Dalla prima pubblicazione di Friedländer313, a cui seguono quelle del Wroth314, Grierson e Blackwell315,
Hahn316, Hendy317, Clover318, fino a Morrisson319, l’analisi delle produzioni monetali dei Vandali è in
continuo sviluppo, in un percorso che si arricchisce di informazioni ottenute attraverso la ricerca archeologica e il rinvenimento di nuovi tesoretti320.
Arrivati nel territorio nord africano nel 429, i Vandali non trovarono quasi alcun ostacolo e conquistarono la città di Hippo Regius, la sede arcivescovile di Sant’Agostino, nel 430-31 e riuscirono a entrare a Cartagine nel 439321; solo nel 442 Valentiniano III venne a patti con Genserico, il re dei Vandali,
riconoscendo l'indipendenza e la sovranità sulle terre e sui popoli da loro conquistati322.
A differenza delle emissioni di altre popolazioni germaniche, la monetazione dei Vandali si sviluppa solo su base bimetallica con emissioni in argento e lega di rame323. In una recente analisi, si è proposto che i
Vandali non abbiamo emesso produzioni auree, nel rispetto del diritto imperiale di battere moneta in oro324, una ipotesi che sarebbe avvalorata dal fatto che la mancanza di moneta aurea di produzione locale
sembrerebbe essere ben sopperita dalle produzioni dello stesso metallo di epoca romano-imperiale e bizantina325.
La monetazione in argento è caratterizzata da due produzioni, la prima delle quale comprende emissioni anonime/pseudo-imperiali o reali326 con coniazioni di siliqua e ½ siliqua327, prodotte a imitazione della
moneta in argento dalla zecca di Ravenna328.
Le produzioni, definite “reali” iniziano invece durante il regno di Guntamundo fino a Gelimero, con emissioni da 100 fino a 25 denari, il valore indicato dal numerali con lettere latine329. Si distacca da
313 FRIEDLÄNDER 1849. 314 BMC VAND. 315 MEC 1. 316 MIB I. 317 HENDY 1985. 318 C LOVER 1986; CLOVER 2003. 319 MORRISSON 2003 e bibliografia. 320
MORRISSON 1976; MORRISSON 1987; TURCAN 1961; SALAMA 1989; MORRISSON 2001, pp. 166-170.
321
COLLINS 2000, p. 124; BERNDT-STEINACHER 2008, p. 253.
322
COLLINS 2000, p. 125. Le regioni che diventarono ufficialmente parte del regno dei Vandali furono: la Mauritania Tingitana, la Numidia Cirtensis, la Zeugitana e la Byzacena.
323
BMC VAND, p. XXI; TOMASINI 1964, pp. 25–6; MEC 1, p. 19; MORRISSON, 1976, p. 462 and n. 6. Una rivalutazione delle monete coniate a nome di Valentiniano III e attribuite da Wroth, su basi puramente stilistiche, alle produzioni vandaliche sono state ascritte, invece, alle produzioni di Burgundi e Visigoti.
324
BERNDT-STEINACHER 2008, p. 257.
325
MORRISSON 1988, p. 327. MORRISSON 2003, p. 67; MOSTECKY 1997,p. 86 and n. 77; MORRISSON,1976, p. 462; MORRISSON
2001, p. 160. Sembrerebbe comunque esistere un tremisse a nome di Onorio, conservato presso il Museo Nazione di Cartagine, con caratteristiche che lo potrebbero ascrivere a produzioni “africane”, per esempio la legatura delle lettere nella legenda, quindi una possibile emissione pseudo-imperiale locale; ciononostante, come sostiene Morrisson, un unicum non può certo avvalorare tale ipotesi.
326 MEC 1, M
ORRISSON 2001; BERNDT-STEINACHER 2008, p. 260.
327
RIC X, p. 232; CLOVER 2003,p. 55-58 le chiama emissioni “proto-vandaliche”.
328 MEC 1, p. 20; CLOVER 1991;MORRISSON 2001, pp. 151-160; MORRISSON 2003, p. 73; BERNDT-STEINACHER 2008, p. 261. Le
emissioni ravennati mostrano il busto e iscrizione di Onorio sul diritto e sul rovescio la legenda Anno IV oppure V e la lettera K. Nel suo lavoro del 2003 Morrisson riassume le posizioni dei numismatici che hanno effettuato ipotesi riguardo la datazione della monetazione in argento (e anche bronzo), una questione che rimane irrisolta.
