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La classificazione dei rifiut

Le principali tipologie di rifiuti sono ricavabili dalla classificazione contenuta all’art. 184 del D.Lgs. 152/2006.

Per “rifiuti urbani” si intendono i rifiuti domestici, anche ingombranti, provenienti da locali e luoghi adibiti ad uso di civile abitazione; ma anche i rifiuti non pericolosi provenienti da locali e luoghi adibiti ad usi diversi da quelli di cui alla lettera a), ed assimilati ai primi per qualità e quantità (cd. “rifiuti assimilati”80 ); quelli provenienti dallo spazzamento delle strade; o di

75Direttiva 2000/53/CE, Direttiva 2002/95/CE, Direttiva 2003/108/CE e Direttiva 2012/19/UE

e relativo decreto legislativo di attuazione n. 49/2014. Di recente, il Ministero dell’Ambiente ha pubblicato un documento contenente “Indicazioni operative per la definizione dell’ambito di applicazione

‘aperto’ del Decreto Legislativo n. 49/2014”, una sorta di vademecum che aiuti gli operatori del settore a

verificare se un prodotto rientrerà o meno nell'ambito di applicazione della direttiva RAEE a partire dal 15 agosto 2018.

76 Decreto del Presidente della Repubblica 15 luglio 2003, n. 254.

77 Direttiva 2000/53/CE e decreto legislativo 24 giugno 2003, n. 209, ferma restando la ripartizione

degli oneri, a carico degli operatori economici, per il ritiro e trattamento dei veicoli fuori uso in conformità a quanto previsto dall'articolo 5, comma 4, della citata direttiva 2000/53/CE.

78 Decreto ministeriale 29 luglio 2004, n. 248.

79 Direttiva 2006/66/CE e relativo decreto legislativo di attuazione 20 novembre 2008, n. 188. 80 I rifiuti assimilati sono rifiuti speciali che giuridicamente vengono equiparati ai rifiuti urbani e,

pertanto, la loro gestione rientra nella privativa accordata dall’Ente Locale al soggetto affidatario del servizio di igiene urbana.

qualunque natura o provenienza, giacenti sulle strade ed aree pubbliche o sulle strade ed aree private comunque soggette ad uso pubblico o sulle spiagge marittime e lacuali e sulle rive dei corsi d’acqua; e, infine, i rifiuti vegetali provenienti da aree verdi, quali giardini, parchi e aree cimiteriali; quelli provenienti da esumazioni ed estumulazioni, nonché gli altri rifiuti provenienti da attività cimiteriale.

Sono invece definiti “speciali” i rifiuti derivanti da attività agricole e agro-industriali, ai sensi e per gli effetti dell’art. 2135 c.c., dalle attività di demolizione, costruzione, nonché dalle attività di scavo; i rifiuti da lavorazioni industriali o artigianali; i rifiuti da attività commerciali o di servizio o di recupero e smaltimento di rifiuti; così come i fanghi prodotti dalla potabilizzazione e da altri trattamenti delle acque e dalla depurazione delle acque reflue e da abbattimento di fumi; e i rifiuti derivanti da attività sanitarie. La distinzione fra rifiuti urbani e rifiuti speciali assume peraltro particolare rilievo in relazione alla differente modalità di affidamento della gestione delle due tipologie di rifiuti e all’individuazione del soggetto che ha il compito di provvedere al loro smaltimento. Infatti, la gestione dei rifiuti urbani rientra nelle competenze degli Enti Locali, e perciò la loro gestione è affidata attraverso le modalità tipiche di gestione dei servizi pubblici locali81;

viceversa, i rifiuti speciali sono gestiti nel mercato libero, secondo criteri di specializzazione e nel rispetto della normativa tecnica di controllo.

Sia i rifiuti urbani sia quelli speciali si distinguono, poi, a loro volta, in rifiuti pericolosi82 e non pericolosi. I rifiuti urbani pericolosi sono costituiti

dai rifiuti che, pur avendo un’origine civile, presentano una o più caratteristiche indicate dalla legge83, fra cui l’essere esplosivi, infiammabili,

nocivi alla salute, tossici, cancerogeni, tali da presentare rischi immediati o differiti per l’ambiente e la salute umana (cd. “rifiuti ecotossici”), e che, quindi, devono essere gestiti separatamente dal flusso dei rifiuti urbani non pericolosi. Tra i rifiuti speciali pericolosi, invece, si hanno ad esempio, i rifiuti sanitari; mentre rientrano nella categoria dei rifiuti speciali non pericolosi i fanghi da depurazione biologica dei reflui civili e industriali e i fanghi agro- alimentari.

