• Non ci sono risultati.

Conclusione: (spiegazione del termine Hikikomori, cause principali, video di approfondimento preso dal canale youtube dell’Associazione Nazionale

ASPETTI TERAPEUTICI: DAL CONTESTO SOCIALE

Applicazione 7.1.5 Purtroppo, durante la ricerca non si sono trovate molte applicazioni che

7) Conclusione: (spiegazione del termine Hikikomori, cause principali, video di approfondimento preso dal canale youtube dell’Associazione Nazionale

Hikikomori Italia), dopo queste informazioni come giudicano questa problematica, infine come considerano questo tipo di comportamento. Il sondaggio è ufficialmente partito giovedì 14 novembre 2019 ed è rimasto online fino a martedì 19 novembre, ricevendo in totale 608 risposte, grazie alla condivisione su diversi media personali, di amici e pubblici: WhatsApp tra contatti e gruppi di amici; Instagram nelle stories e nei direct; Facebook nella bacheca personale, di amici e nei gruppi privati ma anche pubblici.

Attraverso questa indagine si è cercato di:

- Capire quale sia il rapporto delle persone con internet e in più in generale con i New media, rispetto all’utilizzo che ne fanno se per relazionarsi con altri, fare nuove conoscenze o divertimento;

- Analizzare le abitudini quotidiane rispetto all’utilizzo di nuove tecnologie. - Indagare quale sia la percezione riguardo il tema delle reclusione sociale; - Ricevere dei feedback per quanto riguarda avvenimenti negativi accaduti sul web, se mai accaduti e principalmente quali;

- Prendere in considerazione diverse proposte su come informare e coinvolgere riguardo il tema.

In generale il riscontro è stato molto ampio e positivo, così come la curiosità nei riguardi dell’argomento messo in evidenza.

È emerso che la maggior parte delle persone sono consapevole di quanto internet influenzi le loro vite, così come le tecnologie digitali, ma non tutti però sono a conoscenza dei lati sia negativi che positivi che tale strumento mette a disposizione.

Internet rimane un medium culturale e relazionale molto potente tuttavia utilizzarlo per diffondere e informare può essere un punto di partenza, ma non l’arrivo, perché quel che deve passare è un messaggio che metta in comunicazione persone distanti tra loro.

I rapporti con gli altri nella realtà si stanno sfaldando, a partire dalle scuole fino alla famiglia, perciò ci si deve spronare a compiere attività fuori casa, non abbandonando del tutto le tecnologie digitali bensì sfruttandole in positivo.

Inoltre, dalla ricerca è emerso che la maggior parte delle persone che ha compilato il questionario non aveva conoscenze riguardo al fenomeno della reclusione sociale e riguardo agli Hikikomori, e quindi ha ammesso quanto sia necessario fornire più informazioni riguardo le tematiche che vanno dall’isolamento sociale fino alla dipendenza.

161

8.3 Sondaggio somministrato a soggetti esterni

Convegno e Intervista alla Dott. Maria Rita Parsi

8.4

In data 22 novembre 2019, presso il Centro Culturale di Cogliate in provincia di Milano, si è svolto un incontro con la Dottoressa Maria Rita Parsi dal titolo: “I ragazzi e la rete che li cattura, la seduzione del web, generazione H”.

La serata di tipo educativo corrisponde alla terza di quattro eventi, sempre di tipo formativo e informativo, realizzate per festeggiare il 50° anno della nascita dell’oratorio di Cogliate (MI). Questo convegno in particolare è dedicato ai genitori ma anche agli insegnanti e persone interessate all’argomento.

Durante questa occasione, circa un centinaio di persone si sono presentate all’incontro, soprattutto donne sopra i cinquant’anni ma anche quale uomo, e hanno avuto l’opportunità di ascoltare questa illustre psicoterapeuta, scrittrice e promotrice della “Psicoanimazione60. Questa esperta da più di quarant’anni si occupa di ragazzi e giovani, dei loro diritti, di quanto questi siano attratti dal mondo online fino a rimanerne intrappolati e perdere così il senso della realtà. Si tratta di una luminare che è stata citata spesso all’interno di questa tesi e a cui ho potuto rivolgere un intervista una volta terminato il convegno.

All’inizio dell’incontro si è tenuta una breve presentazione da parte del coordinatore delle serate organizzate dall’oratorio, poi è partito l’evento vero e proprio che si è svolto come una specie di dialogo moderato da un’intervistatrice, seduta di fronte alla Dottoressa sul palco, che ha posto diverse domande a partire dall’opera di Maria Rita Parsi “Generazione H” pubblicata nel 2017.

