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A partire da Leone III l’impero bizantino gode di un periodo di stabilità favorito dalla instaurazione della famiglia degli Isauri, con i quali si avvia un’epoca di continuità politica e ripresa economica dopo un lungo periodo di decadenza, evidente soprattutto nel ventennio antecedente all’ascesa al potere della dinastia.

Le produzioni isauriane si distinguono da quelle del periodo precedente, che seguivano il modello stabilito dalla riforma di Anastasio I, poiché apportano notevoli cambiamenti stilistici che la contraddistinguono chiaramente dalle emissioni precedenti.

La monetazione in oro mantiene il solidus, semissis e tremissis, ma è diversificata per la presenza del ritratto dell’imperatore accompagnato dalla figura del successore o dei predecessori su diritto della moneta. Si osserva anche la graduale sostituzione delle leggende in latino con espressioni greche, per esempio, a partire dal 711, nell’epiteto imperiale è impiegato il termine Basileus invece di D(ominus) N(oster).

Anche sul rovescio vengono appartarti cambiamenti, innanzitutto la riduzione dei segni di zecca in esergo630, ma si osservano anche altre modifiche nell’iconografia, per esempio il simbolo della croce è rimpiazzato dall’effige dell’imperatore junior oppure da un secondo ritratto dell’imperatore stesso, quando il successore non esisteva o non era ancora stato nominato co-reggente631.

Nelle zecche di area occidentale la produzione delle frazioni di solido continuò fino alla chiusura dell’ultima zecca siciliana nel 878, mentre in oriente la pratica fu dismessa già dal regno di Leone III, sostituendo l’oro con la monetazione in argento anche per le grosse transazioni.

Leone III introdusse una nuova produzione in argento con la creazione del miliareison, una moneta sottile con diametro ampio su cui non si collocò più il ritratto dell’imperatore, ma un’iscrizione disposta su più righe, a imitazione del dirhem arabo632. Sul

rovescio

è raffigurata la croce patente su tre scalini che era stata rimossa dalla monetazione in oro. Il miliareison fu inizialmente ideato come una moneta cerimoniale, ma poi diventò parte della monetazione corrente del periodo633 e sopperì, nell’area orientale dell’impero, la mancata produzione di emissioni di frazioni auree, servendo come moneta per scambi di valore “intermedio” e che restò in circolazione fino all’XI secolo634

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La produzione in lega di rame presenta maggiori problemi d’interpretazione per ragioni dovute non solo ai cambiamenti stilistici già osservati nella produzione aurea, ma in particolar modo al pessimo stato di

630

GRIERSON 1982, p. 6. La ragione di questo è la diminuzione delle zecche e delle officine di questo periodo, inizialmente limitate a due (A e B) durante gli anni ’30 del secolo, poi solo a una (A) dopo il 751; durante il regno di Michele II avvenne invece la rimozione totale del simbolo dalla moneta.

631 GRIERSON 1982, pp. 6-7. Come per gli altri periodi presenti in questa tesi, non si ritiene necessario approfondire la discussione

sulla produzione in oro e argento, preferendo rimandare ai repertori del periodo, per es. DOC 3, GRIERSON 1982, MORRISSON

1970. 632 LAIOU-MORRISSON 2007, p. 85. 633 G RIERSON 1982, p. 7. 634 LAIOU-MORRISSON 2007, p. 85.

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conservazione in cui si trovano i reperti numismatici, con tondelli spesso di dimensioni già ridotte e scarsamente leggibili a causa dell’avanzato stato di corrosione.

La monetazione di questa dinastia è spesso facilmente riconoscibile poiché si rinviene sul

diritto

una combinazione di ritratti imperiali; infatti anche se buona parte delle produzioni sono emesse nel nome di un regnante, esso è rappresentato però insieme al collega co-reggente, oltre a uno o più antenati. La ragione di questa scelta risiedeva nel fatto che l’imperatore in carica nominava il prima possibile il figlio come suo co-reggente, ma allo stesso tempo ricordava anche l’antenato defunto, legittimando la successione al potere per linea dinastica.