Il primo passo da compiere per una corretta gestione dei rifiuti è, quindi, rappresentato dalla loro esatta classificazione, onere che incombe in capo al produttore dei rifiuti e dal cui esito discende la loro gestione secondo modalità che ne comportano il trattamento o lo smaltimento in determinati impianti piuttosto che in altri, con costi variabili a seconda delle differenti destinazioni84. La classificazione dei rifiuti è, perciò, un passaggio

fondamentale i cui effetti si ripercuotono su tutte le fasi successive della

82 Sono rifiuti pericolosi quelli che recano le caratteristiche di cui all’allegato I della parte quarta del

D.Lgs. 152/2006.

83 V. l’art. 3, n. 2 della Direttiva Quadro e l’art. 183, comma 1, lett. b), nonché l’art. 184, comma 4,

TUA, che a tale scopo rimandano all’allegato I della quarta parte del TUA.

84 Il caso più frequente di gestione illecita di rifiuti consiste nell’attribuire ad una sostanza una

codifica non corretta, che, alla fine, porti a individuare, ad esempio, un rifiuto come speciale non pericoloso, laddove lo stesso sia, invece, pericoloso.

gestione dei rifiuti, ivi compresi gli adempimenti amministrativi che devono essere espletati in tema di contabilità e tracciabilità dei rifiuti (registro di carico e scarico85, MUD86, SISTRI)87.

Con la decisione 2014/955/UE, emanata dalla Commissione europea, viene modificato l’elenco europeo dei rifiuti88 attraverso l’introduzione di

nuovi codici e la sostituzione dell’allegato alla decisione 2000/532/CE. La classificazione dei rifiuti è, quindi, effettuata dal produttore89 che

assegna ad essi il corrispondente codice90 (Codice Europeo del Rifiuto, c.d.

CER), applicando le disposizioni contenute nella decisione 2014/955/UE e riportate nell’allegato D alla Parte Quarta del D. Lgs. 152/2006.

Tuttavia, benché il legislatore sia stato molto preciso nel descrivere la procedura di assegnazione del codice CER ai rifiuti, non si può non evidenziare come lo stesso non abbia previsto alcuna sanzione né per l’ipotesi

85 È il documento ambientale sul quale devono essere registrati tutti i carichi e gli scarichi di rifiuti.

I registri sono tenuti presso ogni impianto di produzione, di stoccaggio, di recupero e di smaltimento di rifiuti, nonché presso la sede delle imprese che effettuano attività di raccolta e di trasporto, nonché presso la sede dei commercianti e degli intermediari.

86 Il modello unico di dichiarazione ambientale (MUD), è un modello attraverso il quale devono

essere denunciati i rifiuti prodotti dalle attività economiche, trasportati, intermediati, smaltiti, avviati al recupero e i rifiuti raccolti dal Comune, nell’anno precedente la dichiarazione. Tale modello deve essere presentato alla Camera di commercio competente per territorio, ovvero quella della Provincia in cui ha sede l’unità locale cui si riferisce la dichiarazione.

87 C. Bovino, Rifiuti e imballaggi, in Aa. vv., Manuale ambiente, Milano, Kluwer, 2017, p. 511 ss. 88 Il Catalogo europeo dei rifiuti costituisce un elenco composto da varie tipologie di rifiuti basato

sul processo che li ha originati. L’inserire nell’elenco una sostanza o un oggetto non vuole dire che la stessa sia un rifiuto in tutti i casi, quest’ultimo lo sarà solo se rientrerà nel concetto di rifiuto di cui all’art. 183, comma 1, lett. a). Detto elenco ha come fine quello di identificare nello spazio dell’Unione, in modo univoco i rifiuti al fine di consentire il monitoraggio da parte degli Stati membri per quanto riguarda le attività di recupero, riciclo e smaltimento degli stessi.

89 Nella realtà questo onere viene delegato, impropriamente, ad altri soggetti, (ad esempio al

trasportatore che prende in carico i rifiuti o al gestore dell’impianto finale di destinazione dei rifiuti). Questa delega, oltre che essere illegittima, secondo parte della dottrina, non deresponsabilizza il produttore nel caso di commissione di reati nella fase di gestione dei rifiuti.

90 Le varie tipologie di rifiuti inserite nell’elenco sono definite mediante un codice numerico a sei

di errata classificazione né per quella di errata attribuzione del codice. In ogni caso, sebbene non sia stata prevista una specifica sanzione, però, la errata codifica del rifiuto può configurare una serie di reati per i quali sono previste specifiche disposizioni sanzionatorie (ad esempio l’affidamento del rifiuto per il trasporto ad un trasportatore non abilitato a trasportarlo).