UNA RICERCA A CAVALLO DI DUE CULTURE
Area 4 Social commerce, per descrivere canali il cui utilizzo favorisce la vendita e l’acquisto online di prodotti e servizi Recensioni e valutazion
5) Parte di un flusso, entrando a far parte di un ciclo (Ciastellardi, 2017, p 109)
Inoltre, è da sottolineare come queste interazioni possono avvenire a prescindere dalla localizzazione geografica. Lo stesso Marshall McLuhan, nel 1964, riferendosi ai moderni mezzi di comunicazione sottolinea come questi hanno ridotto “il globo a poco più che un villaggio”.
I social network hanno la peculiarità di formare gruppi di persone, accomunate da elementi condivisi. Così ci sono diversi individui appartenenti a molteplici “tribù” che abitano il “villaggio globale”, con questo termine si intende un piccolo mondo che è allo stesso tempo senza confini. In tal senso lo spazio è considerato un contenitore invisibile ma contemporaneamente tridimensionale che contiene sia oggetti reali che immaginari. La globalizzazione è la conseguenza delle grandi reti di comunicazione e del loro sviluppo. Purtroppo però questa tendenza porta a un sistema sociale differente in cui un individuo è isolato, seppur interno alla rete che ingloba il mondo. In rete ogni persona è sola ma è connessa ad altre.
I social media diventano strumenti di comunicazione, trasmissione, collaborazione e crescita di reti interconnesse tra persone, provenienti anche da parti opposte del mondo. La comunicazione diventa così multidirezionale e multimodale, non più orientata da uno a molti ma da molti a molti.
“Questo è il carattere del villaggio e, dall’avvento dei mezzi di comunicazione elettrici, anche del nostro villaggio planetario. Chi opera nel campo della pubblicità e delle pubbliche relazioni si rende conto più di chiunque altro di questa nuova fondamentale dimensione di interdipendenza
planetaria.” (McLuhan, 2013, p. 59)
“Le reti sono costituite da questi nodi di persone, la cui maglia è determinata dalla forza e dalla debolezza dei collegamenti [...]. L’individualismo nasce proprio da questo presupposto: in rete le persone funzionano più come individui connessi che
come gruppi aggregati.” (Ciastellardi, 2017, p. 37)
Il linguaggio del corpo
5.2
La capacità di capire pensieri e atteggiamenti in base al comportamento è la prima forma di comunicazione umana, risalente al periodo in cui ancora non esisteva il linguaggio orale. Basti pensare che il linguaggio corporeo contribuisce per il 60/80% alla formazione di opinioni iniziali riguardo l’incontro con gli altri. Già da bambini grazie all’osservazione e al movimento per raggiungere gli oggetti si inizia ad acquisire una prima concezione di quello che è lo spazio. Durante i primi mesi di vita, il neonato non conosce ciò che lo circonda e la sua percezione esterna coincide esattamente con quello che vede e appena un oggetto non riesce più a osservarlo questo non esiste per lui, quindi inizialmente in chiunque l’idea di quel che è lo spazio è inconscia. Solo con l’avanzare dello sviluppo il bambino inizia a possedere una corretta concezione dello spazio e degli oggetti rispetto a quella iniziale. Lo spazio è una costante che inizialmente viene modulato dalla funzione materna e che in seguito va a interagire con diversi ambiti dello sviluppo e conoscenza del sé. Questo assume un significato diverso in base al contesto in cui il soggetto viene a relazionarsi. Tramite la distanza, sin da piccoli, vengono regolati i rapporti con gli altri, con i propri istinti ed emozioni.
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5.2 Il linguaggio del corpo
Spesso, solo guardando qualcuno si può capire cosa sta pensando. Lo sguardo offre indizi fondamentali su cosa sta facendo o pensando la persona che si sta osservando. Ma non esiste un guardare senza essere ricambiati, ovvero senza decifrare le intenzioni altrui.
Le parole vengono utilizzate per trasmettere informazioni, mentre il corpo per negoziare nei rapporti interpersonali. Infatti, i movimenti e i gesti possono essere indicativi di particolari stati d’animo quando la voce invece comunica altro. Questo avviene poiché quest’ultimi sono riflessi involontari e quindi essere indici di cosa stia provando realmente un individuo. A differenza di quello maschile, il cervello femminile è multifunzionale: è in grado di gestire dai due ai quattro compiti differenti allo stesso momento.
Secondo studi scientifici ogni cultura usa la stessa mimica facciale per esprimere certe emozioni, quasi come vari stati emozionali fossero innati. Quindi gran parte dei segnali di comunicazione sono identici in tutto il mondo.
Sicuramente come le parole anche i gesti possono avere più significati, e come le parole ne capiamo il significato solo se inserite nel contesto di una frase. Bisogna quindi analizzare sempre i gesti nel loro insieme e, molto spesso, valutare la coerenza fra quello detto e quello fatto. Inoltre, è necessario siano valutati in base al contesto in cui avvengono. Sbagliarsi è veramente facile, soprattutto se a mentire è un adulto rispetto ad un bambino poiché invecchiando i gesti diventano più sottili e meno palesi. Diventa così importante distinguere in una persona i movimenti sinceri rispetto a quelli finti. Un docente della University College London, Ruth Campbell, ritiene che nel cervello esistono dei “neuroni specchio” che determinano una reazione immediata all’imitazione, questo perché attivano la zona del cervello addetta al riconoscimento delle facce e delle espressioni e portano a riprodurre automaticamente le espressioni facciali che vediamo.
