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A seguito della ribellione delle truppe contro Maurizio Tiberio, Foca salì al potere nel 602. Il suo regno fu costellato da una lunghissima serie di rivolte e dalla soppressione dei nemici, in particolar modo dei suoi oppositori, eseguite anche come persecuzioni religiose590.

La situazione militare critica, la continua esecuzione di comandanti e membri dell’aristocrazia, accusati di fallimenti attribuibili invece a Foca, ed infine il generale malcontento, crearono una serie di rivolte spesso sedate con violenza, fino alla insurrezione di Eraclio, figlio dell’esarca di Cartagine, che entrò trionfante a Costantinopoli il 5 Ottobre 610 a seguito di un’esecuzione sommaria di Foca591.

Sono presenti a Classe un totale di 24 monete attribuibili a Foca, 19 delle quali provenienti dall’area portuale di Classe, mentre 5 della Basilica di San Severo; tutti gli esemplari, esclusi due non identificabili con sicurezza, sono di produzione ravennate.

La monetazione si distingue dalle emissioni precedenti, in particolare per un il ritratto dell’imperatore, che è più realistico, eseguito con la cura che caratterizza le sue emissioni592.

La suddivisione per tipi presenti presso i due scavi archeologici qui presi in analisi è visibile nella Figura 78, dove si osserva una sola moneta in argento, identificata con il simbolo ΦK; per il resto gli esemplari prodotti sono in lega di rame.

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GREGORY 2005, p. 154; LOUTH 2008a, p. 226; GREGORY 2005, p. 156

591 G REGORY 2005, p. 156. 592 MIBE 2, p. 65 0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20

Foca Eraclio Costantino III/Eracleona

Costante II Costantino IV

Giustiniano II Leonzio Tiberio III Giustiniano II - II regno

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Figura 78. Distribuzione dei tipi monetali di Foca (area portuale in blu, Basilica di San Severo in rosso).

Come già indicato nella parte introduttiva, la monetazione in argento di questo periodo è prodotta a Ravenna ed è caratterizzata da emissioni che utilizzano il monogramma dell’imperatore593; il segno di

zecca non è presente probabilmente perché non lo si riteneva necessario, poiché la produzione del periodo era solo concentrata nella capitale dell’esarcato594. In questo caso la moneta rinvenuta (Cat. 703) mostra

un monogramma, mutilo, dove si legge solo la lettera Φ[K], entro un cerchio lineare595.

Le emissioni in lega di rame che seguono, sono databili con precisione, e ritroviamo, coniato secondo Hahn nell’anno 604-605 (602-603 per Grierson ed Ercolani), un nominale da ½ follis, tipo con il segno di valore K nel campo e l’indicazione della zecca di produzione, Ravenna, posta con la R a sinistra, la A sulla destra e VENA in esergo (Cat. 704-706).

Databili invece al 608-609 sono state rinvenute emissioni di follis, ½ e ¼ di follis con caratteristiche simili sul diritto, che presenta il busto frontale dell’imperatore con corazza, paludamentum, corona senza pendilia, con in mano la mappa e il globo crucigero. Sul rovescio della moneta il follis (Cat. 707) utilizza quattro lettere X, collocate in coppia una sopra l’altra (X/X X/X) con una stella posta fra le due coppie; l’iscrizione dell’anno di emissione è posta nella parte alta del campo monetale, mentre il segno di zecca RAV si trova in esergo.

Più comune, l’emissione da ½ follis, documentata con 12 esemplari (Cat. 708-719), uno solo dei quali rinvenuto presso il sito di San Severo; questo tipo mostra sul rovescio il segno di valore XX posto nel campo, con lettere separate al centro da una stella, con una croce sopra e il segno di zecca RAV in esergo; in un confronto di valori pondometrici dell’emissione (Figura 79) si nota che la maggior parte dei reperti registra un valore stabile nel diametro dei tondelli, con pesi che però variano anche di due grammi; tutti i 593 GRIERSON 1982, p. 58 594 G RIERSON 1982, p. 58 595 MIBE 2, p. 65. 0 2 4 6 8 10 12 Φ[K] EC 173, MIBE 2, 112 EC 174, MIBE 2, 111 EC 175; MIBE 2, 113 EC 176; MIBE 2, 114

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valori ponderali sono ben al di sotto dello standard suggerito da Hahn di 1⁄72 di libbra, equivalente a 5,51

g.

Figura 79. Distribuzione pondometrica del tipo MIBE 2, 113.

Sempre databili allo stesso anno, le emissioni di ¼ di follis (Cat. 720-724), documentate con cinque esemplari, uno proveniente dall’area portuale di Classe e quattro dallo scavo della Basilica di San Severo. Sempre mantenendo lo stesso ritratto dei nominali precedenti, sul rovescio si colloca il segno di valore X nel campo, con la lettera R a sinistra, la A sulla destra e VEN in esergo.

Il peso standard considerato da Hahn per questa emissione viene calcolato a 1⁄144 di libbra, equivalente a

2,26 g, mentre Grierson suggerisce un peso di 1,87 g, valori che si avvicinano a quelli registrati presso i due scavi dell’area portuale di Classe e San Severo.

Una emissione particolare è stata rinvenuta con due esemplari (Cat. 725-726) presso lo scavo dell’area portuale. Le due monete sono stilisticamente simili al tipo precedente, con la stessa iconografia sul diritto; anche il rovescio mostra caratteristiche analoghe, mantenendo il segno di valore nel campo, ma le lettere che identificano la zecca di Ravenna (R e A ai lati del segno di valore e VEN in esergo) non sono leggibili con chiarezza e sembrano invece corrispondere a lettere diverse.

In entrambi i casi le lettere sono molto corrose e di difficile lettura: nell’esemplare della US 2113 (Cat. 725) è leggibile la R a sinistra del segno di valore, mentre per la moneta proveniente della US 2032 (Cat. 726) si potrebbe identificare una A. Tuttavia, in ambedue i casi, rimane di difficile interpretazione il segno di zecca in esergo che non corrisponde certamente alla dicitura VEN, ma che si potrebbe piuttosto interpretare come CON oppure ROM.

Naturalmente questo è un problema per la definizione della provenienza di questi due esemplari, visto che il segno in esergo non farebbe riferimento a Ravenna, ma a un’altra zecca, forse Costantinopoli oppure Roma, nonostante non siano mai state rinvenute produzioni di questo tipo per nessuna delle due città.

2,00 2,50 3,00 3,50 4,00 4,50 13 14 15 16 17 18 19 20 21 P eso n in g Diametro in mm

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Inoltre bisogna considerare che esistono già produzioni conosciute del ¼ di follis, con il busto frontale sul diritto e una semplice lettera X collocata nel campo sul rovescio, per Roma e anche Costantinopoli596.

Il tipo non è rinvenuto altrove in nessuno dei repertori disponibili, nemmeno in relazioni di scavi archeologici e collezioni museali. Fra possibili interpretazioni si può ipotizzare una coniazione dello stesso tipo ravennate, ma in una zecca diversa, Roma o Costantinopoli, oppure un’emissione imitativa.