Ulteriori complicazioni nel riconoscimento delle produzioni di questa dinastia sono anche dovute al fatto che Leonzio è stato spesso confuso con Leone III e risulta inoltre alquanto difficile distinguere le produzioni di Leone III da quelle del nipote Leone IV. Infine la combinazione Costantino/Leone ricorre almeno tre volte durante il secolo e comprende solo nel primo periodo queste varianti: Leone III (con barba) e Costantino V (senza barba); Costantino V e Leone III (entrambi con barba); Costantino V (con barba) e Leone IV (senza barba); gli accostamenti più tardi sono naturalmente sempre più complicati, in particolare nella monetazione aurea635.

L’iconografia del

diritto

mostra due busti (più tardi due figure sedute o in piedi) con clamis oppure loros che tengono in mano le insegne del potere: il globo crucigero, l’akakia o la croce; il diadema è qui una semplice fascia con una croce ed è senza pendilia. Si nota inoltre che i ritratti imperiali si semplificano nel tempo, fino a una stilizzazione non realistica, elemento che rende molto difficile l’identificazione dei vari imperatori, poiché l’iconografia è diversificata esclusivamente attraverso la presenza di barba e baffi indicativi perlopiù di una persona adulta, mentre l’assenza sembrerebbe denotare il Cesare, il più giovane fra i due636.

Oltre a questo, la formula tradizionale della datazione sulla moneta - collocata verticalmente ai lati del segno di valore nel campo e talvolta anche in esergo - sembra immobilizzarsi in una forma che legge ANN XX oppure AA XX, o XXX NNN, una serie di simboli senza un vero significato e inutili per una definizione cronologica. Scompare anche il segno CON in esergo e, a causa della riduzione delle zecche imperiali, rimangono solamente i simboli delle officine A e B durante il regno di Leone III e solo A nella monetazione di Costantino V. Anche nelle produzioni in lega di rame avvennero alcuni cambiamenti nelle trascrizioni delle leggende che iniziarono a impiegare sempre più caratteri dell’alfabeto greco con la parallela graduale scomparsa delle iscrizioni, per esempio del titolo D(ominus) N(oster)637.

Un ulteriore fattore di distinzione tra le produzioni monetali degli Isauri e quelle del periodo precedente è legato anche a fattori ponderali e metrologici: il follis in particolare subì variazioni costanti, nonostante un iniziale incremento di peso durante il periodo di Leone III, dovuto a una riforma però solo temporanea638,

635

GRIERSON 1982, p. 152.

636

GRIERSON 1982, p. 15; sappiamo però che Costantino V era sicuramente imberbe.

637 G

RIERSON 1982, p. 154.

638

153

con pesi che poi variano da 14 a 3 g per il nominale più alto639. Durante il regno di Costantino V scompare inoltre la produzione di ⅛ e ¼ follis, mentre le ultime emissioni di ½ follis riproducono il tipo del follis stesso; pertanto, il segno di valore M era diventato del tutto insignificante e i nominali si distinguevano solamente dalla differenza nella dimensione e peso delle monete640.

Durante l’VIII secolo rimase in attività un numero molto limitato di zecche: a Oriente solo Costantinopoli, mentre in Italia erano attive Ravenna, Roma e Napoli; tuttavia la zecca di Ravenna cessò la produzione di moneta bizantina a causa dell’occupazione longobarda nel 751641

, mentre la situazione si svolse diversamente per Roma, che invece aveva dichiarato il suo distacco dall’esarcato nel 776-781, iniziando una produzione monetale con il nome del Papa Adriano I642.

Le emissioni italiane sono comunque scarse, con valori ponderali e diametri ridotti, forse per allinearsi alla monetazione longobarda, che si sviluppa nelle aree non esarcali643. Rimasero invece attive fino all’878 le zecche in Sicilia644

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LA MONETAZIONE DI VIII SECOLO PRESSI I SITI L’AREA PORTUALE DI CLASSE E LA BASILICA DI SAN