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A causa dell’inflazione che afflisse l’economia degli anni tra la fine del III e gli inizi del IV secolo, si ebbe una forte perdita del potere di acquisto della moneta e il conseguente rialzo dei prezzi190, tanto che

nel 305, Costantino dovette procedere ad una nuova riforma monetale, il cui caposaldo fu la moneta in oro, il solido, emesso con il peso di 1⁄74 di libbra, equivalente a 4,54 g191, a cui furono affiancate anche due

frazioni, il semisse e il tremisse, rispettivamente ½ e ⅓ di solido192. Nel 368, durante il regno di

Valentiniano I e Valente, fu imposta sulla moneta aurea la sigla OB, obryziacum o obryzium a conferma della purezza della lega, un’autenticità confermata anche da analisi recenti193.

Nei primi anni del IV secolo la riforma costantiniana previde la rimozione dal mercato delle emissioni in argento introdotte da Diocleziano, con l’inserimento di nuovi nominali, siliqua e miliarense, la prima coniata a 1⁄96 di libbra, 3,41 g e il secondo a

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72 di libbra, con peso di 4,23 g194. Come per le produzioni

auree, anche sull’argento venne posto un marchio che ne assicurava la purezza, PS, pusulatum, “purificato”, un dato confermato anche in questo caso da analisi recenti195.

Per la monetazione in lega di rame196 la riforma di Costantino prevede inizialmente un “follis” di 6,5 g, un peso che viene ridotto rapidamente197, fino a raggiungere 1,36 g198.

Non esistono molte fonti che possano illustrare con certezza quale tipo di moneta in lega di rame fosse utilizzata in questo periodo, ma alcuni dati sono presenti in passaggi del Codex Theodosianus; quello datato 354/356199 dichiara che maiorinae vel centenionalis erano le uniche emissioni ammesse alla circolazione200. I tentativi di interpretazione di questi testi e il collegamento con le produzioni monetali di questo periodo sono molteplici201, perciò, per ovviare all’uso di termini che potrebbero essere discordanti, e nel tentativo di creare un metodo condivisibile e comprensibile a tutti i ricercatori, gli studiosi di numismatica hanno suddiviso la produzione monetale di questo periodo in quattro gruppi denominati AE1, AE2, AE3 e AE4, corrispondenti a diametri e pesi decrescenti202.

190

CATALLI 2003, p. 176.

191

ALFÖLDI 2000, p. 143; BELLONI 2002, p. 267; CATALLI 2003, p. 177.

192

BELLONI 2002, p. 267; CATALLI 2003, p. 177.

193

CATALLI 2003, p. 178; BURNETT 2004, p. 134-136.

194

RIC VI, p. 57; RIC IX, p. xxvii; BELLONI 2002, p. 267; CATALLI 2003, p. 177. Nell’analisi dei due nuclei monetali di Classe si mantiene l’impostazione utilizzata nel RIC.

195

CATALLI 2003, p. 178; BURNETT 2004, p. 136-137.

196

In questa analisi si considerano produzioni in lega di rame anche emissioni come l’AE2 FEL TEMP REPARATIO che dovrebbero contenere ca. 2,5% di argento nella lega. Tutte le monete di questo periodo provenienti dai due siti non sembrano contenere tale metallo, ma il dato visivo dovrebbe esser avvalorato da un’indagine di tipo archeometrico, non effettuata in questa fase.

197

RIC VII; CATALLI 2003, p. 177; BURNETT 2004, p. 131. Dal RIC VII, 310 = g 5,20; 312 = g 4,5; 314 = g 3,75; 318 = g 3,35; 322 = g 3,00; 330 = g 2,25; 335 = g 1,50.

198 RIC VII, pp. 8-9; B

ELLONI 2002, p. 267.

199

MARTINDALE 1980, I.783; GRIERSON-MAYS 1992, p. 28; La data è del 354, corretta al 356 nella Prosopography of the Later Roman Empire.

200

Codex Theodosianus., IX.23.1; “pecunias quae more solito maiorinas vel centenionales communes appellant vel veteras quas

vetitas esse cognoscunt”.

201

RIC IX, RIC X, MATTINGLY 1977; GRIERSON-MAYS 1992 e relative bibliografie.

202 E

RCOLANI 1983, p. 29, 34; ERCOLANI 1988, pp. 286-289; RIC X, p. 17; MORELLI 2003, pp. 552-553. In questa ricerca si fa

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Come già sintetizza Burnett, sembra che le nuove produzioni di questo secolo siano “cicliche”: su ognuna di esse viene imposta, sul rovescio, una immagine e legenda diversa dalle emissioni precedenti e sembra essere prodotta inizialmente con valori pondometrici elevati che declinano nel tempo, sia nel diametro, che nel peso e contenuto di argento203. Ogni serie viene poi rimossa dalla circolazione e sostituita con una

nuova, un fenomeno che porta alla tesaurizzazione dei pezzi più pesanti, di valore maggiore, che sono rimpiazzati da monete di valore e peso minore, in ottemperanza alla legge di Gresham204.

