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Il sistema monetale di V secolo resta essenzialmente lo stesso del periodo precedente, su base trimetallica, mantenendo l’oro a caposaldo della monetazione, con il solido a 1

72 di libbra, quindi un peso di 4,5 g,

oltre alle sue frazioni, il semisse, coniato a 2,25 g e il tremisse con peso di 1,5 g, il nominale che diventerà il più comune dal secondo quarto del V secolo fino al VI secolo245.

Le produzioni in argento sembrano essere basate sulla siliqua, un termine che indica una moneta equivalente a 1⁄24 di solido. Furono emessi anche multipli di questa denominazione di base, il miliarense

pesante, 5,40 g; miliarense leggero 4,5 g e la siliqua pesante 3,38 g, oltre ad una frazione, la mezza

siliqua di 1,13 g, non coniata però nella parte orientale dell’impero246.

Le produzione in lega di rame di fine IV secolo registrano, con Teodosio I, emissioni legate a quelle della dinastia valentiniana, AE2 del tipo Reparatio Reipublicae, oppure il “revival” degli AE3 Gloria Romanorum, prodotti principalmente da Valente e Valentiniano I a cui seguono, nella parte occidentale dell’impero, emissioni di Concordia Auggg /Urbs Roma Felix a 2,2 g (quest’ultima con modulo inferiore, come un AE4), ma in particolar modo quelle con Vittoria stante o con due vittorie frontali e legenda Victoria Auc e Victoria Auccc, tipi utilizzati anche dai figli Arcadio e Onorio. Dopo la morte di Teodosio i due fratelli emettono il tipo Salus Reipublicae con Vittoria che trascina un prigioniero e staurogramma, prodotti con un peso di 1,25 g247.

L’immagine della Vittoria sarà mantenuta fino a Maggiorano e Libio Severo, solo con un modulo inferiore e legende che diventano spesso meno comprensibili, data anche la pessima qualità delle produzioni monetali; le legende Salus Reipublice e Victoria Augg e i tipi con Vittoria che trascina il nemico o varianti, giocano un ruolo prevalente nella tipologia della monetazione in lega di rame in occidente248.

Nella parte orientale dell’impero vengono mantenuti nominali simili, ma con immagini e legende diverse impresse sul tondello; abbiamo quindi il Virtus Exercitus, coniato ora a 2,2-2,5 g, con un tondello di 17- 18 mm249, un AE4 Salus Reipublicae di 1,15 g250 e infine emissioni di Concordia Auc con croce a 0,9 g251.

Come per le produzioni di IV secolo, non esistono fonti che identifichino con precisione quali numerari fossero circolanti durante il V secolo. Relativo a questa fase, è noto un editto del 395 in cui si dichiara la demonetizzazione della pecunia maiorina, autorizzando la circolazione solo del centenionalis252, vietando

245

RIC X p. 12; GRIERSON-MAYS 1992, p. 12. Si rimanda a queste pubblicazioni e relative bibliografie per ulteriori informazioni riguardo la produzione monetale in oro e argento di questo secolo.

246 G RIERSON-MAYS 1992, p. 27. 247 RIC X, p. 18. 248 RIC X, p. 159. 249

RIC IX, p. xxxi.

250

RIC IX, p. xxxi.

251

RIC X p. 19

252 Codex Theodosianus, IX.23.2; “centenionalem tantum nummum in conversatione publica tractari praecipimus maioris

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la circolazione di monete di bronzo di buon peso emesse in precedenza253. Poiché in questo anno segna

l’interruzione delle emissioni di AE2, si tende a riconoscere tale modulo nella pecunia maiorina e l’AE3 nel termine centenionalis254.

Nella seconda parte del secolo la produzione di moneta bronzea, già tecnicamente carente, diventa illeggibile e viene tosata, un’azione effettuata dalle stesse zecche di produzione, fino ad avere emissioni di semplici tondelli apparentemente senza alcuna impressione sulla superficie255.

