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I problemi per il regno ostrogoto iniziarono probabilmente ad emergere con l’ascesa al potere di Atalarico, elevato al titolo da Teoderico, nonostante il malumore creato dal fatto che Teodato e non il giovane nipote, era il maschio più vecchio della famiglia degli Amali, quindi il diretto successore441. Essendo Atalarico poco più di un bambino, sua madre Amalasunta assunse la co-reggenza, una decisione non condivisa dai membri dell’élite ostrogota, ma il disaccordo non durò a lungo, visto che nel 534 Atalarico morì prematuramente a causa della sua salute cagionevole.

Malgrado il breve regno di soli sette anni, con Atalarico si registra l’introduzione di un nuovo nominale, oltre alla diminuzione dello standard ponderale delle emissioni in lega di rame442: in questi anni, infatti, il

valore della moneta enea fu abbassato e il peso del follis si ridusse ad ⅓, passando da 15 a 10 g, diventando così del tutto incompatibile con le coeve emissioni bizantine443. Come riscontrato nel caso

delle autorità emittenti, Metlich e Arslan non concordano anche sulle zecche di emissione utilizzate dal re; secondo Metlich tutte le produzioni enee del periodo furono battute a Roma444, mentre Arslan afferma

che l’iscrizione INVICTA ROMA, adottata anche a Ticinum, potrebbe non riferirsi alla zecca di produzione, ma semplicemente alla rappresentazione dell’antica capitale445.

Mentre la monetazione in oro di Atalarico mantiene caratteristiche simili a quella di Teoderico, a parte la sostituzione del nome dell’autorità emittente bizantina sul diritto oppure la posizione della stella sul rovescio, è la produzione in argento a mostrare con chiarezza la posizione di contrasto intrapresa dagli Ostrogoti nelle relazioni con l’imperatore e il potere bizantino.

Le nuove emissioni in argento mantengono sul diritto l’immagine dell’imperatore, ma mostrano un’importante innovazione sul rovescio, dove si osserva la comparsa del nome del re ostrogoto, con l’aggiunta del termine REX o RIX e collocato su tre linee, che diventano successivamente quattro. L’utilizzo di questa legenda delinea il forte desiderio di affermazione politica del re ostrogoto, che voleva asserire con forza la sua identità nazionale446. In queste produzioni monetali è possibile notare, inoltre, un

calo stilistico nelle fatture dell’effige dell’imperatore, il quale viene ritratto in modo sempre più stilizzato e semplificato; lo stesso problema si verifica con le leggende, che diventano spesso illeggibili. Queste variazioni, forse anche associate alla mancanza di maestranze capaci di produrre conii di buono stile e

440 ARSLAN 2001. 441 HEATHER 1996, 254. 442 ARSLAN 2004, p. 441; METLICH 2004, p. 51. 443 ARSLAN 2004, p. 441. 444 METLICH 2004, p. 442. 445 A RSLAN 2011, p. 376. 446 ARSLAN 2004, p. 440.

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leggende linguisticamente corrette, sono interpretate da Arslan come la volontà di mettere in evidenza attributi e simboli che erano diventati più importanti dello stile accurato nell’immagine complessiva447.

Dopo avere collocato le produzioni FELIX RAVENNA sotto il regno di Teoderico, Metlich assegna il resto delle emissioni cosiddette “anonime” ad Atalarico, suddivisione che sarà mantenuta anche in questa sede.

I reperti ascrivibili alle emissioni di Atalarico sono trentuno in totale, ventinove dei quali provengono dall’area portuale di Classe, e solo due dal sito di San Severo, totali equivalenti rispettivamente al 31,2% e 28,6% del materiale ostrogoto. Dalla Figura 59 si osserva invece la distribuzione dei diversi tipi e varianti presenti nei due contesti.

Figura 59. Distribuzione delle tipologie monetali di Atalarico, dal repertorio Metlich (2004) (area portuale in blu, Basilica di San Severo in rosso).

Una delle monete provenienti dagli scavi dell’area portuale è un esemplare in argento, un ¼ di siliqua simile al tipo Metlich 57b448, coniato a Ravenna tra il 526 e il 527 (Cat. 510); sul diritto si trova il busto di

profilo dell’imperatore che veste, secondo la descrizione di Metlich, indumenti “ostrogoti” e il diadema sul capo; sul rovescio l’iscrizione con il nome di Atalarico disposto su quattro righe, entro corona di alloro.

Nonostante il pessimo stato di conservazione il reperto registra un peso di 0,84 g, un valore maggiore del 15% nei confronti del valore fissato da Metlich a 1⁄448 di libbra ed equivalente a 0,725 g. Una spiegazione

ragionevole può essere nell’ipotesi dell’utilizzo di un vecchio tondello di peso maggiore, utilizzato invece per un’emissione di peso più basso.

447 A

RSLAN 2004, p. 444.

