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La scuola dell’infanzia nella prospettiva di un’educazione per tutta la vita

VERIFICA, VALUTAZIONE, RILEVAZIONE DEI PROGRESSI DEI BAMBINI Assessment Ci si aspetta che i bambini si sviluppino in maniera

4. Per concludere

Vorrei concludere con due osservazioni.

La prima che un’impostazione, quale quella presentata come seconda, con- sente di immaginare come del tutto plausibile un percorso unitario 0-6 dal mo- mento che riconosce la specificità dell’età infantile prima del suo ingresso nella scuola dell’obbligo e propone pertanto per questa età una forma di educazione differente da quella che, a partire dai sei anni, viene a configurarsi come istruzione. Tale impostazione pone l’accento soprattutto sulle modalità con cui prospettare il processo di insegnamento-apprendimento nei primi anni di vita più che su speci- fici contenuti di apprendimento e si configura pertanto come una sfida aperta per l’impianto curricolare successivo. D’altra parte, focalizzando l’attenzione sull’ac- quisizione di competenze ad ampio raggio, in particolare sulle cosiddette soft skills (Heckman, Kautz, 2012), consente di immaginare l’educazione come formazione di habitus validi per l’apprendimento lungo tutto il corso della vita.

La seconda che tale impostazione richiede, per essere attuata, un’alta qualifi- cazione del personale insegnante, maggiore di quella richiesta dagli approcci tra- dizionali. L’insegnante non è un tecnico, non un didatta che si avvale di metodi consolidati ma un facilitatore in grado di cogliere ascoltandole le domande dei bambini, capace di inventare modi per estenderle ed articolarle, documentare ciò che avviene, e inventare nuove domande. Un compito creativo, cui ci si può for- mare e allenare, ma molto più complesso e impegnativo del precedente.

Credo che questo compito sia percepito come talmente difficile da indurre molti insegnanti di scuola dell’infanzia, in questo preciso momento, a schierarsi contro la normativa che prevede l’unitarietà pedagogica del percorso 0-69, e a

pronunciarsi a favore di un’idea di scuola dell’infanzia che, per qualificarsi, dovrebbe prendere a modello l’approccio curricolare del segmento scolastico successivo, caratterizzato da precisi obiettivi di apprendimento, metodi conso- lidati e codificati, prove di verifica standardizzate (prove INVALSI in II ele- mentare), ecc., approccio curricolare ritenuto maggiormente formalizzato e consolidato e pertanto socialmente più valorizzato.

Mi rincresce notare l’espandersi di una tale deriva che, a mio avviso, nasce più dalla scarsa informazione e dalla paura che da reali e fondate argomenta- zioni pedagogiche. Va notato invece che i documenti più recenti della Commis- sione europea così come le linee guida pedagogiche per l’età infantile di parec- chi Paesi europei vada nella direzione opposta (cfr. Commissione europea per l’infanzia, 2014).

9 Ci si riferisce qui alla recente normativa contenuta nella legge cosiddetta della “buona scuola”,

legge n. 107/2015 che, all’art. 1, comma 181, lettera e), prevede l’istituzione del sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita ai sei anni, riconoscendo a tutti i segmenti del percorso la valenza educativa, pur nella loro diversità.

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