I primi anni della riforma costantiniana sono caratterizzati da emissioni con tipi a matrice pagana, per esempio Genio Pop Romani e Iovi oppure Sol Conservatori, con peso molto ridotto intorno ai 3 g. Il periodo successivo, a partire dal 330, documenta tipi epigrafici e legende diverse, tra le quali spicca l’emissione con Gloria Exercitus, coniata in quantitativi apparentemente abbondanti; queste furono introdotte con un peso di 2,5 g e 1% di contenuto di argento, ma sono già documentate nel 335 a 1,7 g205.

In questo anno si registra anche il lieve cambiamento iconografico della tipologia utilizzata, in cui i soldati tengono fra di loro un solo stendardo (invece dei due presenti nel modello precedente)206.

La riforma successiva, attuata da Costante nel 348, prevede l’introduzione di tre denominazioni che corrispondono alle emissioni di Fel Tempo Reparatio, coniato in occasione del 1100esimo anniversario della nascita di Roma207. Queste produzioni sono spesso messe in relazione con quelle indicate dalle fonti

dell’epoca, la pecunia maiorina e il centenionalis208.

Secondo la suddivisione del Kent209 sarebbero stati emessi: una moneta di modulo maggiore, prodotta con

un peso di 5,3 g (AE2 “large”), un modulo intermedio di 4,3 g (AE2 “small”) e uno più piccolo di 2,4 g (AE3)210. La produzione dei due nominali minori fu presto dismessa, mentre il peso del nominale di

dimensioni maggiori calò in fretta, fino a raggiungere 2,3 g nel 357/8 (rendendolo a tutti gli effetti un AE3)211.

Giuliano (360-363) tentò di rinnovare le produzioni monetali, con l’emissione di un AE2 di 8,25 g, e un nominale minore di 2,5 g; un peso analogo è impiegato per le prime emissioni dei Valentiniani di Gloria Romanorum e il Securitas Reipublicae, molto comuni nella parte occidentale dell’impero, coniati tra il 364-379212.

L’ultima riforma del secolo fu effettuata da Graziano (375-383), il quale introdusse emissioni di AE2 con il tipo Reparatio Reipub del peso di 5,3 g e di AE4, principalmente VOTA, di circa 1,5 g, coniati nelle due parti dell’impero213.

diametro mm 19-21 e peso di g 4-10; AE3 con diametro mm 14-18 e peso di g. 1,5-4; AE4 inferiore a mm 14 e peso inferiore a g. 1,50. 203 BURNETT 2004, p. 132. 204 ASOLATI 2006. 205 BURNETT 2004, p. 132. 206 RIC VII p. 20; B

RICKSTOCK 1987, p. 3; questi citando Kent 1981, ricostruisce pesi di 2,8 e 1,9 g.

207

HUNT 1998, p. 6, RIC VIII, pp. 34-35.

208 MATTINGLY 1977, p. 17; RIC VIII, p. 64-65; BRICKSTOCK 1987, p. 3. 209 RIC VIII, p. 35. 210 BURNETT 2004, p. 133. 211 BURNETT 2004, p. 133.

212 RIC IX, p. xxxi. 213

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Per quello che riguarda l’iconografia delle emissioni di IV secolo si osserva sul diritto il cambiamento nello stile delle effigi, sempre poste di profilo, non più con la corona di alloro oppure radiata, ma con un diadema inizialmente gemmato che si trasforma in una doppia linea perlinata214. Lo stesso avviene con la

titolatura dell’imperatore il cui nome viene preceduto dalla sigla D(ominus) N(oster); altri titoli vengono invece eliminati, per esempio il titolo INV(ictus), sostituito da VIC(tor)215.

Anche il rovescio delle monete documenta il cambiamento della religione di stato: le personificazioni di simboli come Sole o Giove, vengono sostituite da figure ed elementi cristiani, prima in maniera meno percettibile, come il cristogramma nel labaro dei soldati nelle emissioni di Gloria Exercitus, poi in maniera sempre più evidente216, a parte un breve periodo relativo alle emissioni di Giuliano l’Apostata, il

quale emette moneta con l’immagine del bue Api217. Rimane il simbolo della Vittoria, che poteva essere

interpretato come la personificazione della deità, ma allo stesso tempo un angelo di Dio, da parte dei cristiani. Infine, durante il regno di Valentiniano II, la croce sostituisce la vittoria presente sul globo tenuto in mano dall’imperatore218.

Le zecche di produzione della moneta di IV secolo diminuiscono rispetto a quelle di epoca dioclezianea e rimangono attive, almeno per il bronzo, le zecche di Roma, Aquileia, Treveri, Arles, Siscia, Eraclea, Cartagine o Cizico, tutte dislocate in maniera strategica per provvedere con una certa celerità al finanziamento dei contingenti dislocati sul limes219.

LA MONETAZIONE ROMANO-IMPERIALE DA MASSENZIO A FLAVIO VITTORE PRESSO L’AREA