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Il materiale illeggibile documentato da Classe è simile a quello rinvenuto in moltissimi altri scavi archeologici, spesso datato al V secolo806, emesso a risultato di una crisi economica generale testimoniata

da una forte carenza monetale.

Questa ipotesi è stata contrastata da Arslan, secondo il quale le emissioni ufficiali del V secolo si mantennero comunque di buon peso, a seguito di una rigida normativa a riguardo e anche la moneta contraffatta si inseriva in questo sistema, adeguandosi ai pesi del circolante807. Questa osservazione è ben

dimostrabile dai materiali leggibili di Classe, ove quasi tutti i pesi delle monete documentate per la seconda parte del V secolo supera il grammo.

Di recente sono state avanzate alcune ipotesi che riguardano la circolazione di monete di IV-V secolo in contesti di VII o persino VIII, come riscontrato presso gli scavi di Crypta Balbi808. In particolar modo

Arslan propone che la data di emissione di esemplari illeggibili non sia il IV-V secolo, ma che sia da portare al VI, o anche nel VII secolo. Spingendosi oltre, egli suggerisce una produzione longobarda che va ad imitare tipologie, forse ancora circolanti, di nummi di V secolo, in particolare i tipi con la croce sul rovescio del tondello, che sarebbero emessi per sopperire la penuria di monetazione in lega di rame, utile per gli scambi a basso livello809.

Possono, gli addensamenti rinvenuti nel materiale di Classe, essere messi in relazione con una possibile collocazione cronologica? Dal punto di vista pondometrico si osserva, in particolar modo dalla figura 89, che il gruppo con pesi maggiori potrebbe rispecchiare le emissioni della dinastia valentiniana dei tipi Gloria Romanorum e Securitas Reipulicae; i valori collocati al centro del grafico potrebbero invece rispecchiare le emissioni sia di Gloria Exercitus, in particolare quelle più recenti con un solo stendardo (337-341), ma anche le coniazioni di V secolo di Gloria Romanorum di Onorio (gli esemplari più corrosi), oppure i Salus Reipublicae di Valentiano III, come evidenziato dai pesi dei reperti leggibili dei nuclei monetali qui presi in esame. Infine abbiamo le emissioni con peso più basso, che sembrerebbero rispecchiare, le produzioni di fine V secolo, di Leone o Libio Severo, che si mantengono su pesi di ca. 0,7 g810, ma non si può ignorare il grosso quantitativo di materiale che registra pesi bassissimi con diametri

ridotti, che sono invece difficili da ascrivere a produzioni conosciute e ufficiali.

Esiste già un termine utilizzato dai numismatici per la monetazione di questo genere, il minimus, che raggruppa tutto il materiale di piccolo e piccolissimo taglio, e a questo proposito si nota che, sempre

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ADELSON-KUSTAS 1960; ADELSON-KUSTAS 1962; ASOLATI 2005; MARANI 2011; PARDINI 2011, ROVELLI 2011.

807

ARSLAN 2007, p. 12.

808 Saguì-Rovelli 1998, p. 193. 809

ARSLAN 2002; ARSLAN 2007, p. 12; ARSLAN 2008; ROVELLI 2011.

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secondo Arslan, questi piccolissimi tondelli con un marcato calo ponderale, sono quelli che vanno a formare la base per la riforma monetaria di Odoacre, Teoderico e infine Anastasio I811.

Quale datazione si potrebbe suggerire per materiali illeggibili di Classe? Poiché il dato è numericamente piuttosto alto e proviene da un numero di US altrettanto cospicuo, ci si è limitati, al momento, ad una analisi che ha preso come campione una piccola selezione di contesti che sono identificati dagli archeologi come “strato”, quindi di giacitura primaria [v. supra]. Un secondo criterio di selezione di queste US è stata la quantità e tipologia di materiali numismatici rinvenuti, selezionando contesti in cui il materiale illeggibile fosse presente insieme a materiale classificabile e databile. Il terzo criterio di selezione è relativo allo studio archeologico, poiché in questi strati tutto il materiale ceramico è stato già studiato. Le US prese in esame sono le seguenti: US 5040, 5124, 5146, 5150, 5176, 5229.

US 5040: (19 esemplari) monete ascrivibili da Valente/Valentiniano (364-378) I fino a Giustiniano II (685-695); monete illeggibili con peso da 0,47-0,88 g e da 8 a 11,5 mm in diametro.

US 5124: (42 esemplari) monete ascrivibili da Valente (364-378) a Giustiniano I (560-565); monete illeggibili con peso da 0,09 a 0,98, diametri da 7,5 a 14 mm.

US 5146: (16 esemplari) monete ascrivibili da Costante-Costanzo II (350-358) a Giustiniano I (537-539); monete illeggibili con peso da 0,17-1,32, diametri da 5,5 a 14,5 mm.

US 5150: (12 esemplari) monete ascrivibili da Valente, Valentiniano (364-378) e a Giustiniano I (335- 360); monete illeggibili con peso da 0,22 a 0,94 g, diametri da 8 a 12 mm.