448

METLICH 2004, p. 105 n. 57b; ARSLAN 1989 AR 17b; MIB I 52b. 0 1 2 3 4 5 6 7 8

57b 82a 82a-b 83a 83b 84a-var. 84b 85b 86 87b 88

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Quattro monete rinvenute appartengono al tipo INVICTA ROMA con Lupa449, emissioni ancora oggi al

centro di un acceso dibattito. Si tratta di folles coniati a Roma tra il 526 ed il 534, che riportano sul diritto il busto di profilo di Roma con elmo e l’iscrizione IN(M)VICTA ROMA e sul rovescio l’immagine della Lupa che allatta i gemelli Romolo e Remo al di sopra della quale viene posto il segno di valore XL; in esergo sono stati riscontrati una varietà di segni di zecca presenti per due varianti, cioè quella registrata come Metlich 82a, con i segni di zecca A, P e i numeri latini da I a V, e la variante Metlich 82b, con il segno identificativo dell’officina incluso tra due stelle (*off*).

La variante Metlich 82a è attestata nel sito dell’area portuale di Classe con due esemplari (Cat. 511-512), il primo dei quali mostra chiaramente il segno di zecca •V•in esergo. Sul rovescio di questo reperto è possibile osservare un piccolo grumo di rame aderente alle zampe posteriori della lupa, che certamente non è un prodotto della corrosione del metallo, ma che può essere interpretato come un attacco successivo e indicare un utilizzo diverso dell’oggetto, ad esempio come fibula decorativa. Si tratta per ora di una ipotesi non facile da confermare, almeno finché non si effettuerà una più completa indagine sul pezzo. In compenso questo grumo impedisce di misurare con precisione il peso effettivo della moneta, che tra l’altro risulta essere molto più leggera della media ponderale del tipo.

Di difficile collocazione, due monete (Cat. 513-514) delle quali non si esattamente il segno in esergo, quindi non identificabile esattamente, se attribuibili al tipo Metlich 82a oppure 82b.

Il peso medio di questa emissione - calcolato da Metlich e basato sulla produzione di 10 nummi di Atalarico [supra] - è di 18,56 g, mentre la media rilevata da Arslan è più bassa e corrisponde a 14,19 g. La tabella sottostante include alcuni dei pesi rilevati negli esemplari provenienti dagli scavi archeologici locali e li pone a confronto con i valori riscontrabili in monete dello stesso tipo, conservate presso le collezioni museali. Si può immediatamente osservare che i pesi registrati per gli esemplari provenienti dai contesti archeologici sono estremamente variabili, tanto che al momento sembra arduo ipotizzare una possibile spiegazione per questa forte disparità, talvolta corrispondente quasi ad un raddoppio tra i singoli valori ponderali (si veda ad esempio il rapporto tra il reperto di CCII - 8,08 g - e uno degli esemplari di Milano, che pesa 16,09 g).

Da questa tabella (Tab. 2) si può dedurre che pure accettando tutte le variabili relative sia al diverso stato di conservazione dei reperti, sia all’utilizzo di una lega più scadente per alcune produzioni, una tale varietà di pesi deve essere valutata e interpretata andando oltre l’ipotesi di imitazioni coeve, ma considerando la possibilità di una produzione di carattere prettamente fiduciario.

CC CCII CC-PC VC MNR MEC BM MCM

·I· 14,04

.

V. 13,75 10,84 15,48 13,44 14,06

Altro 8,08 10,94 12,3 12,77 13,55 14,99 15,46

Tab. 2. Tabella di confronto dei pesi per il tipo Metlich 82a-b.

449

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Seguendo la numerazione adottata da Metlich, il tipo 83 è un’emissione di ½ follis, coniato a Roma tra il 526 e il 534, che mostra sul diritto il busto a destra della città di Roma con l’elmo e l’iscrizione INVICTA ROMA; sul rovescio si trova il fico ruminale tra due aquile (o uccelli predatori), con varianti che dipendono dalla posizione delle stesse: nel tipo 83a sono di profilo e retrospicenti, mentre nel tipo 83b sono posizionate di tre quarti e frontali. Il tipo Metlich 83a è documentato con un solo reperto (Cat. 515), mentre il tipo 83b è rivenuto con due esemplari (Cat. 516-517) e il peso medio dell’emissione calcolato da Metlich è di 9,28 g, mentre Arslan indica una media di 7,34 g, la stessa per tutte due le varianti. Si nota dalla Tabella 3, che l’emissione 83b sembrerebbe in generale più pesante (e quindi forse precedente) rispetto alla 83a; questa ipotesi non è, al momento, definibile con sicurezza, ma potrebbe essere uno spunto per ulteriori indagini in futuro.

CC CC-PC VC MNR MEC BM MCM 83a 10,33 7,97 7,52 8,2 6,09 5,70 8,63 5,21 10,84 8,37 7,58 6,88 6,40 83b 7,48 9,98 9,00 9,04 8,03 7,47 7,54 8,81 8,17

Tab. 3. Tabella di confronto dei pesi del tipo Metlich 83a-b.

La frazione da 20 nummi450 del tipo INVICTA ROMA con lupa è registrato da Metlich con il numero 84;

questo nominale ha le stesse caratteristiche del follis sul diritto e sul rovescio della moneta, e presenta due varianti del rovescio: 84a che con il marchio di officina al di sopra della raffigurazione della lupa e il segno di valore XX in esergo; 84b è invece caratterizzato dalla presenza del Chi-Rho in alto.