Gli argomenti trattati durante la serata sono stati molteplici e molto interessanti ma i più importanti sono stati i seguenti:

Oggi gli adolescenti cercano nel mondo online dei luoghi d’aggregazione, dove trovare persone con cui relazionarsi e poter condividere moltissime cose. Un tempo c’erano luoghi standard dove i giovani potevano incontrarsi e relazionarsi, a partire dalle agenzie educative come scuola, famiglia, parrocchie, centri culturali e ricreativi. Oggi questi luoghi sono in crisi, sono sempre meno frequentati e anche la cultura del luogo di aggregazione sembra si stia disgregando. Ad essere quasi completamente assente è il contatto reale, che già nei tempi passati procurava gravi disagi che finivano per generare chiusura e promuovere piccole realtà criminali. A partire dall’esposizione di questa problematica, la dottoressa Parsi propone di creare dei centri di aggregazione nella realtà per mettere in collegamento i giovani a partire dalle scuole, attraverso attività scolastiche ed extrascolastiche. Cita anche vari esempi: creazione di centri sociali

163

8.4 Convegno e Intervista alla Dott. Maria Rita Parsi

polivalenti61, scuola sempre aperte ad accesso garantito; fornire lezioni didattiche

al mattino e attività creative al pomeriggio. Soluzioni che difficilmente vengono messe in atto, a parte eccezioni particolari. Infatti, secondo la Parsi ormai gli adolescenti di oggi non hanno più voglia di fare tessuto culturale e sociale nella realtà: lo fanno col telefonino.

Non è più presente un collegamento solido tra le realtà che dovrebbero fungere da ponte a partire dagli istituti scolastici; si tratta di realtà che dovrebbero garantire il corretto sviluppo emotivo e fisico dei ragazzi.In realtà, la prima agenzia educativa è quella famigliare, e se i genitori non se ne rendono conto, pertanto è agli insegnanti che spetta il compito di individuare se tra gli studenti sono presenti delle problematiche. Infatti, senza mediazione tra enti, istituzioni e persone non c’è progresso formativo. Ad essere essenziale è non ledere i diritti ai bambini. Secondo la specialista, infatti, è necessario aiutare i bambini a crescere in modo adeguato e per far questo lo Stato dovrebbe intervenire diventando garante di due tipi di formazione: la prima è quella rivolta ai genitori e la seconda è agli insegnanti, ad esser preparati ad affrontare i cambiamenti che avvengono giorno dopo giorno all’interno della società ma anche tecnologici.

Internet ha permesso la creazione di una “Famiglia virtuale”. Nel web c’è sempre qualcuno disposto a rispondere ma nella realtà questo non è certo. In tal senso parla di “Famiglia virtuale” perché se nella realtà la comunicazione è assente, su internet è più semplice entrare in contatto con qualcuno. Già con l’avvento della tv c’era stato un cambiamento all’interno dei rapporti familiari, in cui ci si ritrovava per guardare insieme e commentare quello che avveniva all’interno di una “scatola” nella quale venivano trasmesse immagini. Oggi avviene la stessa cosa con il telefonino, ma a differenza della tv questo strumento è un continuo stimolo interattivo che non permette l’attesa e che può arrivare a portare a situazioni estreme in cui si chatta di notte, si dorme di giorno e si diventa aggressivi quando si viene privati del mezzo tecnologico. Con quest’ultima frase la Parsi ha poi citato ciò che è accaduto a fine giugno a Torino, quando una madre ha tolto il PC al figlio e questo si è gettato dal balcone togliendosi la vita. Questo per evidenziare che atteggiamenti repressivi di questo tipo non sono necessari e spesso portano a realizzare gesti estremi. Ovviamente, tutte le storie con la quale è venuta a contatto sono molto emblematiche, soprattutto quelle connesse alla Generazione H. La stessa estperta però, durante il convegno, ha ammesso che anche gli adulti passano molto tempo su internet, magari facendo cose diverse rispetto ai giovani, ma vi dedicano pur sempre un certo numero di ore. Anche lei, se necessario, fa terapia a distanza sfruttando le videochiamate via internet, in cui la sua presenza si limita ad essere virtuale.

Bisogna regolare il potere del virtuale sul reale. Sicuramente internet ha dei lati positivi, come quello di accorciare le distanze, ma anche dei lati negativi, insidie e rischi, che possono provocare gravi danni, soprattutto ai più giovani. Inoltre, i terapeuti dovrebbero evitare di chiamare le persone che cercano di aiutare “pazienti” ma piuttosto “allievi” perché hanno più bisogno di imparare, piuttosto che di essere curati. È necessario quindi comprendere e disciplinare l’uso di Internet attraverso regole e controlli, così da renderlo utile, meno pervasivo all’interno della realtà e della propria vita. Senza leggi, norme e controlli, i diritti non vengono rispettati. Infatti, se ci si sofferma un attimo, conversando e pubblicando sul web, non è più presente nessuna privacy. Bisogna quindi tutelare quelli che sono atti privati ed intimi. Se ad esempio l’album di

“Il mediatore che educa è diventato internet, non più una persona. Lo scambio comunicativo tra persone non avviene quasi più nella realtà ma con una tecnologia digitale che sfrutta internet.”

famiglia, che un tempo si trovava in casa, oggi viene pubblicato online questo vuol dire che è alla portata di tutti: la privacy viene meno, soprattutto se tale contenuto non viene sbarrato ad occhi indiscreti. Anche per questa ragione l’educazione al virtuale secondo la Dottoressa è essenziale e non si può rimandare. Occorre limitare, controllare e gestire meglio le tecnologie digitali, perché se da un lato possono facilitare la vita, dall’altro possono peggiorarla.