US 5176: (18 esemplari) monete ascrivibili da Valente/Valentiniano (364-378) a Teoderico (493-518); monete illeggibili con peso da 0,14 a 0,73 g diametri da 7,5 a 11 mm

US 5229: (19 esemplari) monete ascrivibili da Teoderico (493-518) a Giustiniano I (540-547); monete illeggibili con peso da 0,24 a 1,14 mm e diametri da 7,5 a 12 mm.

Osservando i dati qui disponibili, si nota innanzitutto la prolungata sopravvivenza nel circolante di monetazione di Costante-Costanzo (il tipo Fel Temp Reparatio) oppure di Valente/Valentiniano I, insieme a materiali ostrogoti e di Giustiniano I. Più coerenti invece sembrano i materiali della US 5229, dove il leggibile è riferibile solo al periodo ostrogoto e giustinianeo.

Sembra quindi che, nonostante non vi siano più produzioni correnti, la monetazione di IV secolo rimanga in circolazione molto al lungo, forse per altri due secoli, scambiata anche durante il periodo bizantino. Ancora più interessante è la presenza nella stessa US di moneta di Teoderico e Giustiniano I, in una situazione simile a quanto documentato anche a Brescia, con il rinvenimento di monete di Tiberio II, Costante II, moneta in oro longobarda e in argento di Perterito, oltre una moneta del tipo con croce in ghirlanda812. Rovelli sostiene, invece, che la circolazione monetale all’interno di strati archeologici

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ARSLAN 2004.

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affidabili non testimoni la compresenza di materiali ostrogoti e bizantini813, al contrario di quanto

evidente, invece, nel nostro caso. Non sembra avvenire, quindi, la chiara rimozione sistematica della monetazione ostrogota dal circolante814; quanto si osserva da questo campionamento è che sembrano

coesistere testimonianze differenti fra di loro, in una circolazione coeva, un dato che testimonia che la circolazione monetale “reale”, in contesti databili al VI secolo, sia molto più complicata di quanto si potrebbe ipotizzare.

Al di là del problema di datazione, si è proposta un’analisi di tipo statistico per classificare il materiale, uno studio che ha portato alla luce dati sul rinvenimento di materiali di piccolissimo taglio oltre a monete leggibili di taglio inferiore a quello ritenuto ufficiale e qui considerate come possibili imitazioni.

Si nota nel primo caso che sono stati rinvenuti esemplari di peso bassissimo, fino a 0,09 g con tondelli di 7-8 mm che si presentano ben definiti, con un bordo lineare e piuttosto uniformi. Si è osservato, inoltre, il fatto che le monete rinvenute dimezzate, o ridotte a ¾ o ¼ del tondello ricalcano i pesi delle monete intere con valori piuttosto bassi, con istogrammi che osservano concentrazioni su valori ponderali simili e grafici che si possono quasi sovrapporre. Questo dato e il fatto che i materiali di piccolo taglio sono rivenuti insieme a nummi di taglio maggiore, leggibile e illeggibile, potrebbe suggerire una nuova ipotesi, legata all’emissione non di AE4 di peso calante, ma di nominali minori, identificabili come produzioni di AE5. Queste emissioni, seppur minuscole, sembrano avere avuto un certo valore economico in questo periodo e potrebbero essere state emesse quindi, ai fini di una circolazione che affianca nello scambio economico sia gli AE4 che le produzioni di modulo maggiore. Naturalmente, questa ipotesi è al momento piuttosto incerta e dovrà essere suffragata, innanzitutto, dal rapporto di tutte le monete con le US di provenienza, ma possibilmente dovrà analizzare in questa maniera un campionario più ampio, proveniente anche da luoghi diversi della penisola italiana.

L’ultima ipotesi che scaturisce dallo studio della monetazione imitativa di Classe è che le produzioni di modulo inferiore non siano tutte prodotte a imitazione delle emissioni regolari, ma che siano, come già suggerito, produzioni di modulo inferiore, ancora sconosciute. Alla base di questa ipotesi rimane il fatto che gli otto reperti presi in esame e considerati come produzioni imitative sono spesso di ottima produzione, per esempio gli esemplari di Fel Temp Reparatio sono tondelli di ottima manifattura, però di peso bassissimo. Lo stesso si potrebbe dire per alcune produzioni di Salus Reipublicae e Gloria Romanorum della dinastia valentiniana, oltre ai due reperti con monogramma di Teodosio II. Date queste caratteristiche, si ipotizza in questa sede che esse non siano, perciò, produzioni imitative, quanto anch’esse moduli inferiori, degli AE4 del tipo Fel Temp Reparatio, probabilmente emesse dopo il 364, che non esistono nei repertori. Nuovamente, come nel caso precedente, questa è solo un’ipotesi che dovrebbe essere avvalorata dallo studio di un campionario più ampio; resta fermo il fatto che un’analisi dettagliata anche di materiale che è spesso negletto e considerato non degno di studio, o non interessante può costituire delle basi per una visione più completa del circolante monetale di V-VII secolo.

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ARSLAN 1994, P. 501; Questo riguarda la monetazione in bronzo, mentre la circolazione in oro non farebbe

distinzione fra produzioni gote o bizantine.

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