La variante 84a è documentata da tre esemplari (Cat. 518-520), oltre a tre reperti (Cat. 521-523) che potrebbero essere ascritti a questa variante; purtroppo il pessimo stato di conservazione non permette una identificazione puntale. La variante, 84b, è invece presente con tre esemplari (Cat. 524-526).

Prendendo in analisi la tabella sottostante (Tab. 4) si nota immediatamente la diversità dei dati ricavati dall’evidenza numismatica presente nei due siti presi in analisi; la media registrata per queste emissioni da Metlich è di 9,28 g, mentre Arslan registra due pesi, uno di 8,30 g per la variante 84a e di 6,09 g per la variante 84b.

I dati registrati di provenienza archeologica e museale evidenti nella tabella sembrano osservare effettivamente una differenza fra le due varianti, ma i dati in nostro possesso, in particolare l’esemplare di 11,11 g del tipo 84b, non ci permettono di attuare una separazione così netta.

450

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CCI SV VC DEC MNR BM MEC

Metlich 84a XX 8,25 5,36 7,15 4,8 7,01 7,01 9,8 7,69 8,39 6,97 Metlich 84a? 6,72 7,46 Metlich 84a var.

•X•X•, 8,07 Metlich 84b /XX 4,93 5,95 11,11 5,8 5,77 6,46 8,39

Tab.4 Tabella di confronto dei pesi del tipo Metlich 84.

Ascrivibili con certezza alle produzioni di Atalarico, due nominali da 10 nummi del tipo INVICTA ROMA coniati tra il 526 e il 528 a Roma, distinti in Metlich 85 e Metlich 86. Nel primo caso, l’esemplare mostra sul rovescio la figura di un imperatore stante (Cat. 527)451, con in mano uno scudo e una lancia; a

sinistra della figura sono collocate due lettere, S/X e la lettera C a destra, il tutto è poi circondato dall’iscrizione DN ATHALARICVS.

Questo tipo viene riconosciuto da Metlich in due varianti, che si differenziano per la raffinatezza dell’incisione: la minor cura tecnica è assegnata al tipo 85a, mentre il tipo 85b è rifinito in maniera migliore; anche Arslan osserva due varianti che distingue invece attraverso la posizione più o meno frontale del soldato e dello scudo, ma la frammentarietà del nostro reperto non permette di collocarlo con puntualità nel quadro di queste varianti.

Il tipo Metlich 86 è presente in quattro esemplari (Cat. 528-531) e si distingue dal precedente per la legenda in corona452 collocata sul rovescio che riporta il nome del re ostrogoto distribuito su 4 righe,

DN/ATHAL/ARICVS/REX.

La presenza di queste due emissioni dello stesso valore, coniate probabilmente nello stesso periodo, potrebbe essere indicativa di una diversa distribuzione territoriale dei nominali – il tipo 85 nell’area intorno a Roma e il tipo 86 nel ravennate, un’ipotesi che sarà discussa successivamente.

Il nominale più abbondante di Atalarico è quello con valore di 5 nummi, il tipo Metlich 87b, presente con otto esemplari (Cat. 532-539); coniato a Roma tra il 526 e il 534, sul diritto compare il busto di profilo con elmo e l’iscrizione INVICTA ROMA, mentre sul rovescio è collocato il segno di valore V con l’iscrizione DN ATHALARICVS REX intorno ad esso.

In un confronto dei valori pondometrici di questa emissione, si osservano due raggruppamenti: uno con emissioni più leggere che registrano pesi intorno ai 0,8 g, ed un secondo gruppo con valori superiori al grammo fino ad un massimo di 1,69 g, valore che corrisponde esattamente alla media di Metlich (Figura 60). La differenza dei valori mostrati in questo grafico, resta difficile da interpretare, ma potrebbe essere

451 M

ETLICH 2004, p. 115 n. 85a-b; ERCOLANI p. 114-115 n. 328; ARSLAN 1989 AE 12; MIB1 77.

452

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indicativa di emissioni che precedono, e seguono, la riduzione dello standard ponderale del follis [v. supra] occorso sotto il regno di Atalarico.

Figura 60. Distribuzione pondometrica del tipo Metlich 87b (area portuale in blu, Basilica di San Severo in rosso).

Il nominale minore di Atalarico è un’emissione del valore di 2 ½ nummi, coniata dalla zecca di Roma tra il 526 e il 534, sempre con legenda INVICTA ROMA sul diritto (spesso non leggibile dato il diametro assai ridotto del tondello), mentre sul rovescio è presente il monogramma di Atalarico entro corona di alloro453.

L’unico esemplare di questo tipo è stato rinvenuto presso l’area portuale di Classe, in discrete condizioni di conservazione, con un peso di 0,93 g che risulta essere superiore del 16% rispetto al valore indicato da Arslan, ma inferiore del 19% se lo si confronta con quello di Metlich.