329 M
ORRISSON 2001, p. 155. DN con un tratto sopra (= 500 nummi) equivalente a 50 denari. 100 denari, prodotta solo da
85
questo modello solo Ilderico, il quale emette un nominale di 50 denari, rimpiazzando il segno di valore sul rovescio con la rappresentazione di Cartagine, una figura stante, che tiene nelle mani un fascio di spighe con legenda FELIX KARTHAGO.
Anche le produzioni in lega di rame sono suddivise in due gruppi: le emissioni cosiddette “municipali”, senza un riferimento all’autorità emittente, e “reali”, sulle quali è specificato il nome del re vandalo. Si ritiene che le produzioni più antiche siano le monete che mostrano sul diritto la legenda DOMINO NOSTRO (con le varianti DOMINIS NOSTRIS o DOMINORVM NOSTRORVM), su cui sono poste, sul rovescio, una serie di immagini probabilmente copiate dalle produzioni coeve di Valentiniano III o Teodosio II, dal castrum, alla Vittoria con corona di alloro, la croce entro corona di alloro, il tempio, le stella e lo staurogramma. In alcune delle emissioni sarebbe anche stata rinvenuta la legenda CARTAGINE PP che non lascerebbe dubbi sulla loro origine330. Secondo Morrisson, l’immagine
stilizzata della Vittoria in movimento è una tipologia prettamente africana, come sembrerebbe confermato anche dai numerosi rinvenimenti sporadici e tesoretti331 e la data di produzione tra il 455 e il 475332.
Tipiche delle produzioni della zecca di Cartagine, alcune sono emissioni che vengono suddivise generalmente333 in due gruppi: la Class 1 con la figura di Cartagine stante con spighe di grano in mano sul
diritto e con indicazione del valore N (nummus) seguito da XLII, XXI e XII e la Class 2 con l’iscrizione KARTHAGO e la figura stante di un guerriero, mentre sul rovescio si colloca la testa di un cavallo e il segno di valore semplice, indicato senza la lettera N. Un nominale inferiore, di quattro nummi, indicato con NIIII, viene associato a questo secondo gruppo334. L’utilizzo dell’immagine del cavallo è stato
interpretato come la chiara evidenza di una provocazione da parte di Genserico verso il popolo romano, poiché utilizzerebbe un simbolo utilizzato già in precedenza durante la seconda Guerra Punica, in una riproduzione simile nello stile all’iconografia fenicia335.
L’ultimo gruppo di monete spesso associate alle produzioni vandaliche è quella che utilizza bronzi imperiali, in particolare della dinastia dei Flavi, contrassegnati da incisioni spesso effettuate sul diritto della moneta, che riportano le lettere LXXXII oppure XLII, segni interpretati come indicazione del valore.
L’attribuzione alla zecca di Cartagine è da sempre oggetto di discussione, in quanto persino Wroth trovava difficoltà nel considerare queste emissioni come produzioni vandaliche336. A seguito di uno studio
effettuato su più di 100 esemplari di questo tipo, Morrisson ha evidenziato, infatti, come queste emissioni siano presenti principalmente in Italia, con quantitativi minori nei rinvenimenti dell’Africa del Nord; la ricercatrice attribuisce le produzioni al trasferimento di truppe vandaliche alla fine del regno, effettuate lettere DN, che indica il raddoppio del valore. Sono anche state emesse monete in argento del valore di 25 denari, indicato da DN XXV.
330 RIC X, p. 233; M
ORRISSON 2003, p. 67.
331
MORRISSON 2003, p. 67.
332 MORRISSON 2003, p. 68. È stato possibile datare le emissioni a seguito del rinvenimento del un tesoretto di Ain Meran che
contiene il una moneta con monogramma di Zenone.
333
MEC 1, pp. 21-22, MORRISSON 2001.
334
MEC 1, p. 21; BERNDT-STEINACHER 2008, p. 263-264. MEC, MIB I.
335 G
SELL 1927.
336
86
dal Generale Belisario337; i rinvenimenti di Monte Barro sembrerebbero sostenere questa ipotesi338. Altri
autori hanno suggerito tesi differenti, sia per quello che riguarda il luogo di produzione e anche per la datazione delle emissioni di questo tipo; queste sono ben riassunte sia da Morrisson nelle sue numerose pubblicazioni, sia in un recente articolo di Gambacorta339, mentre in un articolo recente Asolati ne
suggerisce una origine ostrogota, come già indicato dal Grierson340.