Anche la dilatazione della pupilla ha un effetto contagioso: se vediamo una persona con le pupille dilatate, si tende a dilatarle come contraccambio involontario. Funziona allo stesso modo per quanto riguarda l’empatia e il mettersi nei panni degli altri. Importante verità dietro al detto “il sorriso è la miglior
medicina”, quando ridiamo tutti gli organi del corpo vengono influenzati in modo
positivo; e questo lo conferma una docente di psicologia alla University of North Carolina, Arnie Cann, che attraverso diverse ricerche ha confermato quanto l’umorismo ha un effetto positivo sul controllo dello stress.
“[...] guardare è anzitutto prestare attenzione [...] attraverso uno scambio continuo, fin dalla nascita, tra dati esterni e una
mente pronta ad elaborarli.” (Falcinelli, 2011, p. 48)
“[...] l’impatto complessivo di un messaggio è per il 7% verbale (soltanto parole), per il 38% vocale (compresi tono di voce, inflessione e altri suoni) e per il 55% non verbale.”
(Pease, 2014, p. 17)
“Questi neuroni, subito battezzati neuroni specchio, sono senza enfasi una delle più grandi scoperte di sempre. [...] mattoni fondamentali con cui la nostra mente capisce la mente degli altri. Questi neuroni permetterebbero una rappresentazione motoria interna dell’atto osservato. [...] Quindi non solo riconoscono cosa fa l’altro ma, interagendo con altri neuroni,
La risata si scatena più facilmente durante interazioni sociali e tanto più queste siano naturali, tanto più spesso e a lungo le persone ridono. Riso e sorriso rafforzano il sistema immunitario, allungano la vita e attraggono un maggior numero di amici. Infatti, è dannoso per la salute lavorare in un ambiente triste.
Nel caso degli Hikikomori è quindi normale che allontanandosi dai gesti positivi generati dalle interazioni sociali la loro situazione si aggravi, sia per quanto riguarda la salute sia per patologie che rischiano di sviluppare.
In generale, nella reclusione il linguaggio del corpo e delle parole vanno ascoltati attraverso un atteggiamento di comprensione e di interpretazione delle emozioni. Quando la parola tace e c’è il silenzio, il linguaggio del corpo diventa parte importante della comunicazione poiché esprime e comunica qualcosa della persona agli altri. I gesti fisici esprimono ogni emozione e possono anche riflettere le origini o cause di diverse espressioni psicologiche umane.
In ogni condizione problematica o di malattia, il corpo muovendosi nel mondo è in grado d’essere espressione di stati d’animo interiori ed essere testimone dell’interiorità di una persona. Quando non si ha più la parola per comunicare, ecco che bisogna imparare a decifrare il linguaggio del corpo, del volto e dello sguardo per comprendere cosa avviene nella vita interiore di una persona.
Internet con la sua diffusione ha permesso di mettere in contatto più persone, anche contemporaneamente, abbattendo il concetto di distanza ed entrando in uno spazio virtuale in cui sembra non esistere più un ostacolo comunicativo tra due persone ma a venire a meno è la sensorialità che solo un incontro, autentico, dal vivo è in grado di generale. Il corpo è presente in modo parziale sulla rete e sono in funzione solo alcuni dei nostri sensi.
“Il riso stimola gli “antidolorifici” naturali del corpo e gli “stimolatori” del benessere, ossia le cosiddette endorfine, che contribuiscono ad alleviare lo stress e a guarire il corpo. [...] esercitano un effetto tranquillante sull’organismo,
rafforzando le difese immunitarie” (Pease, 2014, p. 82)
Gesti universali che influenzano la comunicazione 5.2.1
Esistono diversi gesti e movimenti corporei che si possono considerare globali, variando magari alcuni dei segnali a seconda della cultura. Questa con le sue differenze però non va esclusa anche se le basi sono uguali quasi ovunque. Infatti, grazie alla globalizzazione ormai c’è la tendenza ad avere un linguaggio corporeo simile. Ignorare le differenze rischia però di creare fraintendimenti e giudizi affrettati.
Ad esempio in Giappone strette di mano, baci e abbracci non sono diffusi anzi contatti fisici troppo arditi sono considerati maleducati. Ma in generale toccare qualcuno durante una conversazione, a seconda della sensibilità altrui e cultura di provenienza, può essere o meno ritenuto offensivo.
Anche il tipo di sguardo influenza l’esito di un incontro ma è necessario per valutare, anche in poco tempo, l’atteggiamento se positivo o negativo. Ci sono tre tipi di sguardo:
1) Sguardo sociale, quando fissiamo la zona tra occhi e bocca. Zone del viso