Questa moneta, spesso denominata anche nummus, tende ad essere ponderalmente stabile, intorno al grammo ed in generale il termine stesso, citato in una legge di Valentiniano nel 455256, viene identificato

con la moneta di modulo AE4. Dal documento si evince che il tasso di scambio tra solido e nummus era di 1:7000-7200 e attraverso questo se ne calcola il peso teorico a 1,137 g, equivalente ad 1⁄288 di libra,

coniato con tondelli di diametro intorno ai 13mm257. Per Arslan non vi è evidenza di ulteriori perdite di

peso del nummus almeno fino ai regni di Leone I (457-474) e Zenone (474-491)258, ipotesi che sembra

essere avvallata, almeno per quello che riguarda l’Oriente, dal suo studio effettuato sul deposito di Cafarnao259 e altri ripostigli260. Sempre Arslan nota che in occidente, invece, il ventennio che parte con il

secondo regno di Zenone (476-491) osserva produzioni monetali che registrano una veloce perdita di peso, con valori che si riducono da 0,93 g ca. a 0,22261, oltre a una generale penuria di emissioni, paralisi

della produzione, con la probabile circolazione di monete contraffatte di peso sempre più basso262.

L’iconografia delle emissioni della moneta in lega di rame non varia di molto rispetto al secolo precedente, ma il ritratto sul diritto, sempre visto di profilo e a destra, con il capo diademato, diventa sempre meno rappresentativo della fisionomia dell’imperatore, con tratti che potevano essere utilizzati per più regnanti263. Il busto più piccolo che non riempie il tondello visibile in alcune produzioni è invece

relativo al ritratto dei un giovane imperatore, a volte Onorio ma più spesso Valentiniano III, che a volte non venne sostituita264.

Rimossi tutti i simboli del paganesimo sin dal secolo precedente, rimangono pochi temi per il rovescio delle emissioni, tra cui si osserva l’utilizzo della Vittoria, ormai interpretata come un angelo nella simbologia cristiana; rimangono le personificazioni di Roma e Costantinopoli ed infine viene introdotto il

253

Codex Theodosianus IX, 23, 2; . RIC X p. 18; GRIERSON-MAYS 1992, p. 28.

254

GRIERSON-MAYS 1992, p. 28.

255

ERCOLANI COCCHI 1978, p. 59; Arslan contesta questa ipotesi, in particolare a seguito della sua analisi dei rinvenimenti di Cafarnao (ARSLAN 2003) e di Brescia (ARSLAN 1999).

256

Novella, XVI.2.

257

ARSLAN 2003, p. 28; RIC X, p. 18. Kent specifica un peso di 1,5 per le emissioni orientali e 1,25 per quelle occidentali.

258 ARSLAN 2004, p. 347. 259 A RSLAN 2003. 260 ARSLAN 1991, p. 86. 261 ARSLAN 2004, p. 437. 262 ARSLAN 2003, p. 39; ARSLAN 2004, p. 437. 263

GRIERSON-MAYS 1992, p. 74-76. Un evidente cambiamento avviene, invece, nella raffigurazione dell’imperatore sui solidi, posto di tre quarti e non di profilo a partire dalla monetazione di Onorio; a volte viene posta sul capo la manus dei, una caratteristica delle emissioni orientali.

264

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monogramma dell’imperatore, in scatola o quadrato, con lettere latine e più raramente greche oppure ambedue, nelle emissioni di AE4265.

Le iscrizioni sul rovescio sono limitate al Gloria Romanorum, Salus Reipublicae, oltre ai Concordia

Auc(cc) e Victoria Ayg(gg)266, con relative varianti.

Nella prima metà del V secolo la produzione in oro veniva effettuata presso le zecche imperiali, quindi Milano, Roma e Ravenna a partire dal 402 d.C., con lo spostamento della corte nella città stessa267. La

produzione in lega di rame, fu coniata in molte zecche, sia ad Oriente che ad Occidente; Ravenna si registra solo con Maggiorano268. A causa della perdita dei territori in Gallia, Spagna e Nord Africa, molte

delle zecche terminarono la produzione, lasciando Roma come l’unico centro di produzione occidentale a battere moneta in lega di rame, mentre ad oriente rimangono attive Cizico, Tessalonica, Costantinopoli, Nicomedia, Antiochia e Alessandria.

LA MONETAZIONE ROMANO-IMPERIALE DA TEODOSIO I A ZENONE PRESSO L’AREA PORTUALE DI