aumentata produzione di radiati che vanno a sostituire le produzioni del denarius.

Figura 98. Area portuale: ddistribuzione cronologica dei materiali di I-III secolo secondo la periodizzazione Reece (1983).

Differente è la situazione evidenziata dagli scavi della Basilica di San Severo (Figura 99), ove si osserva che, diacronicamente parlando, la prima attestazione è più tarda rispetto alla situazione dell’area portuale e ascrivibile a Domiziano. Si osserva anche un numero superiore di periodi di mancata attestazione numismatica, dati che vanno a comporre un grafico piuttosto altalenante, con numeri più abbondanti solo nella seconda metà del III secolo. Nonostante i reperti siano numericamente il doppio nell’area portuale e nei confronti di San Severo, il contrario accade per le percentuali di presenza, poiché i reperti del porto costituiscono il 4,89% del materiale leggibile, mentre a San Severo la percentuale è del 10,20%. In questo

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ERCOLANI 1989, p. 222. La stessa distribuzione è evidente a Forlì.

857 ERCOLANI 1989, 224. 0 1 2 3 4 5 6 0 1 2 3 4 5 6

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caso, la percentuale così alta potrebbe essere dovuta al periodo di occupazione dell’area, in particolar modo potrebbe essere messo in relazione con la presenza della villa sottostante la parte occidentale dell’edificio ecclesiastico, rilevata sia dagli scavi degli anni ’60 del secolo scorso che dagli scavi del 2006-2010.

Figura 99. Basilica di San Severo: ddistribuzione cronologica dei materiali di I-III secolo secondo la periodizzazione Reece (1983).

Nonostante la documentazione monetale di età imperiale sia registrata con quantitativi abbondanti in alcune regioni della penisola italiana, per esempio in Veneto858, la stessa situazione sembra meno evidente

in Romagna, ove il periodo viene documentato con presenze monetali costanti, ma con quantitativi piuttosto bassi (Tab. 6). A questa si devono aggiungere un una cinquantina di monete dal I al III secolo raccolte in una pubblicazione sui rinvenimenti archeologici di Faenza859, oltre a più di 500 reperti

registrati nel ravennate da Ercolani860, la quale raccoglie vecchie notizie sui rinvenimenti di moneta

antica. La ricercatrice861 qui sostiene che la moneta non è spesso rinvenuta in territori rurali, come la villa

di Russi, poiché le transazioni economiche sarebbero avvenute in centri urbani, come ipotizzato anche da Crawford862. Tale ipotesi, alla luce dei rinvenimenti di Classe ma anche dei nuovi rinvenimenti dal

Decimano e nel cervese, sembrano gettare una nuova luce su questa ipotesi, che sembra ora più difficile da sostenere.

La maggiore concentrazione monetale di questo periodo è attestata in particolar modo nel territorio a Sud di Ravenna, nel cervese e nell’area del Decimano, ma anche nel forlivese e nel faentino e non è facile comprendere la ragione del divario registrato nelle presenze monetali tra i siti qui indagati, tutti parte dello stesso territorio in termini politici e geografici. Uno dei motivi di tale differenza potrebbe essere il fatto che il materiale proveniente da ricognizione (cervese e Decimano) è stato rinvenuto da una raccolta

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GORINI 1987, p. 242-243; GORINI 1988; SACCOCCI 1998; ASOLATI 2002; ASOLATI 2002a; ASOLATI 2003; ARSLAN 2004a. Secondo SACCOCCI (1998, p.28) in Veneto la moneta di Augusto e successori costituisce ¼ dei rinvenimenti, un dato piuttosto diverso da quanto documentato a Classe.

859 RIGHINI 1980. 860 ERCOLANI 1976. 861 ERCOLANI 1990, p. 369. 862 CRAWFORD 1970, pp. 41-42; ERCOLANI 1990. 0 0,5 1 1,5 2 2,5 3 3,5 4

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superficiale con l’ausilio del metal detector, uno strumento utilizzato anche a Cesenatico per controllare il terreno “smosso” proveniente dallo scavo stratigrafico, prima di essere poi scartato. Lo stesso non è avvenuto a Classe, ma in questo caso la raccolta dei reperti è stata effettuata in maniera precisa e scientifica, controllando il terreno asportato; nonostante questo potrebbero essere sfuggiti alcuni dei reperti, ma certamente non quantitativi abbondanti.

CC SV CC- PC SAC SC (RA)

DEC RUS AREA** SPC

(FC)