Terminato il convegno, mi è stato permesso di salire sul palco è porgere direttamente delle domande specifiche alla Dottoressa Maria Rita Parsi. Lei si è dimostrata molto gentile e cortese a rispondere ai miei quesiti:

Parsi risponde di aver aderito a diversi corsi di educazione al virtuale orientati a genitori, bambini ma anche nonni, di cui uno importantissimo con la Fondazione Ferrero che una volta terminato, ha rilasciato ai partecipanti “La patente per i nonni”. Inoltre, realizza diversi laboratori orientati a spiegare i lati positivi e negativi di internet, con esempi delle problematiche che possono sorgere al suo interno. Ha evidenziato che per contrastare e per bloccare i lati negativi, oltre a questi interventi da parte di esperti con attività e laboratori, è anche essenziale ci siano algoritmi funzionanti, oltre che più presenza e reattività da parte della Polizia Postale.

Il mezzo più efficace, secondo l’esperta, consiste nell’iniziare ad educare i bambini fin dalla tenera età, facendoli sentire come dei supereroi che possono tutelare gli altri segnalando gli eventi negativi. Occorre quindi comunicare quello che è giusto o sbagliato fare sul web a partire dall’infanzia, per poi alimentare un corretto utilizzo del mezzo digitale.

La terapia che principalmente utilizza è quella da lei elaborata e messa a punto in ambito psicologico e socio-pedagogico denominata “Psicoanimazione” che consiste in cinque fasi: l’osservazione, in cui si cerca di capire quando si svolge una data attività e perché si ha bisogno di effettuarla; raccolta e registro dati, in cui si scrive per filo e per segno ogni cosa riguardo quella specifica attività; formulazione di ipotesi, nella quale si cerca di comprendere come poter affrontare il problema; verifica e azione, dove una volta individuata una soluzione accettabile si prova a vedere se questa funziona; feedback, nel caso in cui l’ipotesi messa in atto non desse riscontri positivi, si cerca di capire cosa funzioni e cosa no.

La risposta a questa domanda è stata un po’ particolare e da interpretare. La dottoressa ha iniziato cercando di far capire come utilizza, durante la terapia il mondo delle fiabe per cercare di scovare il problema alla base, presente nella persona. In questo modo è riuscita a far capire che sì, un progetto orientato al

“Incontrarsi è più umano, il contatto è più umano.” (Parsi, 2019)

1

2

3

4

Oltre “La carta di Alba” del 2008, ha partecipato ad altri progetti orientati al corretto utilizzo di internet da parte dei bambini, genitori e insegnanti?

Qual è secondo lei il mezzo più efficace per comunicare ad esterni l’esistenza del fenomeno della reclusione sociale?

In cosa consiste principalmente la sua terapia? Volendo esser specifici nella sua esperienza ci sono stati esercizi o attività utili?

Secondo lei, può aver senso un progetto orientato al racconto del fenomeno con annesse buone pratiche da mettere in atto?

165

8.4 Convegno e Intervista alla Dott. Maria Rita Parsi

racconto del fenomeno, potrebbe essere utile per prendere coscienza dello stesso e riuscire a liberarsene. Invece, per quanto riguarda buone pratiche da mettere in atto, Maria Rita Parsi cita tre tecniche per far esprimere qualcuno che ha un problema: farlo sentire libero, coraggioso ed entusiasta. Secondo lei è necessario far sì che siano i ragazzini tramite il web a diventare paladini delle buone pratiche. Intendendo che è necessario che il cambiamento avvenga a partire da una buona formazione fin dall’infanzia e che possa poi plasmare i comportamenti futuri sul web, trasformandoli inconsciamente in buone prassi.

Partendo dal presupposto che il corpo manifesta ciò che avviene nella testa, appena si capisce cosa non funziona consciamente, si cerca di porvi rimedio. È essenziale comunicare con i propri figli e studenti, attraverso l’empatia e un’interazione che permetta di scambiare pensieri o stati d’animo senza sentirsi giudicati. Occorre inoltre fornire strumenti per decriptare se stessi: la propria vita, i rapporti esterni con la famiglia, scuola e coetanei. A tale scopo possono essere utili laboratori creativi o teatrali che permettono giocando di creare un identikit personale, in cui si cerca di descrivere come ci si vede e come si pensa d’esser visti dagli altri.

5

Genitori e insegnanti come possono accorgersi se c’è una problematica di questo tipo, dalla dipendenza alla reclusione sociale, e come devono o possono comportarsi di conseguenza?

“Abolire i voti e favorire le valutazioni che possono permettere una crescita individuale senza sentirsi falliti o giudicati.”

(Parsi, 2019)

CAPITOLO 09

Outline

Documenti correlati